Recensione

The Dark Eye: Memoria

Avatar

a cura di Francesco Ursino

Si fa presto a cominciare la recensione di un’avventura grafica con la solita menata che recita che il genere in questione è ormai finito, così come si fa ancora più presto a dimostrare che difatti uno degli episodi videoludici di maggior successo della scorsa stagione, la serie di The Walking Dead, sarebbe da ascrivere proprio a questa tipologia di titoli, sebbene con alcune larghe concessioni .Ma se le avventure Telltale sono prodotti adatti al grande pubblico (in fondo possono contare su una fortissima licenza, hanno un ritmo più dinamico delle classiche avventure, e praticamente non presentano puzzle), per chi è alla ricerca di una avventura grafica “dura e pura”, fatta di enigmi a raffica spesso cervellotici, una delle esperienze migliori riscontrabile nei titoli dello scorso anno è sicuramente The Dark Eye: Chains of Satinav. Nella recensione dell’anno scorso ne parlavamo in termini vagamente entusiastici, ma a quanto pare lo studio tedesco Daedalic Entertainment è riuscito a migliorarsi ancora: è con queste premesse, allora, che cominciamo la recensione del secondo capitolo della storia di Geron e Nuri, chiamato The Dark Eye: Memoria e ispirato, come il suo predecessore, al gioco di ruolo tedesco Das Schwarze Auge. Scopriremo, ancora una volta, come le avventure grafiche sappiano regalare belle storie e ottime esperienze videoludiche.

Spoiler avventurosiPrima di cominciare la nostra disamina della narrativa, è ovviamente d’obbligo mettere in guardia coloro i quali stessero leggendo e non avessero giocato a The Dark Eye: Chains of Satinav dal pericolo di imbattersi in inevitabili spoiler, circostanza dovuta al fatto che questo The Dark Eye: Memoria si pone in diretta successione temporale con quanto avvenuto nel capitolo precedente.Detto questo, vediamo di dare un breve sunto introduttivo delle vicende del titolo: Geron, il protagonista, è tornato ad Andergast insieme al suo amore Nuri, trasformatasi in un corvo a causa degli avvenimenti finali del capitolo precedente. Per rimediare a questa situazione, il nostro accetta di incontrare un oscuro personaggio di nome Fahi, che si dimostra disposto a riportare Nuri alla sua condizione originaria a patto, però, di risolvere un misterioso indovinello che tormenta i suoi sogni; appena chiusi gli occhi, infatti, Fahi diventa spettatore della storia di Sharisad (abbreviato in Sadja), una principessa di un lontano regno a Sud che, circa 450 anni prima, aveva deciso di prendere parte alla Guerra dei Magi con lo scopo di essere ricordata come una grande eroina. L’indovinello riguardante la principessa, in buona sostanza, sarebbe la chiave per comprendere il significato di questi sogni misteriosi.Parte da questa breve introduzione l’avvincente trama proposta in The Dark Eye: Memoria, che inevitabilmente finirà per raccontare in parallelo sia la storia di Geron che quella di Sadja, le quali si intrecceranno in uno sviluppo sempre ordinato e piacevole da seguire.Rispetto al titolo precedente, colpisce la caratterizzazione dei personaggi, visto che in The Dark Eye: Chains of Satinav alcune figure risultavano poco ispirate, mentre in questo The Dark Eye: Memoria anche i personaggi di contorno risultano essere più che soddisfacenti. Le considerazioni più lusinghiere, in ogni caso, riguardano il personaggio di Sadja, più che quello di Geron. Se il protagonista maschile infatti si conferma come l’archetipo dell’eroe umile e innamorato, è la misteriosa principessa proveniente dai lontani reami del Sud a sorprendere in positivo; il mondo delle avventure grafiche di per sé non è nuovo a personaggi femminili forti: solo per rimanere nel periodo più recente, Kate Walker di Syberia e Victoria McPherson di Still Life hanno incarnato lo spirito di donne indipendenti e pronte a farsi strada tra le difficoltà, ma la determinazione di Sadja nel voler perseguire i suoi ambiziosi obiettivi, e nel superare tutti gli ostacoli, rimane veramente uno dei tratti più distintivi della produzione, che rispetto al predecessore si segnala maggiormente per il notevole spessore narrativo.Una bella narrazione, basata dunque sullo sviluppo parallelo delle due storie, non può però essere tale se la sostanza, la trama, non presenta anch’essa un certo valore. C’è da dire che la storia dell’eroe che tenta di salvare la sua bella non è del tutto nuova, ma è sempre un buon punto d’inizio: se a ciò si aggiungono, come visto, personaggi convincenti, e soprattutto se si ha già avuto l’occasione di conoscere bene la propria bella da salvare (Nuri è stata difatti la co-protagonista di The Dark Eye: Chains of Satinav), si può capire come l’esperienza proposta dal gioco sia veramente soddisfacente e anche tutto sommato medio-lunga, considerato il fatto che per completare il gioco e i suoi otto capitoli saranno necessarie almeno dieci, dodici ore.

