Recensione

The Elder Scrolls V: Skyrim

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a cura di Plinious

Informazioni sul prodotto

Immagine di The Elder Scrolls V: Skyrim
The Elder Scrolls V: Skyrim
  • Sviluppatore: Bethesda Softworks
  • Produttore: Bethesda
  • Distributore: Koch Media
  • Piattaforme: PC , PS4 , XONE , SWITCH , PS3 , X360
  • Generi: Gioco di Ruolo
  • Data di uscita: 11 Novembre 2011 - 28 ottobre 2016 (Special Edition) - 17 novembre 2017 (Switch) - 17 Novembre 2017 PS VR

Recensire un titolo come The Elder Scrolls V: Skyrim non è mai un’impresa facile. Un po’ perché è un gioco di una grandissima importanza nel panorama di quest’anno, un po’ per la grande attesa che si è generata nella vastissima community. D’altronde Bethesda, da Morrowind fino al più recente Fallout 3, ci ha sempre abituati a far corrispondere ad ogni suo gioco un nuovo capolavoro, in una costante ricerca di innovazione e miglioramento rispetto al precedente. Non a caso infatti Oblivion e lo stesso Fallout 3 sono stati eletti Game of the Year rispettivamente nel 2006 e nel 2008. Potevano quindi i ragazzi di Bethesda deludere proprio adesso, all’uscita di quello che probabilmente è il loro più grande progetto di sempre? Certo che no.Uscito l’11 novembre 2011, questo gioco ha già prepotentemente frantumato molti record in pochi giorni, palesando un successo di pubblico, oltre che di critica, eccezionale persino rispetto ai numeri cui siamo abituati. Ci sembra dunque giusto riservare al titolo anche una recensione dedicata alla sua versione per PC dove la serie The Elder Scrolls è nata, sin dai tempi di Arena e Daggerfall.

La rinascita dell’epic fantasyIl gioco si presenta fin da subito come facente parte a tutti gli effetti della storica saga di GDR di cui porta il nome. Come da tradizione della serie, The Elder Scrolls V: Skyrim mette a disposizione un enorme continente aperto da esplorare a piacimento, centinaia di quest da affrontare e una libertà di scelta pressoché assoluta.Il tutto è ambientato nella fredda terra di Skyrim, provincia settentrionale del continente di Tamriel, a nord della verde Cyrodil. La storia prende il via duecento anni dopo gli eventi di Oblivion. Anni dopo la fine della tremenda guerra con i Thalmor, l’Impero, ormai l’ombra della sua antica potenza, è sull’orlo del baratro. Dopo l’assassinio del suo legittimo re, Skyrim è a un punto di rottura; i Jarl, i signori delle nove regioni di Skyrim, sono in lotta tra loro e spesso sembrano non voler riconoscere l’autorità imperiale. l’Impero è inoltre costretto ad affrontare la rivolta dei Manto della Tempesta, una fazione ribelle che invoca a gran voce l’indipendenza di Skyrim e dei suoi abitanti Nord dalla legione imperiale e vuole reintrodurre il culto dell’eroe divino Talos, bandito trent’anni prima dall’Impero; quest’aperta ribellione sfocia in una guerra fratricida, che sta spaccando in due la regione facendo saltare tutte le gerarchie del territorio. La rivolta è guidata da Ulfric Manto della Tempesta, un misterioso personaggio che sembra possedere il potere della “Voce”, un’abilità temibile e oscura ai comuni mortali. Mentre l’Impero si indebolisce sempre di più, fanno il loro terribile ritorno anche i draghi, creature mitologiche che sembravano estinte da secoli, i quali riversano tutta la loro furia distruttrice sui villaggi e le città della provincia.Gli eventi sembrano giunti a una svolta nel momento in cui l’Impero cattura Ulfric e lo porta a Helgen per giustiziarlo, ma quest’ultimo si salva grazie all’improvviso attacco del drago Alduin e torna ad essere uccel di bosco. Nel mezzo di questa situazione critica, con la provincia di Skyrim dilaniata dalla guerra, le profezie hanno predetto l’avvento di un Dragonborn, il Sangue di Drago, l’unico in grado di fermare queste potenti creature dal distruggere il mondo degli uomini. E saremo proprio noi, guarda caso, a vestire i panni di questo eroe prescelto. Buona parte della trama ruota infatti attorno alla nostra natura di Dragonborn (Dovahkiin nel linguaggio dei draghi), allo scoprire di quali poteri siamo dotati, quali sono le nostre origini e quale destino ci attende.Qui ci fermiamo, onde evitare di anticiparvi una delle storie più coinvolgenti narrate nei videogiochi degli ultimi anni.

