Recensione

Toast Time

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a cura di Aeffe87

“Colazione da re, pranzo da principe e cena da povero”. I tempi sono certamente cambiati da quando questo antico adagio popolare è stato scritto, ma non dubitiamo che in molti la pensino ancora in questo modo in merito a quello che è probabilmente il pasto più importante della giornata. Sicuramente è così per buona parte degli abitanti dell’ormai fu Albione, la cui colazione, oltre a possedere una connotazione fortemente tradizionale, è notoriamente rinomata per il suo altissimo valore nutritivo e, soprattutto, calorico. Di sicuro, ciò che mai manca a questa sorta di rituale, tra l’abbondanza di piatti contenenti uova, pancetta, salsicce e funghetti sono un bel paio di fette tostate, opportunamente imburrate perché, ehi, non sia mai che l’energia finisca prima dell’ora del tè!Ipotizziamo che gli sviluppatori del team inglese Force Of Habit siano convinti sostenitori del full English breakfast, poiché il loro Toast Time, gioco dall’estetica retrò originario per dispositivi iOS e Android, vede come protagonista proprio un tostapane, chiamato a difendere l’ora dell’asciolvere da orde di mostriciattoli a suon di proiettili farinacei. È di pochi giorni fa il rilascio su Steam del port per PC e Mac, versione da noi analizzata per produrre questa recensione. Che non siamo rimasti pienamente soddisfatti dall’esperienza è facilmente intuibile dal voto in cima a questa pagina: adesso, però, cerchiamo di trattare l’argomento in modo più esauriente.

Offensiva al pancarréLa modalità principale del titolo consta di cinquantaquattro quadri statici, variabili di volta in volta nella conformazione ma non nella sfida proposta. Infatti, ciascuno di essi ospita una piccola sveglia – una sorta di timer atto a mostrare la durata necessaria a cuocere il pane – posizionata nei punti più disparati dello schermo, eppur priva di protezioni consistenti. Come s’è detto, ogni livello vede l’avvicendarsi di ondate più o meno corpose di creaturine ostili, il cui scopo è di rovinare il momento più piacevole del mattino tramite distruzione dell’orologio sopracitato. L’utente viene dunque chiamato a contrastare ogni forma di minaccia fino allo scadere della competizione, la cui durata varia solitamente dai dieci ai cinquanta secondi, in una sorta di rocambolesca prova a tempo volta unicamente a “salvare la colazione”, a ogni costo e con ogni mezzo a disposizione. Si badi bene, però: basta che un solo mostriciattolo raggiunga la nostra protetta affinché il gioco decreti l’immediato game over.A riprova del fatto che il confine tra generi videoludici sia in epoca contemporanea sempre più sottile e permeabile, Toast Time getta le proprie fondamenta su un’insolita amalgama di meccaniche. La componente tower defense, a conti fatti congenita in questo singolare concept, va quindi a mescolarsi, un po’ a sorpresa, con una natura platforming sulla carta molto distante da essa. L’utente può infatti governare Terry – questo il nome dell’elettrodomestico protagonista – tramite sola pressione del tasto sinistro del mouse, consentendogli di eiettare fette tostate dai propri vani a mo’ di pallottole. Ogni espulsione non è però priva di conseguenze, poiché il rinculo di ciascun colpo è in grado di proiettare il tostapane nella direzione esattamente opposta alla linea di tiro, sballottandolo, di fatto, lungo i lati dello scenario come una pallina da ping pong. A questo fattore si aggiunga un level design attentamente studiato dai developer, atto a ricreare scenari spesse volte densi di barriere, sporgenze e anfratti strettissimi. Non è quindi difficile immaginare come il giocatore debba costantemente fare i conti con repentini cambi di direzione e rimbalzi improvvisati al fine di trovarsi nella posizione difensiva di volta in volta più agevole per portare a termine ogni missione con successo. Tuttavia, è l’anima squisitamente shooter della produzione a spiccare in modo predominante già durante i primissimi momenti di gioco. Avanzando nella campagna è possibile sbloccare in maniera graduale una serie di munizioni speciali, dispensate nelle fasi in-game in maniera casuale e attivabili tramite distruzione di casse che piombano dal cielo. Ai ragazzi di Force Of Habit va riconosciuto il merito di aver predisposto un arsenale di tutto rispetto – seppur comprensivo di gingilli notevolmente overpowered – che aggiunge ai semplici toast una serie di varianti offensive quali baguette a frammentazione, briciole a mitraglia e scariche elettriche da cortocircuito. Colpendo i nemici in serie è possibile poi attivare un contatore di combo, che, se inanellate con frequenza, permettono d’incrementare il proprio punteggio finale – valutato secondo le canoniche tre stelline di merito – nonché di attivare il cosiddetto “Coffee Time”, un power up in grado di aumentare la frequenza di fuoco per un breve lasso di tempo. Non neghiamo che questo peculiare mix di meccaniche sia sintomatico di creatività e originalità da parte degli sviluppatori. Nondimeno, è quando si passa dalle parole ai fatti che qualcosa, in questo sfaccettato meccanismo, va inaspettatamente per il verso sbagliato.

