Recensione

Remember Me

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a cura di Pregianza

Ci si lamenta spesso della mancanza di freschezza e coraggio nel mondo dei videogiochi, e del blocco psicologico degli sviluppatori, sempre più vittime di una inarrestabile spinta verso i grandi numeri a discapito della creatività. I titoli indipendenti vengono di solito visti come l’unica ancora di salvezza, la sola oasi verdeggiante ove pascolano quei pochi prodi capaci di sfidare la grande distribuzione per creare prodotti fedeli al progetto originario. 
Si tende tuttavia a dimenticare che anche nel calderone dei tripla A ogni tanto salta fuori un nuovo studio, che tenta di sbarcare il lunario sfidando i colossi dell’industria. Oggi trattiamo l’opera di una di queste software house, i Dontnod, una casa francese che Capcom ha tirato a sorpresa fuori dal cappello durante la Gamescom di Colonia. Il gioco si chiama Remember Me, precedentemente conosciuto come Adrift, e i suoi creatori hanno difeso strenuamente le loro idee durante lo sviluppo, arrivando a cozzare con i distributori iniziali pur di mantenere inalterata la visione globale del progetto indipendentemente dalle mazzate del mercato. Titoli con uno sviluppo difficile raramente si rivelano capolavori, specie quando il team è praticamente sconosciuto, ma i Dontnod questa volta hanno dimostrato davvero di essere una squadra da non dimenticare. 
Amnesia portami via
Remember Me sfrutta una delle premesse più scontate della narrativa tutta, la perdita di memoria. La protagonista, Nilin, si ritrova imprigionata nella Bastiglia, divenuta una prigione futuristica ove ai detenuti vengono cancellate le memorie fino alla conclusione della pena. Privata quasi completamente dei ricordi e in possesso solo del proprio nome, la ragazza riesce a scappare prima del reset totale grazie all’aiuto del misterioso Edge. L’uomo è a capo degli Erroristi, un gruppo di resistenza che combatte strenuamente contro la diffusione della tecnologia Sensen di manipolazione delle memorie, ormai utilizzata quasi ovunque nella futuristica città di Neo Parigi. Nilin si troverà dunque coinvolta in una battaglia per ritrovare il suo passato e riagguantare il suo futuro.
Nonostante la scontatezza del tutto, sbagliereste a sottovalutare la trama di Remember Me. Qui l’amnesia del personaggio principale viene trattata con criterio, mantenendo le azioni di Nilin e dei suoi compagni sempre nello spettro grigio della moralità, e introducendo pezzo dopo pezzo elementi importanti della storia. Ad aiutare gli sceneggiatori ci pensa l’ispiratissima ambientazione del gioco, un mondo a tinte cupe, dove le menti possono venir riprogrammate come se fossero computer, le memorie vengono vendute come oggetti e persino le personalità non sono un assoluto. E’ un mondo spezzettato, moralmente e tecnologicamente, che si rifà al cyberpunk ma riesce a distaccarsi da esso soffermandosi su una tematica piuttosto originale. 
Coraggiosa anche la scelta (peraltro osteggiata da alcuni distributori) di scegliere una protagonista donna, forte e capace. Nilin è una cacciatrice di ricordi abilissima, in grado di tirarsi fuori da quasi ogni situazione e di stendere facilmente un gruppo di nerborute guardie in combattimento: i Dontnod l’hanno caratterizzata a dovere, rendendola strafottente quel tanto che basta a sottolineare l’incertezza del suo allineamento morale, ma comunque abbastanza eroica da supportare l’intera avventura senza problemi di sorta. La casa francese ha fatto un buon lavoro, e il gioco dovrebbe riuscire senza problemi a catturarvi tra le sue spire. 
Combo mentali
Se è vero che la narrativa non parte da una premessa originalissima, non si può dire lo stesso del gameplay, nel quale i Dontnod si sono sbizzarriti. Usando la manipolazione delle memorie come la più poderosa delle armi, i nostri l’hanno infilata in ogni sistema e sottosistema di Remember Me, a partire dal combattimento.
Il gioco è ricco di scontri, e sfrutta meccaniche simili a quelle viste nella serie Arkham, con Nilin in grado di cambiare con naturalezza bersaglio in battaglie contro gruppi di nemici, e di schivare agilmente ogni colpo all’ultimo momento. Le contromosse però sono sostituite da una serie di poteri mnemonici, e da combinazioni personalizzabili con l’uso dei Pressen, attacchi dagli effetti variabili che possono rigenerare la protagonista, infliggere danni maggiori, o ricaricare più rapidamente le abilità speciali dopo l’utilizzo. Il sistema dei Pressen è l’unica forma di sviluppo presente nel gioco, tolti dei collezionabili nascosti che aumentano la vitalità e il focus, ed è un’idea curiosa, con cui il giocatore può modificare a piacere le combinazioni sbloccando pian piano i vari attacchi. Ciò in cui i combattimenti cascano è la complessità delle combo pad alla mano, visto che queste dipendono solo dalla serie di bottoni schiacciati (gli attacchi sono solo due, leggero e pesante) e non richiedono grande tempismo per essere utilizzate. Per limitare la noia dunque i Dontnod hanno inserito avversari estremamente diversificati: ci sono mutanti invisibili che vanno sconfitti vicino alle fonti di luce, bestioni impossibili da danneggiare finché i loro sottoposti non vengono eliminati, guardie elite che riflettono i danni al mittente, e robot danneggiabili solo con lo Spammer, una mod del guanto di Nilin che le permette di sparare proiettili. Furbo anche il modo in cui il titolo costringe spesso e volentieri a usare poteri specifici per trionfare, sbloccandoli con l’avanzare dei livelli. La presenza di un buffering delle combo, con cui si può far continuare una serie di colpi dopo una schivata a patto di mantenere lo stesso bersaglio, è una finezza extra da non buttare via.
