Recensione

Showdown - Legends of Wrestling

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a cura di Jacklord

Se il wrestling è spettacolo…Nel tentativo di trasmettere in modo diretto cosa sia davvero il “wrestling” nella nebulosa dei miei pensieri si sono affacciate due semplici, chiare parole: “sport entertainment”. Sport e intrattenimento, sono il binomio genetico per cogliere l’ambivalente essenza del wrestling, capace di mobilitare masse di fan, di attizzarne gli animi per seguire le acrobazie atletiche, i pirotecnici scontri tra lottatori-star dello spettacolo, in un circuito dove faide, alleanze, tradimenti, colpi di scena condiscono la nobile arte della lotta con acri spruzzate di coreografie, sceneggiature, copioni, insomma: sport e spettacolo. Anime gemelle oppure accoppiamento contro natura? La risposta viene da Showdown – Legends of Wrestling (SLW), il titolo a base di wrestling messo in scena da un cast d’eccezione: i lottatori più famosi direttamente dall’epoca d’ora del wrestling.

…ci vuole un gioco spettacolare o un gioco sportivo?SLW non vuole rifiutare nessuna delle due ipotesi, cimentandosi nella cavalcata di una selvaggia tigre di sport basato sulla tecnica senza rinunciare al divertimento, garantito dalle licenze, dalla grafica e dallo “stile”, cioè da un mix di audio, ambientazione, modalità di gioco. Forse questa tigre è troppo selvaggia per le energie di Acclaim, che rischia di fare la fine dell’inesperto giocoliere che vuol far volteggiare troppe biglie contemporaneamente? Procediamo con ordine.

Modalità di giocoI primi minuti di SLW, ancora prima di salire sul ring, catturano subito l’attenzione del giocatore coinvolgendolo con colonne sonore heavy-metal resuscitate dagli anni ’80 – ’90, con menù dinamici e numerose modalità e opzioni di gioco. Atmosfera quasi perfetta, effetto coinvolgimento perfetto. Il menù fondamentale è proiettato su una gigantesca insegna luminosa antistante ai luoghi sacri del culto wrestling, alle 18 arene storiche sparse per il mondo, i cui interni trasmettono la sensazione del grande evento. Le modalità di gioco sono quattro, da quella più immediata a quella più longeva e impegnativa:– “Quick play”: partita immediata senza selezione di nessuna opzione, venendo gettati in pochi secondi sul ring;– “Match play”: ampia configurazione di un incontro;– “Showdown challenge”: rivivere oltre tre decenni di leggendari incontri;– “Create a legend”: permette al giocatore di rinascere come una nuova stella nel firmamento del wrestling, oppure, opzione davvero stuzzicante, permette di modificare un lottatore già esistente. Miracoli dell’ingegneria gentico-videoludica. Così presentate, le modalità di gioco riescono effettivamente a soddisfare massima parte dei desideri e delle aspettative dei giocatori, sia dei giocatori improvvisati e occasionali, sia dei veterani di questo genere. La schiera di opzioni per ciascun incontro è davvero nutrita: è disponibile la partecipazione ad un torneo (4, 8,16 lottatori oppure a 4, 8 squadre). E’ invitante l’allestimento delle squadre: tre squadre da due wrestlers, quattro squadre da due, due squadre da tre, quattro squadre da due; in ogni caso è prevista la sostituzione da parte di un lottatore scelto all’interno della propria squadra. Preferendo invece il culto dell’individuo assoluto, del lottatore solitario contro tutti, la varietà di scelte non cambia. Tre, quattro, otto lottatori uno contro tutti; battaglia reale, per scaraventare gli avversari fuori dalle corde (e dalle palle), il succulento “cage match” dove uno contro uno chiusi in una gabbia d’acciaio con l’obiettivo di aprirla e scendere sul pavimento dell’arena; “ladder match” ovvero arrampicarsi su una scala per afferrare la cintura posta proprio in cima alla scala; ed infine “table match” per “intavolare” l’avversario per il maggior numero di volte possibile. In particolare, la modalità “create a legend” è la modalità che sostiene il peso principale di SLW: è simile ad una “story-mode” che assegna al giocatore il ruolo di un giovane lottatore sconosciuto (personalizzabile fisicamente e impostandolo come “eroe” generoso e amato, oppure “cattivo”) che si fa strada nell’ostile mondo dei wrestler professionisti, menando con tutta la sua foga per salire su ring sempre più importanti, circondati da folle sempre più deliranti e imponendosi come un “master” del wrestling. Il diario del giovane lottatore parte allora dagli anni ’70, in un clima volutamente ricostruito in modo tale far sentire la lontananza cronologica, impegnandoci con i wrestlers allora in auge, fino al punto da sfidarli per la cintura. Le pagine della storia proseguono nel loro filo narrativo attraversando gli anni ’80 e concludendosi con gli anni d’oro, i ’90, anni del massimo splendore e della crisi di tanti amati protagonisti. Rivivere risse passate alla storia, quasi trasfigurate nel mito, come se avessero luogo adesso, con la stessa vivacità e naturalezza: oltre allo sport, oltre alla tecnica, anche lo spettacolo, lo show.

