Recensione

Tearaway

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Sono molte le parole che vengono usate fin troppo pomposamente durante la disamina di un’opera; si parla con molta facilità di innovazione, di novità, di elementi di gioco mai visti prima, e si usa spesso fuori luogo un termine in particolare: originalità. Se dovessimo definire Tearaway con una sola parola, non esiteremmo neanche per un attimo ad usare proprio quest’ultima, perché il nuovo gioco di Media Molecule riesce in modo pressoché perfetto ad adagiarsi con grazia e intelligenza su tutte le feature di PlayStation Vita, usandole al meglio per dare dei reali valori aggiunti all’esperienza di gioco. Tearaway non fa il grossolano errore di obbligare forzatamente a usare tutte le caratteristiche della console solo perché si trovano lì, ma al contrario le sfrutta sapientemente per presentarsi come qualcosa di semplicemente unico e irripetibile.

Un messaggero di carta verso il sole
Iota (o Atoi, se sceglierete le sembianze femminili) è il co-protagonista dell’avventura, al quale viene di fatto affiancato l’utente stesso, che ha un ruolo determinante dall’inizio alla fine della storia. Il piccolo messaggero di cartoncino deve fare in modo che la sua missiva arrivi a destinazione senza perdersi nel tempo indefinito delle memorie smarrite per sempre, e per farlo dovrà raggiungere il suo Tu, che sarete per l’appunto voi giocatori. Al centro del sole di carta, la telecamera di PS Vita vi inquadrerà e apparirete in Tearaway come una sorta di divinità che ha il potere di mutare il mondo di gioco con l’ausilio delle proprie dita. La dimensione dialogica creata da Media Molecule è delicata, costante nel suo proporsi senza presunzione, continuamente supportata, ben gestita e piacevole da vedere e giocare, riuscendo a stampare sul viso di chi gioca quel sorrisetto di felicità che è diretta conseguenza di una conduzione di gioco capace di coinvolgere prendendo sempre per mano e mai strattonando. Iota, ancor prima di essere affidato all’abilità del giocatore, è alle dirette dipendenze del Tu, senza il cui aiuto non potrebbe proseguire in nessun modo lungo l’arco dell’avventura. Il mondo di Tearaway è letteralmente infarcito di oggetti da toccare, piattaforme da manipolare tramite il movimento della console stessa, cartapesta da sfondare con le dita attraverso la pressione sul touch pad posteriore, ostacoli da rimuovere in fretta ed elementi dello scenario da fotografare. Tutto questo avviene sempre in maniera organica e convincente, senza creare difficoltà logistiche, senza risultare qualcosa di pretestuoso nell’economia di gioco e senza costringere a manovre ardite con la console tra le mani. Inizialmente, si comincia forse in maniera sin troppo tranquilla, con l’impressione che Tearaway sia un titolo fortemente limitato e ancorato pesantemente ai controlli touch. Passerete i primi momenti senza poter nemmeno saltare da un punto all’altro, superando agevolmente e senza alcun tipo di problema le sessioni che si presenteranno. I livelli sono spesso degli spazi ampi entro cui dover risolvere alcune richieste particolari al fine di poter accedere all’area successiva, e dove è anche possibile trovare delle attività secondarie e i diversi collezionabili, rappresentati da pacchi regalo nascosti in punti particolari dello scenario o alla fine di un bivio. La struttura di fondo è quindi semplice, ma è il modo in cui si progredisce ad essere magico, stuzzicante e divertente.
Art Attack e oltre
Pensate a Tearaway come a un universo parallelo al nostro dove tutto è animato con origami, striscioline colorate di carta, modellini in cartoncino mutevoli nella loro forma e oggetti che sembrano usciti fuori dalla fantasia di un bambino. Si può interagire con questi elementi quando questi presentano una piccola porzione contrassegnata da un’impronta digitale: potrete così tirare via una linguetta per srotolare un lungo lembo di carta su cui correre, spostare le facce di figure geometriche per alterare la loro conformazione, far scorrere i lembi di un sipario che apre la via a un nuovo scenario e molto altro ancora. Dal touch pad posteriore è possibile invece sfondare i pavimenti (dove indicato) e spostare degli ostacoli che intralciano la via a Iota, avvicinare piattaforme, scacciare via i nemici chiamati Cartacce o lanciarli verso l’alto. E il ventaglio di interazione è ancora molto ampio e articolato, ma preferiamo lasciarvi scoprire man mano in che modo potrete accompagnare il vostro messaggero nella sua purtroppo breve ma intensa avventura. Tutto diventa ancora più interessante quando dovremo soddisfare le particolari richieste dei personaggi all’interno del gioco, come dover fotografare qualunque cosa vogliate per creare un nuovo manto un po’ sopra le righe per un cervo, o disegnare l’oggetto che vi viene chiesto. Ed è proprio qui che entra in scena un’altra delle caratteristiche di questo titolo sui generis: la schermata passa in questi casi a un banco di lavoro dove sceglierete un cartoncino tra quelli colorati in alto, lo porrete al centro dello schermo, e comincerete a tutti gli effetti a disegnare, ritagliare e integrare la vostra creazione all’interno del mondo in cui vi trovate, come una corona da mettere in testa a uno scoiattolo, una zucca tratteggiata in modo spaventoso da piazzare sul collo di uno spaventapasseri, o anche solo un fiocco di neve rosso che trasforma completamente l’atmosfera del livello in cui vi trovate. A dimostrazione del fatto che il piglio estroso con cui è stato realizzato il mondo di Tearaway pare sia uscito fuori dal vincitore assoluto del miglior corso di découpage, anche i semplici enigmi ambientali si basano sulla manipolazione di parti dello scenario, dando vita a interessanti soluzioni di level design che non brillano tanto per complessità ma più per la cura estetica con la quale sono stati creati. E a creare potrete essere anche voi al di fuori del gioco. Come? Con un’altra interessante caratteristica capace di rafforzare ulteriormente la validità dell’idea che sta dietro il concept di Tearaway. Lungo l’avventura vi capiterà di imbattervi in alcuni oggetti o personaggi completamente bianchi, come se fossero stati tagliati via dalla schermata e decontestualizzati; toccherà a voi doverli fotografare e ridargli colore e vita. Riportandoli all’antico splendore, sbloccherete i modellini corrispondenti, da poter poi scaricare dal sito tearaway.me che è collegabile al proprio account PSN. Per far rivivere il mondo di Tearaway nel nostro, basterà seguire le linee guida, andare sul collezionabile sbloccato, scaricare la guida e darsi da fare a console spenta (per chiunque ne abbia voglia). Dal sito è possibile scegliere delle opzioni avanzate come le foto di riferimento, le istruzioni e la guida per la fustellatura, che troveremo all’interno di un file PDF grazie al quale saremo capaci in pochi passi (a seconda della difficoltà dell’oggetto da riprodurre, chiaro) di ricreare dal vivo ciò che abbiamo visto su console. La qualità dei modelli e la precisione delle linee guida fa capire quanto Media Molecule abbia puntato fortemente su questa caratteristica, che ci pare essere decisamente una mossa vincente, soprattutto per quanto riguarda la presa che potrà avere su un pubblico di più piccoli – a cui l’opera in parte si rivolge.

