Recensione

Swordigo

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a cura di Naares

Swordigo è una produzione che lascia dell’amaro in bocca. Non è un brutto gioco, non lo è affatto. Eppure sembra che qualcosa sia andato storto durante le fasi dello sviluppo, e considerata la rarità di prodotti del genere questo dispiace.
Parliamo di un mix ben riuscito tra platform, hack and slash e gioco di ruolo, in un titolo che racconta a gran voce di una forte influenza da parte di Zelda 2: The Adventure of Link, il secondo capitolo della famosissima serie Nintendo rilasciato su NES nel lontano 1987.
Un gameplay che già conosciamo
La trama del gioco è appena abbozzata, e serve da semplice pretesto all’avventura vera e propria. Controlleremo il nostro personaggio attraverso una visuale in terza persona a scorrimento orizzontale. L’impostazione è identica a quella di classici dell’epoca 8bit, quali The Battle of Olympus o il bellissimo Faxanadu. 
Potremo quindi esplorare le varie ambientazioni di gioco con una certa libertà, attraverso quadri di dimensioni variabili che potranno estendersi sia in orizzontale che in verticale. 
Chiaro allora come la componente platform giochi un ruolo fondamentale nell’economia della produzione, garantendo un tipo di gameplay di certo non innovativo, ma senza dubbio abbastanza variegato da divertire senza stancare, prescindendo dalla sua mancanza di personalità. 
Parliamoci chiaro, saltare tra varie piattaforme, affettare qualche mostro e risolvere puzzle elementari non è ciò che domandano gli affamati di innovazione. Eppure, la coesione interna tra le varie componenti di Swordigo fa sì che il gioco riesca a coinvolgere. È una bizzarra alchimia, la strana sensazione di trovarsi davanti a un diamante grezzo, un gioco che lascia parecchio a desiderare sotto il profilo del design, della tecnica e dell’innovazione, ma che nel contempo si posa su meccaniche solidissime, un sistema di controllo impeccabile, e qualche idea nel design dei dungeon davvero molto ispirata. 
Esplorando le varie zone del gioco dovremo eseguire i compiti che di volta in volta ci verranno assegnati, ritrovando per prima cosa i frammenti di una spada, per poi affrontare la nostra nemesi. L’avventura è molto classica, gli ambienti offrono una buona miscela tra combattimenti e risoluzione di semplici puzzle. Si tratta in linea di massima di aprire porte, usare bombe per abbattere pareti, trovare chiavi, giocare con i vari poteri che apprenderemo nel corso della nostra missione al fine di risolvere l’enigma di turno. Restare bloccati è piuttosto improbabile, ma la natura molto aperta del mondo esplorabile potrebbe in qualche caso generare confusione, in particolare nelle battute finali. Potrà infatti succedere di non sapere dove dobbiamo andare, ma si tratterà in ogni caso di episodi più unici che rari, che non inficiano la qualità generale dell’avventura.
Il sistema di combattimento è in tempo reale, per certi versi simile a quanto fatto in quel Zelda 2 che abbiamo menzionato all’inizio della nostra recensione. Potremo utilizzare sia la nostra spada che una tra le abilità speciali che impareremo nel corso dell’avventura. Il combattimento con l’arma bianca non è eccelso, ed è raccomandato solo con i nemici più statici e lenti. Questo perché i nostri attacchi seguiranno un pattern di animazioni che non sempre permetteranno di colpire l’avversario, in particolare quando questi sarà di dimensioni ridotte. Ecco allora che cercare di combattere un pipistrello diventa piuttosto impegnativo, motivo per cui sarà più opportuno utilizzare il nostro mana, e magari qualche sfera di fuoco ben assestata.
Nella più classica tradizione dei giochi di ruolo, uccidere i nemici ci permetterà di accumulare punti esperienza, che man mano ci faranno salire di livello. Il paragone col secondo capitolo di Zelda diventa in questo caso ancora più azzeccato, in quanto ad ogni level up ci sarà dato di scegliere quale parametro vogliamo potenziare, tra punti vita, attacco fisico e attacco magico (che aumenterà anche la nostra riserva di mana). Il grinding viene in qualche modo incoraggiato, ma senza esagerare. I vari parametri potranno essere portati gradualmente al limite massimo, senza alcuna restrizione del caso. 
Di tanto in tanto ci capiterà inoltre di imbatterci in piccoli villaggi, dove in linea generale potremo interagire in maniera limitata con i pochi NPC presenti. Tra questi ci sarà anche il classico armaiolo, da cui potremo acquistare equipaggiamenti di vario tipo. Le corazze in particolare determineranno un cambiamento non solo nel nostro livello di difesa, ma anche nell’estetica del nostro personaggio. 
