Recensione

The Last Remnant

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a cura di Fabfab

La nuova generazione di console sembra fino ad ora dimostrare la crisi di un genere da sempre amatissimo dal pubblico dei videogiocatori, ma che evidentemente comincia a segnare il passo. Mi riferisco a quello dei giochi di ruolo giapponesi, che pur potendo contare su un discreto numero di uscite sia su Playstation 3 che (soprattutto) su Xbox 360, tuttavia annovera per lo più titoli appena discreti, nessuno che abbia veramente rilanciato il genere sulla nuova generazione di console. Produttore simbolo è da sempre Square Enix, che ai tempi della prima Playstation con il capolavoro Final Fantasy VII aveva definitivamente sdoganato un genere fino a quel momento poco considerato dalla massa. Tuttavia da allora si registrano pochi passi in avanti in termini di gameplay e mentre i giochi di ruolo “occidentali” si evolvevano lasciando sempre più libertà e possibilità di personalizzazione al giocatore, quelli orientali si cristallizzavano nella solita storia del bambino/eroe truzzo che deve salvare l’universo contro mostruose ed improbabili minacce. Un tunnel da cui ancora il genere non sembra essere uscito, se si esclude la curiosa ma isolata eccezione rappresentata da Eternal Sonata.Naturalmente la mia è una generalizzazione, ed in quanto tale imprecisa: il concetto è che però, a fronte di alcuni titoli innegabilmente apprezzabili, la next generation ancora non ha sfornato un gioco di ruolo orientale davvero indimenticabile, capace di rilanciare il genere sfruttando le immense capacità delle nuove console. Riuscirà Square-Enix con questa esclusiva temporale per Xbox 360 (nel 2009 sono già annunciate le versioni per Playstation 3 e Pc) a segnare finalmente un punto di svolta?

Reliquie dal passatoIl mondo dell’ultimo gioco di ruolo di Square-Enix è caratterizzato dalla presenza dei Remnant, reliquie di un lontano ed oscuro passato, che ancora condizionano il presente. Ne esistono di tutte le fogge e dimensioni ed in genere possono essere controllate ed usate da una persona come armi dal potere devastante, ma al prezzo della propria anima: i Remnant senza padrone sono ancor più pericolosi, perché instabili e fuori controllo.Rush e Irina Sykes sono i figli di una coppia di importanti scienziati, che da anni si occupano dello studio dei Remnant e per questa ragione si sono allontanati da casa, lasciando soli i figli. Proprio il giorno in cui i due ragazzi ricevono una comunicazione dai genitori, che li invitano a raggiungerli, un possessore di Remnant li attacca, rapendo Irina. Salvatosi unicamente grazie ai poteri di un misterioso pendaglio, Rush comincia il suo viaggio alla ricerca della sorella, che lo porterà a conoscere molte persone e ad entrare in un gioco politicomilitare molto più grande di lui…Com’è facile intuire da questa breve introduzione, la trama di The Last Remnant non rappresenta esattamente una ventata di novità nell’ambito dei giochi di ruolo. Tuttavia se si supera lo scoglio di un avvio davvero sottotono e anonimo, a livello narrativo il gioco si riprende nettamente dopo qualche ora, trascinando il giocatore in un’avventura interessante e ben orchestrata, sebbene da vivere passivamente, senza possibilità di influire concretamente sugli eventi.

EsplorazioneIl gameplay di The Last Remnant è quello tipico dei giochi di ruolo giapponesi e alterna sapientemente dialoghi, esplorazione e combattimenti. La mappa del mondo è assolutamente statica, una cartina sulla quale sono evidenziate le località verso cui muoversi, destinate ad aumentare di numero col procedere dell’avventura. Le cittadine sono ben curate e piuttosto popolose, anche se non troppo grandi e divise in quartieri per entrare nei quali occorre sorbirsi un caricamento; l’esplorazione risulta comunque molto semplificata, in quanto non è possibile visitare ogni casa né interagire con tutte le persone. Le poche locazioni visitabili sono chiaramente indicate da un’icona, così come le persone con cui è possibile parlare: addirittura ci sono indicatori specifici che identificano immediatamente i latori di quest, in modo da non far perdere tempo al giocatore. Una scelta tutto sommato gradita considerando le decine di quest secondarie messe a disposizione del giocatore, anche se a volte la semplificazione pare eccessiva: accettando una quest secondaria, infatti, si viene immediatamente trasportati nel luogo in cui questa si svolge, ed una volta terminata si torna in automatico presso la persona che ci consegnerà la relativa ricompensa.Le aree extra urbane, infine, si dividono in spazi aperti e dungeon, entrambi caratterizzati da una certa povertà di elementi scenici e da un level design piuttosto piatto, che rende l’esplorazione una pratica di routine, fatta di scrigni da aprire e nemici da combattere o aggirare.

