Recensione

The Chronicles of Riddick

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a cura di Matty

In quest’estate povera di uscite realmente significative, Vivendi Universal sembra aver deciso di puntare sul connubio – spesso poco felice – cinema-videogiochi, avvalendosi di un personaggio d’eccezione, tal Richard B. Riddick che molti già conosceranno grazie a Pitch Black (pellicola che vide la luce nel 2000) e che torna ora in scena con un nuovo lungometraggio, The Chronicles of Riddick (TCOR), cui s’accompagna l’omonimo prodotto videoludico. L’ennesimo tie-in mal riuscito?

TramaIl titolo Starbreeze si fregia in realtà di una trama antecedente i fatti del film appena uscito nei cinema, e non solo ad esso, ma addirittura a Pitch Black, divenendo in pratica una sorta di prologo della saga, capace di rivelare fatti completamente ignorati prima d’ora. Escape from Butcher Bay, come suggerisce il nome stesso, narra la drammatica fuga di Riddick da Butcher Bay, la prigione col più elevato livello di sicurezza nell’intero universo. Contro tutto e tutti.Il plot viene svelato in modo brillante, si rivela sempre coinvolgente ed appassionante, risultando l’ideale per la ricreazione di un’atmosfera spiccatamente cinematografica (e ce ne si rende conto immediatamente, nel primo livello di gioco).

GiocabilitàParlando di gameplay, c’è subito da riscontrare un pregio, ovverosia il sistema di controllo, davvero ben studiato e che ci permette di destreggiarci senza problema alcuno. Non che fosse cosa facile, rendere praticamente indolore l’apprendimento di tutte le mosse di Vin Diesel: egli può accovacciarsi mediante la pressione della leva analogica sinistra; agire in modalità stealth premendo il grilletto sinistro; arrampicarsi pressoché ovunque, strangolare i nemici con il trigger di destra; piombar loro addosso dall’alto, e via così. Lara Croft è davvero solo un lontanissimo ricordo (anche se, a onor del vero, va detto che – in alcuni frangenti – pare di vedere in azione proprio la succitata donzella… con qualche muscolo in più)!Per chiarezza, diciamo subito che sarebbe assolutamente sbagliato considerare TCOR un semplice sparatutto; anzi, si tratta di uno dei videogiochi in prima persona più vari degli ultimi anni. Escape from Butcher Bay propone un sapiente mix di elementi di azione pura e ragionata, alternati da brevi scampoli di stampo adventure e GdR (con questi ultimi particolarmente concentrati nelle prime fasi). Non ne consegue certo una libertà paragonabile a quella che si ha in Shenmue II (che d’altronde è classificato come F.R.E.E.), anche perché il tipo di videogame è radicalmente diverso, ma senza dubbio la ripetitività – difetto che affligge molte opere videoludiche da un po’ di tempo a questa parte – è più che scongiurata: l’utente avrà sempre uno stimolo in più nel cercare di portare a termine l’avventura, poiché potrà incontrare tante situazioni diverse, ciascuna da affrontare con differente mentalità. Ciò che colpisce è l’estrema importanza che ogni componente – appunto, stealth, d’azione, e via discorrendo – riesce ad assumere, nonché la cura con cui i medesimi aspetti del videogame sono stati riprodotti. Tenendo conto del fatto che stiamo parlando di un prodotto videoludico basato su licenza cinematografica, tanto di cappello ai programmatori. C’è da dire che Vin Diesel ha partecipato attivamente allo sviluppo del gioco, dando consigli e suggerimenti, e anche contribuendo in maniera marginale alla produzione vera e propria: non v’è dubbio che i risultati siano sotto gli occhi di tutti.La struttura del titolo prevede che nelle prime fasi si debba essere introdotti all’interno dello stesso, completamente privi come si è di armi ed esperienza. Si viene a comprendere che, per ottenere informazioni all’interno di Butcher Bay, è vitale guadagnarsi il rispetto dei membri dell’intera prigione, e per farlo si dovrà dimostrare il proprio valore, specie nel combattimento; altro concetto di importanza fondamentale riguarda alcuni armamenti, che nei primi momenti di gioco risultano “bloccati” da un sistema criptato di DNA. Ovviamente, per Riddick ci sarà modo di ovviare anche a questo.Una peculiarità di TCOR che ha particolarmente impressionato è quella relativa ai Personaggi Non Giocanti, poiché ciascuno di essi ha un proprio nome, una ben definita personalità e un altrettanto preciso rapporto con noi: non avremo a che fare con semplici “manichini”, ma con modelli 3D accurati e studiati con dovizia.Il sistema di combattimento non è estremamente complesso, ma questo non è necessariamente un male (d’altronde non siamo dinnanzi ad un fighting game), poiché invero è sufficientemente profondo e in grado di donare soddisfazioni, apparendo inserito alla perfezione nel contesto. Quanto allo stealth mode, oltre al fatto che è incredibilmente appagante (ricordiamo inoltre che Riddick può sentire il battito del cuore di chi si trova nei suoi paraggi), va spiegato che l’indicatore di invisibilità del protagonista è dato dal variare del colore dello schermo, che diventa progressivamente blu quando nessuno ci può vedere: sicuramente un’ottima trovata.Va infine citato l’EyeShine, un super potere (da acquisire nelle fasi più avanzate dell’avventura) che ci consente di vedere nel buio, la cui realizzazione è assolutamente di primo livello.Per ciò che concerne i difetti, in alcune circostanze s’è riscontrato un certo senso di frustrazione, derivato sia dalla grandezza dei livelli, sia da qualche problema inerente il successivo obiettivo da raggiungere, non sempre ben chiaro. Ad ogni modo, si tratta di piccolezze.Viceversa, va segnalata un’IA dalla lodevole realizzazione, particolarmente brillante nelle (intensissime) sparatorie di cui ci renderemo sovente protagonisti.

