Recensione

Runaway: The Dream of the Turtle

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a cura di Dr. Frank N Furter

Il genere delle avventure grafiche sta vivendo un periodo di ottime uscite in questi ultimi anni. Di certo siamo lontani dagli antichi trionfi, quando questa tipologia era la regina incontrastata del mercato ma alcuni prodotti attuali si sono rivelati più che buoni e sufficientemente interessanti da non far rimpiangere generi ben più inflazionati e caotici. Runaway: The Dream of the Turtle fece la sua prima apparizione nel mondo PC due anni or sono ed oggi si ripropone su Wii sfruttando il peculiare sistema di controllo della console Nintendo, il migliore per questo genere di giochi su console. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Una tranquilla vacanza alle HawaiiUno degli aspetti più importanti di un “punta e clicca” è sicuramente la trama. Vista l’assenza di fasi adrenaliniche spesso e volentieri si attendono diversi colpi di scena per tenere viva l’attenzione del giocatore, ma in Runaway le cose funzionano a metà poiché la storia inizia a carburare solo a gioco inoltrato, lasciando per tutta la prima parte una sorta di buco narrativo da non sottovalutare. La premessa è presto raccontata: Brian Bosco e la sua ragazza Gina sono in vacanza alle Hawaii; i due si preparano per un piccolo spostamento aereo per visitare la fantomatica isola di Mala ma, durante il volo, succede uno spiacevole imprevisto. Il vecchio pilota viene colto da un malore e perde il controllo del velivolo costringendo i due protagonisti ad una soluzione d’emergenza. Purtroppo a bordo c’è un solo paracadute e il nostro eroe non ci riflette due volte su chi lo deve usare. Brian rimane dunque all’interno dell’idrovolante il quale si schianta in mezzo alla giungla, mentre Gina viene colpita da qualcuno prima di poter atterrare col paracadute. Il mistero s’infittisce e da qui inizierà la vostra avventura. Come accennato in precedenza, la trama si presenta chiara solo da metà gioco in poi e, nonostante le rivelazioni siano pressoché sconvolgenti, i protagonisti hanno reazioni del tutto normali, anzi, sembra che siano abituati a situazioni del genere. E’ vero anche che la componente “cartoon” può limare questa strana percezione della realtà da parte del cast, dando vita anche a sprazzi di umorismo d’alta scuola; tanto per citarne qualcuna, il protagonista si chiederà come fanno a entrare oggetti enormi come motoseghe o mazze da hockey nella sua piccola tasca dei pantaloni. Ad “ammazzare” l’enfasi che la trama dovrebbe portare ci pensa, in molte occasioni, anche il doppiaggio. Questo non vuol dire che sia di bassa fattura ma, il nostro Brian sembra quasi senz’anima, eppure se la caverà per un soffio in più di un’occasione sempre ad un passo dalla morte. Una maggiore cura verso questo aspetto avrebbe aiutato molto la narrazione rendendo credibile l’emozione del protagonista. Discorso diverso per il resto del cast: i doppiatori nostrani se la cavano molto meglio di quelli americani, Gina ha una voce credibile e sensuale, mentre segnaliamo la presenza di uno dei più famosi doppiatori italiani, ma starà a voi il piacere di scoprire chi è. Per quanto riguarda le cutscenes possiamo affermare che la maggior parte di esse sono realizzate in maniera più che buona, facendo respirare al giocatore l’atmosfera giocosa del titolo. Peccato per qualche errore di troppo nella sincronizzazione del doppiaggio.

