Recensione

Soul Calibur 2

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a cura di Fabfab

Quando il capostipite “Soul Edge” (o “Soul Blade”, che dir si voglia) uscì per PSOne, si affermò immediatamente come il miglior picchiaduro 3D in circolazione, insidiato ma, a detta di molti, non superato nemmeno dal celeberrimo “Tekken 3”, sempre di Namco; quando il secondo capitolo, “Soul Calibur”, uscì sul Dreamcast, ridefinì nuovamente i parametri dei moderni picchiaduro, aumentando in molti il rimpianto per la prematura dipartita della sfortunata console di casa SEGA.Dicono che non ci sia due senza tre: sarà quindi anche questo Soul Calibur 2 un titolo in grado di restare nella storia dei videogiochi?

Ad azione segue reazioneGià dopo i primi momenti di gioco è facile individuare la strada seguita dai programmatori di Namco: semplicità e frenesia! Chiunque abbia un minimo di esperienza con questo genere di titoli, sarà immediatamente in grado di combattere alla pari con gli avversari, dando vita a spettacolari attacchi e combo anche smanettando a caso il pad: un tasto per il fendente verticale (ricordo ai più distratti tra voi che in Soul Calibur 2 i combattenti non combattono a mani nude: ognuno di essi impugna la propria arma favorita), uno per quello orizzontale, uno per il calcio, la parata, il salto, le prese…questi i comandi base a disposizione del giocatore. Chi teme un gioco troppo orientato verso l’arcade non ha, comunque, da preoccuparsi: l’IA degli avversari migliora progressivamente per ciascuno dei tre livelli di difficoltà a disposizione, rendendo la sfida sempre più ardua e meno casuale. Per ogni attacco esiste una contromossa adeguata ed occorrerà molta pratica per riuscire a prevedere ed anticipare i colpi avversari: siamo comunque lontani dal grado di padronanza richiesto da “Virtua Fighter 4”!Ogni personaggio combatte seguendo un proprio stile, determinato sia dalla stazza che dall’arma impugnata e può muoversi liberamente in tutte le direzioni entro l’arena di gioco: questa risulta sempre di dimensioni abbastanza ridotte, per cui occorre sempre prestare parecchia attenzione ai movimenti nostri e dell’avversario, in quanto non solo la perdita di life points è causa di sconfitta, ma anche il finire fuori del ring (ring out).L’inclusione di innumerevoli combo permette di variare a piacimento la strategia d’attacco, anche se l’eccessiva efficacia della parata – che, a differenza del primo “Soul Blade”, in cui parare un eccessivo numero di colpi danneggiava irrimediabilmente la nostra arma, può essere utilizzata all’infinito – può spingere il giocatore meno “sportivo” ad affrontare in difesa i vari duelli, aspettando il momento giusto per colpire. Per quelli tra voi che preferiscono le sfide, segnalo l’inclusione anche di una specifica “parata a impatto” che, se eseguita col giusto tempismo, sbilancia l’avversario lasciandolo alla vostra mercè.

I duellanti della spadaLa trama, come spesso succede in questi casi, è poco più di un trascurabile orpello: alcuni valorosi combattenti si sfidano tra loro per guadagnarsi il diritto di possedere la fatidica spada, spinti dalle più svariate motivazioni.La maggior parte dei lottatori proviene direttamente dai due capitoli precedenti e quelli che non sono presenti da subito o sono sbloccabili successivamente, oppure rivivono attraverso veri e propri sosia: alcuni personaggi, invece, sono del tutto inediti (lo spadaccino Raphael, l’agile Talim, l’orrido Necrid) e tra questi spiccano gli strombazzati personaggi in esclusiva per le varie console. A Xbox è toccato lo Spawn di McFarlane (designer anche di Necrid), personaggio che non stona troppo tra i combattenti di SC2 ma che appare fin troppo estraneo agli avvenimenti narrati; la PS2 deve invece accontentarsi di un tutto sommato anonimo Heiachi Mishima (direttamente dal mondo di Tekken), l’unico combattente di tutto il gioco a non impugnare armi.Le modalità di gioco a disposizione del giocatore sono le solite (Arcade, Duello, Sfida a tempo, Sopravvivenza…), con in più la celebre “Maestro d’Armi” (Wapon Master Mode) in cui un eroe a vostra scelta, attraverso un vero e proprio story mode, dovrà esplorare diversi ambienti ed affrontare in successione tutta una serie di sfide di difficoltà crescente, da superarsi previo il rispetto di determinati prerequisiti (gettare l’avversario fuori dal ring, sconfiggerlo utilizzando una determinata combo, ecc.): solo terminando questa modalità sarà possibile ottenere specifici extra, oltre a tutte le armi del gioco (ogni combattente dispone, infatti, di un intero set di armamenti da sbloccare, per poi utilizzarli nelle varie modalità). Peccato solo che i programmatori di Namco non abbiano approfondito a dovere questa caratteristica che, così com’è, non offre poi molto di più rispetto a quanto già visto nel primo “Soul Blade”.Tutte le varie modalità a disposizione del giocatore, oltre ai tre livelli di difficoltà selezionabili, contribuiscono ad incrementare considerevolmente la longevità di un prodotto che, per sua stessa natura, può comunque rendere al meglio solo nelle sfide contro altri giocatori umani.

