Anteprima

The Last Guardian

Avatar

a cura di Francesco Ursino

Se c’è un titolo che negli ultimi anni ha saputo creare intorno a sé una sorta di aura mistica, quello è senza dubbio The Last Guardian. L’ultimo atto della trilogia di Fumito Ueda, complice uno sviluppo particolarmente travagliato, negli anni si è andato a imprimere nelle menti dei giocatori come una specie di mito, un qualcosa di cui si suppone la presenza, ma la cui esistenza non è effettivamente dimostrabile. Dopo la sorpresa orchestrata da Sony all’E3 dello scorso anno, dove in sostanza è avvenuta la riesumazione pubblica del progetto, il 2016 è stato l’anno degli annunci; The Last Guardian, infatti, non solo esiste per davvero, ma è in procinto di arrivare sui nostri schermi nel prossimo ottobre (rinvii permettendo). Scopriamo allora gli ultimi dettagli emersi dall’E3.

Il mio amico TricoPossiamo dire che The Last Guardian sembra essere, prima di tutto, una storia di amicizia. Si tratta, però, di un legame un po’ anticonvenzionale, che si instaura nelle prime fasi di gioco tra il piccolo protagonista principale e Trico. Quest’ultimo, lo sappiamo, è quella sorta di enorme chimera che risulta essere una specie di incrocio tra almeno tre animali diversi; dopo un inizio non proprio idilliaco, i due protagonisti del gioco instaureranno un rapporto che non si fonda sulle parole, bensì sulla fiducia reciproca. Trico, d’altra parte, riuscirà a comunicare attraverso i suoi occhi grandi e brillanti, e reagirà in maniera differente alle azioni che noi giocatori, impersonando il piccolo personaggio principale, andremo a compiere. Nel momento in cui Trico sarà pervaso da rabbia o aggressività, infatti, i suoi occhi tenderanno verso il viola; questa tinta andrà man mano scolorendosi, fino a diventare gialla, quando il nostro amico sarà più calmo e curioso. All’inizio del gioco, i due protagonisti si ritroveranno loro malgrado imprigionati: Trico e il suo nuovo amico, allora, dovranno riuscire a instaurare un qualche rapporto per poter così scappare; per guadagnare la fiducia della creatura, nello specifico, dovremo riuscire a trovare del cibo, avendo anche cura di estrarre le lame insanguinate che fanno ansimare lo stesso Trico, nonché le catene che lo tengono a terra. Riuscire a fare ciò, però, non sarà facile, a causa della naturale diffidenza dell’animale; se avete mai provato ad ottenere la fiducia di un cane impaurito, tanto per fare un esempio concreto, potete immaginare quali sensazioni possano aspettarvi da queste sequenze di gioco. Dopo aver raccolto il cibo per Trico, infatti, bisognerà fare attenzione: cercare di dar da mangiare all’animale direttamente dalle proprie mani avrà come risultato un enorme verso di disapprovazione; quello che bisognerà fare, invece, sarà lasciare il cibo per terra, a debita distanza, e attendere che la creatura si abitui all’idea.

Ancora sui feelsContinuiamo a parlare ancora della dimensione emozionale del gioco perché, in effetti, sembra essere questa una delle chiavi di lettura migliori per cercare di comprendere un titolo misterioso come The Last Guardian. La mancanza di dialogo intellegibile tra i due personaggi, difatti, costringe a concentrarsi su altre dinamiche, se si vuole più animalesche ma forse più intense. A questo proposito, il creatore del gioco, Fumito Ueda, ha spiegato che l’obiettivo non è quello di dare ai giocatori una sola interpretazione della storia. In un certo senso, dunque, nel rapporto tra Trico e il piccolo protagonista i giocatori potranno leggere quello che sembra semplicemente più giusto. L’unico intervento per così dire esterno alla narrativa, allora, risiede nella voce fuoricampo presente fin dalle prime battute di gioco, appartenente con tutta probabilità a una versione più matura e saggia del giovane protagonista. Gli interventi del narratore, in ogni caso, avranno il compito cruciale di contestualizzare i particolari più importanti degli avvenimenti in corso su schermo; sarà tramite questo espediente narrativo, ad esempio, che si verrà a sapere che il piccolo protagonista è stato cresciuto con la convinzione che le creature come Trico siano mangia-uomini. Nonostante ciò, il ragazzino si sentirà comunque in dovere di aiutare il povero animale dolorante, e incatenato davanti a lui. L’impressione dominante, dunque, è che il gioco ci metterà davanti alla nascita e alla successiva crescita di un legame intenso e profondo, basato però su gesti semplici; in questo senso, appare veramente originale il comportamento di Trico. Girovagando per i livelli, infatti, l’imponente creatura ci seguirà discretamente, ma nel momento in cui ci fermeremo per svolgere una qualche attività, come ad esempio la ricerca di cibo, l’animale mostrerà delle reazioni differenti. A volte il nostro compagno potrebbe dimostrarsi annoiato fin quasi ad addormentarsi, mentre in altre occasioni, come ad esempio nelle vicinanze di un corso d’acqua, potrebbe inizialmente rifiutarsi di avanzare. Sono anche questi comportamenti un po’ capricciosi che contribuiranno a creare un forte legame tra Trico e il giocatore; d’altra parte, anche i brevi istanti di trailer mostrati durante la conferenza Sony hanno sicuramente fatto vedere il tipo di empatia che si verrà a creare (o che si è già creata) con questa strana bestia.

