Recensione

Silent Hill 4 - The Room (Jap)

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a cura di Fabfab

Da quando Capcom ha deciso di traghettare verso altri lidi il suo Resident Evil, concedendo ai possessori di PS2 solo il contentino di qualche titolo sparacchino e del rivoluzionario, primo episodio on-line (che, come noto, in Italia arriverà off-line…), al controverso Silent Hill è toccato l’onere di rappresentare il nuovo punto di riferimento per gli appassionati di survival horror sulla console Sony, con buona pace di Tecmo e del suo (sottovalutato) Project Zero.In verità la serie Konami se l’è cavata piuttosto bene nelle vesti di portabandiera della paura sul monolite nero, anche se ogni episodio ha generato opinioni contrastanti: tocca ora al quarto episodio che, più del precedente, dovrebbe innovare la serie…

Casa mia, casa mia, per piccina che tu sia…Innanzitutto la prima novità, più evidente, consiste proprio nel fatto che la storia non è ambientata a Silent Hill (almeno inizialmente, infatti già dal secondo incubo ci si trova dalle parti del tenebroso Toluca Lake): in verità il protagonista, Henry Townsend, ha appeso alle pareti alcune foto della nebbiosa cittadina, ma l’appartamento in cui vive è localizzato nell’immaginaria città di South Ashfield.Henry vive ormai da un paio di anni nel suo bel appartamentino: stanza da letto, bagno, angolo cottura, soggiorno, un fessura nel muro da cui spiare la sexy vicina, c’è proprio tutto quello che un single come lui può desiderare! Un brutto giorno, però, comincia ad avere strani e paurosi incubi, si accorge di non riuscire più ad uscire dal suo appartamento (si tratta più di un blocco psicologico che altro, anche se qualcuno gli ha incatenato la porta d’ingresso) e sente una voce di donna invocare il suo aiuto.Comincia così la sua paurosa avventura in un mondo tra sogno ed incubo: Henry ha serie difficoltà a discernere se si stia muovendo nella realtà oppure nel mondo onirico. Nella shockante sequenza iniziale ci troveremo a gironzolare in un appartamento completamente degradato, che il protagonista riconosce come il suo, ma con parecchie cose che non tornano: foto, oggetti e mobilio sembrano appartenere ad un’altra persona! Quando, poi, oscure presenze si manifestano e la fine sembra prossima, Henry si risveglia nel suo letto, nel suo appartamento in una bella mattinata di sole: tutto a posto? No, perchè la porta d’ingresso è incatenata dall’interno e su di essa compare la misteriosa scritta don’t go out Walter (non uscire Walter) ed un grosso buco (destinato ad ingrandirsi sempre di più) è apparso nella parete del bagno: l’intrepido inquilino ci si avventura dentro solo per trovarsi in un classico mondo alla Silent Hill, decadente, oscuro ed infestato da mostri. Un sogno? Un incubo? In realtà non incontrerete solo creature mostruose: anche altre persone sembrano essersi perse in questa dimensione, incredule di quello che sta avvenendo. Neanche il tempo di farsi un’idea della situazione che Henry si risveglia sul letto dell’appartamento: si è di nuovo immaginato tutto? Il buco nel muro del bagno è ancora li…

