Star Wars, cosa dobbiamo aspettarci dalla nuova trilogia?

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a cura di Marcello Paolillo

Senior Staff Writer

Disney lo aveva accennato solo poche settimane fa: la saga di Star Wars continuerà per altri dieci anni e giù di lì. Ciò vale a dire che Gli Ultimi Jedi, ottavo capitolo regolare previsto nei cinema nel corso del prossimo mese di dicembre, è da considerarsi ancora solo “l’inizio”. Inizio di qualcosa di più grande e splendente, qualcosa che Disney sa bene essere diventata la proverbiale gallina dalle uova d’oro. Come dargli torto del resto: hai una galassia sconfinata di idee, luoghi e personaggi, perché non sfruttarli? Ed ecco quindi che solo poche ore fa è arrivata la conferma ufficiale: Rian Johnson si occuperà dell’avvio di una nuova trilogia del tutto inedita, slegata dalle precedenti e accompagnata anche da una serie TV con attori in carne e ossa. Non ci sarà però il rischio di una sovraesposizione mediatica della saga? Tradotto: basterà tutto questo Guerre Stellari per una vita sola?

 
Johnson, regista dell’imminente ottavo episodio, scriverà e dirigerà il primo capitolo di questa nuova trilogia. Disney deve aver valutato bene l’offerta del singolo autore, visto che il suo rapporto coi registi della saga non è mai stato rose e fiori (ricordate il licenziamento di Phil Lord e Chris Miller dallo spin-off su Han Solo, oltre all’abbandono di Colin Trevorrow dalla direzione di Episodio 9 a favore di J.J. Abrams?). In ogni caso, si tratta di un accordo molto importante, che darà il via a una serie che sarà slegata alle vicende degli Skywalker. Niente più Luke, Anakin o figli illegittimi: si tratterà di una trilogia totalmente nuova, che con molta probabilità andrà a toccare questioni e personaggi mai visti prima.Se state pensando all’Universo Espanso forse non siete troppo lontani dalla verità: per chi non lo sapesse, si tratta di una linea narrativa parallela presa in considerazione da libri, videogiochi e quant’altro, capace di prendersi un gran numero di libertà creative non giudicate mai del tutto “ufficiali” da parte di George Lucas e compagni. Sino a quando Disney non ha preso le redini della saga, rivelando che tutto ciò che concerne l’Universo Espanso potrà essere considerato “legittimo” (raccolto sotto il nuovo marchio Star Wars Legends) a patto che non cambi troppo le carte in tavola. Vien da sé che questa decisione apre uno spiraglio di possibilità pressoché illimitato: già negli anni 90 era stata presa in considerazione la volontà di narrare gli eventi successivi a Il Ritorno dello Jedi, prima con “L’erede dell’Impero”, prima parte della trilogia di Thrawn di Timothy Zahn, e poi con l’altrettanto celebre miniserie a fumetti Dark Empire, scritta da Tom Veitch e illustrata da Cam Kennedy. Zahn è ad oggi considerato uno dei maggiori autori della saga espansa, capace di dare nuova linfa vitale ai personaggi creati da Lucas e spesso e volentieri in grado di raccontare storie ben migliori di quelle di alcuni film della saga di recente uscita. Prendere come base le opere di Timothy per questa nuova trilogia cinematografica starebbe a significare una svolta, soprattutto qualitativa. Resta da vedere se ai vertici Disney vi sarà davvero la volontà di “rompere gli schemi” abbracciando completamente le velleità narrative dell’Universo Espanso, da sempre visto con sospetto e scetticismo.
Abbiamo così tanti universi ancora da esplorare per poterci fermare ora“, erano le parole del presidente della divisione cinematografica della Lucas, Kathleen Kennedy. E sono proprio queste parole a trovare conferma nell’idea di espandere l’universo di Guerre Stellari verso direzioni del tutto nuove e spettacolari. Ciò non toglie quindi che sono davvero tantissime le parentesi narrative che Rian e soci potranno affrontare nella trilogia: svicolando dalla soap opera degli Skywalker, ciò si potrebbe tradurre in un cambio di ambientazione e soprattutto di una linea temporale del tutto inedita, magari precedente anche alla Repubblica Galattica messa alla gogna da Palpatine nelle vicende della trilogia prequel legate ad Anakin. Senza considerare che l’Universo Espanso abbraccerebbe anche tutta quella serie di avventure tratte dai videogiochi che nulla tolgono (bensì arricchiscono) alla narrazione principale della saga: come dimenticare Star Wars: The Old Republic, ambientato ben 300 anni dopo gli eventi visti in Star Wars: Knights of the Old Republic e 3.500 anni prima degli eventi visti nei film, proponendo di fatto tutta una serie di personaggi e situazioni del tutto spettacolari, senza intaccare in alcun modo l’ossatura base della serie canonica. Oppure, nulla esclude un aggancio al personaggio di Snoke, che al momento sappiamo essere il Leader Supremo del Primo Ordine il quale assistette all’ascesa e alla caduta dell’Impero Galattico, le cui origini sono però da ricercarsi in un passato remoto. Senza trascurare neppure la possibilità che le nuove vicende possano in qualche modo interessare Darth Plagueis, conosciuto anche come Darth Plagueis il Saggio, Signore Oscuro dei Sith appartenente alla specie dei Muun, così potente e così sapiente da poter usare la Forza per creare la vita e citato fugacemente dallo stesso Palpatine verso la fine di Episodio III. Ovviamente, al momento le nostre sono solo supposizioni mosse da un qualche tipo di logica commerciale. Ciò non esclude però che in quel di Disney si siano fatti gli stessi, identici ragionamenti: poiché a volte per fare contento il fan non serve altro che dargli ciò che lui chiede da sempre. E per quanto riguarda Star Wars, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Una saga terribilmente longeva si tramuterà molto presto in una serie potenzialmente infinita. L’annuncio di Bob Iger, CEO di Disney, che la saga non si concluderà nel 2019, quando uscirà l’Episodio IX nuovamente diretto da J.J. Abrams, lascia intendere che da qui ai prossimi anni verremo letteralmente invasi da spin-off, serie TV e prodotti di ogni genere. Se ciò sarà un bene e quale linea narrativa prenderà questa nuova trilogia, forse è ancora un po’ presto per dirlo. La speranza è che Disney e Lucasfilm facciano le cose per bene, scongiurando che la “galassia lontana lontana” non diventi un luogo di cliché e speranze perdute.