Recensione

Shadwen

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a cura di erik369

Tra i numerosi cambiamenti avvenuti nell’industria videoludica nel corso di questi anni, è certamente da annoverare la scomparsa delle cosiddette produzioni medie. Parliamo di titoli non troppo ambiziosi, solitamente limitati nelle dimensioni, che riescono comunque a risultare godibili per gli appassionati del genere di appartenenza. I videogiochi con tali caratteristiche sono oggi sempre più rari, esclusi da un mercato che sembra favorire gli estremi, quali i tripla-A e gli indie. Andando contro tale tendenza, lo sviluppatore Frozenbyte (autore della trilogia di Trine) ha scelto di realizzare un titolo che aderisce alle caratteristiche delle sopracitate produzioni medie, dal titolo Shadwen. Ci troviamo dunque davanti al classico videogioco senza infamia e senza lode?

Occhio per occhioNon sarebbe possibile parlare in modo concreto della trama di Shadwen senza prima descriverne l’ambientazione sulla quale essa viene costruita. Ci troviamo in un mondo dai toni decisamente cupi, in un regno vessato da interminabili conflitti, incapace di ottenere una pace duratura. Tutto ciò va inevitabilmente a discapito dei più poveri e dei meno fortunati, veri e propri reietti che lottano ogni giorno per la sopravvivenza. Shadwen è una donna con un peso enorme sulle spalle, alle prese con una missione che potrebbe cambiare drasticamente il futuro del regno. Il suo obiettivo non è altri che l’assassinio del re stesso, rinchiuso al sicuro dietro le imponenti mura del castello. Nel perseguire tale compito incontrerà Lily, una giovane orfana in cerca di cibo. Da quel momento in poi la ragazza non vorrà più allontanarsi da Shadwen, seguendola, nonostante le sue rimostranze, lungo l’esteso percorso che la separa dalla sua vendetta.Nonostante l’inverosimiglianza dello scenario in cui un’assassina decide di farsi accompagnare da un’orfanella, la trama di Shadwen è piuttosto interessante, almeno nelle sue premesse. Il grosso problema sta nel fatto che il titolo sviluppa veramente poco la componente narrativa, sia per quanto riguarda le motivazioni che si celano dietro la volontà di attentare alla vita del re, sia nel legame che caratterizza le due protagoniste. Le esigue informazioni concesse al giocatore sono da attribuire unicamente ai dialoghi che accompagnano i caricamenti fra un livello e l’altro, i quali non sono minimamente sufficienti ai fini del coinvolgimento del giocatore. I Frozenbyte hanno voluto inserire un sistema assimilabile alle scelte morali, dove l’uccidere davanti agli occhi di Lily ne comprometterà l’innocenza, modificando così il corso della storia. La dicotomia sul risparmiare una vita o stroncarla a sangue freddo è certamente degna di nota, ma il bivio morale che dovrebbe scaturire da essa, difficilmente farà presa sul giocatore, proprio a causa dell’assenza del legame empatico che si dovrebbe instaurare con le protagoniste. Oltretutto l’unica variazione ai fini narrativi è costituita dal finale, momento in cui dovremmo compiere una scelta netta e significativa, ma che ha davvero poco senso per il giocatore, in quanto all’oscuro di troppe informazioni altresì indispensabili.