L’editor del personaggioLa nostra avventura inizia proprio quando i soldati della Legione imperiale stanno per giustiziare a Helgen il già citato Ulfric e qualche altro avanzo di galera, dato che senza troppe spiegazioni ci troviamo anche noi sul carro diretto al patibolo. Una volta giunti a destinazione abbiamo a che fare con l’editor per la creazione del personaggio, di cui possiamo scegliere l’aspetto fisico e la razza tra le otto disponibili: i Nord (nativi di Skyrim), gli Imperiali, i Bretoni, le RedGuard, gli Altmer (Elfi alti), i Dunmer (Elfi oscuri), i Bosmer (Elfi dei boschi), gli Orchi, i Khajiit (creature dai tratti felini) e gli Argoniani (dei lucertoloni umanoidi). L’editor, come da tradizione per la saga, propone un’ottima varietà per plasmare il proprio personaggio, con i cosiddetti tratti razziali rappresentati da skill , bonus e malus specifici. Completata la fase di creazione e assegnato un nome al personaggio, un attimo prima del fatal momento fa la sua apparizione in cielo un drago nero, che mette Helgen a ferro e fuoco e causa un tale scompiglio da permetterci di fuggire indisturbati verso la salvezza. Sfuggiti alla morte, il primo quarto d’ora di gioco funziona da tutorial mascherato, con tanto di dungeon popolato di nemici, in modo analogo a quanto avveniva in Oblivion.Usciti dalla cittadina di Helgen, ci si apre davanti un mondo intero: possiamo scegliere di seguire il nostro compagno che ci condurrà fino a Riverwood, il piccolo villaggio in cui ci verranno assegnate le prime quest, ma nulla vieta al giocatore di abbandonarsi al piacere dell’esplorazione e perdersi tra prati, foreste e fiumiciattoli. Presto avremo la possibilità di comprare un cavallo dalle stalle della cittadina vicina, il quale renderà le nostre peregrinazioni più veloci, diventando un inseparabile compagno di viaggio.L’impegno profuso dal team Bethesda nel rendere il mondo vivo e credibile è immenso: questa cura maniacale pervade infatti ogni aspetto del gioco. Tutte le creature, umani o animali che siano, seguono un loro ciclo. Ad esempio, gli abitanti di Skyrim si svegliano la mattina e vanno a lavorare, tenendo aperte le loro attività fino al calar della notte, alle 8 di sera, ora in cui chiudono bottega e si recano in casa o nelle taverne per mangiare; finita la cena tutti a letto a godersi il riposo notturno, eccezion fatta naturalmente per le guardie cittadine e qualche ubriacone. Tenere in considerazione questo ciclo è importante in base alle vostre intenzioni: se volete vendere oggetti e mercanzie varie ai vendor, sappiate che dovrete per forza farlo di giorno; se al contrario siete un inafferrabile ladro, conviene approfittare del sopraggiungere delle tenebre per andare a compiere ruberie nelle proprietà altrui. Queste semplici routine funzionano bene e forniscono coerenza al tutto, tratteggiando un mondo che non è “perennemente sveglio” come succede spesso nei GDR, ma che segue il proprio ritmo quotidiano. Il risultato finale è il mosaico di un mondo medievale oscuro, una terra ferita da tutte le violenze che ha subito negli anni; l’ambientazione a tratti ricorda quelle di molti classici della letteratura, da Conan il cimmero al nordico Beowulf.

