Recensione

Rise of the Triad

Avatar

a cura di Naares

Grazie a produzioni dal valore commerciale straordinario, il mercato dei first person shooter ha visto negli ultimi anni una miriade di proposte arrivare da ogni dove. Tralasciando la ormai inevitabile saturazione del mercato, tale spietata concorrenza ha comportato un innalzamento generale della qualità dei prodotti, permettendo tra le altre cose uno sperimentalismo che ha saputo rinfrescare questo segmento del panorama videoludico. Oggi possiamo quindi contare su capolavori senza tempo come Half-Life, sulle atmosfere da oscar dei vari Bioshock, sulla coesione tra azione e tatticismo di Halo e via dicendo. Eppure non è sempre stato così.
Il genere degli FPS è nato dal celebre Wolfenstein 3D, una delle primissime opere di un non ancora famoso John Carmack. Rise of the Triad doveva originariamente esserne il seguito, salvo poi venir rilasciato proprio con questo nome.
Aspetta che ti faccio un reboot
Senza inutili giri di parole diciamo subito che gli FPS di una volta non avevano nulla a che vedere con quanto siamo stati abituati a conoscere negli ultimi anni. Questo nuovo Rise of the Triad si propone allora di riportarci ai fasti di un trentennio fa, senza mezzi termini, in maniera quasi brutale. Dimentichiamo quindi trama e sceneggiatura, dimentichiamo i colpi di scena, i Big Daddy e le sorelline, Dog e la fisica avanzata. Ciò che troveremo in questo titolo è invece azione con la A maiuscola. Pura, selvaggia, frenetica, priva di alcun tipo di riflessione, un test per il vostro colpo d’occhio, un esame per le dita. Niente cut scene iniziali allora, ci basterà scegliere uno tra i personaggi disponibili per essere catapultati nel gioco dopo un breve fumetto introduttivo. E poi ci troveremo del tutto spiazzati. 
Tanto tempo fa…
Come i giocatori più anziani ricorderanno, muoversi tra i cunicoli di Wolfenstein 3D o Doom era caratterizzato da una innaturale velocità del nostro avatar, che pareva quasi sprintare da una parte all’altra della stanza costringendo le nostre reazioni ad essere pronte a tutto. Ciò era tutto sommato accettabile, perché la fase di mira era all’epoca molto semplice: bastava orientate il personaggio verso il nemico per colpirlo ad ogni pressione del pulsante. L’asse verticale era di solito irrilevante, la differenza di altezza aveva un valore estetico, ma sapevamo che il nostro eroe avrebbe comunque colpito il nemico, a patto che questo fosse “orientativamente” di fronte a noi. 
Questo nuovo Rise of the Triad adotta il sistema di mira dei moderni FPS, ma lo coniuga con una velocità di spostamento tipica degli albori del genere. Chi è abituato a muovere i vari Master Chief e Gordon Freeman sarà del tutto spiazzato durante i primi minuti di gioco, controllando un personaggio che sfreccerà senza troppi complimenti da una parte all’altra della mappa. Una scelta strana, anacronistica fino al punto di essere paradossalmente innovativa e inaspettata. Garantirà infatti un approccio al gioco per forza di cose differente da ciò a cui siete abituati, andando a somigliare più ad un frag match su un qualsiasi Call of Duty che ad una esperienza in singolo. Ciò significa anche che la curva di difficoltà sarà piuttosto ripida, vuoi in virtù di un essersi disabituati a questo stile di gioco, vuoi perché il titolo è afflitto da una serie di problematiche su cui non è possibile soprassedere.
Toh, una pallottola
L’intelligenza artificiale dei nostri avversari rasenta lo zero. Difficile credere che possa trattarsi di una scelta di design per rimanere fedeli all’originale, e il risultato finale sarà nella maggior parte dei casi aver a che fare con nemici semi immobili che ci sparano senza accennare a ripararsi dal nostro fuoco, o che avanzano verso di noi tradendo una non comune indole suicida. Ciò potrebbe semplificare eccessivamente la vita al giocatore, fortuna che spesso e volentieri saremo colpiti da proiettili arrivati da chissá dove…
Come nella maggior parte degli FPS anche Rise of the Triad ha un hud di gioco, ma quando saremo colpiti il nostro indicatore di direzione sarà piuttosto impreciso, portandoci a cercare il nemico in luoghi sbagliati. Venire colpiti più volte senza capire da dove effettivamente provengano i colpi è frustrante, e tentare un approccio più tattico o difensivo si rivelerà poco efficace in virtù della velocità del nostro personaggio. Il gioco sembra inoltre incitarci alle speed run, con un counter dei tempi e del punteggio bene in mostra nell’interfaccia, scoraggiando un gameplay eccessivamente ponderato. Così come nei giochi di vecchia scuola ci ritroveremo quindi a morire più volte, memorizzando le posizioni dei nemici ed usando tali informazioni durante i successivi respawn. 
