Recensione

S.L.A.I.

Avatar

a cura di Redazione SpazioGames

Rise of the RobotsIl fascino dei “robbò” ha segnato in maniera abbastanza preoccupante l’infanzia di un gran numero di marmocchi, in particolare di quelli cresciuti nella decade degli anni ottanta. Ve lo dice uno che ai tempi ha convinto i propri genitori a dilapidare interi stipendi in Transformers e action-figures di varia natura, tutti accomunati dalle medesima caratteristica: il costo generalmente improponibile. Per non parlare dei pomeriggi spesi a seguire le gesta di Goldrake, Mazinga Z e compagnia cibernetica in televisione… certo che i giapponesi ne hanno sempre saputa una più del diavolo.Konami, conscia del fatto che anche persone ormai adulte e vaccinate conservino una malsana attrazione verso il mondo dei robot, ha ben pensato di pubblicare sotto la sua etichetta diversi videogiochi sul tema; dopo i due shoot’em up tridimensionali Zone of the Enders e l’ampia attinenza della stessa saga di Metal Gear, arriva sul mercato il meno noto S.L.A.I., acronimo di Steel Lancer Arena International, sviluppato dalla softco Genki.

Search & DestroyS.L.A.I. è essenzialmente uno sparatutto ad arene in terza persona; ai comandi del proprio mech, il giocatore è chiamato ad avere la meglio sugli avversari guidati dalla CPU, in quella sorta di avveniristico torneo che costituisce la principale opzione di gioco in singolo. Le altre modalità prevedono la sfida veloce, che prescinde da qualsivoglia contesto narrativo introducendo immediatamente nell’azione, ed il gioco in multiplayer, anche online nel caso si disponga dell’apposita connessione.Il nocciolo del gameplay è racchiuso nel sistema di controllo, che offre un coefficiente di complessità personalizzabile; se l’impostazione “beginner” risulta in breve scarna e limitativa, quella più avanzata consente di gestire separatamente il movimento nello spazio 3D e l’orientamento dell’armamentario offensivo, solidale al torso girevole dei robot. Appositi tasti sono inoltre destinati all’attivazione di movenze evasive – come lo scatto propulsivo in avanti, lo scarto laterale rapido ed il salto – e all’apertura del fuoco, distinguibile in artiglieria leggera e missili e ulteriormente ripartito in maniera indipendente tra arto superiore destro e sinistro.Nonostante la semplicità del concept di base, che tradisce un’anima prettamente arcade, imparare a districarsi con efficienza tra i vari comandi di locomozione ed attacco non è così intuitivo come potrebbe sperarsi; il puntamento, la calibrazione dei salti o anche la sola impellenza di svoltare l’angolo in un’unica manovra fluida, causano spesso qualche grattacapo indesiderato, peccando di macchinosità. Il tutorial fin troppo zelante e dilungato messo a disposizione potrebbe in questo senso venire in aiuto, ma i ritmi soporiferi del training – accompagnato da dosi abbondanti di testo relativamente esplicativo – rischiano di scoraggiare anzitempo la maggioranza dei potenziali “apprendisti”.L’azione di gioco vera e propria, sebbene movimentata e brillante, mostra il fianco ad una certa superficialità strategica, che insieme al level design qualificabile come “striminzito”, non ispira significative pianificazioni d’attacco; allo stesso modo, il puro divertimento stenta a raggiungere grossi picchi emozionali.Il resto dell’esperienza ludica consiste nello spirito di competizione agonistica tipico del deathmatch, in un sistema di ricompensa in crediti funzionale alle prestazioni di gara e nel potenziamento incrementale della propria cavalcatura meccanica (o nell’acquisto di nuovi mezzi), nel contesto di una piacevole interfaccia in stile “network informatico”.

Mechs & BulldozersSul versante tecnico, S.L.A.I. non può dirsi entusiasmante; sia gli scenari sia i modelli dei mezzi d’assalto appaiono alquanto slavati, tanto nel dettaglio delle textures quanto nella complessità poligonale.Anche le scelte cromatiche, così come lo stesso robot design, danno l’impressione di essere fin troppo sobri, a testimonianza di uno stile estetico lontano da particolari ricercatezze e che potrebbe risultare complessivamente poco accattivante.Il sonoro punta da parte sua su tracce musicali di matrice rock – spesso cantate ma comunque abbastanza anonime da non imprimersi nella memoria uditiva del giocatore – e su effetti convenzionali associati a spari e detonazioni assortite.

– Tanti robots

– Simpatica interfaccia “network”

– Controlli non pienamente efficaci

– Divertimento spesso latitante

– Grafica e sonoro deludenti

6.0

S.L.A.I. è un titolo onesto e a tratti gradevole, ma non riesce a nascondere la sua natura di progetto di “serie B”; l’impianto tecnologico è appena sufficiente e per molti aspetti insignificante, la direzione artistica non pare esattamente ispirata ed il gameplay risulta fin troppo essenziale. Anche il sistema di controllo – oscillante tra la sconcertante banalità e l’inutile complicazione – e la farraginosa azione blastatoria lasciano qualche perplessità, segnando un’esperienza ludica priva di grosse attrattive e qualitativamente poco significativa.

Articolo a cura di xpeter

Voto Recensione di S.L.A.I. - Recensione


6