Spazio al combatPer quanto riguarda il gameplay, l’impressione iniziale è che The Elder Scrolls V: Skyrim sia il seguito di Oblivion non solo nel nome, ma anche nello spirito; il combattimento ricalca a grandi linee quanto già visto nel suo predecessore e i giocatori di Oblivion ritroveranno lo stesso feeling generale, con alcune differenze. Con il tasto sinistro del mouse si controlla la mano primaria, solitamente la destra, con il tasto destro la mano sinistra (sebbene questo ad occhio possa sembrare poco intuitivo); in questo modo abbiamo il controllo totale del personaggio, potendo decidere in ogni istante se equipaggiare una spada più scudo, un’ascia e una magia, due magie o due armi contemporaneamente (il cosiddetto dual wielding), oppure adottare altre soluzioni.Mentre il combat con le magie si fonda sull’uso della magicka, di fatto il “mana” del gioco, il combattimento ad armi bianche basa tutto sul vigore: i power attack, cioè gli attacchi caricati, consumano vigore, così come lo sprintare per correre più rapidamente. Un attacco caricato può sbilanciare l’avversario, impedendogli temporaneamente di contrattaccare; una volta esaurito il vigore, saremo però per qualche secondo più stanchi e vulnerabili ai colpi inferti. Gli attacchi in generale sono molto “fisici” e richiedono un po’ di pratica per essere padroneggiati al meglio. Dal canto loro i nemici svolgono bene il proprio compito, attaccano in gruppo e cercano quando possibile di coglierci impreparati, rendendo spesso gli scontri impegnativi e all’ultimo sangue, specie ai livelli di difficoltà più alti. Capire quando attaccare e quando difendere è perciò essenziale, e imparare i giusti tempi è la chiave tra la vittoria e la sconfitta in battaglia.Da segnalare che, come tipico di The Elder Scrolls, il nostro personaggio riceve un bonus all’exp quando riposato, rendendo quindi molto utile trovare dei luoghi in cui dormire, magari affittando la stanza di una locanda o addirittura comprando una casa non appena possibile.Un netto divario rispetto a Oblivion consiste tuttavia nel fatto che non esistono più classi preimpostate: siamo sempre noi a scegliere “cosa diventare”, sulla base di come giochiamo. I vari parametri migliorano a mano a mano che ne facciamo uso o li attiviamo, dando intuitivamente la sensazione che più ci si allena in una particolare disciplina e più si diventa esperti in quest’ultima. Passerete gran parte del gioco impugnando uno spadone a due mani? Bene, la perizia nelle armi a due mani crescerà, rendendo il vostro barbaro sempre più forte e letale. Vi dedicherete anima e corpo al tiro con l’arco? Ottimo, il personaggio si trasformerà presto in un arciere provetto di tolkeniana memoria.Il suggestivo menu delle abilità, consultabile in qualsiasi momento, mostra tre costellazioni celesti corrispondenti al cammino del guerriero, del mago e del ladro. A ogni nuovo livello, possiamo scegliere uno dei tre parametri principali da migliorare (tra magicka, salute o vigore) e un perk, cioè una skill specifica che ci specializzerà in uno dei tanti rami presenti, quali per esempio magie di distruzione o recupero, armature pesanti o leggere e furtività.Questo nuovo skill system ideato da Bethesda, per quanto potrebbe inizialmente far storcere il naso a qualche purista per le semplificazioni effettuate, funziona innegabilmente bene e snellisce il gioco da troppe schermate, andando a toccare direttamente il cuore del gameplay. Ma gli amanti del GDR non temano: il gioco non è banalizzato a un mero action game, è semplicemente stato reso più intuitivo per tutti coloro magari non avvezzi a passare ore tra dadi e statistiche.Un discorso leggermente diverso va fatto per l’interfaccia che purtroppo si mostra spesso non molto comoda, rivelando la sua natura pensata più per il joypad da console e rendendo il girare per l’inventario alla ricerca di armi e oggetti un po’ macchinoso. La possibilità di usare un piccolo menu di preferiti, da richiamare con il tasto Q durante la foga della battaglia, rappresenta un’aggiunta gradita, così come l’opzione di bindare armi e spell con i numeri della tastiera per passare velocemente da una combinazione all’altra. Con l’allenamento e qualche imprecazione di troppo ci farete presto l’abitudine, anche se questo rappresenta forse l’unico aspetto del titolo Bethesda che non ci ha convinti appieno.