Missioni da incuboSe quanto scritto sopra vi ha lasciato un poco spiazzati, non dipende unicamente dalla mia pessima esposizione, ma piuttosto da un’altra delle novità introdotte da Konami: a differenza che nei precedenti capitoli, infatti, SH4 è diviso in missioni che vedono proprio l’appartamento del protagonista quale base di collegamento (non per niente il gioco è stato chiamato The Room). Ogni viaggio nell’incubo del nostro Henry prende il via dall’appartamento per poi svolgersi in una delle ambientazioni previste (che possono essere sia al chiuso che all’aperto) e quindi concludersi nuovamente col ritorno a casa (dove è possibile curarsi, salvare, depositare gli oggetti): tale struttura a missioni è accentuata anche dalle relativamente ridotte dimensioni delle varie aree esplorabili, in cui perdersi o smarrirsi è quasi impossibile.Naturalmente il nostro eroe non sarà solo, ma, come detto, avrà a che fare anche con altre persone: il bello è che, una volta tanto, non è detto che tocchi a voi proteggere loro…Sempre per rimanere in tema di novità, ecco l’introduzione della visuale in prima persona! Niente panico, la soggettiva è limitata unicamente alle brevi sezioni ambientate nell’appartamento di Henry dove, in genere, non accade nulla di particolarmente pericoloso; se devo essere sincero sono rimasto un poco deluso da questa trovata: all’inizio ero convintissimo che l’aspetto di Henry non venisse mostrato per chissà quale ragione (magari in previsione di un qualche colpo di scena), ma al primo filmato le aspettative vengono immediatamente deluse. Henry è una persona assolutamente normale (con l’aria un po’ sconvolta dagli avvenimenti, d’accordo, ma chi non l’avrebbe?) e la prima persona serve unicamente a dare un poco di atmosfera, tutto qui. Nell’appartamento ci si muove utilizzando le due levette analogiche; al suo interno potremo recuperare le energie, depositare o raccogliere oggetti, esaminare gli elementi dell’arredo, guardare fuori dalla finestra, sbirciare dall’occhiello di casa e, perchè no, spiare anche la nostra bella vicina. Ogni qual volta è possibile interagire con un elemento compare un apposito simbolo in alto a sinistra dello schermo, per aiutare i più distratti a non perdersi nulla.Il sistema di controllo è rimasto praticamente identico, senza varianti significative (salvo l’eliminazione della possibilità di selezionare il sistema di controllo 2D, alla RE: se c’è, io non l’ho trovato); anche i combattimenti, dunque, sono rimasti insoddisfacenti come nel prequel. L’introduzione della schivata laterale, della barra energetica ben visibile e della possibilità di caricare il colpo per incrementare il danno sono sicuramente apprezzabili, ma i soliti problemi relativi all’impreciso rilevamento delle collisioni ed al lock-on a volte imperfetto che, in caso di assalto da parte di più avversari, salta allegramente da nemico a nemico confondendoci le idee ed esponendoci ai loro assalti. In pratica, quando possibile, i mostri è meglio dribblarli piuttosto che affrontarli!L’IA degli avversari non è nulla di particolarmente elaborato, ma alcuni di essi risultano particolarmente ostici da abbattere (già i cagnoni iniziali tendono a rialzarsi dopo breve tempo se non avrete l’accortezza di finirli schiacciandoli col piede): da segnalare l’introduzione di mostri spettrali che non potranno essere colpiti dalle armi normali e la cui sola comparsa fa diminuire la nostra energia vitale.Qualche problemino lo si rileva anche col nuovo inventario “in tempo reale”, che soffre di cronica mancanza di spazio e di una discutibile allocazione degli oggetti: oggetti uguali (tipo le munizioni), non vengono sovrapposti, come ci si aspetterebbe, ma occupano slot diversi riducendone la capienza e costringendoci a frequenti ritorni alla nostra stanza per depositare il superfluo nell’apposito contenitore. Realisticamente accedere all’inventario non ferma più lo scorrere del tempo, quindi se, durante un combattimento, avete disperatamente bisogno di curarvi, è meglio che prima vi allontaniate dai mostri che vi circondano…Parecchio deludenti, almeno per gli appassionati della saga, gli enigmi che hanno subito (salvo rare eccezioni) un evidente livellamento verso il basso, senza contare che assomigliano in maniera preoccupante a quelli, notoriamente pacchiani, dei vari RE, basandosi, sostanzialmente, sull’utilizzo di oggetti: per proseguire basta trovare l’oggetto da utilizzare in quella determinata circostanza. Il rammarico aumenta se si pensa che per accontentare ogni genere di utenza sarebbe bastato reintrodurre la possibilità di selezionare non solo il livello di difficoltà dei combattimenti, ma anche quello degli enigmi, come in SH3!Qui in pratica si concludono le novità: il resto è Silent Hill, nudo e crudo, con la solita storia delirante ma incredibilmente paurosa ed avvincente, e le atmosfere, le situazioni, gli avversari che ci si può aspettare da questa ormai storica serie. Quindi, in sostanza, il solito ottimo, angosciante survival fatto di esplorazione e combattimenti, che però fallisce nel tentativo di innovarsi in quanto le varie aggiunte, in sostanza, non modificano di molto la situazione.

