Recensione

Tokyo Twilight Ghost Hunters: Daybreak Special Gig

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a cura di Nicolò Bicego

Redattore

Tokyo Twilight Ghost Hunters: Daybreak Special Gigs è la versione riveduta e corretta del Tokyo Twilight Ghost Hunters uscito poco più di un anno fa su Playstation 3. Il gioco originale riscosse una tiepida accoglienza da parte della critica: riuscirà questa nuova versione a migliorare i difetti del predecessore? Scopriamolo insieme.

Ghostbusters si fa anime
La storia prende le mosse da un normale studente liceale, tale Ryouma, che scoprirà di essere in grado di vedere i fantasmi, abilità di cui poche persone al mondo sono dotate; proprio per questo sarà notato dall’associazione dei Gate Keepers, ente che si occupa di rispedire nel loro mondo fastidiose (e pericolose) entità paranormali. Tokyo Twilight (abbreviazione che useremo d’ora in avanti), si presenta come una classica visual novel fin dall’aspetto grafico: i fondali a due dimensioni sono splendidi da vedere ed il design dei personaggi è accattivante e piacerà sicuramente agli appassionati del mondo dell’animazione giapponese. Poco da rimarcare su questo aspetto, dunque: Tokyo Twilight sprizza personalità e carisma da tutti i pori dal punto di vista tecnico, il che rende ancora più godibile la storia, che si dipanerà di fronte a noi come una vera e propria serie anime. In questo aiuta la divisione in capitoli: ciascuno di essi, infatti, avrà una sua opening ed una sua ending (sigle di testa e di coda, per intenderci), in modo da dare ancora di più l’idea di essere di fronti ad una serie animata piuttosto che ad un videogioco. La colonna sonora è anch’essa di tutto rispetto: il gioco è infarcito di tracce rock, tutte abbastanza orecchiabili da poter essere fischiettate allegramente durante la nostra avventura.
Quello che leggo…
Come in ogni visual novel, la parte preponderante del gioco è quella narrativa: per la maggior parte del tempo, infatti, ci ritroveremo a leggere dialoghi tra i protagonisti. E’ quindi d’obbligo accennare alla qualità della narrazione: la storia si attesta su buoni livelli e si lascia seguire fino in fondo con interesse, facendoci interessare alle triste storie degli ectoplasmi che andremo ad incontrare nella nostra avventura. I personaggi, forse talvolta troppo stereotipati, fanno il loro dovere, complice il fatto che, ad ogni capitolo, incontreremo sempre nuovi personaggi che andranno ad arricchire il cast.
All’interno dei dialoghi saranno talvolta presenti scelte multiple, che perlopiù non condurranno ad esiti diversi, se non per qualche linea di dialogo differente a seconda delle scelte. Quello che caratterizza il gioco, però, è il fatto che, spesso, saremo chiamati a rispondere ai dialoghi tramite due “ruote”, ciascuna con cinque opzioni: la prima ci farà scegliere tra cinque sensazioni (rabbia, tristezza, amore, amicizia, confusione), la seconda tra i cinque sensi. La combinazione delle due scelte darà vita alla nostra risposta.
Siete confusi? Non preoccupatevi, lo siamo stati anche noi, ed il gioco certamente non aiuta a superare questo disorientamento iniziale: inevitabilmente, passerete gran parte del gioco a cercare di capire come ottenere la risposta che vorreste dare senza riuscirci, finendo con l’ottenere risultati a dir poco esilaranti. Fortunatamente, questo non va ad inficiare il godimento del titolo, in quanto a cambiare saranno solamente poche linee di dialogo.