Quando non ci sarà più posto all’inferno, i Draghi voleranno sulla terraNovità del tutto inedita per la saga sono proprio i famosi draghi, che fanno la loro dirompente ricomparsa a Tamriel. In quanto Sangue di Drago, siamo chiamati alla missione di liberare Skyrim dal terrore cercando di scoprire quale mistero si nasconda dietro al loro ritorno e, contemporaneamente, dando la caccia a queste leggendarie creature; i combattimenti con i draghi sono esaltanti, e attingono a piene mani dai pilastri del fantasy. Questi si comportano in maniera credibile, attaccando sì il protagonista, ma volgendo le proprie amorevoli cure anche su altri bersagli in caso di pericolo immediato; per esempio se un drago attacca nell’area in cui sta passando un gigante, quest’ultimo, sentendosi minacciato, ingaggerà battaglia col drago, dando spesso vita a scene dal sapore epico. A parte pochi combattimenti scriptati, l’incontro con un drago rappresenta un evento casuale e questo contribuisce a tenere sempre alta l’attenzione, dato che non possiamo sapere quando sarà la prossima volta che ci capiterà di incontrarne uno lungo i nostri viaggi; in casi particolarmente rari (e sfortunati), può persino accadere di incrociarne due contemporaneamente!Lo shout, in italiano urlo (il cui plurale in questo caso non è “urla”, ma “urli”), è un’abilità nella lingua dei draghi, un potere della Voce che il protagonista è in grado di apprendere e usare contro i nemici alla pressione del tasto Z. Gli urli sono di vario genere, spaziando tra quelli offensivi, difensivi e di altro tipo, e vanno trovati nel mondo di gioco, incisi nella pietra in diverse location nascoste; tuttavia per poter sbloccare un urlo è prima necessario possedere un’anima di drago, ottenuta dopo l’uccisione dello stesso, da spendere nel processo per imparare definitivamente l’urlo.

Crafting & co.Riveste una discreta importanza la presenza del crafting, che include discipline come l’alchimia, la forgiatura, la conciatura e l’incantamento; queste attività solitamente richiedono di recarsi all’apposito luogo di lavoro (per la forgiatura saranno la forgia del fabbro e il crogiolo, per l’alchimia il laboratorio alchemico e così via) e combinare assieme ingredienti e reagenti di diverso tipo attraverso menu testuali, allo scopo di migliorare le statistiche degli oggetti che possediamo o di crearne di nuovi, come veleni e pozioni. Il tutto si svolge in maniera abbastanza classica, ma rappresenta un ottimo passatempo alternativo al combattimento e può rivelarsi molto utile, dopo che ci saremo specializzati nelle diverse discipline; inoltre la varietà di oggetti, armature, armi e pozioni possibili è sconfinata. Peccato solo per l’impossibilità di creare spell personalizzate ex novo come visto negli altri episodi della saga, ma evidentemente Bethesda ha preferito andare sul sicuro ed evitare di rendere il crafting troppo dispersivo.Da non dimenticare poi il grande lavoro letterario effettuato con lo scopo di popolare il mondo di Skyrim con libri e volumi, i quali sono disponibili per la lettura come da tradizione per la saga, per quanto alcuni siano importanti direttamente da Oblivion e da Morrowind.Naturalmente in quest’ultimo capitolo tornano anche le gilde, una delle feature più divertenti e apprezzate dei precedenti Elder Scrolls. Sono presenti la gilda dei ladri con sede a Riften, la gilda dei guerrieri (i cosiddetti “compagni”) con sede a Whiterun, la gilda dei maghi con l’accademia di Winterhold, la scuola dei Bardi a Solitude e la misteriosa Confraternita Oscura, che vi lasciamo il piacere di scoprire.

Unicità e diversitàSeguendo solo la main quest la longevità si attesta sulle venticinque ore, pronte a triplicare se sceglierete di visitare per bene le tante città presenti e di portare a termine alcune quest secondarie; se infine vi farete prendere dal mondo di Skyrim e dalle sue mille vicende, la durata è destinata ad aumentare esponenzialmente, fino a centinaia di potenziali ore di gioco. Una longevità tale, da sempre marchio di fabbrica dei titoli Bethesda, è dovuta al fatto che le cose possibili da fare a Skyrim sono davvero moltissime, tanto che è impossibile scriverle tutte in una recensione: dall’esplorazione del mondo alle quest, dal crafting alla caccia di draghi, dall’unione nelle diverse gilde all’arruolamento presso la Legione imperiale o i Manto della Tempesta, per non parlare dell’housing o della possibilità di sposarsi: avrete soltanto l’imbarazzo della scelta per decidere da dove cominciare.Il sistema di quest dinamico presente non fa altro che immergere il giocatore sempre più a fondo nell’universo di gioco. Ci è capitato ad esempio, dopo aver superato abbondantemente le trenta ore, di ricevere una lettera della Legione imperiale che richiedeva l’uccisione di un drago avvistato ultimamente sulle pendici di una montagna, o ancora di ricevere la visita di un messaggero dello Jarl, il quale ci ha tristemente informato che un nostro vecchio conoscente è mancato e noi abbiamo ereditato una parte dei suoi beni. È superfluo dire che queste caratteristiche rendono quanto più profondo e coinvolgente il gioco, fino al punto da rendere quasi indispensabile un secondo playthrough per godersi, se non tutte, almeno buona parte delle mille sfaccettature del titolo.Ci sentiamo infatti di dire che praticamente nessun giocatore avrà vissuto la stessa esperienza di un altro, a meno che non ne copi i salvataggi: le variabili possibili sono così tante e complesse che questo rende ogni partita del tutto unica nella sua diversità.

