Recensione

Resident Evil Dead Aim

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a cura di iL SuPrEmO

Come molti fan della serie ben sapranno, qualche anno fa la Capcom, casa produttrice di Resident Evil, viaggiando sulla cresta dell’onda grazie al grande successo riscosso dal suo survival horror di punta, decise di intraprendere una strada alternativa alla solita. Ciò, già allora, non rappresentava certo una novità, né per il pubblico videoludico né per i programmatori, ma i “papà” della famosa serie avevano ben fatto i loro conti e l’idea di poter giocare un RE completamente differente dagli altri avrebbe sicuramente fatto venire l’acquolina in bocca a gran parte dei fan della serie.A tempo di record, quindi, ecco il primo RE di nuova concezione intitolato “Resident Evil: Gun Survivor” che fu tirato fuori dal cilindro Capcom e messo sugli scaffali di tutto il mondo in attesa del probabile successo. Ciò che invece, su quegli stessi scaffali, aspettava milioni di appassionati fu tutt’ altro che un capolavoro al livello dei “predecessori”, anzi… una novità? Certo, ma dire che sia stata positiva sarebbe una grande bugia. Giocando quel videogame sembrò quasi che i programmatori e gli sviluppatori Capcom avessero perso il loro stile, dando sfogo a tutta l’incapacità “repressa”, sotterrando RE e dando vita invece a un qualcosa che definire lento e noioso sarebbe poco. Proprio per questo, dopo neanche qualche mese dalla sua uscita, il titolo fu inevitabilmente marchiato come fallimentare, sia dal punto di vista grafico che da quello della trama e per non parlare poi del gameplay. Come spesso si dice però: “impara dai tuoi errori”! E quindi dopo le prime indiscrezioni sul secondo capitolo della serie Gun Survivor, che ogni fan preferirebbe tenere lontano da quella effettiva, non furono in pochi a credere in buona fede ad una possibile rivalsa da parte dei bravi programmatori Capcom, precedentemente inciampati chissà come in un incidente di percorso, se così lo si può chiamare. Purtroppo però anche in questo caso i risultati furono pressocchè nulli, anzi ancora una volta controproducenti. Se infatti la prima volta gli sviluppatori avevano dotato di almeno un po’ di originalità il gioco, il secondo non fu altro che una specie di cover del “Code Veronica x”, risultando assolutamente “insipido” e patetico, capace solo a dar dimostrazione di come sia possibile creare dei giochi davvero mediocri anche sfruttando le potenzialità di una macchina come la PS2, nonché di come quei tempi la fantasia scarseggiasse davvero, tanto da portare ad infangare un gioco come il Code. Quando poi,mesi fa, trapelarono le prime notizie su un nuovo lavoro Capcom, sempre incentrato sullo sparatutto in prima persona, quei pochi redattori che non cestinarono la notizia furono coinvolti da una ilarità generale, in breve rinforzata dalle informazioni ufficiali. La coerenza non è certo una delle doti di quelli della Capcom, ma in questo caso si smentirono ancora; da lodare oramai c’èra solo la loro caparbietà! Il gioco, esattamente come i predecessori, fu un titolo terribile che sfruttava, ancora una volta, una nota licenza; stavolta però RE c’èntrava ben poco, si trattava infatti di una rivisitazione di Dino Crisis 2, altro ottimo titolo sfornato dalla casa nipponica. Il gioco,chiamato “Dino Stalker”, fu commercializzato a cavallo fra il 2002 e il 2003, ma nonostante l’avvicendamento fra zombie e dinosauri il risultato non cambiò; in questo caso il titolo non fu nemmeno sfiorato dai fan di RE, che almeno un minimo si erano interessati agli altri, né tanto meno dagli amanti del genere che avevano ben altre possibilità su cui gettarsi. Risultato: il gioco passò quasi inosservato, al punto che ora come ora in pochi si ricordano del 3° capitolo di questa sfortunata serie.

