Recensione

State of Decay

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a cura di FireZdragon

The Last of Us ha sicuramente lasciato un segno indelebile su queste pagine. Un 10 tondo pronto a rappresentare uno dei titoli migliori di questa generazione, un gioco dalla trama affascinante, dal saggio mix di generi per quanto concerne il gameplay e da un comparto tecnico assolutamente strabiliante, il tutto condito poi con uno dei temi più amati dai videogiocatori nell’ultimo decennio: gli zombie.
Confrontarsi dunque con un colosso del genere non deve essere semplice, tanto meno se la data di uscita del proprio prodotto arriva giusto giusto una manciata di giorni prima di quella del capolavoro Naughty Dog. Eppure, il colosso non riesce a fare tabula rasa e State of Decay mangia in partenza la bellezza di 200.000 copie, un numero tale da farci esaminare il prodotto con una cura particolare. 
Sarà stato un semplice fuoco di paglia?
Non so che pesci prendere
State of Decay inizia banalmente con una battuta di pesca tra amici, una giornata qualunque, che ben presto si rivelerà essere il tiepido inizio di un’invasione di morti viventi.
Persone impazzite che aggrediscono la gente con morsi e graffi e corpi incapaci di reggersi in piedi ma che continuano a strisciare lentamente sul terreno sono solo i primi sintomi di quella che diverrà da li a breve una vera e propria pandemia. Ci troveremo così invischiati in un evento di proporzioni gigantesche senza che il gioco in realtà ci spieghi nulla e già nei primi minuti saremo intenti a mollare fendenti a destra e a manca, con le prime armi di fortuna ritrovate, per salvarci la pelle.
L’incipit certo non è uno dei migliori o dei più originali, ma alcuni diari, custoditi gelosamente nel nostro inventario, potranno portare un po’ di luce sul passato dei personaggi principali e dare un’idea un po’ più chiara al giocatore di quanto sta accadendo a schermo.
Tutta l’avventura si svolgerà nella Trumbull Valley, un’area aperta ricca di fattorie, campi, laghi e torrenti, tre agglomerati urbani principali e una miriade di piccole abitazioni sparse per tutta la mappa, alcune completamente abbandonate e altre invece popolate dai sopravvissuti.
Uno dei punti di forza di State of Decay è proprio l’idea di voler mettere il giocatore al centro di un nutrito gruppo di persone, facendogli vivere sulla pelle il vero significato di sopravvivenza.
Un po’ come nel riuscitissimo The Walking Dead di Telltale, quindi, ci troveremo a dover gestire non solo il nostro alter ego ma anche una buona quantità di relazioni interpersonali, così da riuscire a creare un gruppo coeso e in grado di autogestirsi per superare l’emergenza.
Per la prima volta in un gioco del genere infatti, gli NPC non saranno semplici pedine ai nostri comandi ma tenteranno in ogni modo di darsi da fare in maniera autonoma, andando a raccogliere ad esempio scorte di cibo extra o recuperando addirittura ulteriori superstiti da portare al rifugio principale.
Con l’avanzare del tempo ci saranno sempre più persone che verranno a conoscenza della nostra comunità e il nostro livello di influenza sulla popolazione, la valuta del gioco ottenibile completando quest secondarie o portando oggetti e scorte di varia natura alla base, ci darà la possibilità di convincere nuove leve ad entrare nel gruppo.
Nuovi superstiti significano ad ogni modo nuove bocche da sfamare, il bisogno di avere più posti letto per accontentare le necessità di riposo di tutti e più medicine da conservare in caso di malattia.
Fortunatamente il nostro campo base potrà essere potenziato ripetutamente, semplicemente aggiungendo stanze di varia natura alla struttura centrale, come cucine o laboratori, o addirittura investendo alcuni dei nostri punti influenza per il miglioramento delle stanze già esistenti o ancora per far forgiare proiettili, silenziatori e addirittura armi.
A caccia per strada
Fattore da tenere sempre in considerazione quando si gioca a State of Decay è infatti la possibilità di esaurire tutte le risorse esistenti, condannando i nostri compagni a una lenta morte tra crampi allo stomaco e disidratazione.
Sarà nostro compito quindi uscire dall’accampamento e dirigerci in maniera cauta in città, cercando scorte di cibo o benzina per creare bombe incendiarie, ma anche materiali basilari per la costruzione di nuove strutture e armi.
Un survival game che in queste fasi va a tingersi fortemente di Stealth, visto che per passare inosservati negli stretti vicoli di Trumbull Valley sarà necessario acquattarsi e camminare silenziosamente nell’ombra.
Anche i ragazzi di Undead Lab fortunatamente hanno deciso di proporre un titolo con un ottimo mix di generi differenti al suo interno: stealth, azione e sessioni di guida incluse.
Gli zombie non hanno una grande vista, tanto che le luci in movimento sembrano, stranamente, non attirare la loro attenzione, eppure dimostrano di avere un amore quasi spasmodico per qualsiasi minimo rumore. Sfondate una finestra per entrare in un appartamento chiuso e vi si riverserà addosso mezza cittadina.
Saltuariamente però sarete portati dallo stesso gioco a causare volontariamente un gran baccano, per attirare gli zombie lontano da un punto di interesse prima di potervici infilare o perché troppo impegnati a frugare in maniera frenetica nelle dispense degli appartamenti prima che la notte vi piombi addosso.
Con un ciclo giorno/notte della durata di circa due ore, State of Decay riesce ad introdurre anche il passare del tempo come elemento fondamentale. Al calare delle tenebre gli zombie diverranno più feroci e molto più numerosi, cosa che vi costringerà a mettere mano alle armi corpo a corpo o, se ne avrete la fortuna di trovarne, anche da fuoco.
