Recensione

Solatorobo

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Quanti di voi ricordano tale Tail Concerto, titolo made in CyberConnect2 uscito nell’anno domini 1999 sulla prima, gloriosa Playstation?Non tanti, crediamo, e la cosa non può stupire più di tanto. Fondamentalmente per due motivi: la scarsa pubblicità che fu fatta al prodotto, travolto nel mare magnum del listino di una delle console di maggiore successo della storia dei videogiochi, e il fatto che spesso i titoli migliori sono quelli che sfuggono alle masse, e si lasciano apprezzare solo da quanti hanno un occhio particolarmente critico.Questo cappello introduce Solatorobo – Red the Hunter, ultima fatica dello stesso team di sviluppo, successore spirituale di Tail Concerto che, come e più del suo predecessore, rischia seriamente di passare in sordina adesso che il DS è sul viale del tramonto.E sarebbe davvero un peccato.

Taglie e collari antipulciRed Savarin è uno dei migliori cacciatori di taglie sulla piazza, astuto, intraprendente e affidabile: affidargli una missione, dal recupero di un qualsiasi oggetto alla caccia all’uomo, è sinonimo di risultati sicuri.Red viaggia sulla Asmodeus, un’aeronave che divide con sua sorella Chocolate, ideale complemento, con la sua calma e il suo senso degli affari, alla sua irruenza e al suo carattere guascone.Il gioco ci mette nei panni di Red e del suo fido robot, Dahak, indispensabile braccio meccanico che lo accompagna in tutte le sue avventure.Fin qui tutto normale, se non fosse che Red è un cane. Sì, avete capito bene, un cane. Con un osso al posto dello stecchino di benigniana memoria, si muove in un mondo di animali antropomorfi, con una tavolozza pastello e un’architettura a metà tra i lungometraggi di Hayao Miyazaki e le costruzioni gotiche (ma con un inconfondibile tocco nipponico) che hanno fatto da sfondo alla trilogia del Professor Layton.Mille parole e mille citazioni non sarebbero comunque sufficienti a descrivere lo spettacolo che si stenderà dinanzi agli occhi del giocatore, e la trama di gioco, che parte decisamente lenta ed è appesantita da dialoghi molto più numerosi del necessario, sboccia come una crisalide in farfalla dopo una decina di ore di gioco, coinvolgendo anche il giocatore più navigato, fin lì convinto di essersi imbattuto nella versione in un action GDR per ragazzi.Il mistero dietro le pietre che saremo chiamati a recuperare costituirà un incentivo più che sufficiente ad esplorare ogni angolo del colorato mondo approntato per noi dai ragazzi di CyberConnect2.

Pesi sì, body building noA prodotti come Solatorobo le etichette stanno decisamente strette: abbiano osato definirlo, poco sopra, un action GDR, e questa ci sembra in effetti la definizione più calzante, che tuttavia non abbraccia fino in fondo le mille sfaccettature di un gameplay variegato, composto da fasi di esplorazione, combattimenti all’apparenza semplicistici ma decisamente riusciti, qualche enigma contestuale e un pizzico di puzzle, che sulla console a due schermi di Nintendo non manca (quasi) mai.A bordo di Dahak dovremo portare a termine le missioni più disparate, dal recupero di determinati oggetti allo sgominare bande di mercenari, alternando, in maniera del tutto naturale, fasi di esplorazione, in cui prestare particolare attenzione ad eventuali puntini luminosi a schermo (che segnalano oggetti utili al proseguimento della missione), a momenti in cui sollevare e sballottare i nemici sarà la nostra occupazione principale.L’inusuale sistema di combattimento rappresenta uno dei principali punti di rottura con la tradizione ruolistica evolutasi durante il ciclo vitale della console a due schermi, e, ahinoi, uno dei momenti di maggiore semplificazione cui andremo incontro: se Solatorobo ha un difetto, infatti, è che tutto, dalle spiegazioni fin troppo pedanti al tono scanzonato dei dialoghi (peraltro tradotti in un buon italiano), restituisce la chiara impressione che il target del prodotto sia rappresentato dagli adolescenti, o comunque da persone a digiuno di GDR.Anziché districarsi tra menu, turni d’attacco e complicate statistiche, il combat system chiede letteralmente al giocatore di sollevare i nostri nemici, usufruendo delle potenti braccia robotiche di Dahak, per poi scagliarli con violenza al suolo o addosso ai loro commilitoni, causando così ingenti danni.Tutto qua, davvero. Anche nella seconda parte del gioco, quando le possibilità di personalizzazione del robot aumenteranno esponenzialmente, il nocciolo dei combattimenti rimarrà immutato, offrendo poche varianti e rimanendo entro ambiti estremamente user-friendly.Da vecchi volponi dei giochi di ruolo alla giapponese confessiamo di aver storto il naso durante le prime sessioni di gioco, orfani di maghi, mazze ferrate e incantesimi di guarigione, ma poi, passata una questa iniziale fase di spaesamento, non abbiamo potuto non constatare la bontà di un sistema sì sbrigativo e poco spettacolare, ma che guadagna enormemente in velocità si rivela adeguato al ritmo tambureggiante di alcune delle quest che intraprenderemo.E poi non è da tutti distinguersi dalla massa, cosa in cui il prodotto distribuito da Namco Bandai riesce senza alcuna fatica.Se i nemici potranno essere dispersi solo a bordo del nostro fido compagno meccanizzato, in più punti dell’avventura sarà necessario, tramite il tasto Y, scendere dal robot per avventurarci in prima persona negli ambienti di gioco, magari per attivare un interruttore o percorrere passaggi angusti, ad esso preclusi: durante queste sessioni saremo relativamente indifesi, disponendo solo di una pistola stordente, che immobilizza per qualche secondo i nemici, senza danneggiarli in alcun modo.Oltre ottanta missioni diverse, comprese quelle inerenti la storyline principale, ci prenderanno per mano e sapranno tenerci impegnati per un buon numero di ore, senza che lo spettro della noia si materializzi: peraltro, terminata l’avventura ci aspetterà un bonus inaspettato, sul quale taciamo per non rovinare la sorpresa ai nostri lettori, e Nintendo ha già annunciato (come da menu principale) la prossima distribuzione di missioni aggiuntive scaricabili via Internet, che arricchiranno un’esperienza di gioco già di per sé più che soddisfacente, grazie soprattutto alla costante sensazione di far parte di un mondo fantastico, che si materializza all’accensione della nostra console.

