Recensione

The Banner Saga 2

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Tra i titoli indipendenti più premiati del 2014, quando debuttò facendo leva su uno stile artistico e narrativo da applausi, ci fu The Banner Saga, tornato oggi con il suo carico di combattimenti strategici densi di decisioni dolorosissime.
Gli sviluppatori di Stoic Studio hanno optato per un seguito diretto, che riprende temi, personaggi ed ambientazioni del predecessore, arricchendo, nel contempo, le meccaniche di gioco e il ventaglio di scelte a disposizione del giocatore.
Fortunatamente, l’incantevole tratto grafico è rimasto immutato, come le proibitive condizioni di vita in cui i protagonisti si dovranno dibattere: se non vi spaventa affrontare il freddo, la carestia ed un nemico che brama il sangue della vostra gente, allora procuratevi una bevanda calda e proseguite nella lettura.
The Banner Saga 2 vi aspetta.
Le mille strade della carestia
The Banner Saga fu un colpo di quelli che non vedi arrivare, una di quelle sleeper hit indipendenti che hanno fatto innamorare i giocatori: merito di una narrativa cruda, spietata, a metà tra una favola nera norrena e gli scenari fantasy tipici dell’immaginario mitteleuropeo, ma anche di scelte sempre pregnanti, con conseguenze reali (e dolorose).
Tutte caratteristiche fondanti che hanno trovato spazio anche in questo seguito, rendendone l’incedere narrativo non meno entusiasmante e affascinante: le vicende di The Banner Saga 2 riprendono esattamente dove finivano quelle del predecessore, ovvero immediatamente dopo la sconfitta del leader dei Dredge, Bellower, trafitto da una freccia magica.
Coloro i quali abbiano giocato al primo episodio potranno importare il salvataggio, vivendo sulla propria pelle le conseguenze delle scelte effettuate, mentre chi inizia la trilogia da questo secondo capitolo può contare su due differenti scenari precalcolati: l’unico difetto della produzione, seppure endemico, risiede proprio nella sua natura di seguito diretto, che risulterà abbastanza oscuro ai neofiti, nonostante il recap disponibile nel menu d’avvio.
Qualunque sia lo scenario prescelto, lo scopo sarà quello di raggiungere Arberrang, ultima capitale degli uomini, e di farlo in un vero e proprio scenario di guerra, tra villaggi saccheggiati e fosse comuni.
I Dredge sono ovunque, e non sono nemmeno gli unici pericoli per la carovana che saremo chiamati a condurre: la fame, la stanchezza e le avverse condizioni climatiche rappresentano altrettante spade di Damocle sulla testa dei sopravvissuti.
La struttura del titolo, a metà tra una versione moderna di The Oregon Trail e uno strategico a turni in stile Fire Emblem, costringe il giocatore a prendere continuamente posizione, tanto sulle cose più triviali della quotidianità (come la gestione delle risorse e degli scout da mandare in avanscoperta) quanto su questioni di vita o di morte, come la scelta di dividere il gruppo in battaglia o di fermarsi a riposare in una foresta maledetta.
Qualsiasi decisione prenda, il giocatore sbaglia: come nella più cupa delle realtà, ogni scelta ha un rovescio della medaglia, ogni azione una conseguenza, e ogni errore di valutazione può costare la vita ad uno o più personaggi giocabili.
Come se non bastasse, il gruppo è male assortito, tra umani, Varl (giganti cornuti e formidabili guerrieri), Valka (sacerdoti che padroneggiano le arti magiche) e la novità Horseborn (centauri dall’intelligenza primitiva): anni di guerre e di reciproco disprezzo non possono essere cancellati nemmeno nel momento del bisogno, e, anche tra coloro che sono costretti a combattere spalla a spalla possono serpeggiare il malcontento e la diffidenza.
Gli sviluppatori di Stoic hanno superato i livelli di crudeltà del primo episodio, se è vero che ogni volta che sarete coinvolti in una conversazione, andrete incontro a rischi maggiori di quelli in cui incorrerete durante qualsiasi combattimento: mai il detto “la lingua ne ferisce più della spada” ha trovato migliore applicazione.
The Banner Saga 2 non eccede nelle descrizioni ma non lascia mai il giocatore in balia di se stesso, non gli svela le conseguenze delle proprie scelte ma gli lascia intuire cosa potrebbe succedere e, sopra ogni altra cosa, fotografa come pochi la natura umana, i suoi dilemmi, il suo egoismo e la sua grandezza.
Piccoli miglioramenti
Le fasi più strettamente ludiche, quando cioè si scende in battaglia, rappresentano ancora uno degli elementi che compongono la ricetta di The Banner Saga 2, e, a dirla tutta, hanno guadagnato in importanza e profondità rispetto al primo capitolo, ma comunque non rappresentano né il punto focale della produzione né l’apice del genere nell’attuale (ricchissimo) catalogo PC.
L’impressione che il team di sviluppo fosse molto più interessato a raccontare una storia in cui il giocatore fosse al centro della narrazione rispetto a fornirgli un altro strategico a turni viene rafforzata da questo seguito, nonostante gli evidenti miglioramenti al bilanciamento delle abilità, delle armi, l’introduzione di una nuova razza (i già citati Horseborn) e di scenari interattivi e con obiettivi mutevoli.