”Queste erbe che ti danno degli stati…impervi”La narrativa, dunque, si è dimostrata essere estremamente positiva. Ma per quanto riguarda il gameplay? Abbiamo detto in sede di introduzione che l’avventura è di quelle classiche, e tutto ciò comporta dunque la risoluzione di tanti enigmi, una discreta esplorazione degli ambienti, il dialogo con i vari personaggi non giocanti e il controllo di più protagonisti principali (tra i quali ovviamente Geron e Sadja).Le dinamiche di gioco dunque si rivelano essere estremamente solide, con la presenza di puzzle che rappresenteranno una discreta sfida, e un paio di momenti, specialmente nella seconda metà dell’avventura, che metteranno a dura prova le capacità logiche del giocatore, con enigmi che variano dal cervellotico al “creativo” (specie per quanto riguarda l’utilizzo degli oggetti); in ogni caso è lecito dire che, sebbene la difficoltà risulti essere un po’ più elevata rispetto al capitolo precedente, il livello complessivo consente ai più smaliziati di avanzare senza eccessivi momenti di frustrazione e di tentativi casuali. Completamente mutuata dal capitolo precedente è la gestione dell’inventario, sempre richiamabile portando il mouse nella parte bassa dello schermo. All’interno di questo elemento, che raccoglierà sempre un buon numero di oggetti combinabili tra loro, si inserisce però quello che a livello di pure e semplici dinamiche di gioco si rivela essere come la caratteristica che più differenzia l’esperienza di gioco passando da un personaggio all’altro, ovvero il richiamo alle varie capacità magiche dei protagonisti; se Geron infatti potrà riparare e rompere oggetti fragili grazie a un piccolo incantesimo e rilevare la presenza di elementi magici nell’ambiente, Sadja sarà in grado di disporre di tre “poteri” (non li citiamo per non spoilerare ulteriori elementi), acquisibili nel corso dell’avventura. Tutto ciò dà una notevole profondità e aggiunge numerose variabili all’azione di gioco.In estrema sintesi, però, sembra che in questo The Dark Eye: Memoria l’attenzione sia stata posta più sulle sfide di logica e intuito piuttosto che sulla pura esplorazione; a questo proposito è da segnalare la presenza di un paio di sequenze puramente esplorative (una delle quali skippabile dopo un certo periodo di tempo) che, forse non a caso, si segnalano per essere alcuni dei momenti probabilmente meno positivi della produzione. A parte questo, riveste una certa importanza l’interpretazione corretta dei dialoghi: nei momenti più difficili spesso si arriverà alla soluzione di un enigma, o magari si capirà quale locazione visitare, ricordando un particolare o un’informazione data da un qualche personaggio. E’ sempre dunque importante seguire quanto detto durante queste fasi e, in questo senso, l’attuale mancanza di una localizzazione italiana (anche per quanto riguarda i testi) potrebbe in effetti frenare i giocatori meno avvezzi alla lingua britannica. Parlando sempre delle interazioni con gli altri personaggi, c’è da dire che alcuni enigmi sono nascosti proprio nelle linee di dialogo: in qualche occasione, infatti, bisognerà capire quale sia la giusta sequenza di frasi da pronunciare per avanzare nell’avventura.In ogni caso, nei momenti di difficoltà impossibili da superare il giocatore potrà contare su alcuni aiuti: oltre al classico espediente che permette di evidenziare tutti gli hotspot per merito della pressione della barra spaziatrice, sarà presente altresì una nuova sezione, denominata Questlog; questa, richiamabile tramite l’inventario, darà suggerimenti sul da farsi e riproporrà una sorta di riepilogo degli avvenimenti vissuti dai protagonisti (un trovata utile, ad esempio, quando non ci si ricorda bene di alcuni dettagli di una delle due linee principali della trama).