Coriandoli per tutti
L’impronta, il tocco inequivocabile di Media Molecule, è presente in Tearaway con la stessa forza autoriale presente in LittleBigPlanet. In questo caso si parla però di un platform vero e proprio, che possiede un’identità talmente chiara e precisa da meritare tutte le lodi per il grande coraggio avuto nel proporre qualcosa che semplicemente nel mercato non ha altri esponenti simili. Il vantaggio di Tearaway è quello di essere stato ideato avendo bene in mente le caratteristiche hardware di PS Vita, attraverso cui riesce ad innalzarsi ben oltre il livello medio delle produzioni attuali, sia per la tipologia di offerta, sia per la capacità di introdurre delle novità infuse di un’originalità davvero fuori parametro. Anche una cosa fine a se stessa come la personalizzazione del protagonista, per esempio, riesce a essere divertente. La customizzazione si basa sull’uso di adesivi da sbloccare, acquistare, ridimensionare e posizionare a nostro piacimento sul corpo del messaggero. Il costo di ogni singolo adesivo è misurato in coriandoli, che troveremo percorrendo le strade principali degli scenari, soddisfacendo le richieste dei personaggi e quelle talvolta tacite dell’ambiente circostante. Anche solo per il gusto di sperimentare un po’, averli tutti diventa quasi qualcosa di compulsivo, da collezionista, così come i modellini da dover scovare in giro per il mondo di carta di Tearaway, che verso il finale lascia spazio a delle sezioni più psichedeliche rispetto agli inizi. È proprio nel colpo di coda finale che si assiste a una lieve impennata del livello di difficoltà, che per tutta la durata dell’avventura si assesta in verità a un livello piuttosto basso e per certi versi amichevole. Anche l’impossibilità di raggiungere il game over o qualche penalizzazione di sorta è un deterrente per affrontare i livelli con grande attenzione, perché una volta caduti in un baratro o sconfitti dalle Cartacce, proseguirete tranquillamente da dove avete interrotto, riuscendo poi a cavarvela senza troppi grattacapi. È questo, assieme alla durata esigua, l’unico vero difetto di Tearaway, un gioco che sprizza ispirazione da tutte le porosità della carta di cui è composto, un titolo che sa come coinvolgere totalmente il giocatore senza alienarlo mai per un secondo e che dimostra chiaramente come i ragazzi di Media Molucule siano ormai una vera e propria sicurezza quando si tratta di dover creare qualcosa di completamente nuovo e autenticamente innovativo. PS Vita stava aspettando ardentemente un gioco simile, e finalmente può accoglierlo come si farebbe con un figlio che inorgoglisce e di cui bisogna andare fieri.

– Unico

– Originale da qualunque punto lo si osservi

– Sfruttamento totale della console che lo ospita

– Artisticamente ispirato e sempre coinvolgente

– La difficoltà e la durata sono un po’ sotto la media

9.0

Tearaway è la perla più scintillante di PS Vita, ed è anche il gioco che più di tutti sa come sfruttare una simbiosi con la console che ha del geniale, senza mai apparire come qualcosa di pretestuoso o forzato. Sony farebbe bene a coccolare Media Molecule ancora di più, perché è uno studio di sviluppo che, se supportato adeguatamente, può tirare fuori dal cilindro opere di un certo valore artistico. Per arrivare ai piani più alti, all’eccellenza assoluta, serviva però un approfondimento maggiore delle meccaniche basilari, senza necessariamente sacrificare quegli elementi di contorno che danno una possente identità al titolo. Così com’è, comunque, Tearaway è già qualcosa di unico e speciale.

Voto Recensione di Tearaway - Recensione


9