L’ossatura di base è rimasta immutata, e quindi ci si trova dinanzi ad uno strategico a turni abbastanza classico, in cui ogni personaggio gode di un valore di armatura ed uno che funge, contemporaneamente, da salute e forza: avere otto punti salute rimanenti significa poter infliggere al massimo otto danni (a meno di colpi critici), mentre tenere alti i valori di armatura riduce significativamente le probabilità che i colpi inferti dai nemici intacchino l’indicatore della salute.
Il morale della carovana e il numero di nemici abbattuti influiscono direttamente sulla forza di volontà delle truppe, necessaria per utilizzare le abilità speciali e le magie, e i personaggi caduti non vanno incontro alla morte permanente ma, al massimo, a ferite invalidanti, che non consentono loro di scendere in campo per una o due battaglie successive.
Attorno a questi cardini, ruota un gameplay sensibilmente meno complesso di quello di molti congeneri, che nondimeno riesce a riservare soddisfazione e generare battaglie tese, sempre sul filo del rasoio, complice l’impossibilità di curare i membri del proprio party.
Rispetto al recente passato, però, Stoic sembra essersi concentrata su una maggiore differenziazione degli obiettivi nelle battaglie, aggiungendo dinamismo anche tramite l’arrivo di rinforzi nemici, riducendo l’impatto del caso sugli esiti degli scontri ravvicinati, e, soprattutto, aggiungendo una variante non da poco con i centauri, che combattono in maniera assai differente dalle altre truppe.
Dotati di grande mobilità e della possibilità di percorrere ulteriori spazi dopo aver colpito, i centauri consentono tattiche di accerchiamento che prima avrebbero richiesto molti più turni, offrendo, nel contempo, un discreto output di danni.
Una certa fragilità e una scarsa varietà nelle abilità speciali, che tendono a ripetersi per tutti e quattro i membri di questa specie reclutabili, controbilanciano una razza che, altrimenti, avrebbe alterato il delicato equilibrio che si è venuto a creare con questo secondo capitolo. Le migliorie, pur non evidenti da subito, sul lungo periodo riescono a rendere più godibili gli scontri, differenziandoli gli uni dagli altri e facendo sì che il giocatore tenga sempre in debita considerazione l’opzione della forza bruta durante i dialoghi.
Incantevole
Come un film d’animazione di Don Bluth, con un tratto che costeggia la mitologia scandinava ma non disdegna colori saturi e fisionomie mediterranee, The Banner Saga 2 si segnala, esattamente come il primo capitolo (se non di più), come uno dei prodotti più belli da vedere in assoluto all’interno del panorama PC.
Le animazioni e le location disegnate a mano, la fluidità con cui nemici ed amici si muovono su schermo, la qualità dei rari intermezzi animati concorrono a creare una direzione artistica sublime, che travalica i gusti personali e avvicina il medium videoludico alle più nobili forme d’arte.
Il doppiaggio, per quanto sporadico, trasmette la sensazione di estraneità che il gioco veicola, con i personaggi che parlano sì inglese ma con un accento straniero abbastanza marcato, come fossero veramente nativi delle terre del Nord; la qualità è buona, e nel capitolo conclusivo della trilogia ci piacerebbe sentirne anche di più.
Menzione d’onore anche per la magnifica colonna sonora, ad opera di Austin Wintory come in occasione del primo capitolo, che alterna temi cari alla tradizione scandinava con tracce di grande solennità, arie tristi con improvvise fanfare di guerra, dipingendo scenari di morte e devastazione ma anche di conflitti e vita pulsante.
La durata complessiva è soggetta alle valutazioni del giocatore: non eccezionale se si prende come riferimento il filone dei giochi di ruolo strategici, rimane comunque sui livelli di quella del primo episodio, e quindi di tutto rispetto se, invece, si tiene conto della natura episodica della produzione e del limitato costo di lancio, inferiore ai venti euro.
Peraltro, la possibilità di ritornare sulle proprie scelte, cambiando drasticamente tanto il destino di alcuni personaggi quanto il percorso della carovana, gioca a favore della rigiocabilità.

– Narrativa sempre più cruda e disperata

– Colonna sonora epica

– Battaglie meglio bilanciate e più varie rispetto al primo capitolo…

– Stile grafico ancora da applausi

– Non rappresenta un buon punto di inizio per i neofiti della serie

– …ma ancora non primarie nell’economia di gioco

8.0

The Banner Saga 2 non aveva bisogno di strafare per risultare un ottimo prodotto, viste le solide basi gettate dal capitolo d’esordio, e, difatti, è bastato bilanciare ed arricchire le sezioni di combattimento per rendere questo seguito complessivamente migliore rispetto al titolo del 2014.

L’unico suo limite è rappresentato dalla sua natura di sequel diretto, che lo rende poco consigliato ai neofiti, che farebbero bene a recuperare la prima parte della trilogia prima di imbarcarsi in questa disperata ed appassionante fuga verso la salvezza.

L’acquisto è irrinunciabile, inutile dirlo, per tutti quelli che trattengono il fiato da un paio di inverni dopo la conclusione delle vicende dell’episodio precedente: The Banner Saga 2 non vi deluderà.

Voto Recensione di The Banner Saga 2 - Recensione


8