Recensione

Revenge of the Wounded Dragons

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a cura di Zartas

Nell’ormai videoludicamente preistorico 1987, faceva la sua apparizione un grande classico dei coin-op, nonché una pietra miliare della storia del videogame: Double Dragon. Forse il primo vero archetipo del genere dei picchiaduro a scorrimento –seguito poi da altri grandi titoli come Streets of Rage, o Cadillac & Dinosaurs- Double Dragon è un richiamo obbligatorio trovandosi a recensire un titolo tanto citazionistico quanto questo Revenge of the Wounded Dragons.

Ancora una volta, due draghiIl team degli sviluppatori A2M propone il più classico degli incipit per dare il via all’avventura di RotWD: due fratelli esperti di arti marziali vedono l’amata sorella rapita dai cattivissimi di turno e il loro Sensei ucciso nel vano tentativo di salvare la ragazza. Inutile dire che i due dragoni feriti del titolo sono proprio gli sfortunati fratelli in questione: un inizio forse anche troppo tragico data la natura scanzonata del titolo, ma d’altro canto un casus belli è sempre necessario per menare le mani.

Pugni, calci e tonniCome già detto, RotWD si presenta come un picchiaduro a scorrimento in 2D, benché grafica e effetti presentati siano pressoché interamente 3D. A2M ha quindi deciso di adottare un concept estremamente semplice, strizzando l’occhio a tutti i nostalgici e cercando di sfruttare al meglio gli elementi caratteristici di questo genere: locations molto variegate (da distretti di Chinatown, passando per una segheria e approdando perfino a un antico tempio) faranno da sfondo al costante menare le mani che vi accompagnerà nei sei livelli che compongono il titolo. Ciò che si richiede al giocatore è estremamente semplice: correre verso la fine dello stage senza farsi troppe domande se non relativamente alla maniera migliore per sconfiggere i bruti che gli verranno incontro in gran numero. Il combattimento non può certo dirsi incredibilmente profondo, benché ci sia una discreta varietà nelle mosse effettuabili, basate su pugni e calci: assegnati rispettivamente ai tasti quadrato e triangolo, l’ABC delle arti marziali potrà essere combinato con movimenti della levetta analogica sinistra per proporre uppercut, calci rotanti degni di Chuck Norris, così come dei poco sportivi colpi sotto la cintura. Il motivo per differenziare le combinazioni d’attacco va ricercato, oltre che nell’incremento di un moltiplicatore di punteggio, nella frequente guardia degli avversari: va da sé che a una difesa alta dovrete rispondere con un pugno o un calcio basso, e viceversa. Inoltre, alcuni colpi avranno la possibilità di stordire gli avversari, aprendo un ampio ventaglio di finisher (una decina circa): molto diverse e divertenti nelle animazioni, le mosse finali sono però assolutamente indifferenti nel mettere KO un nemico. Utilizzare l’indubbiamente dolorosa “Testata d’acciaio” o il poco raccomandabile “Gomito infuocato” vi porterà allo stesso esito, lasciando quindi al giocatore più una scelta di piacere estetico che di reale efficacia nella scelta del colpo finale. A fare da contorno all’utilizzo delle arti marziali troviamo ovviamente un gran numero di armi e amenicoli vari: dalla classicissima mazza da baseball si passa per i coltelli, dinamite, bastoni, nunchaku, pistole, fucili a pompa fino ad approdare a degli improbabili sacchetti di immondizia e tonni surgelati (!).

Un 2D al passo con gli anniA livello tecnico, RotWD è di difficile valutazione. La natura del titolo non permette certo voli pindarici nell’olimpo della grafica next-gen, tuttavia la buona cura posta nei personaggi e soprattutto nei fondali 3D, è innegabile: con particolare riferimento a questi ultimi, la produzione A2M è davvero notevole non solo nella varietà degli scenari, ma anche nella pregevole realizzazione degli stessi. Ben lontani da essere unicamente degli sfondi di contorno, i background che attraverserete nella vostra avventura saranno vivi, mobili e molto dettagliati. Purtroppo non si può fare un analogo elogio relativamente ai modelli dei nemici, che troppo spesso usano il vecchio escamotage del cambio della palette di colori per distinguersi gli uni dagli altri, senza rilevanti differenze. Fanno invece storcere il naso alcuni inspiegabili rallentamenti in cui ci si imbatte frequentemente durante il secondo stage –che non è nemmeno uno dei più dettagliati-: uno scivolone sicuramente da evitare.

Aggiungi un posto a tavolaGiocato da soli, RotWD si rivela una proposta divertente anche se ripetitiva in breve tempo: tuttavia, se avrete un compare pronto a farvi da spalla, il valore del titolo crescerà notevolmente ricreando quelle atmosfere che si vivevano in sala giochi, dove due amici erano chini sul coin-op di turno, concentratissimi per affrontare il boss di fine livello. L’aspetto cooperativo aggiunge non solo divertimento e l’inevitabile sfida per chi avrà collezionato più punti al termine dello stage, ma anche alcune mosse eseguibili in combattimento e il trasferimento di energia nel caso in cui uno dei due giocatori sia prossimo alla morte. Nota dolente del titolo è però il mancato supporto online al multiplayer: l’unico modo per affrontare la sfida proposta dal titolo in cooperativa sarà avendo un amico al vostro fianco. Fisicamente. Ultima nota innegabilmente negativa è purtroppo la longevità del titolo, agilmente completabile in 2-3 ore di gioco: di pari passo i minigiochi sbloccabili durante l’avanzamento lungo lo storymode non saranno un incentivo a mantenervi su RotWD più del dovuto dato il concept eccessivamente semplicistico che li anima.

– Immediato e divertente

– Buona realizzazione grafica

– Perfetto per i nostalgici

– Troppo breve e ripetitivo

– Brilla solo se giocato in compagnia

– Assenza di online

6.5

In ultima analisi, Revenge of the Wounded Dragons è un titolo che strizza l’occhio a tutti gli aficionados dei picchiaduro a scorrimento, prendendo proprio come musa ispiratrice l’archetipo del genere, Double Dragon. Un gioco davvero adatto soltanto per chi abbia il desiderio di rivivere le atmosfere che sicuramente lo avranno accompagnato nella sua infanzia videoludica: infatti la scarsa longevità che caratterizza il titolo, così come la sua ripetitività di fondo, lo rendono scarsamente consigliabile al resto dei giocatori.

Voto Recensione di Revenge of the Wounded Dragons - Recensione


6.5