E quello che gioco
A differenza di altre visual novel, Tokyo Twilight è dotato anche di una parte prettamente videoludica, che assume le forme di uno strategico-rpg. Quando dovremo debellare le minacce ectoplasmatiche, infatti, dovremo farlo attraverso un campo di battaglia, dove muoveremo i nostri personaggi come pedine. Il campo viene visto sotto forma di quadratini, con freccette che indicano i nostri personaggi ed i nemici, simboli che indicano gli oggetti, e così via.
L’idea non sarebbe male, se non fosse che, anche qui, il gioco è estremamente confusionario: nonostante la presenza di un tutorial, non è mai chiaro fino in fondo come funzioni davvero questa componente strategica, e spesso si finisce per lasciarsi guidare dal caso. Questo difetto viene accentuato dalla difficoltà del gioco: sebbene le prime battaglie siano facili da vincere, esse diventeranno improvvisamente più difficili a partire dal quinto capitolo. Questo renderà dunque necessario cercare di capire l’ingarbugliato meccanismo di gioco e avere un’adeguata dimestichezza con gli oggetti e gli equipaggiamenti.
Potremo infatti comprare molteplici tipi di trappole da disseminare lungo la mappa, così come armi od armature per equipaggiare i nostri eroi, o ancora oggetti di cura e così via. La preparazione alla battaglia sarà un aspetto fondamentale nella riuscita tanto quanto la battaglia stessa. Lo scontro avviene a turni, nei quali potremo muovere i nostri personaggi usando dei punti denominati AP: ogni spostamento, ogni attacco, ogni oggetto usato consumerà degli AP, e quando questi giungeranno a zero, dovremo interrompere il turno di quel personaggio. Le azioni che avremo ordinato ai vari personaggi verranno eseguite solamente quando ciascuno avrà ricevuto i suoi ordini, e non uno alla volta come nei classici strategici. 
In caso di vittoria ci verranno assegnati dei punti da spendere per migliorare le caratteristiche del nostro protagonista, aumentando parametri classici come forza, difesa, intelligenza, etc. Inoltre, a seconda di quanto avremo speso nelle trappole e di quanto ci saremo distinti in battaglia, verrà redatto un bilancio che ci dirà se l’agenzia ha guadagnato o perso qualcosa, in termini economici, nell’avventura: nel primo caso, avremo più soldi da spendere per la battaglia successiva, mentre nel secondo saremo costretti a tirare la cinghia e fare più affidamento sulle sole nostre forze.

Quel che rimane
A fare da contorno ai due punti focali del gioco ci sono molteplici attività extra.
Innanzitutto, è presente una modalità allenamento che ci permetterà di prendere confidenza con il nostro team di acchiappafantasmi e prepararci meglio alla sfida successiva. Ci sono poi dei minigiochi che, per quanto secondari, potranno comunque tenerci impegnati per altro tempo qualora vorremo rimanere ulteriormente nel mondo di Tokyo Twilight. Infine, avremo anche la possibilità di accentare incarichi slegati dalla storia principale, che ci permetteranno di mettere da parte dei soldi e raccogliere punti esperienza per il nostro protagonista.
Non che ci sia bisogno di queste sfide aggiuntive: il gioco, come dai canoni del genere, è già abbastanza longevo di per sé, e non faticherete a raggiungere le venti ore per leggere tutta l’avventura.

– Storia interessante

– Personaggi carismatici

– Buon adattamento dei dialoghi

– Sistema di risposte originale…

– … ma completamente incomprensibile

– Componente strategica confusionaria e talvolta frustrante

– Alcuni personaggi sono troppo stereotipati

7.5

Tokyo Twilight è un gioco strano. Sebbene la componente narrativa sia decisamente buona, eccezion fatta per l’incomprensibile sistema di risposte ai dialoghi, la componente strategica troppo confusionaria rischia di rendere l’esperienza frustrante per coloro i quali sono semplicemente in cerca di una bella storia (cosa probabile visto il genere di cui stiamo parlando). Alla luce di questo, il voto finale non può che essere una mediazione tra questi due aspetti contrastanti del gioco, ma il nostro personale consiglio è quello di dare una possibilità ad un titolo che, nel voler osare troppo in termini di originalità, ha finito per perdersi nel proverbiale bicchier d’acqua.

Voto Recensione di Tokyo Twilight Ghost Hunters: Daybreak Special Gig - Recensione


7.5