Recensione

Twin Peaks 3x08

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a cura di YP

Ci sarà una pausa di una settimana. Sarà una pausa lunghissima. Guardare questa terza stagione di Twin Peaks è come vivere in un sogno, non tanto per la bellezza, quanto per le sensazioni che si provano guardandola. Un’insieme virtuoso di suoni ed immagini; un turbinio di colori e inquadrature sovrapposte che talvolta disturbano, talvolta sconvolgono. È David Lynch, in tutta la sua arte, in tutta la sua unicità, in tutta la sua voglia di non fermare mai il processo mentale che l’ha portato nell’Olimpo dei grandi geni del cinema. L’ottava puntata di Twin Peaks è più metatestuale di tutta quanta la Divina Commedia. Non stiamo esagerando, è proprio così: chi ha gli strumenti per assorbirla immediatamente ne rimarrà estasiato; per gli altri è consigliato un immediato rewatch. Dietro a sequenze lunghe, psichedeliche e pregne di misticismo si nascondono molteplici significati, legati a Twin Peaks, legati alla Nostra vita.
Un uomo canta una canzone tra questo mondo e l’altro
Peter Deming, direttore della fotografia, ha pubblicato giusto qualche giorno fa un’immagine, dichiarando al mondo che questa “Part 8” sarebbe stata assolutamente unica. Affermazione che trovava conferma già prima della messa in onda, visto che era percepibile l’odore di climax narrativo, considerando gli sviluppi degli ultimi episodi. E invece no, perchè quest’ottava porzione di Twin Peaks è tutto il contrario di quello che ci aspettavamo: si parla pochissimo; si guarda e si ascolta soltanto. La serialità contemporanea ci ha abituato spesso a una specifica categoria di puntata. Chiamiamola “brain washing”. In sostanza prende per le orecchie lo spettatore, lo fa accomodare su una sedia, e gli spiega tutto quanto quello che è successo. Una sorta di spiegone insomma, utile a fare un attimo il punto della situazione per poi ripartire, magari con un’altra puntata, magari con un’altra stagione. Possiamo benissimo inserire quest’episodio nell’insieme degli “spiegoni”, ma Lynch vuole farlo a modo suo, vuole a farlo in modo peculiare e visionario. Si piomba nel passato, nel New Mexico del 1945, dove venivano condotti i primi test sulle armi nucleari. L’uomo crea il male, è sempre colpa nostra. Con un’inquadratura che entra nel fungo atomico assistiamo alla creazione di Bob e (forse) a quella della Loggia Nera. Rosso, bianco e nero, fuoco, polvere e frame che vomitano astrattismo Lynchiano un po’ come BadCoop espelleva la Garmonbozia sul sedile della sua macchina. Stacco. Mare. Loggia Bianca (?): il Gigante genera Laura e, probabilmente, tutto l’ecosistema che gli ruoterà attorno, nel tentativo di estirpare l’infezione Bob. Si torna nel New Mexico, qualche anno dopo: un uomo canta una canzone fra questo mondo e l’altro, permettendo così a un essere non meglio identificabile di penetrare nella bocca di una ragazzina. Che sia il primo corpo che ospiterà Bob oppure Sara Palmer questo non possiamo saperlo. The Return, Part 8 racconta le origini della mitologia di Twin Peaks, e lo fa con uno stile e una ricerca che entra già nella storia. Due cose stupiscono: David Lynch che non cammina quasi mai sul percorso da lui tracciato venticinque anni fa, provando al contrario a proporre (con successo) un nuovo modo di fare televisione; precursore, pioniere. Sempre e comunque. L’altra è come quest’episodio è fotografato, soprattutto nelle sezioni in bianco e nero. Poi ci sono i suoni (e le scelte musicali, sublimi, come la sequenza nel Roadhouse con protagonisti i Nine Inch Nails), mischiati perfettamente ai colori, tanto da creare una storia che anche se priva di dialoghi risulta più comunicativa di un monologo del Dr. Ford in Westworld. Siamo all’apice, alla vetta di una stile cinematografico che, a questo punto, non possiamo neanche lontanamente immaginare dove voglia arrivare. Mancano ancora dieci episodi. Dieci. Le cose da vedere e da scoprire sono ancora tantissime.

Quando il cinema diventa arte pura

9.0

L’ottavo episodio di Twin Peaks è quasi indescrivibile. Si tratta di un’esperienza unica e folgorante, cucita su misura di chi ama la serie ma anche di chi ama il cinema, la comunicazione, l’arte. La musica si fonde con le immagini, le immagini si fondono con la nostra percezione. È la celebrazione del bello, dell’unico, dell’inimitabile.

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Voto Recensione di Twin Peaks 3x08 - Recensione


9