Recensione

Twin Peaks 3x17/18 , recensione del finale di stagione

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a cura di Antron93

Ci rivedremo tra 25 anni. La promessa è stata mantenuta. Siamo qui, 25 anni dopo, e Twin Peaks è riuscito a stupirci un’altra volta. L’ennesima. David Lynch e Mark Frost hanno rivoluzionato la TV, di nuovo.
Tempo, male e Twin Peaks
C’era una volta una piccola cittadina dello stato di Washington: Twin Peaks. Un posto come tanti in America: una stazione di polizia, una tavola calda, un liceo pieno di teenager prede dei loro stessi ormoni. Poi arrivò la morte di Laura Palmer, reginetta di bellezza e studentessa modello. Eppure Twin Peaks non era come ce l’aspettavamo tutti. Twin Peaks era parte di un gioco ben più grande di quanto tutti si aspettassero. Mark Frost e David Lynch avrebbero voluto focalizzare tutto sull’omicidio di Laura Palmer, il vero punto centrale della loro narrazione, ma non fu possibile. Esigenza di audience e dell’emittente costrinsero i due a rivelare la verità, cambiando per sempre i loro piani. Il cliffhanger finale e Fire Walk With Me non furono altro che il colpo di coda per tentare di risollevare le sorti di uno show ormai abbandonato da tutti. “Ci rivedremo tra 25 anni”. E così è stato. E mai come in questo season finale, quella frase assume un significato preponderante e assoluto.
Una mitologia nascosta
Qual è il punto di forza di Twin Peaks? Che non tutto viene spiegato. Ogni fan può scegliere cosa pensare e quale verità accettare. Chi è BOB? Chi è il Fuochista? Cos’è la Loggia Nera, la Loggia Bianca? Chi sono i boscaioli che ogni volta resuscitano BOB, perchè Jeffries sa tutto? Chi è Judy? Beh, questo non lo sapremo mai con certezza. Abbiamo avuto una visione, abbiamo avuto un accenno ma mai una spiegazione decisa da parte di qualcuno. Niente ha avuto mai un senso davvero compiuto in Twin Peaks.
Però, Fire Walk With Me ha assunto, finalmente, quel senso di compiutezza che ci si aspettava da un bel po’ di anni, ormai. E anche questa volta, David Lynch e Mark Frost riescono a piegare spazio e tempo, riplasmandolo e svuotando di significato le azioni dei loro personaggi. L’episodio diciassette potrebbe benissimo funzionare come finale di Twin Peaks, dando a tutti una specie di lieto fine, ma non sarebbe Twin Peaks in quel caso. Perché tutte le certezze che siamo riusciti ad ottenere nel penultimo episodio, vacillano e crollano nel vero finale della serie. Gli eventi di Fuoco Cammina con Me si ricombinano e si riassemblano in una nuova realtà quando Cooper sembra salvare Sarah dalle grinfie di Bob, il corpo avvolto scompare e una tranquilla passeggiata per andare a pescare non si trasforma in una tragedia. Tutto quello che abbiamo imparato ad amare, apprezzare e idolatrare sembra totalmente cancellato, riconfigurato in una nuova realtà in cui non esiste nulla di quello che conoscevamo. Tutto è diverso: le uniche due certezze sono Dale Cooper e Laura Palmer. Quest’ultima, inoltre, non si chiama nemmeno più così, è un’altra persona che, nonostante tutto, sembra essere perseguitata dal male: Dale Cooper la trova e la riporta a Twin Peaks, una città che sembra comunque cambiata. La casa dei Palmer non è più dei Palmer ma appartiene ad una nuova famiglia che l’ha comprata da Mrs Chalfont mentre la nuova inquilina è Mrs Tremond, i due cognomi altro non sono che quelli di un personaggio apparso sia nella prima incarnazione della serie che in quella di Fire Walk With Me. Che sia un segnale? Cooper avrà impedito la morte di Laura Palmer ma Loggia Nera, spiriti e demoni rimangono sempre onnipresenti nelle vite dei personaggi? Lo stesso Cooper è diverso: sembra più un’incarnazione ibrida tra Bad Coop e Good Coop. Inoltre, Diane e Cooper non sono più Diane e Cooper: sono Linda e Richard, nomi già sentiti e già visti precedentemente, accennati dal Gigante. 430, le miglia percorse dai due. Tutto torna indietro, colpendo gli spettatori, confondendoli e avvolgendoli. Tutto quello che è stato seminato ora lo si raccoglie. Gli indizi, le frasi, non sono mai state buttate lì a caso. Persino i dettagli sono curati nei minimi dettagli, la Diane originale ha i capelli rossi e le unghie bianche e nere, i colori della Loggia, particolare che ai fan non sarà passato inosservato. Come già detto, tutto, in Twin Peaks ha un perché. Ed anche il nome del’ nuovo alter ego di Laura Palmer, Carrie Page, porta con sé un significato preciso: Page, come la pagina che Cooper ha voltato decidendo di salvare la ragazza. La dimensione parallela, o il nuovo universo creato da Cooper, non è altro che una pagina dello stesso libro: quello intitolato Twin Peaks. E c’è già chi pensa che questa ultima puntata altro non sia che una specie di pilot per la stagione che verrà. Tutto è azzerato, nuove situazioni e nuovi personaggi potrebbero essere lì, pronti ad aspettarci, mentre Cooper potrebbe rimettersi in viaggio, pronto a ripristinare la realtà, per come la conoscevamo. Per di più, rimangono alcuni importanti interrogativi aperti: cos’è successo ad Audrey Horne? Chi sono, o chi sono stati Richard e Linda? Che anno è? Perchè la morte di Laura Palmer è così focale nell’universo di Twin Peaks?

– Chiusura del cerchio completata

– Narrazione perfetta

– Storyline concluse nella loro totalità

– Cliffhanger che chiude e apre una nuova storia allo stesso tempo

9

Twin Peaks è una serie diversa, troppo, dal panorama a cui siamo abituati. Non è facile stargli dietro, non è facile darle un significato, non è facile farsela piacere, ma una volta che si è entrati nel meccanismo rimane una storia che ti rimane dentro. Qualcosa su cui ti ritrovi a rimuginare e di cui vorresti parlare in continuazione. Eppure, quel genio visionario di nome David Lynch è riuscito, ancora, a dare un nuovo significato alla parola serialità. Perchè questa terza stagione è un’unico film di quasi 18 ore. Un lungometraggio spezzettato, distorto, diverso in ogni sua forma che, comunque, non ha fatto altro che stupire. Dalla partenza un po’ in sordina al finale riuscitissimo, David Lynch ha chiuso quel cerchio inziato 25 anni fa e che ci aveva lasciato un senso di malessere fin dal ritrovamento del corpo senza vita di Laura Palmer. Il Finale di The Return non fa altro che ribadire a tutti come Twin Peaks sia stata LA serie del ventesimo secolo, risettando a sua volta lo standard per le serie TV anche nel nuovo millennio. Per di più, questo potrebbe essere un addio, così come è stato concepito, oppure no. Tutto sta a David Lynch, Mark Frost e alla loro incredibile immaginazione.

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