Recensione

The Curse of Monkey Island

Avatar

a cura di Threepwood

E’ sempre un piacere rivederla…Siamo nel 1997 quando a distanza di ben 5anni ritorna sugli schermi di tutto il mondo una nuova avventura dell’ormai mitico Guybrush Threepwood. La realizzazione di questo nuovo capitolo ha visto qualche difficoltà. La prima di queste derivava dall’abbandono di casa Lucas da parte di Ron Gilbert padre della serie e mente geniale che stava dietro al grande motore comico della serie. Furono gl’impavidi Jonathan Ackley e Larry Ahern e a prendere le redini della situazione, regalandoci il terzo capitolo della serie, destinata a diventare un cult nel suo genere.

E’ difficile tenere testa a un genio!!I nostri due eroi senza macchia e senza paura fecero del loro meglio per raccogliere il favore del pubblico, cercando di tenere testa al creatore della serie. Il loro compito non fu facile, uno dei primi errori commessi viene subito a galla quando si osserva la trama del gioco che rimane un pò scialba e senza il giusto tocco del maestro anche la conclusione, come affermò Gilbert in un’intervista, rimane un punto deludente di questo capitolo. Tutto ciò viene tralasciato nel momento in cui si comincia a giocare e notiamo che i dialoghi e le situzioni che dovrà affrontare il nostro pirata preferito, rimangono ad un ottimo livello di demenza, riuscendo ad accontentare proprio tutti. Il secondo sbaglio fu commesso nella superficialità con cui vengono distinti i due livelli di difficoltà, “normale” e “mega-monkey”. Il livello “mega-monkey” si distingue solamente per l’aggiunta di qualche enigma in più. Le buone notizie iniziano da ora, gli enigmi che si trovano all’interno dell’avventura sono ben sviluppati e si nota come si sia cercato di seguire la scia lasciata del capitolo precedente cercando di seguire le impronte del padre di Guybrush e compagni. Ackley e Ahern sembrano aver fatto i compiti a casa e rispettando le tradizioni, insieme al resto dello staff, riescono a scrivere dialoghi e gag abbastanza demenziali da tener testa a quelle del maestro, riuscendo così a mantenere quel clima di follia e pazzia piratesca tanto caro a noi giocatori.

Dementi ma talentuosi!!Ciò che colpì ognuno di noi quando iniziammo a giocare fu lo stile grafico adottato per Monkey Island 3. Il direttore artistico Ahern fu capace di regalare a tutti noi un vero capolavoro grafico, creando scenari realistici e tanto colorati da farci staccare la mascella dal teschio. Come se non bastasse riuscì a rispecchiare il clima di comicità, dando ai personaggi un aspetto cartonesco risultando divertente e piacevole da guardare. Tutte queste caratteristiche messe assieme fecero dell’aspetto grafico un asso vincente. Non contenti dell’aspetto sonoro sono riuscirono a realizzare un comparto sonoro da applausi, per rendere possibile tutto ciò furono ripresi e rifatti vecchi temi usati nei giochi precedenti che abbinati a nuove musiche e a spettacolari effetti di sottofondo riuscirono a rendere l’esperienza di gioco unica. Per essere precisi il doppiaggio Italiano fu realizzato anch’esso in maniera eccezzionale. Frullando bene questi due aspetti otteniamo un eccellente risultato che è visibile a partire dal filmato introduttivo.

HARDWARE

La configurazione minima: P90, 16Mb RAM, SVGA PCI, Cd-Rom 4x, con Direct X 5.0.Se invece non ne potete fare a meno la LucasArts ha messo a disposizione lo scumm con il quale potrete giocare a tutti i vecchi giochi LucasArts anche su macchine di oggi.

MULTIPLAYER

Assente

-grande grafica

-grande suono

-grande comicità

-grande gioco!!!

-non c’è Ron Gilbert

0

The Curse of Monkey Island è una delle più grandi avventure di sempre e anche se non sono riusciti ad emulare al 100% le gesta del papà Ron Gilbert resta un titolo da giocare assolutamente e unito a braccetto con i capitoli precedenti rimane un gioco cult e indissolubile nel tempo.