Anteprima

Silent Hill: Downpour

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a cura di AleZampa

Per la gioia di tutti coloro che avevano criticato Silent Hill: Homecoming per la svolta troppo action che aveva dato alla saga, i ragazzi di Konami tornano sui loro passi annunciando un nuovo capitolo (il sesto o l’ottavo se si contano Shattered Memories e Origins) che riporterà in voga l’old style caratterizzante i primi capitoli della serie: Downpour. Andiamo dunque a vedere insieme in che modo lo studio Vatra Games, situato in Repubblica Ceca, cercherà di restituire lustro ad una serie che nel corso degli anni si è persa, finendo metaforicamente proprio nelle nebbie di Silent Hill.

Welcome to Silent Hill 
A fare da protagonista, questa volta, è un giovane detenuto di nome Murphy Pendleton, in viaggio verso il carcere su di un bus per il trasporto prigionieri. Murphy non è uno stinco di santo, ha commesso molti errori, che gli rimbombano in testa come martelli, e per questo è un perfetto candidato per quel diabolico posto che è Silent Hill, capace come nessun altro di tirare fuori, e materializzare in pericolosi incubi, le paure e i tormenti che ognuno di noi prova. Per qualche motivo il veicolo finisce fuori strada e Murphy, cercando di andare alla ricerca di soccorsi (e di libertà), si imbatte in una fitta foresta, che lo conduce, sotto una pioggia battente (Downpour appunto) a Silent Hill. Ecco la prima novità dunque: non solo nebbia, ma anche pioggia. Finalmente le condizioni metereologiche che da un decennio incorniciano le orrende storie della cittadina americana sono cambiate. Per tutta la durata dell’arco narrativo visiteremo la parte sud-orientale della città, andando ad allargare la nostra conoscenza urbanistica della piccola cittadina sul lago. Le location saranno così grandi che per muoverci da un posto ad un altro dovremo usare la metropolitana, vecchia conoscenza di altri capitoli della saga, il che ci fa intendere che la cara Silent Hill forse non è così piccola come ci volevano far credere nei primi due capitoli. Ma prima ancora di studiare la toponomastica della città, faremo la conoscenza dell’agente Anne Cunningham con la quale, essendo appunto una poliziotta, difficilmente instaureremo buoni rapporti fin da subito. L’incontro con Anne ci permetterà però di iniziare a renderci conto di come le nostre azioni, almeno nelle intenzioni degli sviluppatori, influenzeranno il prosieguo della vicenda. Così come già dai primi titoli della serie alcuni nostri comportamenti portavano a diversi finali, anche in Downpour le nostre decisioni influiranno sullo scorrere degli eventi, che pur saldamente legati all’impronta narrativa data dal team di sviluppo (che farà si che il destino di alcuni personaggi non sia in alcun modo modificabile) subiranno cambiamenti o svolte date proprio dai nostri comportamenti. Vi avevamo tuttavia anticipato che ci sarebbe stato un ritorno alle origini, ma in che modo? Innanzitutto la rarità di munizioni e la sparizione dell’inventario (sarà infatti possibile portare una sola arma per volta) ci costringeranno ad arrangiarci e a decidere bene cosa portarci dietro e cosa no, aumentando la difficoltà complessiva e restituendo quel senso di “sopravvivenza” che era venuto un po’ a mancare negli ultimi capitoli. Potremo tuttavia usare delle armi di fortuna sfruttando l’ambiente circostante, ad esempio lanciando oggetti (che non saranno indistruttibili, e saremo costretti a cercarne di nuovi una volta esauriti o del tutto rovinati) o usando le doghe di una panchina come arma contundente contro i mostri che ci attaccheranno, orrendi e amorfi in tutta la loro agghiacciante postura, anche se il più delle volte si dovrà ricorrere al sistema di difesa più antico del mondo: la fuga. Gli sviluppatori assicurano inoltre che la palma della bruttezza e della pericolosità se l’aggiudicano i boss di fine livello, che affronteremo in sequenze mozzafiato condite con Quick Time Event. Un altro passo verso le origini viene compiuto grazie al gran ritorno dei puzzle duri e crudi, quelli che ci tenevano incollati al monitor anche per ore, girando e rigirando per le stanze nella speranza di trovare l’intuizione o l’oggetto giusto. La difficoltà degli enigmi verrà settata da noi all’inizio dell’avventura, in base alla nostra predisposizione a giocare un’avventura più semplice e spedita o calarci intensamente nella trama costruita dai ragazzi di Vatra Games
Tutta un’altra musica 
Konami e Vatra con questo nuovo titolo si giocano molto, ed è per questo che il desiderio è quello di dare una sferzata al franchise, mantenendo in ogni caso un forte legame col passato. Per fare questo quindi, un tassello fondamentale è stato quello di inserire un protagonista, Murphy, totalmente slegato dalle vicende dei precedenti titoli, in modo che l’incubo che vivesse a Silent Hill fosse solo suo. Oltre a questo, anche il comparto tecnico è un misto di presente e passato, con una telecamera dinamica che passerà con disinvoltura da un’ inquadratura fissa ad una in terza persona sopra la spalla del protagonista, per sottolineare nel miglior modo possibile gli eventi in corso. Parlando invece del comparto tecnico l’utenza horror è disposta a perdonare qualche imperfezione dal lato grafico, mentre per quanto riguarda il sonoro, nulla può andare storto. E’ molto difficile infatti immergersi in una cittadina uscita dall’inferno senza le grida inquietanti, i sospiri dei fantasmi, i latrati di spaventosi mostri e soprattutto una colonna sonora adeguata al contesto. Akira Yamaoka, compositore ufficiale della serie, fino ad ora è stato un re in questo, ma stavolta la sua arte sarà sostituita da un altro maestro del genere, autore delle musiche del famoso telefilm Dexter; stiamo parlando di Daniel Licht. Anche per quanto riguarda l’impatto visivo Silent Hill non si è mai fatto rimproverare più di tanto; con l’avvento delle console next-gen, però, la saga sembrava aver perso quello smalto estetico che l’aveva caratterizzata negli anni passati. Con Downpour pare che il discorso sia cambiato di nuovo, in meglio stavolta. Dalle poche immagini e dal trailer in circolazione abbiamo notato un ambiente ricco di particolari anche se un po’ squadrato nel complesso, le animazioni ci sono sembrate un po’ macchinose ma nulla di particolarmente fastidioso e il tutto comunque qualitativamente paragonabile alle migliori produzioni per Playstation 3, Xbox 360 e PC.

– Si torna a Silent Hill, in tutti i sensi!

– Grandi scenari da percorrere con la metropolitana

– Tornano gli enigmi classici

Attraverso Silent Hill: Downpour Konami si gioca una buona fetta di credibilità di quello che anni fa era uno dei suoi franchise più famosi. La decisione di esternalizzarne la produzione allo studio ceco Vatra, così come la volontà di fare un passo indietro e tornare alla atmosfere più angoscianti dei primi capitoli è sicuramente apprezzabile, e non può che essere vista come un passo avanti nel tentativo di dare nuovo lustro alla saga. Se poi tutte le promesse verranno mantenute, come l’integrazione del nuovo elemento “pioggia”, che pare avere un ruolo importante nelle vicende, così come il ritorno agli enigmi ambientali più impegnativi e un comparto tecnico che non rovini il buon lavoro fatto in sede di progettazione allora potremmo trovarci di fronte ad un vero rilancio per la serie, che per troppo tempo è stata nel limbo delle opere mediocri.