Rogue One

Avatar

a cura di Ezekiele2517

Sono queste le  sensazioni ed emozioni che sicuramente scorrono potenti in ogni giovane padawan o vissuto maestro Jedi a due settimane dall’uscita nelle sale della loro saga preferita, ai quali si uniscono naturalmente anche qualche milione di cinefili e semplici spettatori di buon cinema.
Prima di analizzare tutto questo però è bene cercare di capire cosa è davvero Rogue One e cosa rappresenta Star Wars Anthology, sia per i fan che per la Disney stessa: espandere l’universo della serie in modo cinematografico, creare nuovi personaggi ed esplorare il passato di altri (o perché no il futuro) e naturalmente incassarci milioni di dollari a intervalli regolari, scanditi da una tabella di marcia degna dell’Impero. Abbiamo iniziato con “Il risveglio della Forza” lo scorso anno, ora il primo racconto di “Star Wars Anthology: Rogue One“, e il prossimo Natale già sappiamo che Luke, Kylo, Rey e Finn torneranno protagonisti del secondo capitolo della nuova trilogia e così via ad anni alterni. Progetto ambizioso quello Disney, ma è sempre bene ricordare che l’acquisto di LucasFilm è costato la cifra di 4,05 miliardi di dollari e sfruttare al massimo una delle saghe cinematografiche più famose e redditizie di tutti i tempi è più che legittimo oltre che doveroso verso milioni di appassionati.
Il primo dell’Anthology
Dopo questo breve ripasso parliamo seriamente di Rogue One. A livello cronologico si colloca immediatamente prima della trilogia originale. Ricordate la principessa Leia Organa che nasconde i piani della morte nera all’interno di R2-D2 all’inizio di Guerre Stellari? Rogue One ci racconterà come la resistenza sia entrata in possesso di quei piani e soprattutto chi ed a quale prezzo li ha sottratti all’Impero prima di consegnarli a Leia.
I trailer e gli spot distribuiti fino ad ora con una precisione chirurgica regalano emozioni molto forti e sono pieni di tutto quello che un fan desidera: blaster, stormtrooper, Xwing, Jedi (forse?) e speranza. Già speranza, perché è innegabile che dopo l’impatto emotivo e le aspettative altissime, Il Risveglio della Forza abbia lasciato più di qualche fan con il naso storto. La Disney non poteva permettersi di sbagliare l’esordio della sua gestione di Guerre Stellari e questo ha costretto la macchina produttiva ed il regista ad un lavoro più attento e scolastico piuttosto che visionario e coraggioso. Questo potrebbe non riguardare un progetto come Rogue One, più libero e disinvolto, perché paradossalmente non è Guerre Stellari, ma un suo racconto. Non ha bisogno di attori che solo con il loro nome caricano di responsabilità e aspettative sia la produzione che gli spettatori, ma semplicemente attinge ad un universo che è lì, esiste, pulsa di vita ed aspetta solo un giovane regista ed un manipolo di attori altrettanto giovani (chi più chi meno) che vogliano plasmare questo mondo di fantasia in un modo nuovo e moderno restando comunque fedeli ai dogmi della  saga. Le responsabilità le hanno sicuramente, nel film ci sono icone sacre come la Morte Nera, il gran Moff Tarkin e Darth Vader e siamo tutti curiosi di vedere come saranno trattati nel contesto del film e come soprattutto si andranno a legare i nuovi personaggi con gli altri protagonisti storici. In fondo non dobbiamo dimenticare che George Lucas ha sempre definito Guerre Stellari un’epopea familiare e nulla nulla saga è mai accaduto per caso.
Per avere più chiaro questo concetto basta farsi una domanda: cosa non è andato in Episodio VII? Cosa non è piaciuto ai fan? Cosa invece è piaciuto? 
Analizziamo quella che è la critica mossa più o meno all’unanimità al film: l’estremo senso di Deja vú che permea tutta la pellicola. Episodio VII sembra essere un semplice riammodernamento di Episodio IV. Semplice. Lo è in modo oggettivo. Un regista come J.J. Abrams vero e proprio enfant prodige di Hollywood confeziona un film capace di dare un nuovo significato alle parole “incassi record” ma privo di coraggio visionario e troppo pervaso dalla paura di sbagliare. Il regista e la Disney ancora prima, nella persona di Kathleen Kennedy responsabile della divisione Star Wars, sentono enormemente il peso della responsabilità che un brand del genere porta con se, quindi si rifugiano prima di tutto in una sceneggiatura sicura, poi in nomi di assoluto richiamo per quanto riguarda gli attori (Ford e Fisher) e molto furbescamente inseriscono come protagonisti dei Teen actor talentuosi per attirare al cinema le nuove generazioni di consumatori. Già perché la Disney deve fatturare, se poi accontenta i fan tanto meglio.
Proprio da queste responsabilità viene fugato Rogue One. Semplicemente è libero. Non ha paura degli incassi, visto che Ep. VII è andato ben oltre le più rosee aspettative. Il budget non risente di nomi altisonanti che hanno paura di bruciare il proprio nome sull’altare del fanboysmo più spietato. Il regista è giovane, abile e britannico, e tutto questo rischia davvero di regalare ai fan il film che desiderano; il trailer, a giudicare dai feedback dei social, sembra portarci sulla giusta direzione.

Rogue One potrebbe essere lo sleeper hit del 2016, quel film che sai che andrai a vedere, ma che non sai davvero quanto ti piacerà o quante volte ti farà dire “è meglio del Risveglio della Forza!”.

Manca davvero poco all’uscita nelle sale e finalmente avremo delle certezze.

Che la Forza sia con Voi.