Con ritmi di gioco simili ben venga il non doversi preoccupare di armi e munizioni: fin da subito avremo infatti accesso ad un arsenale spaventoso, capace di far impallidire il Rambo dei tempi migliori. Saremo nelle condizioni di poter sparare con un lanciarazzi a ripetizione, ignorando del tutto il problema delle munizioni e trasformando i vari livelli in un inferno di fiamme. Ciò si tradurrà in un delirio di fuoco e nemici smembrati che voleranno in ogni direzione. A rendere il tutto ancora più frenetico saranno le innumerevoli pedane che ci permetteranno di saltare ad altezze improponibili in puro stile rocket jump.
Ma i tempi cambiano
Il problema è che se anni fa idee simili potevano funzionare, oggi entrano in gioco tutta una serie di problematiche di carattere tecnico. Il gioco presenta infatti un gran numero di glitch, molti dei quali riguardano il rilevamento delle collisioni. Ci capiterà dunque di non poter attraversare dei passaggi stretti, di ritrovarci incastrati fino a dover inevitabilmente riavviare il livello. I punti di salvataggio non sono in effetti stati distribuiti con intelligenza, scelta che può da una parte aumentare il livello di sfida, e dall’altra frustrare chi si ritrova bloccato a causa di una mancanza in fase di debug o chi si ritrova ucciso da un proiettile di ignota provenienza. Non che si pretendessero le camere della vita di Bioshock, in quel caso si sarebbe forse raggiunto l’estremo opposto; ma ripetere più volte lo stesso livello per compensare le mancanze degli sviluppatori è cosa poco piacevole.
Se a questo aggiungiamo le classiche fasi pseudo-platform tipiche di qualche anno fa avremo un quadretto completo di ciò che ci aspetta. Se infatti in Half-Life 2 ci trovavamo a dover attraversare un ponte semi distrutto saltando attraverso il suo scheletro di metallo, è indubbio che una certa precisione nei movimenti fosse del tutto necessaria. La gestione della fisica era stata in quel caso eccellente, regalandoci alla fine un’esperienza gratificante ed un’intera sezione di gioco memorabile. Rise of the Triad non gode però del polishing del capolavoro Valve, e se da una parte ogni salto sarà quantomeno approssimativo, bisognerà  nel contempo fare i conti con i problemi inerenti le collisioni. Cercando di essere sintetici, quasi tutte le fasi platform saranno detestabili. Mal realizzate, implementate in maniera gratuita, fuori contesto, imprecise. Forse gli sviluppatori desideravano variare l’esperienza di gioco, ma dubitiamo fortemente che tale soluzione sia la più azzeccata.
Unreal Engine?
A muovere il gioco abbiamo il più che rodato Unreal Engine 3 opportunamente modificato per l’occasione. Il risultato finale è adeguato, ma nulla più di questo. Considerata la velocità di movimento del nostro personaggio l’engine di Epic è stato alleggerito in maniera consistente al fine di garantire un frame rate solido. Anche con configurazioni non recentissime vi risulterà facile superare i 60 frame per secondo, e in linea di massima i cali di fps non saranno mai un problema. La fluidità ha però un costo, e per quanto il colpo d’occhio possa giovare della confusionaria velocità d’azione, presto o tardi ci scontreremo con l’imbarazzante modellazione poligonale dei nostri nemici, texture a risoluzioni medio/basse ed esplosioni pericolosamente simili a quelle dell’epoca 32 bit. Niente shaders evoluti, niente effetti di post processing di chissá che tipo. Se non fosse per alcune rifrazioni non faremmo fatica a credere che il gioco possa essere stato sviluppato in DirectX 8. 
A conti fatti si tratta comunque di un prodotto frenetico, rapido e brutale: è giusto essersi concentrati sulla leggerezza dell’engine piuttosto che sul dettaglio poligonale, ma è altrettanto vero che il mercato PC pretende un determinato tipo di trattamento. I giocatori vogliono poter modificare le impostazioni per raggiungere il giusto compromesso estetico, cosa che qui risulta fin troppo limitata.
Applaudiamo senza mezze misure alla colonna sonora, un mix di rock e punk casinaro perfettamente adeguato allo spirito del gioco. In effetti anche il primo Rise of the Triad contava su un’ottima soundtrack, capace di pompare adrenalina e accompagnarci verso la devastazione cui eravamo chiamati. Questo reboot non è affatto da meno, e per certi versi ci ha ricordato il primo immortale capitolo di Doom, con quel suo sottofondo cattivo e squisitamente americano.
Un multiplayer che sorprende
Chi scrive è rimasto sorpreso da quanto un gioco con simili lacune possa essere divertente in multiplayer. Senza guardare al punteggio o al numero di kill, ritrovarsi in un’arena dove le esplosioni si accavallano le une sulle altre è appagante! 
Certo, morirete senza capire cosa vi abbia colpito, ma è anche vero che scaricherete raffiche di razzi addosso al fortunello di turno, venendo abbagliati da una sinfonia di fuoco che tante volte renderà difficile capire cosa accade a schermo. La velocità e la frenesia già sperimentati in singolo acquisiscono qui un senso molto più logico, coeso con le aspettative intorno a un vero frag match. Le vostre abilità conteranno in parte, probabilmente meno di quanto conterebbero in un Call of Duty qualsiasi. Ma se volete semplicemente massacrare qualcuno spammando razzi come degli esaltati non troverete nulla che sia paragonabile a questo Rise of the Triad.