… finalmente qualcosa di buono!Nel quarto episodio le immagini riuscirono però a parlare prima di chiunque. Pochissimi mesi fa, infatti, quelli della Capcom, probabilmente scoraggiati dall’esperienza Dino Crisis, decisero di tornare ancora a tentare il sentiero, già ben segnato, di un RE in prima persona, cominciando a lavorare su un nuovo titolo; quello che ne uscì stavolta però fu un qualcosa di diverso. Chiunque avesse visto le prime immagini poteva affermare senza ombra di dubbio che, almeno graficamente, RE gun survivor 4: Heroes never die (questo fu il nome iniziale del gioco) era anni luce avanti rispetto ai suoi scadenti predecessori; facendo si che gli animi dei fan più accaniti si cominciassero ad infiammare. Ad affiancare le immagini, in breve, arrivarono anche diversi filmati, che fecero luce su quello che probabilmente è uno dei titoli Capcom più innovativi e particolari del genere.

Ed è proprio questo che mi accingo ad analizzare: Resident Evil gun survivor 4:DEAD AIM.

Anche l’Umbrella ha le sue noieEsattamente tre giorni dopo l’incedente di Raccoon City, una grossa quantità di T-virus viene sottratta dai laboratori del centro di sviluppo farmaceutico Umbrella a Parigi. Gli autori del furto sono un gruppo di fanatici alle dipendenze di Morpheus D. Duvall, un ex-membro dell’ Umbrella Corp, più precisamente direttore del dipartimento di ricerca e sviluppo della società, appena licenziato per esser stato ritenuto primo responsabile dell’incidente accaduto alla cittadina del midwest. Due giorni dopo il furto Morpheus prende il controllo della “Spencer Rain”, nave da crociera utilizzata dall’Umbrella per svolgere delle aste private incentrate sulla vendita di armi biologiche, e libera una grossa quantità di virus a bordo, uccidendo tutti i passeggeri. Tutto ciò a dimostrazione che,se non avrà i 5 miliardi di dollari richiesti, lancerà i suoi mortali missili al t-virus su tutti i principali paesi della terra, distruggendo la razza umana.Quindi, proprio per evitare tutto ciò, entrate in gioco voi, Bruce McGivern, agente speciale del governo americano con il compito di sottrarre il virus dalle mani di Morpheus prima che avvenga un disastro mondiale. Subito dopo un breve filmato infatti (di buona qualità ma che non spiega niente al livello di trama) vestirete i panni del giovane e coraggioso agente ed incomincerete la vostra avventura fra mille pericoli. L’azione si svolgerà principalmente in tre zone: la nave “Spencer Rain”, una base-laboratorio su di un isola e un sito missilistico sottomarino, cosa che favorisce non poco la longevità del gioco. Si aggiunge a questo poi anche il fatto di poter cambiare personaggio in alcune situazioni, passando da Bruce a FongLing, spia cinese presente sulla nave esattamente per lo stesso motivo di McGivern. Trattata la storia quindi, a cui non aggiungo altro per evitare di rovinare la sorpresa a qualcuno, passiamo ad analizzare il Gameplay.