GraficaDal punto di vista prettamente grafico, The Chronicles of Riddick è certamente uno dei videogame meglio riusciti su Xbox. L’opera di Starbreeze può vantare un engine 3D molto avanzato, che fa del Normal Mapping e dello sfruttamento dei Pixel Shader, nonché del Bump Mapping, i suoi cavalli di battaglia, con la logica conseguenza di un sistema di illuminazione davvero realistico e verosimile (ai livelli di quello ammirato in Splinter Cell: Pandora Tomorrow, oserei dire) e di superfici – quali muri, strade, eccetera – con scanalature accentuate e ben realizzate.Una sensazione di claustrofobia ci pervade sin dall’inizio del gioco, questo perché gli sviluppatori hanno sapientemente adottato una palette di colori scura, in coppia con delle texture di buona fattura. E’ poi tutto l’insieme a rimanere impresso: basti dire dei graffiti e delle scritte presenti sulle pareti della prigione, che donano un grandissimo realismo all’atmosfera.I modelli dei personaggi (per non parlare di quello dello stesso Vin Diesel, perfettamente reso in 3D!) sono stati creati in maniera eccellente, così come le loro movenze, mai inverosimili o meritevoli di critiche, a dispetto dell’enorme quantità di animazioni che si possono vedere. Belle anche le esplosioni delle armi, e buona la telecamera in terza persona (disponibile in alcune situazioni di gioco).Tutta questa magnificenza è rovinata solamente da alcuni sporadici cali di frame rate (giusto nei casi di notevole affollamento dello schermo), dall’aliasing (cui, ricordiamolo, si può comunque ovviare in parte con il cavo RGB) e da una sfocatura degli elementi più lontani – effetto evidente in alcuni momenti più che in altri -, oltre che da qualche errore di compenetrazione di poligoni: tutti piccoli difetti che ci ricordano che, ahinoi, la perfezione non è di questo mondo…

AudioAnalizzando il comparto audio, ci accorgiamo che anch’esso è di tutto rispetto. Vin Diesel ha prestato la propria voce alla sua controparte tridimensionale e i dialoghi (peraltro ottimi, in lingua inglese) ne hanno tratto assoluto giovamento. I temi musicali proposti non sono male, e uno ricorda molto da vicino quello di Metal Gear Solid, nonostante non riescano a rimanere troppo impressi. Gli effetti sonori sono più che buoni, e il supporto del Dolby Digital rende loro giustizia.

LongevitàLa longevità è probabilmente l’aspetto in cui il prodotto deficita maggiormente, seppur essa sia nella media dei giochi del genere (dalle dieci alle dodici ore) e possa esistere un fattore rigiocabilità. E’ un peccato che manchi l’opzione multiplayer, visto che siamo su Xbox e che il servizio Live è stato ugualmente preso in considerazione, ma probabilmente ce ne lamentiamo solamente perché vorremmo rivivere un’esperienza, in multiplayer, bella quanto quella in singolo.Un’ultima nota per quello che riguarda la lingua, l’inglese: per molti sarebbe stato sicuramente meglio l’italiano, ma in sede di recensione s’è potuto constatare che il lessico adottato non presenta difficoltà di rilievo, svelandosi appena più impegnativo di quello – semplicissimo – adottato in Shenmue II, giusto per fare un esempio. Il consiglio è quindi di non badare all’idioma: sarebbe imperdonabile perdere un gioco come The Chronicles of Riddick per un motivo simile.

– Atmosfera cinematografica perfettamente ricreata

– Engine grafico eccellente

– Trama appassionante

– Ottimo mix di azione ragionata e non

– Longevità non esagerata

– Può divenire a tratti frustrante

– Mancata localizzazione in italiano

8.5

The Chronicles of Riddick: Escape From Butcher Bay è un titolo veramente ben realizzato, variegato ed appagante, nonchè condito da una storia molto appassionante, tutta da scoprire. La sensazione è che l’atmosfera cinematografica sia stata perfettamente ricreata, ma che al contempo i programmatori abbiano quasi “dimenticato” di avere a che fare con un prodotto videoludico basato su licenza cinematografica. E’ ora di mettere da parte il ricordo di tutti gli orrendi tie-in che hanno visto la luce in questi anni, poiché TCOR è riuscito nell’impresa di sfatare il tabù. Ad un ottimo gameplay s’affiancano una grafica superba ed un comparto sonoro più che rispettabile, per quella che è una delle migliori esperienze videoludiche di questa estate 2004. Vivamente consigliato.

Voto Recensione di The Chronicles of Riddick - Recensione


8.5