Quando si dice l’arteQuando si snobba la campagna pubblicitaria (anche se il gioco fa da sfondo da qualche settimana alle pagine del sito Nintendo) al fine di arruolare lo studio Madhouse per le splendide sequenze animate anime style, e un certo Nobuteru Yuki (che ha messo la sua firma su prodotti come Chrono Cross e serie della portata di Captain Harlock e Escaflowne), non si può che ottenere risultati visivamente strabilianti, con un character design incantevole e un matrimonio tra due e tre dimensioni che riesce meglio di quello tra rum e menta in un mojito.Se a questo si aggiunge il fatto che notoriamente le console tendono a dare il meglio nel loro autunno, non ci si stupisce di trovarsi dinanzi a uno dei cinque titoli più validi a livello tecnico tra quelli che hanno solcato i due schermi del DS: accettare missioni da un canide, chiedere indicazioni ad un felino con la passione per la birra, solcando cieli azzurri su velivoli colorati e vagamente steampunk, che inorgoglirebbero anche lo Studio Ghibli, è quanto di più appagante per la vista, e ulteriore testimonianza di come il mero conteggio poligonale (qui buono in relazione alla console, ma povero in senso assoluto) significhi nulla senza un adeguato lavoro stilistico e artistico.La tavolozza di colori, i dettagli degli ambienti, l’estro che trasuda anche solo dalle talking heads sono il più spassionato atto d’amore in cui ci siamo imbattuti negli ultimi mesi, e rendono onore ad una console che ha segnato per sempre il medium videoludico.CyberConnect2 e Namco Bandai devono avere in grande considerazione i giovani di questa generazione, se Solatorobo era originariamente destinato a loro: e noi oggi siamo tutti un pizzico più giovani.

– Giocabile e immediato

– Tratti di originalità

– Visivamente sublime

– Longevo e pieno di sorprese

– Alcuni aspetti ne tradiscono il target giovanile

– Combat System semplicistico

8.1

Chi si fermerà alle prime ore di gioco, bollando le avventure di Red e compagnia come l’ennesimo gioco per ragazzi nella infinita line up del DS, non merita di godersi quanto di buono si dischiuderà dinanzi ai più pazienti, dalla varietà di gioco alla bella storia raccontata, farcite da uno dei character design più affascinanti ammirati sulla portatile Nintendo.

Auguriamo ogni fortuna commerciale a questo prodotto, programmato e confezionato con evidente dedizione, pur consci che, con l’attenzione delle masse tutta proiettata sulle vicissitudini del 3DS, potrebbero essere pochi quelli che lo apprezzeranno a pieno, di sicuro molti meno di quelli che avrebbe meritato.

Se un sistema di combattimento semplicistico e temi non proprio “maturi” non vi spaventano, compratelo, non ve ne pentirete.

Voto Recensione di Solatorobo - Recensione


8.1