Nebbia e granaTecnicamente il gioco si attesta su ottimi livelli.A livello grafico siamo più o meno dalle parti di SH3, anche se i modelli dei personaggi (in particolare i movimenti) sembrano meno curati che nel titolo precedente: dell’aliasing accenno appena, che sia la maledizione dei titoli per PS2 è ormai cosa nota, quindi mi resta da sottolineare la regia molto cinematografica e la riconferma della possibilità di “sporcare” l’immagine con un filtro granuloso, a rendere ancora più inquietante il tutto. Un plauso particolare và, invece, agli effetti luce, calcolati in tempo reale, ed al design sempre inquietante dei mostri, specie quello dei fantasmi.Le ambientazioni sono, come sempre, tetre e disturbanti ed offrono una discreta varietà d’ambienti: metropolitane, boschi, carceri… Peccato per alcune cadute di tono (e del livello di dettaglio) come, ad esempio, nella casa del nostro Henry, dove abbondano gli elementi bidimensionali e poco dettagliati.Decisamente ispirato il comparto sonoro, la soundtrack è, a mio avviso, la migliore finora ascoltata nei quattro capitoli finora usciti (a parte la mitica canzone iniziale di SH1) ed il bello è che è venduta assieme al gioco, in un mini cd accluso alla confezione!Menù ed opzioni sono, naturalmente, in giapponese, ma è possibile settare anche la lingua ed i sottotitoli in inglese: in tal modo il titolo è pienamente fruibile anche da un’utenza occidentale (purché, naturalmente, conosciate la lingua).La longevità, infine, si attesta su livelli discreti, ma i più esperti non impiegheranno più di una decina di ore per portarlo a termine: per cercare di ovviare a questa sostanziale brevità sono stati previsti ben quattro finali differenti, che variano a seconda delle scelte compiute durante il gioco. Certo, bisogna vedere se ci sarà davvero la voglia di portare a termine due, tre o addirittura quattro volte il gioco solo per vedere un differente ending (e sbloccare armi e costumi, of course), ma avere l’accortezza di salvare in corrispondenza dei punti chiave potrete rendere la cosa decisamente più semplice.

– Trama mozzafiato

– Tecnicamente molto valido

– Possibilità di selezionare la lingua inglese

– Cd bonus con la colonna sonora

– Molto diverso dagli altri Silent Hill

– Per nulla innovativo

– Menù in giapponese

7.8

Silent Hill 4 – The Room è un titolo atipico nell’ormai storico ed apprezzato franchise di Konami: dopo il terzo episodio la casa nipponica continua nel tentativo di innovare un prodotto che, proprio per la sua particolare natura, rischiava di diventare troppo risaputo. Paradossalmente, però, se da una parte il titolo si differenzia in maniera significativa rispetto ai capitoli precedenti, dall’altra si sta standardizzando ai canoni tipici dei survival, snaturando le sue origini.

Non c’è nulla di male, intendiamoci, SH4 rimane comunque un giocone ben fatto e dannatamente inquietante: solo si colloca nel folto gruppo dei survival classici, senza significative innovazioni, e il suo punto di forza risiede soprattutto in una trama appassionante e ben congegnata, piuttosto che nelle novità in ambito di gameplay.

Se terrore ed angoscia non vi spaventano, qui troverete la migliore alternativa a Project Zero 2, ma attenzione: i veri fan della serie potrebbero trovarlo molto diverso da quanto si aspettavano…

La seguente recensione è stata scritta a quattro mani da Fabfab e Alexd3.

Voto Recensione di Silent Hill 4 - The Room (Jap) - Recensione


7.8