Creation EngineQuesto è il nome del nuovo motore grafico sviluppato internamente da Bethesda, che rappresenta una netta evoluzione del vecchio Gamebryo. Il motore dipinge costantemente davanti ai nostri occhi scene dalla bellezza poetica; i panorami di grande respiro che il titolo è in grado di offrire sono infatti vibranti opere d’arte che le immagini fisse non riescono a restituire: la tundra a ovest sempre così evocativa e desolata, la luce dell’alba che si diffonde pian piano dalle montagne, il tramonto che proietta un velo dorato sulle increspature dell’acqua, l’aurora polare che si mostra in tutta la sue spettacolarità nelle fredde notti nordiche.La maestosa direzione artistica si rivela perfetta nel dare linfa vitale al mondo di Skyrim, con le sue architetture medievaleggianti seguite da strutture tipiche del fantasy, come gli accampamenti orcheschi e le imponenti fortezze naniche del sottosuolo. Molto migliorate anche le animazioni, tanto quelle degli uomini quanto quelle di animali e draghi, che appaiono meno scoordinate e legnose, mostrando un evidente salto di qualità rispetto ai precedenti titoli targati Bethesda.La versione per computer, rispetto a quella console, beneficia di una risoluzione maggiore e di un’eccezionale pulizia, visibile in particolare su fogliame e terreno. Ottima l’effettistica, grazie a un dettaglio sugli oggetti leggermente più alto, più riflessi, ombre più definite e l’attivazione del FXAA; con un po’ di antialiasing le “scalettature” sono del tutto assenti, e anche gli oggetti alla distanza sono rotondeggianti e ben definiti. Soprattutto, la versione PC si fa notare per i tempi molto minori di caricamento, che restano abbondantemente al di sotto dei dieci secondi di attesa.Volendo proprio trovare qualche difetto, sporadicamente si possono notare delle texture non sempre in altissima definizione, o degli interni che tecnicamente non paiono poi troppo dissimili rispetto a quelli visti di Oblivion o Fallout 3; ciò è dovuto soprattutto al sistema di illuminazione, notevolissimo nel colpo d’occhio generale, ma talvolta un po’ carente se analizzato al microscopio. È ad esempio un peccato che il sole non costituisca una fonte d’illuminazione vera e propria, dato che le ombre nel gioco sono precalcolate e si ricaricano ogni dieci-undici secondi per aggiornarsi; da segnalare inoltre la mancanza dei sunshaft (i cosiddetti godrays), che avrebbero donato ulteriore fascino al mondo di gioco, già comunque stupendo.Ciononostante l’impatto grafico resta più che positivo e cede il fianco a qualche critica solo se attentamente vivisezionato sotto la lente d’ingrandimento; bisogna anche ricordare che The Elder Scrolls V: Skyrim non è un titolo istanziato o diviso in mappe (come può esserlo ad esempio un FPS quale Battlefield 3, che mostra un comparto tecnico incredibile), ma rappresenta un mondo di gioco enorme e liberamente esplorabile. Vedete quella lontana montagna innevata sullo sfondo? Allora potete arrivarci. Tutto ciò ovviamente ha il suo peso in termini di prestazioni, e dunque il motore grafico si può definire come l’ennesimo asso nella manica di Bethesda, considerata anche la sua relativa leggerezza, capace di girare con fluidità su sistemi non al top.