CombattimentoIn The Last Remnant non ci sono i famigerati combattimenti casuali, ma i nemici sono ben visibili a schermo, anche se non sempre facilmente evitabili. E’ possibile scegliere se attaccare ogni nemico singolarmente, oppure coinvolgerne più d’uno nel medesimo scontro: in questo secondo caso aumenta la difficoltà, ma si incrementa di conseguenza anche la ricompensa generata, rendendo questa soluzione decisamente preferibile.Il sistema di combattimento è l’elemento più innovativo del gioco: infatti pur presentando un sistema a turni, in cui due schieramenti si affrontano muovendosi in alternanza, cambia nettamente la composizione degli stessi. In pratica al posto dei singoli combattenti ci sono delle unioni che comprendono fino a cinque personaggi ognuna e di conseguenza si contano spesso decine di unità in campo. Ogni unione opera come una singola entità, dunque ogni suo membro agisce in base al comando generale impartito e non autonomamente; inoltre i punti vita di tutti i suoi componenti sono in comune, il che significa la morte di tutti una volta che la barra si azzera, e non solo del combattente colpito. Le azioni esperibili sono abbastanza classiche: attacchi fisici o magici, cure, utilizzo di oggetti. E’ però presente una certa componente strategica che consente di scegliere come affrontare gli avversari, consentendo attacchi ai fianchi o alle spalle, che conferiscono dei bonus offensivi. Senza dimenticare che gli avversari possono fare altrettanto. Così, ad esempio, è possibile usare alcune unioni per ingaggiare battaglia, riservando ad altre il compito di tenersi nelle retrovie per poi aggirare il nemico, o ancora per supportare i compagni in difficoltà. Nel complesso l’idea non è male e dopo un’impervia curva di apprendimento (dovuta anche all’assenza di un tutorial che ne spieghi efficacemente le meccaniche) il sistema di combattimento risulta abbastanza divertente e fonte di grande soddisfazione. Per risultare davvero efficace, però, avrebbe necessitato di un’impostazione tattica più accurata, o quantomeno di una migliore visuale del campo di battaglia. Infatti risulta spesso difficile capire l’esatto posizionamento delle varie unità, nemiche ed alleate, e non è raro ritrovarsi in situazioni assolutamente non previste, con la sensazione di non padroneggiare mai completamente il sistema, stante l’impossibilità di muovere liberamente le proprie truppe.Il giocatore guadagna sottoposti da schierare in battaglia nel corso dell’avventura, ai quali si possono aggiungere combattenti arruolabili in apposite Gilde. Molto importante ai fini dello scontro risulta la dotazione di ogni personaggio, che può essere potenziata unicamente con i soldi e gli oggetti guadagnati negli scontri. Dunque The Last Remnant richiede al giocatore di dedicare obbligatoriamente molto tempo al “farming”, vale a dire a quei combattimenti non finalizzati al proseguo dell’avventura, ma solo ad accumulare esperienza e a guadagnare soldi ed oggetti. A riprova della centralità che i programmatori hanno destinato al nuovo sistema di combattimento si segnala anche un sistema di progressione quasi totalmente automatica, in cui i valori dei personaggi progrediscono senza interventi da parte del giocatore, al quale è lasciata unicamente l’intervento sull’equipaggiamento del protagonista.

TecnicaThe Last Remnant non è basato su un motore proprietario, ma sfrutta il celebre Unreal Engine III, con risultati altalenanti. I protagonisti sono ben caratterizzati secondo lo stile proprio di Square-Enix, e risultano molto simili ad un qualsiasi Final Fantasy, con personaggi di chiara origine asiatica, ma dai biondi capelli, dolci fanciulle, tipi particolari e mostri vari. Paradossalmente tra tutti questi il più anonimo è Rush, che sembra davvero un tipo qualunque e dall’intelligenza non proprio sopraffina. Un plauso va alla realizzazione dei volti, particolarmente espressivi durante i dialoghi di intermezzo, mentre meno convincenti appaiono una volta in azione, presentando movenze un po’ legnose e talvolta decisamente bizzarre. Le ambientazioni spaziano da città e palazzi ben realizzati, con textures ad alta definizione, ad ambientazioni spoglie e poco ispirate, specie per quanto riguarda i dungeons. Ci sono anche evidenti problemi di ottimizzazione, che si risolvono in textures che appaiono in ritardo dopo i caricamenti (anche l’installazione del gioco su disco fisso non elimina del tutto il problema) e clamorosi crolli di frame rate durante i laboriosi combattimenti: nulla che pregiudichi seriamente la giocabilità, ma di certo non piacevoli a vedersi.Per quanto riguarda l’audio, una volta tanto non c’è da lamentarsi del doppiaggio americano che risulta di buon livello, ma non è possibile selezionare l’originale giapponese: il tutto ben sottotitolato in italiano. La colonna sonora accompagna degnamente lo svolgersi delle vicende, con musiche che variano dall’epico all’orecchiabile.La longevità, infine, si attesta su standard elevati: la grande quantità di quest secondarie e la generale difficoltà del gioco richiedono costanza e dedizione per un gran numero di ore…

– Sistema di combattimento innovativo

– Personaggi ben caratterizzati

– Storia interessante, ma solo dopo qualche ora

– Inspiegabili problemi di ottimizzazione del motore grafico

– Meccaniche di gioco ormai stantie

7.5

The Last Remnant si è rivelato fin da subito un prodotto molto controverso, osannato dalla critica nipponica e demolito da quella statunitense. La verità, come spesso accade, sta nel mezzo: il nuovo gioco di ruolo Square-Enix si rivela un titolo discreto, in grado di coinvolgere e divertire gli appassionati grazie alle innovazioni introdotte, specie sotto il profilo dei combattimenti. Tuttavia non riesce a staccarsi nettamente dal passato, e l’impressione è quella di trovarsi ancora di fronte a un titolo old style, che segue meccaniche ormai stantie; il tutto peggiorato dai problemi di ottimizzazione del motore grafico, davvero pesanti se si gioca senza installazione su hard disk.

Voto Recensione di The Last Remnant - Recensione


7.5