Recensione

Shin Megami Tensei: Devil Survivor 2

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Dopo sette anni abbondanti di abbaglianti giochi pirotecnici, Nintendo DS è agli ultimi fuochi, forte di un successo mondiale senza paragoni (almeno finora) e di una softeca immensa che sicuramente ha ancora molto da offrire ad un ipotetico acquirente dell’ultima ora. Uno dei migliori giochi del 2009, purtroppo inedito in Europa, fu Shin Megami Tensei: Devil Survivor, spin off strategico di una delle più conosciute e celebrate saghe ruolistiche degli ultimi vent’anni. Dopo il recente remake in versione Nintendo 3DS, che ha aggiunto poco o nulla in termini contenutistici, ecco arrivare, apparentemente oltre il gong, il seguito, in esclusiva su Nintendo DS (non ci sono al momento conferme riguardo una possibile versione 3DS in futuro). Rivoluzione o more of the same?

Di demoni, catastrofi e smartphoneSe non è rotto, non aggiustarlo. Vecchio adagio che dev’essere stampato sui muri del quartier generale di Atlus, se è vero che il 70% dei contenuti del primo, fortunato capitolo è stato riproposto con migliorie solo marginali, alcune delle quali nemmeno troppo azzeccate. Partiamo dall’intreccio narrativo, decisamente uno dei punti cardine del capitolo targato 2009: metti un giorno qualsiasi nella Tokyo contemporanea, pullulante di vita e tecnologia, due amici (l’eroe senza nome impersonato dal giocatore e Daichi, fidata spalla), un misterioso sito web chiamato Nicaea che si vanta di poter prevedere il modo in cui i suoi iscritti moriranno e mostrarlo in videoclip YouTube style, e una catastrofe immane (annunciata da una fortissima scossa di terremoto) che si abbatte sul Giappone intero, senza escludere nessuna delle sue prefetture.Presto irromperanno sulla scena pettorute adolescenti (il character design Atlus non si smentisce mai…), organizzazioni sovragovernative e soprattutto i tanto amati demoni, veri protagonisti già tre anni fa. Non scendiamo volutamente nel dettaglio per due motivi: innanzitutto perché quando si tratta di giochi dove la componente narrativa è preponderante, preferiamo sempre evitare pericolosi spoiler e, secondariamente, il plot non ci ha entusiasmato, non riuscendo a risucchiarci nel mondo di gioco tanto quanto aveva saputo fare quello del primo titolo.Questo perché sa tutto di già visto, anche per precisa scelta dello sviluppatore, che ha ripiegato su stilemi ben noti senza osare più di tanto, proponendo situazioni, personaggi e svolte che, prese in sé non hanno nulla che non vada, ma che rimandano in maniera davvero troppo diretta a quanto già visto 36 mesi or sono.Non basta una maggiore varietà degli ambienti, visto che stavolta il party non sarà costretto a muoversi solo a Tokyo, e il Fate System, che spinge ad approfondire il più possibile il rapporto con gli altri membri del party, premiando il giocatore costante ed attento ai risvolti della trama con bonus sulle resistenze elementali dei personaggi piuttosto che sulla loro capacità di fondere demoni più potenti.La storia si lascia seguire e riserva un paio di momenti memorabili, eppure fallisce laddove l’intreccio di Devil Survivor aveva trionfato.

