Recensione

Tekken Tag Tournament 2

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a cura di Pregianza

Non dev’essere facile vestire i panni di uno sviluppatore, specialmente se si tratta di uno specialista coinvolto nello sviluppo di un seguito. Ritoccare un sistema che funziona è un rischio che comporta possibili rivolte da parte dei fan più attaccati al marchio, ed è spesso problematico introdurre innovazioni sensibili anche quando si ha un’idea geniale, perché su ogni scelta aleggia sempre l’oscuro vento del fallimento. 
Se il titolo in questione poi appartiene al genere dei picchiaduro, la situazione si fa estenuante. Stiamo parlando pur sempre di una tipologia di giochi di complessità immane, costruita su sistemi complessi che richiedono un bilanciamento continuo e quasi maniacale. Bastano un paio di ritocchi delle statistiche a mandare tutto a quel paese, figuriamoci quando si deve rinnovare un intero sistema di combattimento.
Namco è di certo una delle software house più esperte in questo campo, in grado negli anni di costruire e mantenere una community affiatata attorno a due dei brand più significativi tra i picchia picchia tridimensionali, Soul Calibur e Tekken. Per riuscirci la casa ha seguito una strategia che l’ha vista ritoccare spesso sensibilmente le meccaniche dei suoi giochi, con risultati abbastanza altalenanti. Per quanto riguarda Tekken in particolare, l’ultimo capitolo non è stato ricevuto come sperato dai fan di vecchia data, che non hanno amato molto determinati cambiamenti e hanno iniziato a chiedere con insistenza un ritorno alle origini. Beh, sembra che la richiesta abbia raggiunto le orecchie del buon Harada, perché il simpatico game director ha deciso di dedicarsi a Tekken Tag Tournament 2, sequel diretto di uno dei capitoli più tecnici e apprezzati della saga, e ha fatto capire di aver creato il gioco principalmente per gli appassionati. Finalmente la versione completa di questo attesissimo picchiaduro è giunta in redazione, e noi ci siamo buttati sulla preda, sperando che le nostre arrugginite giunture fossero ancora in grado di eseguire qualche combo decente. Sarà il ritorno che tutti aspettavano, o solo un Tekken 6 redux con il tag? 
La scienza del combattimento
In Tekken Tag Tournament 2 la trama passa in secondo piano. Come nel suo predecessore le vicende narrate non sono canoniche e il torneo del Pugno di ferro si trasforma in una dream fight, dove possono scontrarsi tutti i personaggi apparsi finora nella serie. A poco serve la presenza delle immancabili sequenze cg alla fine dell’arcade mode, se cercate una storia appassionante guardate altrove.
Chiaramente qui è solo il gameplay a farla da padrone, un insieme di sistemi complessi affinati negli anni, divenuto sempre più stratificato con il passare del tempo. In Tekken i personaggi hanno a disposizione un quantitativo innumerevole di tecniche, che spaziano da singoli colpi a mini combinazioni, passando per serie complesse e proiezioni multiple. Gli attacchi possono essere medi, bassi o alti, con i medi che fungono praticamente da overhead e non possono venir parati da accovacciati. A queste basi si aggiungono una mobilità tridimensionale ricca di possibilità offensive e difensive a seconda del suo utilizzo, la necessità di calcolare alla perfezione le distanze, contromosse e contro contromosse, attacchi “sicuri” che non lasciano il personaggio indifeso dopo il loro utilizzo, tecniche in grado di sbilanciare l’avversario anche se parate, colpi che “schivano” determinate mosse (crush system, non apprezzatissimo da svariati giocatori), muri che cambiano le proprietà delle combinazioni, tutta una serie di stordimenti temporanei e una miriade di altre chicche. Può sembrare una mole di informazioni improponibile da assorbire, eppure la serie è nota per la sua accessibilità, perché la struttura a 4 tasti risulta molto più intuitiva del normale e chiunque è in grado di imparare almeno i fondamentali del gameplay dopo qualche sessione. L’essenza del sistema è esemplificata alla perfezione dalle Juggle Combo, combinazioni grazie alle quali è possibile tenere in aria l’avversario per prolungati periodi di tempo e infliggere gravi danni. Le serie di colpi più complesse richiedono un tempismo invidiabile e grande allenamento, ma non è difficile eseguire juggle basilari per un utente medio, a ulteriore dimostrazione dei molteplici modi con cui si può approcciare l’esperienza.