HARDWARE

OS:Windows XP or Vista 32-bit Processor:2.4 GHz Dual Core Processor or Better Memory:2 GB RAM Graphics:ATI Radeon HD 3870 / NVIDIA 8800 GT DirectX®:9.0 Hard Drive:7 GB HD space Sound:DirectX Compatible Additional:Multiplayer requires the creation of an account on the ROTT Multiplayer network.

– Stile di gioco paradossalmente fresco

– Colonna sonora d’eccezione

– Multiplayer casinaro e divertente

– Inadatto a chi ama gli FPS moderni

– Difetti tecnici e glitch non trascurabili

– Qualità visiva appena sufficiente

– Fasi platform fuori contesto e frustranti

7.0

Rise of the Triad ha molti difetti, e certamente non è un gioco per tutti. Chi è cresciuto a pane a Wolfenstein 3D potrà volerlo provare, ma anche i moderni divoratori più hardcore di FPS dovrebbero dargli una possibilità, più che altro per testare una tipologia di gameplay innovativa nel suo essere anacronistica. Se poi cercate semplicemente un gioco frenetico da fruire in multiplayer senza badare troppo ai tatticismi è certo che un titolo del genere saprà garantirvi più che qualche ora di sano, delirante divertimento.

Voto Recensione di Rise of the Triad - Recensione


7