La bellezza della splendida foresta vicino AndergastLe avventure Daedalic Entertainment si sono sempre distinte per una certa cura nel comparto tecnico, che riesce a differenziarsi da titolo a titolo; ci riferiamo ad esempio a quanto visto in A New Beginning, che riprendeva soluzioni tipiche del fumetto (contorni neri decisi di alcuni elementi di sfondo, cutscene con tanto di vignette), che vanno a fare da contrasto con quanto si vede in The Dark Eye: Memoria, che propone fondali bidimensionali disegnati a mano vicini all’acquerello di qualità veramente alta. Il titolo, dal punto di vista tecnico, è tutto sommato una classica avventura grafica in 2.5D: agli splendidi fondali bidimensionali fanno dunque da contraltare i modelli animati dei personaggi, che si segnalano per una qualità sufficiente.L’insistere sugli stessi ambienti del capitolo precedente, poi, ha permesso di percorrere alcune soluzioni “economiche”, ad esempio con i fondali relativi alla piccola cittadina di Andergast, nonché di alcuni scorci della foresta circostante, ripresi direttamente da The Dark Eye: Chains of Satinav; si tratta in ogni caso di un aspetto che non ha impatto alcuno sulla valutazione complessiva, e che anzi permette di ammirare ancora una volta la bellezza delle ambientazioni.Cosi come concludevamo nella recensione del capitolo precedente, i Daedalic Entertainment vanno applauditi per essere riusciti nuovamente a proporre un prodotto curato anche dal punto di vista grafico, che, seppure con qualche imperfezione (per esempio per quanto riguarda qualche animazione eccessivamente “scattosa”), riesce veramente a segnalarsi come elemento positivo della produzione.Per quanto riguarda il comparto audio, infine, le musiche di sottofondo in stile fantasy medievale curate da Knights Of Soundtrack fanno il loro dovere, ma senza avere il guizzo necessario per essere ricordate. Di sicuro la presenza di un bel tema principale avrebbe reso l’avventura ancora più avvincente, ma si tratta di una mancanza stilistica su cui si può soprassedere, considerata la qualità delle altre sezioni di gioco.Molto buono, invece, il doppiaggio in inglese: il carattere forte e determinato di Sadja cui accennavamo precedentemente, infatti, viene ricreato soprattutto grazie a una più che positiva interpretazione e recitazione; il fatto che siano stati riconfermati gli stessi doppiatori di Nuri e Geron, poi, non può che essere un fattore che aiuta ancora di più ad avvicinarsi e affezionarsi a questi due personaggi.

– Storia classica ma appassionante

– Personaggi affascinanti, soprattutto la principessa Sadja

– Gameplay solido e maggiormente legato alla presenza di enigmi

– Qualche piccola mancanza tecnica

– Alcune sezioni esplorative poco ispirate

8.5

The Dark Eye: Memoria è il titolo più bello sfornato fino ad ora da Daedalic Entertainment? Con molta probabilità la risposta è “si”, ma anche senza porsi interrogativi esistenziali è possibile constatare la qualità di questo prodotto, che soffre esclusivamente di alcune sporadiche mancanze tecniche e della presenza di alcune sezioni esplorative poco ispirate.

Rifacendoci agli elementi raccolti in recensione, e mettendoli a confronto col capitolo precedente, che pure era risultato una delle avventure più avvincenti dello scorso anno, questo The Dark Eye: Memoria risulta avere più enigmi, la difficoltà generale è di poco aumentata (e questo è un bene), la storia narrata è molto classica ma più appassionante, e in più è stato introdotto l’affascinante personaggio di Sadja.

Forse non riceverà premi e acclamazioni dal grande pubblico come altre avventure più user-friendly, ma di sicuro la produzione Daedalic Entertainment si conferma come una delle più belle avventure grafiche del 2013, da non lasciarsi scappare assolutamente se si è giocato il primo titolo e se, più in generale, si è appassionati del genere.

Voto Recensione di The Dark Eye: Memoria - Recensione


8.5