Inutile dire che l’introduzione del tag rende questo già complicato ammasso di meccaniche ancor più arduo da padroneggiare, poiché inserisce svariate novità nella formula da tenere in considerazione durante gli scontri. Dovete infatti sapere che, dopo aver scelto una allegra coppia di lottatori, vi saranno più modi di far entrare in campo il compagno: il primo, basilare, consiste in uno scambio netto alquanto rischioso, che andrebbe usato solo mentre il nemico è in aria o al tappeto. Il secondo è un wall tag, effettuabile nelle vicinanze di un muro, più rapido e sicuro. Inoltre è possibile taggare con una speciale presa, far sì che il proprio partner attacchi durante lo scambio, o eseguire una manovra offensiva chiamata Tag Assault, che fa entrare il compagno in campo per pochi secondi e permette di allungare le già spettacolari Juggle Combo di cui parlavamo pocanzi. Il Tag Assault e l’attacco tag sfruttano a loro volta un’altra meccanica, il Netsu (letteralmente “febbre”). Si tratta di un potenziamento temporaneo che si attiva sul sostituto se il lottatore primario viene mazzuolato per benino, e aumenta sensibilmente i danni. Il Netsu può venir consumato per utilizzare le tecniche tag citate prima o sfruttato nella sua forma comune per mettere pressione all’avversario, la sua attivazione si basa inoltre su delle “relazioni nascoste” tra i personaggi, quindi scegliere due combattenti che si odiano a morte rende più difficile ottenere questo possente brillio. 
Tanta roba nevvero? Ne siamo consapevoli, i Tekken sono titoli quasi impossibili da dominare completamente. E’ davvero una fortuna che siano così ben calcolati da risultare godibili a livelli medio bassi, caratteristica valida anche per questo Tekken Tag Tournament 2, che contiene più di un espediente per avvicinare i neofiti al sistema. Il primo trucco, e quello più evidente, è l’introduzione del “laboratorio” (nome comunemente dato al practice mode dai giocatori esperti, ma che qui rappresenta una modalità a parte). Nella nuova modalità controllerete un Combot inizialmente quasi privo di mosse, che potrete potenziare missione dopo missione imparando tecniche basilari. Si tratta di un’opzione interessante, utile, e ricca di umorismo demenziale. Durante i vari capitoli affronterete infatti assurdità quali Ganryu volanti, Power Ranger obesi, e tutta una serie di altre amenità, sempre accompagnati dal fusissimo Lee Chaolan nei panni del suo alter ego Violet.
Passando al “vero” laboratorio, il practice mode è calcolato per aiutare i meno esperti, con tutte le opzioni tipiche di una buona modalità allenamento e una serie di combo utili segnalate alla fine della lista mosse di ogni personaggio. Si poteva forse fare di più per introdurre i giocatori ai trucchetti più complicati, ma è comunque un buon inizio. 
Mille modi di menare le mani
Restando in tema, parliamo delle altre modalità offline. Sono presenti tutte le opzioni classiche, come l’Arcade Mode, il Survival, la sfida a tempo, il versus, lo scontro a squadre, e l’ormai immancabile modalità fantasma, ovvero il Kumite, che vi porrà contro avversari di rango e abilità crescente per guadagnare oro e titoli. I soldini ottenuti potranno poi venir utilizzati per acquistare oggetti e vestiti con cui personalizzare ogni singolo lottatore. L’editor dei personaggi è estremamente completo e ricco di possibilità, non ci metterete molto a rendere unici i vostri combattenti preferiti ma vi ci vorrà parecchio tempo per sbloccare tutti gli oggetti. Carina anche l’idea di aggiungere mosse speciali basate su determinate armi equipaggiabili. Non temano i veterani, sono praticamente sempre tecniche lentissime e quasi inutilizzabili in combattimento, pensate principalmente per farsi due risate.
La vera novità di Tekken Tag Tournament 2 quanto a contenuti è il “Doppio”, un vero e proprio 4 contro 4, dove ogni giocatore controlla un singolo lottatore. Non si tratta di un combattimento caotico con tutti i lottatori su schermo come in Street Fighter X Tekken, bensì di una battaglia normale, dove l’altro giocatore resta in panchina finché non viene chiamato in causa. Il Doppio è un’espediente semplice ma brillante per ravvivare un po’ le sfidone tra amici, e può venir giocato persino online.
Proprio il multiplayer sembra essere la colonna portante di Tekken Tag Tournament 2. Trattandosi di un titolo pensato principalmente per i giocatori navigati, l’online rappresenta il suo cuore pulsante e Namco ha voluto assicurarsi di offrire l’esperienza multigiocatore definitiva ai suoi aficionados. In rete si mantiene infatti il ranking system del Kumite, e possono venir affrontate tutte le modalità versus già descritte. Il netcode sembra estremamente stabile e i singhiozzi sono davvero rari, non abbiamo potuto però testarlo sotto il peso di grandi masse di giocatori, quindi ci è ancora impossibile dire quanto sia impeccabile. Troviamo tuttavia geniale l’idea di inserire una fase di allenamento contro un Mokujin per valutare la latenza durante la ricerca delle partite, e possiamo affermare con certezza che gli sviluppatori hanno fatto una mossa magistrale con