Recensione

Teslagrad

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a cura di Gegarg

immaginate un mondo steampunk in cui in una citta chiama Teslagrad, probabilmente alle porte dell’era industriale, un sovrano vive indisturbato, finché un giorno un gruppo di invasori si trova alle porte. Riesce a sconfiggerli e restituisce alla città la pace originaria, diventandone sovrano, ma qualcosa non va per il verso giusto. Il nome della città indica l’atmosfera che troviamo al suo interno: formato dal cognome di Nikola Tesla, noto fisico che studiò elettricità ed elettromagnetismo alla fine dell’ottocento, protagonista anche di alcuni film per la sua figura controversa, assieme al suffisso “grad” nei paesi slavi significa “città”. Senza svelare troppo della trama, diciamo che siamo quindi a fine ottocento in una città in cui l’elettricità è vista come fosse magia e in cui i soldati sono vestiti come l’armata rossa. Benvenuti a Teslagrad!
Ci vuole una gran Tesla
Il gioco fonde diversi aspetti che lo rendono difficilmente inquadrabile, per comodità diremo che è un platform-puzzle non lineare, stile metroidvania (maledetto sia chi ha coniato il termine). Il protagonista senza nome, oltre ad essere lanciato in medias res sia nella storia che nell’azione di gioco, senza uno straccio d’arma, all’inizio fa sembrare il titolo come un endless run in cui si può solo fuggire dai nemici. Arrivati nella torre di Tesla, dove si svolge la maggior parte del gioco, il ritmo rallenta, e, pian piano, la parte platform inizia a ridursi in favore di quella puzzle. Tutti gli enigmi proposti in Teslagrad sono basati su polarità ed elettromagnetismo (non mi stupirei se l’autore del gioco fosse un ingegnere): basta toccare dei fiori di colore blu o rosso per caricare il protagonista negativamente o positivamente. Questo permette di essere repulsi da alcune piattaforme e pareti ed essere attratti da altre. Non solo, in base al peso e alla grandezza degli elementi con cui il protagonista viene a contatto, talvolta deve bisogna attrarre o allontanare alcuni oggetti, altre volte favorire il passaggio di alcuni robottini per caricare pareti o elementi dello scenario, altre volte è necessario usare la propria creatività per risolvere la situazione e non è detto che la soluzione sia uguale per tutti i giocatori. Man mano il gioco rende alcune meccaniche più semplici grazie ad armi e potenziamenti: una cappa per potersi polarizzare senza l’uso dei fiori, dei guanti per magnetizzare gli oggetti ed anche degli stivali che permettono uno spostamento fulmineo e di attraversare barriere e altri ostacoli oltre a consentire il raggiungimento di alcune piattaforme senza neanche l’uso del salto.
Elettrizzante
Il comparto tecnico del gioco è di ottima fattura: gli sviluppatori norvegesi Rain hanno fatto un ottimo lavoro sul piano grafico, conferendo al titolo un’atmosfera unica per stile e ambientazioni variegate e talvolta mozzafiato dipinte ad acquerello. I protagonisti e i nemici per design ricordano i personaggi di Hergè, autore di Tintin, e per animazione invece sono molto simili alla tecnica di Don Bluth, noto in ambito videoludico per i giochi di Dragon’s Lair, creando, ancora una volta, un’ottima alchimia. Gli ambienti sfoggiano un invidiabile 2.5D e sembrano disegnati a mano permettendo di calarci ancora di più nella storia, anche perché gran parte di questa è raccontata proprio da disegni che si trovano su muri e pareti e da alcuni teatri delle marionette presenti nella torre di Tesla. La colonna sonora non è da meno e rafforza l’atmosfera con i suoi violini struggenti. Anche se non iconica assolve il compito di accompagnare degnamente il gioco.
Positivo e negativo
Ma Teslagrad non è solo rose e fiori. Il gioco, al netto degli enigmi, presenta una durata abbastanza breve. In uno speedrun si potrebbe anche percorrere l’intero tragitto probabilmente in poco più di un’ora. I piacevoli ostacoli sono gli enigmi da risolvere usando la propria inventiva. Il titolo non offre tutorial, se non le minime basi, presentate sempre da graffiti o arazzi presenti sulle pareti, per cui (consiglio spassionato) non andrebbero usate guide, walkthrough ed altri suggerimenti: o si prova a spremere le meningi, per quanto difficile sia la situazione, oppure non vale la pena cimentarsi in Teslagrad. Le stanze vanno affrontate con pazienza e ragionando, che siano puzzle “statici” o una serie di azioni difficili per riuscire a superare le piattaforme bisogna mantenere la calma. Un altro difetto è che Teslagrad non è in grado di gratificare il giocatore che supera un enigma, dopo una parte difficile ne arriva un’altra ancora più difficile. I veri momenti clou, memorabili e soddisfacenti, sono le boss fight che, non solo sono diabolicamente difficili (basta un colpo solo per dover ricominciare da capo), a scoprire il pattern di attacco e vedere questi bestioni esplodere o stramazzare al termine di una lotta è un piacere. Essendo breve, il gioco è anche rigiocabile: nella torre sono presenti delle carte/pergamene, anche queste narrano una storia, quella del protagonista: se al termine del gioco non se ne possiedono almeno 16 non è possibile accedere allo scontro finale, ma se si collezionano tutte e 36 il finale sarà differente (e migliore). Dopo aver raccolto tutti i potenziamenti bisogna giro a lungo nella torre per poterle scovare tutte.

– Meccaniche di gameplay nuove e interessanti

– Comparto tecnico dotato di grande stile

– Difficoltà old school

– Non gratifica spesso il giocatore

– I puzzle con le piattaforme sono a volte imprecisi e frustranti

7.5

Teslagrad è un gioco vecchia scuola, breve, anche se rigiocabile, e difficile, a volte ai limiti della frustrazione, con una storia intrigante e che propone differenti e coraggiosi approcci al calssico platform esplorativo non lineare, unito a uno stile grafico unico e curato ed una colonna sonora di buona fattura. Il gioco del team Rain si impone come uno dei migliori giochi indie sul mercato ed una delle miglori esperienze del 2014, nonostante alcuni difetti nel game design da limare.

Voto Recensione di Teslagrad - Recensione


7.5