Recensione

The Cave

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a cura di Pregianza

Ron Gilbert e Tim Schafer non sono comuni sviluppatori, per moltissimi gamer sono praticamente figure paterne. Se siete nati negli anni 80 o avete voluto ripercorrere la storia delle avventure punta e clicca in gioventù, questi due individui vi hanno cresciuto indirettamente dallo schermo del vostro computer, come una sorta di genitore alternativo capace di far amare i videogiochi a chiunque con una semplice trovata.
Rivedere designer di questo livello sulla cresta dell’onda ancora oggi non può che fare piacere, ma all’interno dei Double Fine, casa di sviluppo fondata da Schafer di cui Gilbert è entrato a far parte da qualche tempo,  non era ancora spuntato un progetto che vedesse coinvolte entrambe queste fantastiche menti. Tutto è cambiato con l’annuncio di The Cave, un puzzle game diretto da Gilbert in persona con il supporto del suo nuovo “capo”, nato da alcune idee che frullavano in testa al designer dai tempi di Maniac Mansion
I nomi coinvolti sono titanici, ma le capacità di designer di Ron si saranno mantenute fresche al limone dopo tutti questi anni? Entriamo nella caverna per scoprirlo.
Un dungeon con dei sentimenti
Inizierete The Cave accompagnati dalla suadente voce di un narratore alquanto… particolare. Si tratta di una caverna mistica parlante, capace (almeno in teoria), di soddisfare i più reconditi desideri di chi vi si addentra, ma anche di tirare fuori il lato oscuro che si cela in ogni uomo. 
Fin dall’inizio al giocatore verrà dato modo di scegliere uno tra sette diversi personaggi, tutti dotati di un passato piuttosto oscuro. Una volta selezionato un trio di possibili protagonisti, inizierete una pericolosa avventura tra le spire del dungeon parlante, durante la quale vi verrà rivelata pian piano la storia dei membri del vostro gruppo.
The Cave non è un gioco dalla narrativa complessa, ma vanta comunque dialoghi scritti con grande stile e umorismo, capaci di strappare più di qualche risata. Non commettete però l’errore di ritenere il titolo una commedia, i suoi temi di fondo sono tutt’altro che allegri, e sia la caverna che i personaggi nascondono segreti ben più cupi di quanto si possa immaginare. 
La scelta di narrare le vicende passate dei protagonisti tramite tavole di fumetto ritrovabili tra i cunicoli della cava è apprezzabile, ma le diverse storie non stupiscono più di tanto, nonostante contengano tutte una morale. A far da motore trainante è praticamente sempre il narratore, che non risulta mai ingombrante e fastidioso, e riesce ad essere fino alla fine una miniera (in tutti i sensi) di battute.
Pensiero non molto laterale
Lo schema di gioco è incredibilmente semplice. A tutti gli effetti i controlli sono quelli di un platform basilare, nel quale ai personaggi è concesso di saltare, raccogliere oggetti, interagire con elementi della mappa e utilizzare un potere speciale. Fare uso furbescamente di tutte queste azioni sarà indispensabile per avanzare nel tour della caverna, perché ogni cunicolo e zona da cui questa è composta è ricco di puzzle da risolvere.
Gilbert ha dimostrato di avere ancora un certo talento nel congegnare enigmi: vi troverete davanti ad ogni genere di problema, da individui pericolosi che vi bloccano il cammino, a mostri da distrarre con arguzia, passando per combinazioni di leve e semplici barriere da aggirare o demolire. Gran parte di questi ostacoli andrà eliminato usando l’oggetto giusto al momento giusto, o controllando in combinazione i vari membri del vostro team. Qui subentra la prima mancanza del gameplay di The Cave, ovvero la gestione della squadra. Le zone incontrate saranno sempre piuttosto estese, e non avrete modo di raggruppare rapidamente i personaggi scelti, se non all’inizio di specifici livelli. Questo può costringere più volte a dover fare backtracking o a navigare zone estese della caverna per raggiungere il luogo necessario alla risoluzione di uno specifico puzzle, cosa che risulta tediosa il più delle volte. Almeno per certe fasi, un semplice pulsante di richiamo dei personaggi non ci sarebbe dispiaciuto, anche se avrebbe forse facilitato troppo la vita a determinati protagonisti in grado di aggirare gli ostacoli con i loro poteri. 
Proprio attorno ai poteri ruota una delle trovate più furbe del gioco Double Fine, la caverna infatti potrà venire esplorata solo parzialmente con una singola squadra e sarete costretti a rientrarvi con altre tre scelte per poter sperimentare ogni singolo enigma, poiché le varie zone risulteranno accessibili solo usando specifiche abilità. Questi talenti cambiano molto di personaggio in personaggio, e alcuni, tra cui il teletrasporto della viaggiatrice nel tempo, la telecinesi del monaco e l’invulnerabilità del cavaliere, possono aiutare in molteplici situazioni. C’è tuttavia un lato negativo anche in questa struttura unica, ovvero il numero dei personaggi. I protagonisti sono sette (otto se si contano i gemelli, ma valgono come uno solo perché usati perennemente in coppia) e una volta finita l’avventura due volte sarete costretti a rigiocare almeno un paio di fasi già viste, oltre che a rivisitare zone della caverna che restano fisse ad ogni esplorazione. Molti giocatori probabilmente non riterranno un terzo playthrough degno di venir affrontato per tale motivo.
Anche nella precisione dei controlli purtroppo si nota qualche singhiozzo di troppo. Può capitare di rimanere incastrati in alcuni anfratti e di dover usare il pulsante di morte rapida per tornare alla precedente posizione, inoltre i salti non sempre sono particolarmente precisi. Nulla di terribile per un gioco di cui la componente platform rappresenta solo una minima parte, ma vista comunque la necessità di aggirarsi zompettando nelle varie zone, si poteva fare uno sforzo maggiore. 
Gente brutta dentro, ma non fuori
Graficamente The Cave è molto piacevole. Pur senza sfoggiare un motore grafico superlativo, il lavoro di Double Fine è ispirato, ricco di tocchi di classe e citazioni riuscite. Su Ps3 abbiamo notato netti e ingiustificati cali di frame rate in presenza di corsi d’acqua ed effetti particellari, ma non è bastato a rovinare l’ottimo impatto visivo del gioco. Notevolissimo il sonoro, con doppiaggi di altissima qualità, tra cui spicca, come detto prima, quello della caverna. 
La prima scampagnata tra le rocce durerà attorno alle tre ore. Non molto, ma raddoppiano facilmente se si considerano la necessità di completare il gioco con più personaggi e la possibilità di giocare in multiplayer locale. 

– Enigmi numerosi e ben congegnati, spesso impegnativi

– Umorismo e dialoghi lodevoli, che ben supportano una storia piuttosto dark

– Doppiaggio impeccabile e grafica ricca di personalità

– Alcune scelte di game design poco furbe, tra cui l’obbligo di ripetere enigmi già fatti per il numero inadeguato di personaggi

– Il tour della caverna è alquanto breve

– Qualche problema tecnico e controlli non molto affidabili

7.0

The Cave è un buon puzzle game, ricco di momenti ispirati ed enigmi di ottima fattura, ma fortemente indebolito da alcuni difetti evidenti a livello di game design e controlli. Non è certo l’opera migliore creata dai Double Fine, tuttavia se amate il genere e volete buttarvi in un titolo spiritualmente vicino alle grandi avventure punta e clicca del passato, un’occhiata nella misteriosa caverna creata da Ron Gilbert fareste bene a darla.

Voto Recensione di The Cave - Recensione


7