Syrian Warfare

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a cura di Daniele Spelta

Redattore

Steam è un enorme Maelstrom che inghiotte tutto, ma cercando tra le decine e decine di pagine, spuntano fuori dei giochi capaci di colpire solo leggendo il loro nome. Questa è la semplice storia di come siamo venuti a conoscenza di Syrian Warfare, uno strategico in tempo reale sviluppato dal team russo Cats who Play che, come è facilmente intuibile, è ambientato proprio ai giorni nostri nelle terre del Levante e mette in scena il conflitto tra le forze di Assad, sostenute principalmente dalla Russia, e le truppe ribelli. Le prime impressioni su Steam sono entusiaste, graficamente non pare malvagio e così decidiamo di contattare gli sviluppatori per avere un codice, che ci viene prontamente recapitato. Fin qui tutto normale, ma ancora per poco.
Manicheismo
Installiamo Syrian Warfare e iniziamo a prendere confidenza con i comandi tramite le prime missioni di tutorial, ma dopo pochi click, qualcosa sembra differenziare l’RTS creato da Cats who Play dai molti altri suoi simili: non che ci si aspettasse un titolo “pacifista” o particolarmente impegnato à la This War of Mine, alla fine si tratta pur sempre di un wargame ma, rispetto a quanto proposto da altri team di sviluppo, Cats who Play non si è affidato a nomi di comodo, a scenari verosimili, o comunque edulcorati da una patina di fantasia ma, al contrario, sbandiera fin da subito come stanno le carte in tavola: le vicende iniziano nel 2012 e il giocatore veste i panni di un ex-poliziotto siriano, suo malgrado coinvolto nella guerra civile, solo che i dubbi morali, la zona grigia tra il bene ed il male, non esistono: Assad è il buono, i Russi che lo appoggiano stanno dalla parte della ragione e chiunque combatta il regime centrale è un terrorista, o dell’ISIS o di Al-Nusra – costola siriana di Al-Qaeda. Stop: le formazioni laiche non vengono considerate, non esistono e non se ne fa alcun accenno e più che una guerra civile, quella che è in atto in Medio Oriente, almeno come viene dipinta dal team russo, è solo ed esclusivamente la lotta di uno stato liberale costretto a imbracciare le armi contro i terroristi che vogliono uno paese radicale in senso religioso. Prima che il titolo venisse pubblicato su Steam, in un’intervista apparsa sulle pagine virtuali di Wargamer.com, Dmitry Babkin – Project leader di Cats who Play – ha dichiarato che: “You can only play against terrorists”. Come dire: a combattere contro Assad ci sono solo i terroristi. In estrema sintesi, Syrian Warfare è un titolo di pura propaganda, o anche peggio, perché nella sua volontà di ricreare il realismo della guerra, supera quei confini non scritti che (quasi) nessun opera videoludica ha mai travalicato. Solo per citare lo spezzone di una missione: le truppe governative sono entrate dentro la capitale, Damasco, ed il giocatore ha la possibilità di liberare alcuni civili rimasti intrappolati nella città ormai semi-distrutta. Fra la popolazione si nascondono però anche gli ultimi terroristi che, come estremo tentativo, o si trasformano in attentatori suicidi facendosi saltare in aria o, peggio ancora, usano i civili come scudi umani. Il messaggio che si vuole far passare è fin troppo chiaro e dipinge le truppe filo-governative come l’unica speranza per gli uomini e le donne, anche se nei fatti Syrian Warfare non si risparmia fra combattimenti porta a porta, colpi di mortaio diretti contro palazzi, auto-bombe o raid aerei. 
Il misfatto
Forse vi state chiedendo come mai non si sia comunque fatta la recensione di Syrian Warfare, dato che titoli “scandalosi”, come ad esempio Hatred, in passato sono stati coperti. Presto detto: Syrian Warfare è stato ritirato dal catalogo di Steam, rimane disponibile per chi lo avesse comprato prima dello stop alla distribuzione, ma attualmente non è più acquistabile né sullo store di Valve né sui vari Gog e compagnia. Forse c’era pure da aspettarselo, anche se in realtà la cancellazione è dovuta ad una violazione delle leggi sul copyright, almeno stando a quanto riportato da un comunicato ufficiale rilasciato sulla pagina community di Steam. Le motivazioni del blocco non sono dunque politiche e vertono piuttosto attorno all’uso di materiale apparentemente “sottratto” a Game Factory Interactive, autori a suo tempo di un altro wargame, i quali però, stando alle parole di Cats who Play, non sarebbero stati i mandanti del reclamo, partito invece da un anonimo abitante della Repubblica Ceca. Non si tratta dunque di censura, anche se, visti i temi trattati, il pensiero corre veloce in quella direzione, dato che il titolo è stato per lunghi mesi presente su Steam Greenlight e perché Syrian Warfare aveva attirato su di sé le attenzioni negative fin da prima della sua pubblicazione e già a fine maggio, sulle pagine del Daily Star, il lavoro di Cats who Play veniva etichettato come un “a gift to Isis”, un regalo per l’Isis. Mark Boothroyd di Syria Solidarity UK ha rincarato la dose, aggiungendo che è assurdo come un team russo pubblicizzi l’intervento bellico dell’esercito del proprio paese, quando in realtà esso ha contribuito all’uccisione di migliaia di persone innocenti. Nonostante la pressione esercitata sul team di sviluppo, Syrian Warfare è stato comunque rilasciato lo scorso 22 febbraio, riscuotendo oltretutto molti apprezzamenti da parte della critica. Ecco, se si provenisse da un altro pianeta e non si sapesse nulla di quello che sta realmente accadendo in Siria, Syrian Warfare sarebbe anche gioco tutto sommato più che discreto, le missioni non sono tante, mancano alcune meccaniche come la costruzione della base, ma i veicoli sono tanti, le armi numerose e le variabili strategiche da tenere in conto non sono poche. Peccato che molte delle discussioni, sia su Steam che sui filmati di gioco presenti su YouTube, finiscano ben presto in accuse, insulti, minacce e tifo aperto pro o contro Assad, alcune volte paragonato a Satana in persone ed altre volte visto come l’unico e vero liberatore (Mai da qualche siriano che inciampa nel gioco, dettagli).