Gli attrezzi del mestiereCome prevedibile dal contesto narrativo, il gameplay di Shadwen è interamente incentrato sullo stealth. Ci troviamo davanti ad una struttura divisa in livelli, ognuno dei quali comprende una mappa più o meno vasta, che va attraversata nella sua interezza fino al raggiungimento dell’uscita. L’interno delle aree è costellato da un numero variabile di guardie, collocate in posizioni specifiche e intente ad eseguire ronde prestabilite. Vestendo i panni dell’assassina potremo usufruire di una mobilità ragguardevole, talmente pronunciata da rendere estremamente semplice superare i soldati di pattuglia. La complicazione nasce dal dover scortare Lily per l’intero percorso, cercando di aprirle un passaggio sicuro che le permetta di avanzare senza essere vista. La giovane orfana infatti potrà solo spostarsi in modo lineare, attraverso quelle stesse strade battute instancabilmente dalle guardie. Creare diversivi, piazzare trappole, distrarre, mettere fuori combattimento, ognuna di queste attività sarà indispensabile per far fronte alle numerose insidie che separano le due protagoniste dal castello.I Frozenbyte hanno scelto di inserire delle meccaniche piuttosto interessanti, in grado di aggiungere un degno strato di complessità al titolo, almeno sulla carta. Iniziamo parlando del tempo, elemento in grado di diventare un vero e proprio complice del giocatore, grazie alla possibilità di manovrarlo a piacimento. Potrete arrestarlo semplicemente evitando di muovere Shadwen, oppure potrete riavvolgerlo senza alcuna limitazione tramite un tasto specifico. Questa meccanica condiziona sensibilmente l’esperienza di gioco, eliminando del tutto la frustrazione tipica del genere stealth. Siete stati inavvertitamente scoperti? Avete sbagliato un salto particolarmente ostico? Volete sapere se la vostra strategia d’azione si rivelerà efficace contro quel gruppo di guardie? Grazie al riavvolgimento temporale tutto questo potrà essere effettuato tramite la semplice pressione di un tasto. Se da una parte l’utilizzo di tale espediente elimini eventuali frustrazioni, dall’altra ne abbassa enormemente la difficoltà, rendendo il livello di sfida pressoché nullo, poiché ogni ostacolo può essere superato con del semplice trial and error. Oltretutto il titolo non giustifica in alcun modo la manipolazione del tempo a livello di trama, rendendola dunque una semplice feature di gameplay.La seconda peculiarità di Shadwen è rappresentata dalla fisica, o più precisamente dall’uso che se ne fa di essa. Spesso e volentieri vi ritroverete a dover distrarre le guardie utilizzando i numerosi oggetti sparsi per lo scenario. Alcuni di essi possono essere mossi, generando del rumore in grado di attirare l’attenzione delle sentinelle e, di conseguenza, di farle spostare dalla loro posizione originaria. Questa strategia d’azione si rivelerà essere la più efficace al fine di creare un percorso sicuro che permetta a Lily di avanzare. L’interazione con gli oggetti può essere effettuata anche dalla distanza, grazie all’utilissimo rampino. Tale strumento non solo permetterà all’assassina di raggiungere posizioni elevate, ma le consentirà anche di arpionare e tirare a sé oggetti come casse e barili, mantenendosi comunque a distanza di sicurezza. C’è da dire che l’utilizzo del rampino non è esattamente precisissimo, e richiederà del tempo per prendervi la mano. Capiterà molto spesso di incastrarvi durante un salto, di compenetrare elementi dello scenario o di eseguire traiettorie non volute, che potrebbero portarvi proprio davanti agli occhi delle guardie. La fisica di gioco può anche essere utilizzata in ulteriori modi, decisamente meno discreti e più letali di quelli appena elencati. Basterà far cadere un oggetto sopra la testa di un soldato per metterlo definitivamente fuori gioco, eliminando così la minaccia che potrebbe costituire. Anche in questo caso bisogna tuttavia fare attenzione, poiché la vista di un cadavere indurrà il resto delle guardie a suonare l’allarme, allertando così tutte le sentinelle nella zona. Per ovviare a tale problema potrete spostare il corpo, celandolo in uno dei tanti cumuli di paglia o arbusti sparsi per le mappe. Nonostante il ruolo che riveste, la fisica di gioco è comunque piuttosto elementare, con un numero davvero troppo risicato di applicazioni pratiche.