Il sistema di combattimento è piuttosto basilare e far oscillare una mazza di legno sulla testa dei nemici risulta fin troppo immediato. Qualche dubbio ce lo hanno lasciato le animazioni e l’eccessivo numero di colpi necessari per stendere uno zombie prima di abbatterlo del tutto, ma torneremo su questo argomento durante l’esamina del comparto tecnico.
Lontanissimi da avere un’ia sopraffina, i non morti si limiteranno a corrervi in contro e braccarvi, sperando di riuscire a darvi il colpo di grazia. Due le barre da tenere sotto controllo in questo caso: una dell’energia vitale e una della stamina, in un’interfaccia estremamente pulita e chiara.
La stamina sarà fondamentalmente utilizzata durante i combattimenti veri e propri, per stabilire quanti colpi sarete in grado di dare prima di finire esausti, ma decreterà anche per quanto potrete correre per la mappa. Maggiore sarà il vostro carico, ovviamente, e più in fretta questa barra si consumerà: arrivate allo zero e sarete impossibilitati a fare qualsiasi cosa, divenendo così un preda facilissima per gli ostili.
Avendo un’impostazione sandbox, oltre che una struttura completamente openworld, il titolo vi permetterà inoltre di sviluppare i diversi personaggi che sarete in grado di utilizzare nel gioco a seconda di cosa gli farete fare.
Sarà importantissimo per tutti avere una buona capacità di combattimento naturalmente, ma potreste decidere di allenare con le armi da fuoco il personaggio che poi metterete come vedetta per avere maggior sicurezza nel campus. Non saranno utili solo i combattenti comunque, dato che cuochi e meccanici svolgeranno anch’essi ruoli fondamentali, i primi per tenere sempre alto il morale dei sopravvissuti con corposi e sani banchetti e i secondi per riparare i mezzi di trasporto.
Una delle poche cose che non si esaurirà mai in State of Decay è per fortuna, almeno a nostro modo di vedere, la benzina delle auto, caratteristica che vi permetterà di scorrazzare liberamente per la regione senza rimaner ancorati alla base per i rifornimenti.
Le vetture si presentano in buon numero ma, esattamente come tutte le risorse del gioco, nel caso dovreste romperne una questa rimarrà inutilizzabile per sempre. Piccoli guasti potranno essere riparati all’officina ma se l’auto esploderà o prenderà fuoco sarete costretti a lasciarla nel punto dell’incidente.
Un sistema di gioco piuttosto punitivo che vi costringerà quindi a pianificare accuratamente le vostre mosse sia quando sarete in gioco sia quando sarete offline. Il mondo di State of Decay difatti continuerà a pulsare e a vivere anche in vostra assenza, sebbene con ritmi decisamente più blandi, richiedendo un’attenzione costante.
Lasciate per troppo tempo i vostri compagni da soli e al vostro ritorno qualcuno potrebbe essere stato morso ed essere morto. Considerando che in State of Decay la morte di qualsiasi personaggio è permanente, scoprire di aver perso così un membro fondamentale del vostro gruppo potrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile per molti.
Il mio falegname con tre euro la faceva meglio…
Il gameplay risulta essere quindi profondo e particolarmente originale, ma il titolo Live Arcade, in arrivo anche su PC tra qualche mese, deve cedere il fianco a un comparto tecnico assolutamente lontano dalla sufficienza. Pop up di edifici, caricamento delle texture in ritardo, framerate talmente basso da bloccare addirittura le schermate per qualche secondo durante i momenti più concitati (soprattutto quando sarete in auto e centrerete una decina di zombi e insieme) e tonnellate di tearing sono solo alcuni dei problemi della produzione targata Undead Labs. normalmente si potrebbe sorvolare su queste imperfezioni data la qualità del gameplay ma quando a queste poi si vanno ad aggiungere fortissime compenetrazioni poligonali, effetti di luce applicati in maniera completamente errata e una telecamera che spesso si impalla quando ci si trova troppo vicini a porte e mura il tutto, non risulta più un effetto trascurabile, ed è un peccato. Chiude il pacchetto una buona varietà di zombie nemici, dai semplici mangiacervelli a bestioni in grado di arrestare la corsa di un’automobile, passando da non morti capaci di urlare e stordirvi, e la possibilità di accedere a qualsiasi edificio esistente sulla mappa di gioco, fortificarlo e farne una base per la notte. Se amate gli zombie State of Decay deve essere vostro, a patto che riusciate a passare sui pesanti difetti del comparto tecnico.

– Atmosfera eccelsa

– Struttura di gioco unica

– Tantissime buone idee da sviluppare

– Longevo (dalle 15 alle 30+ ore)

– Tecnicamente è un vero disastro

– L’IA amica e nemica durante i combattimenti lascia a desiderare

– 1600 Microsoft Point non sono pochi

7.5

State of Decay poteva essere davvero un titolo di assoluta qualità, tanto da rivaleggiare a testa alta con i colossi del genere, e invece si trova nuovamente rinchiuso in quel limbo fatto di vorrei ma non posso dove passione e dedizione di una ventina di baldi sviluppatori non riescono a compensare la mancanza di fondi per un progetto tripla A.

Se siete in grado di chiudere un occhio sui difetti sopraelencati, a volte anche due, potrete godervi uno dei migliori survival game a tema zombi degli ultimi anni, ma se al contrario l’impatto estetico è per voi fondamentale allora pensateci bene prima di spendere questi 1600 microsoft points.

Voto Recensione di State of Decay - Recensione


7.5