Attenzione ai particolariUno dei maggiori problemi al quale gli sviluppatori non hanno prestato attenzione è la difficoltà nell’identificare certi oggetti nello scenario. Proprio ad inizio gioco dovrete recuperare un paio di occhiali da pilota nel bel mezzo delle sabbie mobili ma a meno che non clicchiate per sbaglio in quella determinata zona, difficilmente riuscirete ad individuarli poiché, ad occhio nudo, sono praticamente invisibili. Se il ritrovamento di alcuni oggetti può essere fortunoso, altrettanto lo sarà la risoluzione di alcuni enigmi. La loro struttura non differisce poi molto da quelli visti in passato, essi si alternano tra puzzle ingegnosi con altri meno riusciti. Purtroppo, in tante occasioni non sarete premiati per il vostro ragionamento logico, ma per alcune scelte fortuite che vi avranno accidentalmente portato ad usare un determinato oggetto nel momento giusto. Un altro esempio può essere la fase di pesca all’interno del gioco. Brian deve pescare un salmone e per farlo ha bisogno di una mazza da hockey e di una finta zampa d’orso. Se all’inizio cercherete di combinare i due oggetti non avrete successo, con il protagonista pronto a dirvi “non ne vedo il senso”. Da questo si presuppone che il ragionamento logico sia sbagliato, la sola mazza da hockey non basta e, nonostante la presenza degli altri personaggi e l’aiuto della I.A. vi sottolineino quando siano bravi gli orsi a pescare salmoni, non potrete risolvere ancora il mistero. Mossi dalla disperazione potreste provare a pescare con un solo oggetto, ma Brian fallirà nell’impresa. Attenzione però, da quel momento in poi avrete modo di collegare la finta zampa d’orso e la mazza da hockey per costruire una canna da pesca in piena regola e finalmente pescare il vostro agognato salmone. La domanda ora sorge spontanea: perché proibire al giocatore di arrivare con la logica alla soluzione immediata invece di farlo passare prima per l’errore e poi permettergli di andare avanti? Tutto ciò complica in maniera esponenziale le cose perché non saprete mai con sicurezza se l’abbinamento di alcuni oggetti sarà sbagliato a prescindere; pensare di dover trovare “lo sbaglio” per sbloccare la soluzione giusta è fuori da ogni logica ludica.Il sistema di controllo ha qualche problema a seguire esattamente i movimenti del puntatore. Oltre ad una strana lentezza di quest’ultimo, noterete che la sua precisione è tutto fuorché calibrata. Centrare in pieno un oggetto di piccole dimensioni diventa assai frustrante, vi costringerà a tenere con due mani il controller affinché possiate effettuare uno spostamento a dir poco millimetrico. Senza contare che nessun tutorial vi spiegherà la differenza tra il pulsante A e il B. Con il primo indagherete sull’oggetto in esame, mentre il secondo interagirà fisicamente su di esso. Il resto dei tasti non è utilizzato, a parte 1 e 2 sfruttati come short cut per l’inventario e il menù di salvataggio/caricamento della partita. In ultimo vi segnaliamo una bassa longevità data dalla completa inutilità nel rigiocarlo una volta finito.Tecnicamente il gioco non punta certo a sconvolgere ma appare comunque gradevole nel complesso sia a livello grafico e sia per quanto riguarda il sonoro. Se a livello di concept e storia il tutto fosse stato implementato in maniera più convincente, Runaway avrebbe potuto aspirare a traguardi migliori ma a conti fatti resta un gioco poco più che sufficiente e consigliato quasi esclusivamente agli appassionati di avventure punta e clicca.

– Stile grafico pulito e colorato

– Comico

– Storia inizialmente interessante…

– Sistema di controllo da rivedere

– Risolvere alcuni enigmi non sarà una questione di intelletto

– …ma in diverse fasi sottotono

6.5

Runaway: The Dream of The Turtle è un discreto punta e clicca del quale però non se ne sentiva la mancanza. Due anni di ritardo rispetto alla versione PC con la sola aggiunta del sistema di controllo ideato da Nintendo, il quale però non è stato implementato a dovere. La storia ha degli spunti interessanti e i personaggi offrono alcuni sketch comici davvero divertenti. In definitiva ci sentiamo di consigliarne l’acquisto ai soli appassionati del genere nel caso in cui si siano persi la versione PC uscita nel 2007.

Voto Recensione di Runaway: The Dream of the Turtle - Recensione


6.5