Lottare con tecnica o dare botte?SLW è un titolo amleticamente ambiguo, che pone domande spinose a chi cerca di focalizzarne l’essenza, di compararlo con altri titoli, primo tra tutti “Smackdown! Here comes the pain”. Sicuramente il numero delle combos è quantitativamente inferiore al prodotto THQ, specialmente per quanto riguarda l’utilizzo dei quattro tasti direzionali, scarsamente incisivo nel determinare la mossa finale. Nonostante questo sottoutlizzo, il parco delle mosse disponibili è sufficientemente ampio: colpo (leggero, medio, pesante), attacchi pronti (dopo aver afferrato l’avversario, ossia le mosse in cui si esibisce la spettacolarità più che la tecnica del wrestler), blocchi e rovesci (attivabili premendo un solo pulsante ed eseguibili da davanti o dietro oppure con lancio) e mosse di “sottomissione” per inchiodare al tappeto l’avversario. Le tanto agognate e spettacolari combos entrano in gioco ripetendo continuamente la stessa combinazione, lasciando quindi alla cpu il compito di scegliere quale particolare combo effettuare. Ma il gioco non finisce qui. Il nostro protagonista ha infatti libero accesso alla zona antistante il ring, potendo impugnare armi improvvisate come sedie, tavolini e scale per sferrarli contro l’avversario.In sintesi: la giocabilità di SLW è una indiscutibile nota di merito, che però deve essere altrettanto chiaramente distinta dalla cura tecnica del combattimento che punta invece a tutta velocità nella direzione del divertimento – senza eccessiva concentrazione e perfetta conoscenza di ogni singola mossa. Altri interessanti dettagli del match sono la possibilità di inserire il proprio manager, che talvolta potrà salire sul ring,