Naturalmente, dopo la sparizione dal catalogo di Steam, il rumore di sottofondo si è trasformato in un vero e proprio frastuono e andando sulle discussioni presenti sullo store digitale di Valve ce n’è un po’ per tutti i gusti, tra immagini che inneggiano alla sacra triade Putin-Assad-Trump come unici castigatori dell’Isis, gli immancabili riferimenti al SJW, le utilissime petizioni su Change.org e teorie del complotto. Fra le numerose scritte in russo, che sinceramente non capiamo, la vera motivazione della sparizione – l’apparente contenzioso fra Cats who Play e CFi per alcuni materiali del gioco che sarebbero stati copiati – finisce così sullo sfondo, e l’oscuramento diventa anch’esso strumento per facile propaganda.
Still to come
La vicenda è lungi dall’essere conclusa ed attualmente Cats who Play è in attesa di una risposta dopo l’appello diretto nei confronti di Steam, dove sono stati coinvolti legali sia russi che americani. Prima di ottenere informazioni a riguardo di una eventuale riapparizione, il team russo non si è lasciato sfuggire l’occasione per gettare altra benzina sul fuoco, rincarando la dose in una lettera (scritta in russo, ma più o meno traducibile con Google Translate), le cui ultime frasi riportano scritto: “For us,” Syria “is not a game, it is a fundamental civil position! Money is secondary, “According to Vitaly Shutov from Cats Who Play, if you close the game to market, it will have disastrous consequences in the financial plan for the company. However, in this case, developers will lay Syrian Warfare game in free access.. The game is dedicated to the military conflict in Syria, where the government forces and Russian special forces fighting with terrorist groups.” Traducendo, il riassunto che ne emerge conferma la posizione di Cats Who Play e che traspare da ogni pixel di Syrian Warfare, più che un gioco una posizione civile – ma leggasi politica – tant’è che se non dovesse venire reintrodotto su Steam sarà lanciato in versione free-ware. Al di là del danno economico, quello che veramente conta è la dedica del gioco, diretta verso il governo russo e le forze armate che combattono sul suolo siriano. Il quadro è a questo punto completo e Syrian Warfare, scusateci per la triste battuta, si aggiudica il premio di “America’s Army che non ha smesso di sognare”, perché non si tratta di voler nascondere situazioni reali e drammatiche come quelle della guerra civile siriana, altri wargame come Command Live ambientano l’azione in Siria, Ucraina o Corea del Nord, ed anzi, ben vengano titoli impegnati e capaci di raccontare la situazione disumana della popolazione intrappolata, le reali ragioni degli scontri ed anche, ma non solo, la presenza dei gruppi terroristici, uni fra i tanti attori coinvolti nel teatro bellico. Syrian Warfare riduce il tutto al contrario ad un film hollywoodiano, ad uno scontro tra cowboy ed indiani, cerca di nascondersi dietro alla facciata di una narrazione incentrata sulle vicende personali, ma sfocia in poco tempo in aperta propaganda. In molte altre occasioni ci siamo fermati a riflettere se dietro alle azioni del personaggio o della fazione che stavamo guidando in un videogioco si celasse in realtà un messaggio più subdolo, reso più digeribile da un sottile strato di moralità, come nei vari Battlefield o Call of Duty ambientati in scenari contemporanei, dove la propaganda a stelle e strisce è facilmente rintracciabile o, come nel caso già citato di America’s Army si trattasse di un videogioco finanziato dall’esercito USA, con lo scopo di arruolare nuove reclute, ma Syrian Warfare compie il passo decisivo, si toglie ogni travestimento di videogioco, prende una posizione netta e chiara e soprattutto volutamente semplifica una situazione dalle mille sfaccettature.

Forse la sparizione – momentanea o meno – di Syrian Warfare ci ha dato una mano, togliendoci quel macigno dalle spalle che avremmo avuto nel caso ci fossimo trovati nella scomoda posizione di dover stendere una vera recensione. Non sapendo se il titolo ritornerà acquistabile o meno, spendere delle righe per i pro e per i contro e per dare un voto numerico sarebbe tempo sprecato e così abbiamo preferito spendere risorse ed impegno per cercare di capire come è nato Syrian Warfare, quali sono state le critiche che lo hanno accompagnato fin da principio, quale è la posizione degli sviluppatori e come mai il titolo è stato ritirato da Steam. Qua non troverete una risposta o una posizione nei confronti della politica adottata da Gabe&Co, ma quel che è certo è che Syrian Warfare è un esperimento di propaganda mal riuscito, sbandierato ai quattro venti e che tocca argomenti scottanti e delicati con la sensibilità di un Ivan Drago.