Resident Evil: Revelations 2

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Da quando Resident Evil ha rinnegato le sue radici da survival horror, scegliendo di trasformarsi in uno sparatutto in terza persona, Capcom ha avuto dei seri problemi di credibilità agli occhi dei suoi estimatori. Le richieste insistenti dei fan, che gridano da anni e a gran voce un ritorno deciso a quel passato che ha reso la serie gloriosa, vengono puntualmente ignorate, e l’azienda giapponese si ostina ad accompagnare l’annuncio di ogni nuovo capitolo con promesse reboanti che vengono puntualmente disattese.

Tempo di rivelazioni
Mentre alcune voci di corridoio sembravano suggerire l’imminente arrivo del settimo capitolo della serie principale, Capcom stava in realtà lavorando ad altro, a quel Resident Evil: Revelations 2 che è venuto fuori un po’ d’improvviso e quasi inaspettatamente. Probabilmente i due progetti sono sviluppati in parallelo, e mentre su Resident Evil 7 vige ancora il più stretto riserbo, Capcom ha pensato bene di tenere alto l’interesse sulla saga con la riedizione in HD del remake del primo Resident Evil e col seguito del fortunato spin-off uscito originariamente su 3DS. Quel titolo dimostrò – ma solo a tratti – che era in effetti possibile rievocare alcune delle situazioni ansiogene appartenenti in particolar modo ai primi episodi, senza mai riuscire ad eguagliare quei fasti ormai appartenenti a un passato che probabilmente non tornerà più. Revelations era una via di mezzo, il ponte ideale tra novità e tradizione in cui, al limite, avrebbe dovuto trasformarsi la serie principale, ormai orfana di una linea guida e sempre più in balia della confusione più totale. Lì non c’erano le atmosfere oppressive di Raccon city, della centrale di polizia o delle strade messe a soqquadro dal caos, ma alcune ambientazioni avevano il suo innegabile fascino. Di Revelations 2 sappiamo veramente poco, ma ci aspettiamo che ritorni finalmente a essere molto più conservatore, anziché aprirsi all’azione sfacciata che non lascia nessuno spazio alle vere dinamiche da survival horror. Il rischio, però, è che Capcom possa farla grossa ancora una volta, soprattutto in virtù dell’inserimento di una modalità cooperativa che stona profondamente con dichiarazioni come: “Il gameplay sarà più incentrato sul survival horror che sull’azione”. Avere un altro personaggio controllato da un umano o da un intelligenza artificiale fa poca differenza: in entrambi i casi, smorza parecchio la tensione e dà un forte senso di sicurezza. Sarebbe dunque più adeguato studiare una campagna con drop-in/ drop-out sul modello di Dead Space 3, senza risultare sin troppo invasiva o inserita a forza anche dove non se ne sente il bisogno. Se proprio dobbiamo sorbircela a tutti i costi, speriamo quantomeno che si allontani dal funambolismo hollywoodiano visto nel quinto e nell’esagerato sesto capitolo.

Ritorni e nuovi arrivati
Claire Redfield sarà la protagonista di Revelations 2, affiancata dalla figlia di Barry Burton, Moira. Se alla prima spetterà aprirsi un varco tra le oscene mutazioni dell’ennesima infezione virulenta fuori controllo, la seconda – probabilmente più debole e indifesa – si occuperà degli oggetti di supporto. Non vogliamo nella maniera più assoluta che Moira si riveli poco più di un bagaglio a cui dobbiamo badare puntualmente, perché se è vero che questo escamotage va a vantaggio della longevità globale, è vero anche che reiterare delle soluzioni simili porta rapidamente alla noia, facendo perdere di vista gli obiettivi principali che questo secondo capitolo deve assolutamente raggiungere, se non vuole essere bollato come l’ennesimo capitolo sottotono. Tuttavia, da un’immagine è chiaramente visibile Moira che acceca quello che sembra essere un mutante, distraendolo, mentre presumibilmente Claire tenderà ad abbatterlo con un arma da fuoco. Meccaniche di questo tipo avvicinerebbero Revelations 2 ad alcuni degli esempi visti in The Last of Us, ma la loro eventuale implementazione e la “passività intelligente” dell’IA è naturalmente tutta da verificare. La trama si va a incastonare temporalmente tra Resident Evil 5 e Resident Evil 6, con le due donne costrette (non sappiamo ancora come, da chi e perché) alla reclusione in una vecchia struttura carceraria all’interno di un’isola abbandonata. Da qui si dipaneranno le vicende, che potrebbero essere facilmente collegate al primo Revelations, soprattutto per via della presenza di zone marittime che legano le due ambientazioni. L’Afflitto, uno dei nuovi nemici che affronteremo in questo episodio, può in effetti essere un altro abominio sfuggito al controllo dei terroristi, forse proprio i Veltro, responsabili del panico di Terragrigia. Nonostante le supposizioni sui legami col T-Abyss, uno degli elementi da tenere sott’occhio è proprio la location, che non può non richiamare alla memoria la Rockfort Island dello splendido Code Veronica. Capcom deve ripartire proprio dalle solide certezze che aveva, riuscendo ad amalgamare una storia che non vada a incasinarsi più del dovuto, con un sistema di gioco che deve necessariamente essere un deciso passo indietro rispetto a quanto visto fino a oggi. Resident Evil, ultimamente, ci fa solo paura per ciò che è diventato. E questo Capcom deve capirlo al più presto. Ascoltare le richieste dei fan deve essere fondamentale almeno quanto l’innovazione intelligente che non sconquassa le fondamenta della saga; fare grossi proclami che si rivelano solo fandonie, invece, fa male davvero a tutti.

Resident Evil: Revelations 2 può lievemente risollevare le sorti di questa serie, ma la strada da fare per tornare a essere credibili come un tempo è molto lunga e tortuosa. Questo secondo capitolo avrà il massimo della risoluzione e supporterà i 60 fps sulle nuove console e su PC, ma occhio all’impatto globale, perché rimane pur sempre un titolo cross-gen. Le nostre aspettative, conoscendo Capcom, non sono di certo altissime, ma la voglia di rimanere piacevolmente sorpresi non ce l’ha mai tolta nessuno.