Graficamente lottando…Dolce-amaro è l’effetto che desta la grafica di SLW. Dolce perché i lottatori, il ring, il pubblico, l’illuminazione e le ombre, gli effetti speciali sono visualizzati con un livello di cura medio-alto. Amaro perché la mano e l’occhio che hanno progettato i modelli dei wrestlers difettano di senso delle proporzioni che si giustifica qualora SLW fosse concepito in stile fumettistico o cartoonesco. Le muscolature, soprattutto le braccia, sono eccessivamente “pompate” apparendo simili a stalli di bisonte, distorsione aggravata dal fatto che le stesse textures “muscolari” non brillano per dettaglio, premiando invece il costume, gli orpelli e la capigliatura. Nota bene: i lottatori non sono affatto fantocci o “meat puppets” super-leggeri; non è facile muoverli, tanto meno farli correre. L’aspetto che preoccupa è invece il mancato equilibrio tra le varie parti del fisico, soprattutto le braccia e le gambe rispetto al resto. Questo fa sì che la riproduzione grafica dei lottatori si allontani, purtroppo, da quella delle controparti reali, che si riconoscono quasi più per i costumi e il trucco. La fisionomia dei volti ricalca con più che lodevole precisione i volti reali ma, anche qui, è lodevole l’impegno più che l’esito finale. Sia prima che durante il match, le animazioni sono realistiche, di un realismo a tratti impressionante per la naturalezza dei movimenti e degli atteggiamenti. Dai primi istanti di avvio fino all’inizio del match, ogni sfumatura è impostata sulla ricerca del realismo, della riproduzione il più fedele possibile della realtà. Gli elementi di realismo ci sono: il rossore sul volto e le ferite a fine incontro, la fedele riproduzione delle mosse sui grandi schermi sopra al ring, le colonne sonore originali come le movenze, gli atteggiamenti tipici di ogni wrestler, incluse le divise ufficiali (e la scelta tra differenti modelli di divisa). Eppure ci sono anche questi elementi che abbassano la qualità e il realismo. Un elemento invece che distingue SLW da “Smackdown! Here comes the pain” è il ritmo decisamente più “tranquillo” del combattimento, più lento ma anche più realistico, concedendo tempo utile per programmare le mosse, che d’altra parte risulta sprecato per la loro relativa povertà. Qualche difficoltà subentra nel momento di agganciare l’avversario, capitando spesso il caso di pugni sferrati nell’aria e di calci aerei che finiscono con una ridicola facciata sul ring. Questo dipende dalla scelta di attribuire ad un singolo pulsante una pluralità di mosse e di movimenti, lasciando alla cpu l’interpretazione – inappellabile – della vostra volontà. E’ necessario dunque posizionarsi nelle immediate vicinanze dell’avversario, conoscere il momento esatto in cui effettuare una presa, salire sul ring, lanciarsi in corsa e così via. Sempre presente e realistico è infine l’arbitro, che si guadagna anche lui una nota di merito per la sua realizzazione tecnica. E il pubblico? Il pubblico è vivace, anche se si tratta di sagome semoventi e semisnodate, che si muovono indistintamente e casualmente, senza seguire l’evolversi del match. Invece il ring e zona limitrofa sono visualizzati in maniera perfetta, con corde che trasmettono subito la loro elasticità, rinforzi di gomma agli angoli del ring, parterre che riflette i colpi e le cadute, e le utilissime seggiole che, con tavolini e scala, coloriscono lo spettacolo del wrestling – a scapito di una vera tecnica sportiva.

Il suono del wrestlingAcusticamente SLW tenta di scalare le posizioni alte della qualità, sia supportando il dolby digital, sia offrendo una variegata gamma di suoni, colonne sonore, voci e rumori di fondi. La soundtrack è tipicamente heavy-metal, piacevole per i primi trenta secondi, poi monotona per tutto il restante tempo. Le voci del presentatore che subiscono l’eco del microfono, i videoclip che accompagnano l’ingresso del wrestler, il tifo degli spettatori: tutte voci che contribuiscono al sostanzioso attivo nel bilancio di SLW. Dove invece sbucano fuori le voci passive, è nel commento (in inglese ovviamente) fatto da un cronista il cui vocabolario non supera le dieci parole e da lottatori che usano tutti i loro muscoli tranne uno: la lingua e da cori che sono semplicemente grida incomprensibili.

– (Quasi) tutte le leggende del wrestling

– Concezione spettacolare e coinvolgente del match

– Buona grafica e buon sonoro

– Scarso senso delle proporzioni dei wrestlers

– Imprecisioni nel controllo

– Modesta varietà di mosse

7.0

Per quanto banale, SLW sa cogliere l’essenza del wrestling perché è un “gioco di spettacolo”, dove la tecnica di combattimento è in secondo piano. Appurata la natura di SLW, non è detto che questo prodotto riesca a primeggiare scalando le vette di giocabilità, grafica e audio, conquistandosi la cintura di titolo campione del wrestling su console. I muscoli più forti di SLW sono i suoi personaggi, l’Olimpo dei wrestlers, la vera mitologia dei lottatori più amati e conosciuti, insieme ad una folta struttura di modalità e opzioni, a ottime animazioni e a buoni effetti visivi e sonori. Le mosse più letali di SLW sono un sistema di controllo che qualche volta vacilla in precisione, proporzioni spesso cartoonesche dei lottatori. Il tallone di questo aspirante Achille può essere infine il rischio che il suo pubblico videoludico sia composto da persone che vanno almeno dai 25 anni in su.

Voto Recensione di Showdown - Legends of Wrestling - Recensione


7