L’utilità della coda elettricaDal punto di vista dell’esperienza di gioco, sembra che The Last Guardian seguirà la falsariga del predecessore Shadow of The Colossus; il nostro avatar virtuale si muoverà in maniera spesso goffa e impacciata, e risponderà ai nostri comandi con una certa difficoltà. In sostanza, controlleremo nient’altro che un ragazzino che, per quanto volenteroso, poco può contro i limiti della sua età. Al contrario, spesso Trico mostrerà una grazia che difatti stride un po’ con la sua enorme stazza. Sarà proprio la nostra amichevole creatura che spesso risulterà essenziale alla risoluzione di quelli che, come è stato possibile osservare nelle poche sequenze mostraste, risultano essere dei puzzle basati sull’interazione con l’ambiente. Spesso, infatti, Trico si rivelerà essenziale nella risoluzione di questi enigmi; sfruttando la sua stazza, ma anche le sue abilità speciali, come la possibilità di generare scariche elettriche grazie alla coda, il buon Trico ci aiuterà ad andare avanti nei livelli. Proprio gli stage, poi, sembrano rappresentare una peculiarità della produzione. I grandi spazi sconfinati che è stato possibile osservare aiutano ancora di più ad immedesimarsi nell’atmosfera, e a creare quel peculiare gameplay da platform farcito di enigmi ambientali che The Last Guardian sembra voler proporre.Certo, gli interrogativi sulla produzione sono ancora molti: resta da verificare, infatti, come il ritmo compassato andrà ad aderire al design dei livelli; se, da una parte, l’avanzare lento della vicenda potrebbe aumentare l’immersività in alcuni frangenti, dall’altra potrebbe portare a una certa frustrazione, specie se non si capisce subito cosa bisogna fare per andare avanti. In ogni caso, pare superfluo soffermarsi ulteriormente sul gameplay senza avere ulteriori elementi concreti di analisi; appare utile invece parlare brevemente del comparto tecnico: è questo, infatti, l’ambito in cui The Last Guardian sembra sentire maggiormente il peso dei tanti anni di sviluppo. Andrà valutata nello specifico, ad esempio, la realizzazione di elementi come l’acqua e gli effetti di luce, che da quanto visto andranno a rivestire un ruolo importante nell’opera di creazione della giusta atmosfera. La qualità del materiale finora mostrato, in ogni caso, sembra proporre un’esperienza valida anche sotto questo punto vista.

– Promette emozioni e forte coinvolgimento

– L’interazione tra i due protagonisti sembra essere intensa

– Se Dio vuole, sarà disponibile tra pochi mesi

The Last Guardian non è un gioco comune. Conosciamo la sua storia travagliata e il suo sviluppo infinito, ma solo ora iniziamo a intravedere quello che Fumito Ueda vuole raccontare ai giocatori da così tanto tempo. In quello che pare essere un titolo poetico, toccante e da vivere in maniera estremamente personale, spicca così il rapporto appena iniziato tra Trico, candidato già da ora a entrare nel cuore di molti giocatori, e il piccolo protagonista. È nostro dovere, però, smorzare un po’ gli entusiasmi: il gioco deve ancora dimostrare veramente di che pasta sia fatto il gameplay, che pare simile a Shadow of the Colossus, e deve offrire corpose rassicurazioni sul fronte tecnico, limando eventuali inesattezze nella grafica. In ogni caso, questa sembra essere la volta buona per il tormentato titolo in questione: per sapere come andrà a finire la storia di questo gioco fuori dall’ordinario, allora, il consiglio è sempre quello di continuare a seguirci su queste pagine.