Copincolla che passioneSe le trame si ripetono, i personaggi si stereotipizzano e gli intrecci perdono di consistenza, è davvero dura muovere critiche ad un sistema di gioco che, per la gran parte immutato, continua a riservare ore e ore di divertimento.Il sistema di combattimento è identico a quello del predecessore e propone una serie di battaglie inquadrate con visuale isometrica, dove il giocatore, disponendo i suoi personaggi sulla griglia tanto cara agli SRPG, dovrà avere la meglio, di volta in volta, su un numero imprecisato di nemici. La progressione è quella tipica dei giochi strategici ma, una volta attaccato un avversario, la visuale passerà in prima persona, con una schermata familiare ai fan della saga, avara di animazioni ma che, tutto sommato, svolge benone il suo compito, mostrando nello schermo superiore affinità, debolezze elementali e caratteristiche del party avverso: oltre al nostro alter ego e ai suoi amici, controlleremo tutta una serie di demoni, che potremo vincere all’asta oppure creare dalla fusione, con un livello di personalizzazione elevatissimo.Davvero nulla di nuovo sotto il sole ma, esattamente come tre anni fa, ogni cosa è al suo posto, e concorre a creare un gameplay oliato e accattivante, che ruota attorno alle virtualmente infinite possibilità di creazione e al delicato bilanciamento tra le molte frecce nell’arco del giocatore e un livello di difficoltà intransigente che, a differenza del primo capitolo, obbliga a sessioni di grinding ed esige di ponderare attentamente ogni singola mossa, come nemmeno la più complicata partita di scacchi.Chi ha giocato al primo episodio, piuttosto che a Strange Journey, altra piccola perla USA only a firma Atlus, non avrà difficoltà a sentirsi a casa dopo sole due ore di gioco, provando le stesse gioie che derivano dall’assaggiare il proprio piatto preferito dopo diverso tempo: piccole ma efficaci aggiunte, come le aste uno contro uno e il Demon Compendium, che permette di richiamare in ogni momento un demone precedentemente posseduto (anche se non proprio a buon mercato…) renderanno la pietanza ancora più saporita, tanto per i clienti abituali quanto per le nuove leve.Ogni battaglia sarà una sfida a voi stessi, alla vostra capacità di prevedere le mosse avversarie e a quella di improvvisarvi novelli Dottor Frankenstein e creare così il demone perfetto, le cui abilità riescano a sposarsi perfettamente con quelle del vostro alter ego: eppure non è tutto rose e fiori e non tutte le modifiche apportate sono per il meglio.In particolare, abbiamo trovato la narrazione più prolissa di quanto non fosse, appesantita forse dalla necessità di dedicarsi ad una grande quantità di dialoghi non necessari alla fine dell’avanzamento della trama ma assolutamente consigliati se si desidera veder crescere i propri comprimari, il cui apporto in battaglia si rivelerà fondamentale.Altra spina è rappresentata dal livello di difficoltà, che appare decisamente meno bilanciato di quanto avevamo precedentemente provato sulla nostra pelle: avevamo elogiato Devil Survivor per il fatto che il grinding fosse consigliato ma non necessario, mentre purtroppo dobbiamo constatare che questa fastidiosa pratica sia imprescindibile in Devil Survivor 2, soprattutto a causa di una curva della difficoltà più ripida e di alcuni nemici super potenziati, impossibili da abbattere senza un set di demoni di alto livello.Un elevato tasso di difficoltà è sempre stato un marchio distintivo della serie e di molte produzioni Atlus, ma l’impressione è che a volte la CPU “bari”, portando il rapporto tra le battaglie principali per fare evolvere la storia e quelle libere utili a potenziare il party a sfiorare pericolosamente l’ 1:1.

Il contorno tecnicoAvremmo potuto del tutto omettere il paragrafo dedicato alla realizzazione tecnica, perché Nintendo DS non ha mai fatto della potenza pura il suo tratto distintivo, perché il predecessore era un gioco che avrebbe potuto girare anche su Game Boy Advance e perché una nuova generazione di console portatili si è nel frattempo affacciata sul mercato: anche in questo caso, tutto è quasi come lo avevamo lasciato, con lo stesso, eccentrico character design, dei filmati in stile anime cui l’eccessiva compressione non toglie drammaticità e grazia una penuria generale di animazioni, con solo una generale impressione di maggior pulizia e delle talking heads leggermente più grandi e definite. Spiace invece il riciclo di sagome per gli NPC, la mancanza di doppiaggio almeno per i dialoghi fondamentali, dopo l’esperimento tutto sommato riuscito di Overclocked su Nintendo 3DS e la riproposizione di una palette cromatica che a volte stona con i toni catastrofistici che permeano la trama.Manchevolezze comunque secondarie, come lo è l’accompagnamento sonoro che, abbandonati i riff pop rock del predecessore, si adagia su ritmi più compassati, senza mai innalzarsi a vero protagonista.Riguardo alla durata, aspettatevi di esplorare alcune tra le principali città del Giappone per non meno di 30 ore, a seconda del grado di abilità di ognuno e della quantità di dialoghi opzionali in cui vi imbarcherete. Comunque non poco vista la sconfortante media delle produzioni odierne.

– Profondo come pochi

– Sistema di fusione virtualmente perfetto

– Metterà in moto la vostra materia grigia

– Combattere sarà un piacere

– Livello di difficoltà sbilanciato e punitivo

– Più un data disk che un gioco nuovo

8.0

Riciclare è bello se si parla di natura e di raccolta differenziata dei rifiuti, un po’ meno se si parla di videogiochi: Shin Megami Tensei: Devil Survivor 2 lo fa senza vergognarsene nemmeno un po’, riproponendo situazioni, intrecci e gameplay presi di peso dalla produzione precedente, senza migliorare la formula e anzi appesantendola sia a livello narrativo, sia in termini di difficoltà generale. Quanto scritto finora potrebbe cozzare con la valutazione finale, ma una copia di un gran gioco rimane pur sempre un gran gioco di per sé, e non possiamo ignorare la bontà del sistema di combattimento, la profondità tattica offerta dal sistema di fusione dei demoni, la piacevole complessità dell’esperienza di gioco offerta. Solo, non aspettatevi di trovare molto di più di un corposo data disk.

Voto Recensione di Shin Megami Tensei: Devil Survivor 2 - Recensione


8