Una pioggia di scintilleIl fulcro del gioco, i combattimenti, vengono magnificamente esaltati da un tripudio di scintille, scie ed effetti speciali che rendono gli scontri spettacolari e travolgenti: d’altronde proprio questa frenesia spesso impedisce di ponderare un’attenta strategia di gioco, privilegiando tattiche più intuitive piuttosto che ragionate. In ogni caso, da diverso tempo non mi capitava di prendere parte a scontri così divertenti ed appaganti!Graficamente il titolo si presenta rimarchevole sotto tutti i punti di vista – sicuramente il miglior gioco multipiattaforma visto finora – pur mostrando i limiti che lo sviluppo di un videogame per più console inevitabilmente evidenzia: la versione PS2 soffre, infatti, di sporadici ma evidenti rallentamenti nelle situazioni più concitate, mentre la versione per Xbox, pur presentandosi un poco più nitida e fluida, non riesce ad eguagliare la meraviglia di un “Dead or Alive 3”.Grande cura è stata dedicata ai dettagli: le chiome e gli abiti dei combattenti svolazzano, i seni ballonzolano e diversi elementi dei fondali sono in movimento, nonostante qualche trascuratezza traspaia qua e là: prendete ad esempio la pessima realizzazione dei fluidi (provate a farvi un tuffo nell’acqua – o, meglio, a gettarci l’avversario – e sappiatemi dire…), un vero peccato!Molto belle e caratteristiche le varie arene di gioco, impreziosite dall’utilizzo di un particolare filtro che, impropriamente, potrei definire di sfocatura, il quale ha il merito di rendere l’atmosfera magica ed incantata. Non del tutto convincente, invece, la realizzazione di alcuni personaggi, invero piuttosto anonimi, come non completamente condivisibile appare la decisione di creare i modelli dei combattenti utilizzando tinte accese ma poco “realistiche” e con poche ombreggiature, scelta che, in qualche modo, li rende “plasticosi”: a volte sembrano davvero troppo finti!Epiche ed incredibilmente d’atmosfera le musiche che accompagnano i combattimenti, anche se nessuna di esse lascia davvero il segno.Da notare anche la mancanza di un qualsivoglia filmato finale per i vari combattenti: una volta completata una modalità, vi aspetteranno solo alcune schermate statiche e poche righe di testo che narrano quanto accaduto dopo.Un poco deludente, infine, la confezione del gioco: nel libretto di istruzioni, 16 pagine rigorosamente in bianco e nero, manca la classica descrizione dei personaggi e delle loro mosse, limitandosi a descrivere genericamente i tasti utilizzabili da tutti i combattenti. Sono sicuro che qualcosa in più potesse essere fatto…

– Comandi semplici ed intuitivi

– Innumerevoli modalità di gioco

– Combattimenti frenetici

– Personaggi un po’ anonimi

– Combattimenti alla lunga poco approfonditi

– Leggere imperfezioni grafiche

9.0

Difficile tirare le somme su un titolo del genere: l’uscita di Soul Calibur 2 ha generato tutta una serie di forti aspettative, in parte rispettate ed in parte no. Pregi e difetti del titolo si intersecano, finendo col presentarsi come facce della stessa medaglia: eviterò, innanzitutto, di effettuare dei paragoni con la versione Dreamcast che, per quanto rappresenti ancora oggi un punto di riferimento per i picchiaduro odierni, fu purtroppo goduta da pochi eletti.

La grafica di “Soul Calibur 2” è eccellente – se consideriamo che si tratta pur sempre di un titolo multipiattaforma – ma appare non del tutto ottimizzata né su PS2 (dove è soggetta a sporadici rallentamenti), né su Xbox (DoA3, visivamente parlando, è ancora avanti).

La giocabilità è immediata, frenetica, assolutamente piacevole ed appagante ma, proprio per questo, non troppo approfondita: “Virtua Fighter 4” è ancora il re dei picchiaduro “realistici”.

Tutto il resto è atmosfera epica e coinvolgente, personaggi caratteristici e facili da padroneggiare, una buona longevità, tanto, tanto divertimento!

Su Xbox appare un acquisto obbligato, al pari di DoA3: quest’ultimo rimane superiore a livello di pura grafica, ma la giocabilità di SC2 è inarrivabile!

Su PS2 strappa senza tanti problemi lo scettro di re dei picchiaduro arcade a Tekken 4, anche se i combattenti più tecnici difficilmente lo preferiranno a “Virtua Fighter 4”.

Se vi piacciono anche solo un poco i picchiaduro ad incontro, SC2 rimane, in ogni caso, un acquisto quasi obbligato e consigliatissimo a tutti!

Voto Recensione di Soul Calibur 2 - Recensione


9