Audio cinematograficoDi altissima qualità si conferma il comparto sonoro, in assoluto stato di grazia. Gli effetti sonori riescono nel non facile compito di immergerci completamente in un mondo fantastico, in cui la bellezza della natura incontaminata spesso si scontra con la minaccia delle creature ostili che incontreremo lungo la nostra strada: di notte capiterà talvolta di udire degli alti ululati prima di avvistare un branco di lupi all’orizzonte, o di sentire le primitive grida di un troll che sta per spuntare da una foresta davanti a noi. Il campionamento sonoro legato ai combattimenti con i draghi è poi incredibile: il profondo respiro di ciascun drago, lo sbattere delle possenti ali, i suoi assordanti versi, tutto contribuisce a incutere timore di queste creature.La colonna sonora (termine di solito usato nel cinema, ma che in questo caso calza a pennello) porta la firma del compositore Jeremy Soule, un’autorità indiscutibile nel suo campo, che ha alle spalle esperienze con videogiochi come Guild Wars, Neverwinter Nights e Star Wars: Knights of the Old Republic, oltre naturalmente ai predecessori Morrowind e Oblivion. Tutta la soundtrack si attesta su livelli molto alti, a partire dall’esaltante main theme per finire con quell’inconfondibile musica distesa da ascoltare al sicuro dentro le mura della città, che sembra evocare il riposo del guerriero dopo tante battaglie.Anche il doppiaggio in inglese riesce a stupire, complice un lavoro monumentale che ha coinvolto settanta tra artisti e attori nel prestare le loro voci ai personaggi del gioco. Tuttavia non c’è niente da temere se preferirete giocarlo in italiano: Bethesda ha avuto cura persino di questo, affidando la traduzione di tutti i testi, le linee di dialogo e il doppiaggio a un gruppo di navigati professionisti, e il risultato si vede; la traduzione italiana forse non raggiunge le vette cinematografiche del doppiaggio originale (e sarebbe stato quasi impossibile), ma si tratta comunque di un ottimo lavoro, di cui non si può che lodare l’impegno.

L’avventura continuaDopo aver pubblicato un gioco come non se ne vedevano da tempo, Bethesda ha manifestato la chiara intenzione di continuare a supportare la sua ultima fatica, per correggere i (pochi) difetti presenti. Gli sviluppatori hanno già annunciato l’uscita di una patch, volta a fixare dei bug riscontrati da alcuni giocatori. D’altronde qualche lieve imperfezione è pur sempre da mettere in conto in un titolo così immenso e appena uscito sul mercato, ma capita davvero molto raramente di imbattersi in bug in grado di rovinare l’esperienza di gioco.Infine, ultimi ma non per importanza, completano ulteriormente l’offerta gli inesauribili mod della grande community PC di The Elder Scrolls, che in parte stanno già iniziando ad arrivare e naturalmente non tarderanno a proliferare con il futuro rilascio del Creation Kit da parte di Bethesda, andando a migliorare ancora il gioco ovunque possibile. Come già visto con le migliaia di modification e total conversion per Oblivion, alcune sono in grado addirittura di stravolgere il gioco o di perfezionarlo sotto tutti i punti di vista. A questo proposito vi consigliamo di tenere d’occhio nei prossimi tempi siti come www.skyrimnexus.com, su cui lavora buona parte della comunità di modders.

HARDWARE

Requisiti minimi– Sistema operativo: Windows XP, Windows Vista, Windows 7 (32 o 64 bit)– CPU: dual core da 2 GHz– RAM: 2 GB– Scheda video: compatibile con le DirectX 9, con 512 MB di memoria dedicata.– Accesso a Internet per l’attivazione su SteamRequisiti consigliati– Sistema operativo: Windows XP, Windows Vista, Windows 7 (32 o 64 bit)– CPU: quad core Intel o AMD– RAM: 4 GB– disco fisso: 6 GB di spazio libero– scheda video: compatibile con le DirectX 9, con 1 GB di memoria dedicata (GTX 260, Radeon 4890 o superiore)

– Un mondo vivo e vasto da esplorare

– Ambientazione ispirata e credibile

– Comparto sonoro eccezionale

– Profondo e potenzialmente illimitato, anche grazie ai mod

– Interfaccia poco comoda su PC

– Qualche sporadico bug

– Di fatto non molte novità rispetto a Oblivion

9.6

Bethesda non si è limitata a riconfermarsi un’ottima software house, stavolta ha superato se stessa. The Elder Scrolls V: Skyrim è il coronamento di un’esperienza di vita alternativa in un universo fantasy.

Un gioco stupefacente, dalle molte sfumature e virtualmente infinito, ambientato in un mondo aperto e affascinante, tanto che i pochi difetti presenti, come qualche bug e un’interfaccia non sempre all’altezza su PC, non bastano ad offuscarne la bellezza.

The Elder Scrolls V: Skyrim è una pietra di paragone di cui sentiremo ancora parlare sovente negli anni a venire, capace di rinverdire i fasti della grande tradizione del gioco di ruolo occidentale.

Voto Recensione di The Elder Scrolls V: Skyrim - Recensione


9.6