Meglio soli che male accompagnatiSul fronte dei nemici la situazione non è certo delle più rosee: Shadwen vanta unicamente due tipologie di guardie, le quali non sono neanche poi così diversificate fra loro. Oltre alla sentinella standard è presente quella corazzata, la cui unica differenza sta nel non poter essere uccisa alle spalle proprio in virtù della protezione indossata. Oltre a questa sottile variazione non ne troverete alcuna altra, cosa che indubbiamente appiattisce l’esperienza di gioco, che fa della ripetitività una delle sue mancanze maggiori. In tal senso una piccola variazione alla formula è rappresentata dal sistema di crafting, che permette di creare aggeggi e trappole utilizzando le risorse trovate negli scrigni sparsi per i livelli. Si tratta di un sistema molto semplice, la cui utilità resta comunque marginale e di contorno. Per creare una determinata trappola bisognerà prima trovarne il progetto, una volta ottenuto vi basterà possedere le risorse richieste, attraverso le quali potrete realizzare una o più unità del congegno scelto. Le tipologie di trappole presenti non sono molte, e alcune di esse sono diretti potenziamenti di altre; usarle in un punto particolarmente ostico potrebbe farvi risparmiare del tempo, al costo però di privarvi di un’unità del congegno utilizzato. Tuttavia all’inizio di ogni livello la vostra scorta di trappole verrà ripristinata, permettendovi dunque di usufruirne senza troppe remore.Un’esperienza di gioco che preveda la costante presenza di un npc da accompagnamento, richiede l’implementazione di un’IA ben più curata rispetto alla norma; purtroppo Shadwen ci mette di fronte ad una intelligenza artificiale non esente da problematiche, sia per quanto riguarda le guardie che la stessa Lily. I nemici infatti non brillano per acume, eseguendo ronde prestabilite o rimanendo ben piazzati nelle loro posizioni. Perfino quando vengono attirate il loro comportamento risulta spesso bizzarro, tendendo ad incastrarsi fra loro e con gli elementi dello scenario, o limitandosi a girare in tondo fino al momento in cui non interrompono lo stato di allerta. Tali atteggiamenti non sono neanche poi così gravi se confrontati con quelli di Lily. La ragazza non mancherà di muoversi spesso e volentieri sotto il naso delle guardie, passandovi accanto o addirittura davanti. Oltretutto ci è capitato che l’orfana si paralizzasse completamente, costringendoci così a tornare indietro nel tempo e vanificando gli sforzi di un’intera sezione. Nonostante questo le problematiche legate al comportamento di Lily vengono mitigate dalla possibilità di controllarla indirettamente e dall’automatizzazione dei suoi spostamenti. Premendo l’apposito tasto potremo infatti indirizzare la ragazza nelle direzione da noi voluta, la quale verrà raggiunta a meno che essa non sia pattugliata. Inoltre l’orfana avanzerà in modo autonomo nel momento in cui si verrà a creare un via sicura. Questi due elementi rendono le imperfezioni dell’IA meno significative a livello di impatto generale, ma non riescono comunque a sopperire alle evidenti problematiche presenti.Così come lo è per la trama, anche il gameplay di Shadwen riporta idee e premesse interessanti, le quali tuttavia falliscono al momento della loro applicazione. Il risultato è un’esperienza di gioco dimenticabile, fortemente ripetitiva e in grado di stancare molto velocemente il giocatore; sarebbe bastato inserire una variabile di qualche tipo per rendere il tutto decisamente più godibile, ponendo così rimedio alla piattezza che caratterizza il gameplay del titolo. Purtroppo anche il level design è afflitto dalla stessa limitatezza e ripetitività, rendendo ogni livello presente così simile agli altri da generare una fastidiosa ridondanza.

Ombre sul castelloE’ proprio nel comparto tecnico che Shadwen mostra gran parte delle sue debolezze. Ci troviamo davanti ad una grafica di gioco piuttosto scarna, dove il riutilizzo degli asset è talmente preponderante da rendere gli stessi livelli troppo simili fra loro: le poche ambientazioni presenti sono decisamente anonime, con variazioni davvero minime fra di esse. Anche la cutscene sono davvero poche, realizzate tramite il semplice susseguirsi di alcuni artwork, la cui realizzazione artistica non riesce a sopperire al numero davvero esiguo. Il doppiaggio inglese è buono, ma i dialoghi sono anch’essi risicati e presentano spesso degli intervalli di silenzi fra una battuta e l’altra che ne minano la resa uditiva. Anche la longevità non è delle migliori, con quindici livelli che possono essere superati in poco più di cinque ore. Nonostante la presenza di finali multipli, il tasso di rigiocabilità non è poi così elevato, vuoi per la ripetitività dell’esperienza di gioco, vuoi per la povertà di contenuti dei finali stessi. Per quanto riguarda i bug non abbiamo trovato molto altro rispetto alle già citate compenetrazioni poligonali e alle numerose incertezze dell’intelligenza artificiale alleata e nemica. I pochi testi presenti in Shadwen sono tradotti in italiano, mentre il prezzo di vendita si attesta a poco più di quindici euro.

– Le premesse narrative sono interessanti…

– Alcune meccaniche di gioco hanno del potenziale…

– …ma non vengono sviluppate in alcun modo

– …ma falliscono nell’applicazione pratica

– Esperienza di gioco piatta e ripetitiva

– IA alleata e nemica non esente da imperfezioni

6.0

Shadwen è un titolo pieno di premesse interessanti, le quali tuttavia falliscono al momento della loro applicazione. C’è indubbiamente del potenziale nell’ultima fatica dei Frozenbyte, ma esso viene quasi del tutto annichilito da una trama poco sviluppata e da una ripetitività di fondo estremamente pronunciata, in grado di stancare presto il giocatore. Ci troviamo davanti ad un’esperienza di gioco piatta, che difficilmente vi lascerà qualcosa una volta raggiunti i titoli di coda. L’ennesima occasione sprecata insomma.

Voto Recensione di Shadwen - Recensione


6