La tosta gestione di un tostapane tostoSe Toast Time fosse uscito sotto forma di coin op tra gli anni Ottanta e Novanta, sarebbe stato di certo uno dei pupilli di gran parte dei gestori di sale giochi. A ben guardare, infatti, le caratteristiche da videogioco arcade vecchio stampo ci sono tutte. Non parliamo ovviamente della mera veste grafica, di cui spenderemo qualche parola nel paragrafo successivo, ma piuttosto del tipo di competizione proposta. Il gioco, diviso in cinque macro-zone, presenta stage ipoteticamente completabili in una manciata di secondi, e i primi due mondi risultano in effetti molto accessibili a una platea di videogiocatori eterogeneamente abili. Sul finire della seconda sezione, però, la questione cambia in modo radicale, e il tasso di sfida s’impenna in maniera improvvisa e inaspettata. In questo senso, non critichiamo la difficoltà della prova in sé, che anzi tendiamo a premiare laddove messa in pratica con criterio. Le nostre perplessità derivano invece da una certa alea che permea l’intero gameplay, dovuta principalmente alla già citata fisica del protagonista. Terry è brutalmente complesso da gestire, in quanto sembra esser fatto di gomma e rimbalza ovunque in maniera pressoché imprevedibile. Si ha l’impressione che l’esito delle proprie azioni sia maggiormente dovuto al caso o a coincidenze fortuite piuttosto che a un ragionamento strategico oculato, e ciò tende a smorzare velocemente il coinvolgimento del fruitore, oltre a restituire a lungo andare un po’ di frustrazione. Va specificato che il percorso dei nemici, in determinati frangenti, è ricorrente e quindi contrastabile con un minimo di tattica, seppur non senza prontezza di riflessi e tanta pazienza. Tuttavia, l’analisi dei pattern serve a poco negli stage più caotici e sovraffollati, e spesso il tutto si riduce tristemente a una snervante corsa agli armamenti più potenti che, ricordiamo, vengono elargiti dal software randomicamente. Ci sembra che questa scelta sacrifichi fin troppo l’esperienza, specie perché la sapiente strutturazione degli ambienti sembrerebbe esser fatta ad hoc per azioni più ragionate ma, all’atto pratico, si rivela poco più che un pretesto per fare imbufalire i giocatori anche più navigati. Completa l’offerta una seconda modalità survival, rivolta ai gamer più caparbi che vogliano affrontare i livelli sbloccati uno in fila all’altro senza respiro. Facciamo a tutti questi i nostri più sinceri auguri, secondo quanto spiegato in precedenza.

8 bit breakfastSe le dinamiche di Toast Time appaiono zoppicanti, il comparto audiovisivo risulta quantomeno piacevole, seppur lungi dall’essere brillante. Trovandoci di fronte a un port piuttosto fedele alla sua versione di riferimento, la cui natura è costantemente sottolineata da un’aspect ratio rigorosamente in 4:3, l’aspetto grafico beneficia dello stesso grazioso stile vintage di cui il titolo originariamente vive. Parliamo di una resa visiva volutamente povera di colori e modelli, in cui ogni elemento è però sufficientemente distinguibile dal resto e non dà quindi luogo a fraintendimenti di sorta. Tra l’altro, il gioco consente di sbloccare progressivamente una serie di costumi da applicare a Terry durante l’avventura, adatti a renderlo ancor più personale e riconoscibile. È però nel sonoro che la produzione delizia particolarmente. Ciascun livello possiede un tema specifico, a comporre un tappeto musicale dalle sonorità d’altri tempi, che, proprio per questo, s’integra alla perfezione con l’essenza ludica di questa esperienza purtroppo riuscita solo in piccola parte.

– Originale accostamento di meccaniche tradizionali…

– Arsenale offensivo ricco e differenziato

– Colonna sonora orecchiabile e adatta all’esperienza

– …che, all’atto pratico, si traduce in dinamiche pesantemente legate al fato

– A tratti fin troppo confusionario

– Spesso frustrante

6.0

Toast Time propone una formula di gioco alquanto singolare, in grado di divertire soprattutto nelle prime sessioni di gioco grazie a una commistione discretamente valida di meccaniche videoludiche ormai conosciute. Sfortunatamente, l’azione risulta spesso confusionaria e afflitta da dinamiche largamente votate al concatenarsi di situazioni randomiche, che rendono l’esperienza troppo frustrante per gli utenti casuali e troppo aleatoria per chi abituato a sfide più tecniche e ragionate. Un po’ come un toast che, in fase di cottura, non riesce a raggiungere la giusta fragranza: davvero poco sfizioso per qualsiasi tipo di palato.

Voto Recensione di Toast Time - Recensione


6