Anteprima

The Darwin Project

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a cura di Filippo "Xsin" Consalvo

Se dopo Hunger Games vi siete chiesti come sarebbe stato un videogame ispirato ai giochi di Capitol City, Scavengers Studio ha fatto la stessa cosa e ha trovato il supporto di Xbox per realizzare The Darwin Project, un survival multiplayer competitivo che riprende moltissimi degli elementi dell’opera di Suzanne Collins, aggiungendo un sistema di collecting e crafting per poter personalizzare l’esperienza di ciascuna partita. Un capitolo sulla linea di H1Z1 e PlayerUnknown’s Battlegrounds, ma con un’arena limitata a 7 giocatori e uno show director in grado di cambiare le sorti di ogni partita.
Battle Royale
Partendo dalla lobby veniamo catapultati nella mappa di gioco divisa in zone, completamente ricoperta da neve e ghiacciai. 
Ci rendiamo subito conto di come uno degli indicatori di stato si riferisca proprio alla nostra temperatura corporea, rendendo necessario ogni tanto doversi riscaldare accanto ad un fuoco, visto che la nostra tuta arancione non sembra proprio adatta alle temperature sotto zero.
Fuoco però significa anche fumo, e dunque il rischio di essere localizzati e inseguiti dagli avversari, trattandosi di una vera e propria battle royale dove l’ultimo a rimanere in vita riesce a salvarsi. 
In pochi secondi diventa chiaro come i primissimi minuti di ogni partita devono essere spesi a raccogliere quante più risorse possibile: con la vastità dell’intera mappa ancora a disposizione e una parità di equipaggiamento con gli altri giocatori, gettarsi all’inseguimento troppo presto potrebbe tradursi unicamente in una perdita di tempo eccessiva, mentre investire i primi passi nel miglioramento di armi ed equipaggiamento potrebbe far pendere l’ago della bilancia a nostro favore quando le zone iniziano a chiudersi e tutti i giocatori vengono spinti verso la stessa area.
I poteri visti nel gameplay trailer della conferenza Xbox non sono altro che degli strumenti tecnologici avanzati rilasciati di tanto in tanto in una zona o l’altra, disponibili in un unico pezzo per volta e in grado di fornire un vantaggio considerevole. Riuscire ad arrivare per primi in questi casi significa poter contare su campi di forza protettivi, mimetiche ottiche, frecce esplosive e molti altri strumenti decisivi per le sorti della sopravvivenza. 
Raccogliendo le normali risorse invece è possibile craftare alcuni miglioramenti per l’equipaggiamento o altri strumenti, d’attacco o di difesa. Dei “funghi” illuminati sparsi un po’ ovunque permettono di venire sbalzati via verso un’altra zona, mentre indagare su delle risorse appena recuperate concede di scovare le tracce di un avversario mentre lui rimane ignaro della nostra presenza, così da seguirlo e colpirlo di sorpresa.
Ti uccido ma non troppo
Una volta faccia a faccia il combattimento ci è apparso un po’ caotico, soprattutto perché ad ogni colpo ci si ritrova sbalzati via e l’avversario può così scappare facilmente, costringendoci a corrergli dietro o a ricominciare l’inseguimento da capo. 
L’ascia in nostro possesso è un’arma a corto raggio efficace, invece l’arco costringe ad avere una mira rapida e precisa per potersi rivelare utile a colpire gli avversari. Uccidere gli avversari non c’è sembrato per niente facile, e all’interno di una sessione a tempo ridotto abbiamo visto più eliminazioni a causa dell’ambiente (una zona che si chiude o il freddo) che di un giocatore. Il direttore dello show (esattamente come in Hunger Games) può a sua volta dirottare dei droni contro alcuni giocatori, o addirittura lanciare un bombardamento aereo su una zona in particolare, facendoci pensare che forse la tattica vincente di questo progetto Darwin sia semplicemente rimanere in vita senza preoccuparsi di eliminare gli avversari, tanto prima o poi ci pensa l’IA. 
Non è un concetto totalmente sbagliato, ma all’interno di un videogioco che sembra strizzare l’occhio agli eSports ci si chiede se sia una scelta (av)vincente. I pochi minuti a nostra disposizione, influenzati anche da alcuni bug, non possono bastare a testare se le dinamiche possano funzionare a lungo termine, ma il potenziale c’è e si vede che Microsoft non vuole rinunciare ad un titolo esclusivo in grado di portare soprattutto su Xbox un’esperienza cercata da un pubblico sempre più ampio di videogiocatori. 

– sistema di crafting vario

– ogni sessione promette di essere diversa

Il paragone con Hunger Games e Battle Royale è d’obbligo per The Darwin Project. In un’epoca di survival, multiplayer competitivi ed eSports il titolo di Scavengers Studio sembra talmente azzeccato da non giustificarne l’assenza su console fino ad ora. Un concept dal potenziale enorme che da questo primo hands on non ci ha dato tutte le conferme che ci aspettavamo, ma ci lascia fiduciosi di trovare un’altra interessante esclusiva ID@Xbox quando sarà pronto per l’uscita, nei primi mesi del 2018, sperando che nel frattempo tutte le imperfezioni siano state corrette.