In generale ci troviamo davanti a un sistema di combattimento ben congegnato, le cui debolezze risiedono in una fase iniziale un po’ troppo blanda, e nell’eccessiva efficacia delle combo rigenerative e della schivata, che rendono qualunque battaglia una passeggiata per un giocatore con una certa pazienza. 
Avendo citato il guanto dell’eroina, non possiamo non applaudire i Dontnod per l’intelligenza con cui questi lo hanno utilizzato per inserire enigmi nel gioco. Nilin si troverà a dover chiudere e aprire vie per liberarsi di fastidiosi droni, scoprire password basandosi su filastrocche, e superare luoghi ricchi di ostacoli grazie alle remanescenze, immagini residue tridimensionali di npc che li hanno già superati.
Unite a tutto fasi platform di scalata ormai immancabili nel genere, inserite con astuzia tra scene di fuga e momenti esplorativi, e otterrete un prodotto estremamente variegato, che dimostra un’abilità organizzativa notevole del team francese nel game design. La campagna non è perfetta, e verso la fine alcuni scontri risultano un tantinello tirati per le lunghe, ma il ritmo si mantiene alto per tutta la durata e la varietà di situazioni garantisce il divertimento. Considerando che è il primo progetto dei Dontnod, è d’obbligo un inchino accennato in segno di rispetto.
L’elemento più peculiare, peraltro, non è rappresentato dalle peculiarità delle meccaniche, ma dall’inserimento del remix dei ricordi, un potere di Nilin che le permette di modificare sensibilmente le memorie di una persona. Durante il gioco questi momenti appariranno solo come fasi scriptate, e verranno proposti al giocatore tramite filmati interattivi, modificabili interagendo con alcuni elementi durante il rewind manuale della scena. Sono enigmi piuttosto facili, ma vengono utilizzati spesso per introdurre alcuni importanti colpi di scena, e l’inserimento di paradossi e “bug mnemonici” all’interno del ricordo costringe a ponderare con attenzione gli oggetti su cui intervenire. Un’altra bella trovata distintiva. 
Parigi è sempre Parigi… più o meno
E’ la grafica il campo in cui Remember Me purtroppo singhiozza maggiormente. Le strade di Neo Parigi sono rese magnificamente, con una netta dicotomia tra le zone ricche e prosperose della città e la disastrata periferia che rende alla grande lo stato di disagio del futuro inventato dagli sviluppatori di Dontnod, ma il motore ha delle mancanze, tende a caricare in ritardo le texture fin troppo spesso, e non vanta livelli di dettaglio strabilianti sui modelli tridimensionali, tolti i personaggi primari che sono resi ottimamente. E’ una fortuna che la direzione artistica sia così ispirata, perché riesce spesso a far passare in secondo piano le mancanze dell’engine. Di altra caratura le animazioni, anche se parliamo solo di quelle di movimento, visto che durante le battaglie le reazioni ai colpi dei nemici sono alquanto goffe. 
Eccellente infine il sonoro con musiche che restano impresse e un doppiaggio italiano che riesce a difendersi bene, nonostante sia molto altalenante di personaggio in personaggio e non sempre ben sincronizzato con il labiale. Abbiamo notato qualche bug negli effetti durante certe scene, ma sono piccolezze. 
Più che buona la longevità, grazie a una campagna che si attesta sulla decina di ore.

– Un sacco di idee originali, ben applicate

– Direzione artistica ispiratissima

– Narrativa lodevole

– Tecnicamente non superlativo

– Il sistema di combattimento ha alcune problematiche significative

– Livello di sfida troppo basso per chi ha un minimo di pazienza

8.0

Se tutti i team emergenti fossero come i Dontnod, l’industria videoludica raggiungerebbe vertici inimmaginabili in pochissimo tempo. Il primo progetto del team francese non è perfetto, ma ha carattere da vendere, e presenta numerose unicità che lo distinguono con forza dalla massa. L’ottimo ritmo della campagna, unito a un’ambientazione cupa e riuscitissima e a un gameplay ricco di trovate brillanti, rende Remember Me un gioco da non farsi scappare se siete amanti degli action adventure. Questa software house si è meritata un posticino nella nostra memoria, e credeteci se vi diciamo che fareste bene a tenerli a mente anche voi.

Voto Recensione di Remember Me - Recensione


8