l’introduzione della World Tekken Federation, una gran aggiunta che migliora non poco il prodotto. Pensate all’equivalente per Tekken di Call of Duty Elite, un agglomerato online di statistiche, dati e match, dove è possibile analizzare accuratamente le proprie capacità e quelle degli altri giocatori. Un hub sociale aperto a tutti, che permette persino di creare squadre e organizzare tornei, e potrebbe essere utilizzato per competizioni ufficiali online in futuro. Il bello è che tutto questo ben di dio è completamente gratuito, così come gratuiti saranno i 4 personaggi DLC che arriveranno con un pack downloadabile in futuro (Angel, Kunimitsu, Michelle e Ancient Ogre). Un bel cambio di rotta rispetto alle altre software house, probabilmente dettato dagli insuccessi recenti delle strategie legate ai DLC dei principali concorrenti. 
Per assicurarsi infine che le partite siano il più piacevoli possibile, è stato fatto pure un bel lavoro di ribilanciamento dei personaggi. Non aspettatevi grossi stravolgimenti, i Mishima sono ancora delle bestie assetate di sangue e i combattenti più brutali sono stati ridimensionati solo limitatamente, ma qualche ritocco interessante c’è stato, che porterà i più abili a dover rivedere marginalmente la propria strategia con giovialoni come Lars e Heihachi. 
C’è solo un lato negativo nel pacchetto, cosa che può sembrare paradossale visto che il difetto riguarda un’altra modalità disponibile, ovvero il Solo Play. Si può infatti decidere di giocare con un solo personaggio, con danni aumentati rispetto ai team tag e attivazione automatica del Netsu raggiunta una certa percentuale di vita. Fin qui tutto bene, ma il gioco è chiaramente bilanciato sugli scontri 2 vs 2 e non ci sono limitazioni all’uso di guerrieri singoli online. Difficile credere che basterà a rovinare le medie in rete, anche perché un giocatore esperto può sfruttare le meccaniche tag per fare disastri impossibili in solitudine, ma potrebbe infastidire la massa degli utenti. 
Non un roster, un esercito
Tekken Tag Tournament 2 conta oltre 50 combattenti, un numero smodato di scelte che andrà ad aumentare ulteriormente con l’uscita dei personaggi DLC sopracitati. Il fatto che un tale roster riesca ad essere equilibrato è quasi miracoloso, considerando il quantitativo spaventevole di fattori in campo durante i match. Harada and friends hanno ottenuto tale risultato scegliendo di mantenere piuttosto elevata la velocità dell’azione, limitare parzialmente i danni, ed elidere gli eccessi legati al juggling e ai colpi laterali, mantenendo invariate le solide basi del progetto. Una stramba forma di evoluzione statica, che funziona molto meglio di quanto dovrebbe.
Anche tecnicamente il gioco riesce a stupire, pur non raggiungendo il livello della versione da cabinato. I modelli dei combattenti sono estremamente dettagliati, le animazioni fluide, le mosse spettacolari, e le arene estremamente ben fatte, con tanto di livelli multipli raggiungibili spaccando muri o pavimenti con specifiche mosse. L’unica pecca del gioco risiede nella sporcizia che si deposita sui combattenti quando volano a terra. Gli effetti legati ai liquidi sono ottimi ma la polvere e il terriccio si attaccano in modo fin troppo netto ai personaggi, arrivando quasi a ricolorarli parzialmente. Poco male, il titolo è comunque molto bello da vedere e viaggia stabile sui 60 fps (frame rate obbligato per un picchiaduro). Fantastiche come sempre le musiche, seppur molti pezzi siano stati riciclati. Il ritorno di classici come Moonlit Wilderness non può però che farci piacere, e la modalità Tekken Tunes permette di importare qualunque colonna sonora nel gioco. 

– Roster enorme e ben bilanciato

– Grandioso online, anche grazie alla World Tekken Federation

– Tecnicamente ottimo

– Ricco di modalità

– Pensato principalmente per il gioco online e il competitivo, quindi privo di story mode longevo e contenuti single player significativi

– Il combattimento con un solo personaggio non è bilanciato quanto il tag

9.0

Tekken Tag Tournament 2 è il picchiaduro che i fan della serie aspettavano da tempo. Il gioco riesce a raffinare ulteriormente il complesso e variegato sistema di combattimento del marchio, e offre un’esperienza competitiva online di una completezza mai vista prima. Aggiungete un roster enorme, un ribilanciamento fatto con criterio, un comparto tecnico notevole e un po’ di sano umorismo, per ottenere un titolo che si pone di diritto tra i migliori esponenti del genere. La sua unica vera pecca risiede nella mancanza di contenuti singleplayer significativi, ma si tratta pur sempre di un capitolo pensato principalmente per chi bazzica con i Tekken da anni, quindi è difficile fargliene una colpa.

Voto Recensione di Tekken Tag Tournament 2 - Recensione


9