Resident Evil 7

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a cura di Domenico Musicò

Deputy Editor

Un sottile senso di angoscia aleggia attorno al nome di Resident Evil 7: non è quello emanato dal cottage fatiscente che i giocatori hanno visitato nel teaser “Beginning Hour“; è piuttosto una paura latente impossibile da scacciare, il timore più che giustificato che Capcom possa nuovamente mancare il bersaglio nonostante il deciso cambio di rotta rispetto agli ultimi due capitoli. Sebbene la breve demo non sia una porzione di gioco che apparirà nel prodotto finale, le parole del direttore di questo nuovo capitolo – Kōshi Nakanishi – lasciano dei grossi dubbi su quella che sarà la qualità finale dell’opera. Il teaser vuole dare un assaggio agli utenti di ciò che sarà Resident Evil 7, spiega Nakanishi, ma aggiunge anche che “rappresenta pienamente” il tipo di esperienza che i giocatori vivranno il prossimo gennaio. Considerando che Beginning Hour di convincente ha ben poco, è bene analizzare tutti i dati finora emersi e unirli assieme a delle considerazioni, in modo da avere un quadro il più possibile chiaro sulla direzione che sta per intraprendere la serie.
Roots, bloody roots
In occasione dei due precedenti capitoli, la promessa del tanto richiesto ritorno alle origini è stata puntualmente disattesa da Capcom: Resident Evil 5 abbracciava con decisione delle meccaniche spiccatamente action e presentava delle situazioni che hanno lasciato sbigottiti i fan; Resident Evil 6, nonostante un paio di debolissimi richiami al genere di appartenenza, seguiva in sostanza la direzione calcata dal suo predecessore. Dopo due scottature consecutive, pareva difficile credere realmente a una riproposizione in chiave moderna dell’orrore che segnò per sempre i giocatori degli anni ’90; eppure i toni, l’atmosfera e la conduzione di gioco fatta di attese e lunghi silenzi lascia intendere che – perlomeno – l’intenzione di cambiare davvero c’è ed è piuttosto evidente. A lasciare enormi dubbi è invece la scelta di adottare una soluzione assai derivativa, abusata e per nulla distintiva, assieme all’incapacità di incutere un profondo senso di oppressione, agli imbarazzanti cliché e ad alcune scelte che sembrano forzate e poco adeguate. Resident Evil 7 sarà infatti interamente in prima persona proprio per volere di Jun Takeuchi, che ha chiesto agli sviluppatori di eliminare tutto il superfluo e lasciare solo quello che è il nocciolo della serie; a suo modo di vedere, dunque, il metodo più efficace per veicolare direttamente l’orrore è farlo vivere attraverso la prospettiva più intima di un nuovo personaggio, armato ma privo di una formazione militare. Tutto ciò sarebbe vero solo se Capcom riuscisse a dare una nuova chiave di lettura dell’horror in prima persona, un nuovo modo di intenderlo e approcciarlo e, in definitiva, se riuscisse a creare dei nuovi metodi per sorprendere davvero. E affidarsi alla realtà virtuale, beninteso, non è uno di quelli che funzionerà. Per tanti motivi.
La verità è che quel teaser somiglia sin troppo a tanti prodotti già visti, pesca a piene mani da P.T. (ma non ha lo stesso mordente) e lascia intravedere anche alcuni limiti tecnici su cui sarebbe meglio lavorare al più presto. Viste le grandi differenze rispetto al passato, inoltre, in molti si sono chiesti: perché mettere il 7 dopo il titolo e non trattare l’opera come un vero e proprio reboot? La risposta è ovvia: Resident Evil 7, nella timeline della serie, si colloca esattamente dopo il sesto capitolo; si sposta nell’America rurale e cala il giocatore all’interno di un ambiente familiare deviato, in cui non mancano evidenti rimandi a The Texas Chainsaw Massacre e a quel tipico filone horror a cui appartengono decine di film. Oltretutto, chi ha giocato a fondo il teaser ed è salito in soffitta sa bene quanto quell’unica foto fosse un chiaro rimando alla Umbrella. E non è da escludere – ma qui siamo nel campo delle pure speculazioni – che la famiglia che abitava quella lugubre casa sia in qualche modo legata a un nuovo ceppo del famigerato virus.
Nuovo inizio
Resident Evil 7 vuole ripartire da qui, mettendo da parte le controverse e poco apprezzate scelte adottate negli ultimi due capitoli e ritornando a una filosofia di gioco dove gli elementi action lasceranno il posto a ciò che tutti, stavolta, si auspicano davvero. Nakanishi non vuole però che la sua creatura somigli troppo ad Amnesia o Outlast, ed è per questo motivo che il nuovo protagonista avrà delle armi per potersi difendere, fermo restando che ci saranno diversi momenti in cui la fuga sarà strettamente necessaria. Il direttore del gioco ha spiegato in un’intervista di aver molto apprezzato quei giochi, benché in ultima battuta gli abbiano lasciato addosso un forte senso di frustrazione per via dell’impossibilità di reagire ai nemici. In questo senso, i giocatori dovranno aspettarsi la confluenza degli elementi che hanno caratterizzato sia i titoli degli albori, sia quelli più occidentali, con la speranza che un mix del genere possa dare la forte scossa di cui questa serie ha un urgente bisogno. Ritorneranno le classiche erbe mediche, quel male onnipervandente che si respirava a Raccoon City (partendo però da premesse completamente diverse) e verrà certamente messa in luce una nuova (o vecchia, ma riproposta in una nuova salsa) situazione di contagio che investirà un manipolo di malcapitati. Beginning Hour, sebbene sia un contenuto distaccato dal prodotto finale, lo lasciava intuire chiaramente. E non c’è motivo di dubitare che le fila della trama verranno riprese proprio in questo seguito, stavolta da un’angolazione differente.
Da Resident Evil 7 ci si aspetta però qualcosa di molto più strutturato rispetto a quel walking simulator con elementi puzzle che è Beginning Hour, una direzione artistica decisa e più coraggiosa, capace di osare come in passato. Da quel team di 120 sviluppatori devono arrivare le idee nuove che non abbiamo visto nel teaser, lo sforzo creativo di chi crede ancora in questa saga e, soprattutto, di chi ha il coraggio di prendersi dei rischi in un’industria che lo fa sempre meno.

Le sensazioni contrastanti provate dopo un paio di sessioni prolungate di Beginning Hour innalzano un muro tra alcuni profondi dubbi e le ultime speranze che la serie possa ancora risollevarsi con orgoglio. Se questo teaser è davvero “fully representative” di quello che sarà Resident Evil 7, allora non ci siamo ancora; se al contrario c’è ancora spazio per correggere il tiro e rivedere alcune soluzioni davvero poco convincenti, probabilmente esiste la possibilità che la serie inauguri una nuova stagione del terrore. Viste le premesse, non sarà affatto semplice, ma è vero anche che la prospettiva di un ennesimo e drammatico scivolone potrebbe mettere la giusta pressione a una compagnia che ha un gran bisogno di ritrovare la propria identità.