Recensione

Twin Peaks 3x10

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a cura di YP

Twin Peaks continua la sua marcia verso la verità, attraversando -lentamente- un sentiero fatto di incroci, imprevisti e scorci affascinanti. Dopo i primi episodi molto criptici e non troppo fruibili per quanto riguardo la sviluppo degli eventi, da un paio di settimane siamo tornati sui binari della normalità, se cosi si può chiamare. Il decimo episodio è leggermente più corto rispetto ai precedenti e, cosa più importante, conferma un paio di punti che trattiamo con regolarità all’interno delle nostre recensioni. Il primo riguarda il metodo con cui questa terza stagione di Twin Peaks andrebbe vista, ovvero un’esperienza molto simile al binge watching. L’opera è stata costruita come un film diviso in diciotto parti, e questa puntata lo esplicita in modo inequivocabile. La seconda riguarda la centralità di alcuni personaggi, presentati in modo peculiare e che mano a mano che ci addentriamo nel bosco degli eventi acquistano sempre più importanza. Il cast originale, eccezion fatta per un paio di membri, sembra che sia utilizzato come omaggio o, se vogliamo, ponte tra una generazione e l’altra: ma se la qualità media continua ad essere questa, va benissimo cosi.
Dougie Jones, he moves like a cobra!
Episodio molto votato all’ironia, con un momento su tutti però che ci riporta alle atmosfere più cupe e inquietanti: Richard Horne piomba a casa della nonna, la svaligia e fugge verso una meta imprecisata. Il giovane “rampollo” schizofrenico è ormai una mina vagante e incontrollabile, e chissà quale futuro lo aspetta. La restante mezz’ora è divisa tra le simpatiche parantesi di un Dougie Jones come al solito buffo ma allo stesso tempo tenero, e i fratelli proprietari del casinò sbancato da Mr. Jackpot. Da sottolineare l’affiatamento della coppia Belushi-Knepper: difficile aspettarsi un’alchimia cosi radicata, ma d’altronde David Lynch ha sicuramente più intuito di noi. L’unica pecca di questa parte dieci è rappresentata dal minutaggio e dal fatto che sia palese come tutto quello che succede sia solo una parentesi all’interno della storia principale. Come detto in apertura infatti, Twin Peaks è un’esperienza da vivere per almeno 3 ore consecutive, e come confermato da Lynch  in persona la scelta di frazionare l’uscita degli episodi è tutta di ShowTime. Alla fine dei conti però va bene cosi, se non fosse che ci tocca aspettare un’altra settimana per scoprire ulteriori sviluppi. Come per l’episodio nove, anche il decimo è molto vicino ai canoni della serie originale, e non presenta alcuni colpi di genio ai quali siamo stati abituati in queste prime dieci settimane. D’altronde ci sono anche esigenze narrative, che vanno soddisfatte con un ritmo tutto sommato sopportabile e che non si perde troppo in virtuosismi o timbri autoriali particolarmente vistosi. La parte otto è il massimo esponente del concetto di cui sopra, e siamo sicuro che la visione di Lynch tornerà a manifestarsi in tutto il suo splendore: nel frattempo però godiamoci anche qualche episodio meno impattante a livello visiso ma soddisfacente dal punto di vista della trama. Lo standard qualitativo rimane alto, cosi come rimane ben riconoscibile la mano dell’autore, in ogni dialogo e inquadratura. 

Aggiunge elementi di trama molto interessanti

Una parentesi all’interno del contesto generale

Dura un po’ meno rispetto agli altri episodi

7.0

Questo decimo episodio scorre veloce come bere un bicchiere d’acqua, ma non per questo è meno importante. Al contrario, il personaggio di Richard Horne e la sequenza che lo vede protagonista è notevole, cosi come sono da sottolineare le prove e l’alchimia della fantastica coppia Belushi-Knepper. Peccato per un minutaggio leggermente inferiore ai precedenti episodi, che ci lascia soli in compagnia della spasmodica attesa per far si che domenica prossima arrivi molto in fretta.

Voto Recensione di Twin Peaks 3x10 - Recensione


7