Ad ogni modo trovare il denaro necessario per gli acquisti potrà non essere semplicissimo (il drop rate è piuttosto basso), e in questo senso in gioco spinge all’esplorazione e alla ricerca dei tesori disseminati tra le varie mappe, che ci arricchiranno appunto con valuta ingame o con generose quantità di punti esperienza. 
I dungeon che esploreremo sono di solito di dimensioni modeste, e non richiederanno più di una ventina di minuti per essere portati a termine. I puzzle sono semplici, e in genere le maggiori problematiche saranno dettate dalle sezioni platform, sempre ben disegnate. Il livello di sfida è comunque moderato, tale da scoraggiare forse un casual gamer, ma non abbastanza impegnativo per i più hardcore. Si è cercato insomma di rendere il prodotto accessibile alla massa, riuscendo a trovare un compromesso che a conti fatti è riuscito a convincerci.
Ciascun dungeon sarà inoltre protetto da un boss di fine livello, alcuni dei quali offriranno un buon livello di difficoltà, in grado di regalarci una notevole soddisfazione al momento della nostra vittoria. 
Quando lo stile diventa un optional
Prima la buona notizia: il gioco è molto leggero. Swordigo può essere giocato senza troppi problemi anche su soluzioni dual core vecchie di qualche anno. Abbiamo testato il titolo su numerosi smartphone, tra cui il modello entry level Huawei Ascend Y300, dove è risultato giocabilissimo e solo con qualche sporadico caso di rallentamento. Non che ci sia poi tutto questo granché da gestire: la grafica è davvero poco ispirata, composta da pochissimi poligoni dove gli shader sono un miraggio, e la palette cromatica è parecchio ridotta. Se ricordate i primissimi titoli tridimensionali apparsi su PC (ci viene alla mente Gex 3D) avrete una vaga idea di ciò di cui stiamo parlando. Anche i personaggi e i nemici sono poco convincenti, con modelli abbozzati, privi di carisma, realizzati alla meno peggio e incapaci di coinvolgere chiunque si sia abituato a capolavori artistici come Giana Sisters, Bastion o Trine 2.
La cosa fastidiosa è che il motore grafico non è nemmeno particolarmente ottimizzato. Sia su Oppo Find 5 (Snapdragon S4 Pro) che su LG G2 (Snapdragon 800) abbiamo incontrato dei rallentamenti, assolutamente fuori luogo considerato che il gioco gira anche su un dual core con una buona fluidità. Non si tratta di un vero stuttering, ma più che altro di cali nel framerate, con un valore che scende a occhio al di sotto dei 10 fps (stimati). Non sono casi frequenti, ma non sono nemmeno troppo rari. Nella maggior parte dei casi non si tratta di nulla di compromettente ai fini del gameplay, ma se un rallentamento del genere avviene in salto, magari mentre stiamo cercando di colpire un nemico al volo o di raggiungere una pedana in movimento, la cosa può essere frustrante.
Ed è un peccato, soprattutto considerato che i controlli sono eccellenti, cosa molto rara in questo genere di produzioni su mobile, storicamente limitate dall’uso del touch screen. I tasti virtuali rispondono sempre con grande precisione, e il nostro personaggio sarà sempre reattivo ai comandi. Abbiamo provato il gioco anche con il pad di PS3, e i risultati sono ottimi. Ad ogni modo, se non siete dotati di un pad il titolo resta giocabilissimo, tanto che abbiamo completato l’intera avventura quasi esclusivamente usando i controlli di default a schermo.
Buona la colonna sonora, da una parte poco varia, ma comunque piuttosto orecchiabile e in grado di accompagnarci durante quella decina di ore che sarà necessaria per completare la nostra missione.

– Gameplay molto solido

– Scontri con i boss ben riusciti

– Controlli eccellenti

– Gratuito su Android

– Design imbarazzante nel 2014

– Piccole incertezze tecniche

8.0

Swordigo è un ottimo action platform con elementi RPG, forte di un’impalcatura ben rodata ma che non aggiunge assolutamente nulla di nuovo. Tralasciando la mancanza di innovazione si tratta comunque di un sistema che funziona alla grande, e che meriterebbe più esponenti di qualità. Sfortunatamente il gioco è minato da un comparto estetico scialbo e anonimo, incapace di reggere il confronto con la stragrande maggioranza dei prodotti in commercio. Tuttavia, se siete alla ricerca di un buon action adventure vi consigliamo caldamente di provarlo. Se supererete l’impatto grafico iniziale troverete un titolo molto solido capace di intrattenere per ore di ottimo gameplay.

Voto Recensione di Swordigo - Recensione


8