Eppure mi ricorda qualcosaCome detto, la novità che caratterizza maggiormente questo gioco è l’insolito fatto di poter passare da un tipo di visuale ad un’altra a seconda della situazione; purtroppo però non possiamo dire che sia del tutto una novità originale, in quanto non tutti sapranno che RE gaiden, uscito per GameBoy Color un bel po’ di tempo fa, sfruttava la stessa identica tecnica, anche se naturalmente con i suoi limiti. Il fatto strano però è che questo non è l’unico gioco da cui sembra abbiano preso spunto quelli della Capcom: infatti il titolo, pur restando assolutamente saldo su un proprio binario, sembra essere stato non poco influenzato da un altra serie horror abbastanza nota, nonché unica degna rivale di RE, Silent Hill. Iniziando il gioco infatti, un po’ per le ambientazioni e l’atmosfera, un po’ per quella torcia sulla maglietta e un po’ per le mappe scarabocchiate, avrete per un attimo l’impressione di aver messo il cd sbagliato nel vano della vostra PS2, ma fortunatamente dopo neanche cinque minuti tutto tornerà alla normalità: chiavi, schede, armi a tutto spiano ma soprattutto zombie di ogni genere e dappertutto. Per quanto riguarda i comandi non è che siano proprio semplici ed intuitivi, parlando soprattutto di quelli destinati al movimento del personaggio, ma ci farete presto l’abitudine; niente da dire invece per quanto riguarda la modalità in prima persona, assolutamente comoda e veloce. Eliminato il tasto per la corsa, sono stati invece aggiunti quelli per la camminata furtiva e la fuga da una situazione difficile. Come si può vedere dalle immagini, ovviamente potremo scegliere noi se giocare in modalità 3° oppure 1° persona.Il fattore inventario è stato rivisto rispetto a tutti i giochi precedenti ed è sicuramente il migliore mai realizzato: è diviso principalmente in tre colonne, una destinata alle armi, una destinata alle munizioni, ed una per le chiavi ed i medicinali. La prima e l’ultima sono colonne infinite, senza limite di carico, mentre quella dedicata alle munizioni è limitata (6/6), ma le munizioni non possono nemmeno essere abbinate. Questo purtroppo è l’unico neo dell’inventario, anche se viene parzialmente eluso dalla possibilità di poter ottenere delle munizioni più potenti gettando quelle meno utili (ad esempio se avrete la colonna piena di munizioni per la pistola ma ne troverete alcune per il fucile, avrete la possibilità di gettare quelle da 9mm che verranno sostituite dalle più potenti calibro 12).Dal punto di vista della durata non posso di certo dire che ci voglia molto per completare il gioco, diciamo che la prima volta non impiegherete più di 3 ore. Considerando però che si tratta di uno sparatutto e visto e considerato il fatto che per completare i capitoli precedenti non si impiegava più di un’ora e mezza, ci può stare tranquillamente. Del resto se l’avventura fosse durata di più il gioco avrebbe finito per stancare.

Grafica e sonoroLa grafica fa il suo dovere e offre un 3d ben realizzato, anche se non abbastanza dettagliato come invece ci hanno abituato in casa Capcom. Discorso a parte va fatto per i giochi di luce, davvero degni e che in alcuni frangenti vi sembreranno davvero reali. Veramente ottimi, considerando che l’hardware della Ps2 non è certo quello del Gamecube. Il sonoro, invece, non può dirsi un dei migliori: è abbastanza ripetitivo e “freddo”, somigliante non poco a quello utilizzato nel primo Dino Crisis; ma capace comunque ad aiutare la frenesia dell’azione, almeno in alcuni frangenti.

– Grafica su buoni livelli

– Finalmente qualcosa di buono da questa saga

– Divertente da giocare

– Sonoro non all’altezza di un Resident Evil

– Giocare a uno dei VERI Resident Evil regala emozioni ben più forti

7

In conclusione possiamo dire che, analizzati tutti gli aspetti, il titolo gode di una buona giocabilità, supportata da buoni comandi, buona ambientazione e la possibilità di scegliere fra tre tipi di difficoltà.

Resident Evil Dead Aim è quindi un gioco da distinguere dalla massa, e non solo per il titolo; consigliato per ogni fan di questa famosa saga. Vi ricordo inoltre che il gioco è compatibile con l’utilizzo della straordinaria G-con2.

Concludo dicendo che purtroppo il doppiaggio non è in italiano, ma che almeno la Capcom si è degnata di sottotitolare il gioco utilizzando il nostro purtroppo poco diffuso linguaggio.

Voto Recensione di Resident Evil Dead Aim - Recensione


7