Recensione

Tales from the Bordelands - EP II

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a cura di Francesco Ursino

Erano state tante le cose che ci avevano particolarmente sorpreso in positivo durante la stesura della recensione del primo episodio di Tales from the Borderlands; il progetto nato dalla collaborazione tra TellTale e Gearbox, infatti, era riuscito a prendere il meglio dallo strambo mondo dei vault hunter adattandolo al tipico gameplay delle avventure della casa famosa, tra gli altri, per The Walking Dead. Dopo una lunga attesa, abbiamo finalmente avuto modo di giocare il secondo episodio della serie, intitolato Atlas Mugged. Vediamo di capire come stanno evolvendo, allora, le avventure di Fiona e Rhys.

Un inizio scoppiettanteNell’articolo dedicato al primo episodio spiegavamo come il ritmo di gioco di Tales from The Borderlands, per forza di cose, sia decisamente più rapido di quello visto in altre produzioni TellTale; in un gioco che fa della stramberia dei suoi personaggi uno dei suoi punti forti, proporre lente sequenze riflessive sarebbe stato un errore non da poco.L’inizio di Atlas Mugged conferma questa idea: possiamo dire senza particolari dubbi, infatti, che le prime scene di questo secondo episodio rappresentano la parte migliore del capitolo, e vanno a restituire un’esperienza complessiva superiore rispetto all’apertura del precedente atto. L’intreccio narrativo, è bene dirlo, riprende senza interruzioni da dove si era interrotto in precedenza: Fiona, Sasha, Vaughn e Rhys, in altre parole, partono alla ricerca di un Vault dopo aver scoperto una misteriosa mappa olografica facente parte del Gortys Project. Come sempre, il cammino dei nostri verrà minacciato dai nemici più disparati, in un susseguirsi di sequenze sempre molto ritmate e spesso esilaranti. E’ bene ricordare, però, che l’intera storia narrata non è altro che un lungo flashback; sia Fiona che Rhys, infatti, non faranno altro che raccontare le proprie avventure a un oscuro personaggio (già incontrato nel primo capitolo) che li tiene prigionieri, e sui cui peraltro deve ancora essere fatta luce. Possiamo dire però che, a livello narrativo, questa trovata si conferma estremamente ispirata: ha consentito agli sceneggiatori di passare velocemente dal racconto di un personaggio principale all’altro (specie nella prima parte dell’episodio), ha creato i presupposti per numerose situazioni comiche e, ancora una volta, ha dato al tutto un ritmo decisamente elevato. Dal punto di vista dell’equilibrio narrativo, però, dobbiamo dire che l’elemento di questo secondo episodio che va sicuramente segnalato è la longevità; Atlas Mugged, infatti, non porterà via più di un’ora e mezza di gioco, e ciò ha ripercussioni abbastanza evidenti. I momenti di relativa calma, in cui poter utilizzare le abilità di Rhys o l’astuzia di Fiona si contano sulle dita di una mano, mentre il resto della narrazione è affidata esclusivamente a sequenze basate su QTE e, soprattutto, alla scelta veloce delle linee di dialogo.

Catch-a-ride!Le avventure TellTale si stanno sempre più trasformando in storie interattive, sacrificando il gameplay sull’altare di un’esperienza interattiva legata alle decisioni del giocatore. In Atlas Mugged, in effetti, questa impressione viene rafforzata a causa anche di una longevità che, come visto, si attesta su livelli tutto sommato modesti. Rispetto al primo episodio, poi, non sono da segnalare differenze sostanziali di gameplay; l’impressione, in effetti, è che le differenti peculiarità dei due personaggi principali (ovvero l’utilizzo dell’Echo-Eye di Rhys e la possibilità di poter utilizzare denaro da parte di Fiona) tornino utili soprattutto per rallentare il ritmo tra una sequenza concitata e l’altra.Nonostante possano suonare come dei difetti, queste caratteristiche delle dinamiche di gioco si adattano in modo positivo al mondo di Borderlands, e restituiscono un’esperienza coerente con lo spirito della serie. Dove non arriva il gameplay, poi, ci pensa l’insieme di personaggi strambi e singolari che popolano Old Haven e Hollow Point. I giocatori della serie Gearbox non faranno fatica a riconoscere il buon vecchio Scooter, l’implacabile Athena e, ovviamente, il sempre ottimo Jack il Bello. Anche i personaggi principali protagonisti dell’avventura, ovvero Fiona e Rhys, confermano in ogni caso le prime buone impressioni del capitolo precedente, così come i comprimari Sasha e Vaughn. Insomma, l’obiettivo forse più importante di Tales from The Borderlands, ovvero proporre un’esperienza coerente con i titoli Gearbox in un sistema di gioco nettamente diverso, sembra essere presente anche in Atlas Mugged, e questa è sicuramente una buona notizia.

Fidarsi è bene, non fidarsi è meglioLe scelte effettuate dal giocatore rivestono, come di consueto, una parte importante dell’esperienza di gioco delle avventure TellTale, e anche Atlas Mugged non fa eccezione. C’è da dire che, in tutta onestà, le decisioni di una certa importanza di questo secondo episodio non sembrano siano state poi molte, almeno rispetto al primo capitolo. Certo, dobbiamo ribadire il concetto espresso nella recensione del precedente atto: sarà solo con il dispiegarsi dell’intreccio narrativo che potremo veramente capire se le nostre scelte abbiano avuto un peso o meno nella storia. Quello che è certo, perlomeno, è che il finale di questo secondo episodio propone un cliffhanger ben riuscito; rispetto al primo capitolo, in effetti, le sequenze finali di Atlas Mugged sembrano trasmettere maggiore tensione, e mettono nelle mani del giocatore una scelta che potrebbe avere conseguenze abbastanza importanti nel resto del gioco.Poco da dire sul comparto tecnico, a eccezione di alcune considerazioni sul versante audio; permane, infatti, il superbo doppiaggio in inglese dove spiccano le performance dell’ormai immancabile Troy Baker (nei panni di Rhys), Daemon Clarke (Jack il Bello), e Mike Neumann (Scooter). E’ da segnalare, poi, la cura riposta nella realizzazione della soundtrack. Se il tema di apertura e chiusura del primo atto si segnalava già come un’ottima scelta, in questo episodio il sottofondo selezionato è stato di altrettanto spessore.

– Si ride ancora, e anche molto

– Una sequenza iniziale spettacolare

– La continuità con i titoli Gearbox è nuovamente confermata

– Pur essendo un episodio, dura un po’ troppo poco

7.5

Un inizio spettacolare e il solito, immancabile umorismo si segnalano come gli elementi di maggior pregio di questo secondo atto di Tales From The Borderlands. In Atlas Mugged, infatti, i giocatori ritroveranno in buona sostanza gli stessi pregi del primo capitolo, concentrati però in un’esperienza lunga non più di un’ora e mezza. Per il resto, la storia non propone grandissimi sussulti ma si interrompe con un cliffhanger che, nel prossimo episodio, potrebbe avere delle conseguenze abbastanza importanti.

Voto Recensione di Tales from the Bordelands - EP II - Recensione


7.5