Recensione

Refunct

Avatar

a cura di DjPralla

Al giorno d’oggi l’intento di ogni sviluppatore è quello di creare il nuovo grande successo, il nuovo gioco dei record, il nuovo titolo sulla bocca di tutti. Per farlo i publisher stanno puntando in mondo quasi estremo a replicare le caratteristiche chiave dei giochi costantemente nella top dieci delle vendite. Mondi aperti sempre più grandi, sistemi da gioco di ruolo più o meno semplificati, azione e adrenalina, chiudendo con un comparto multigiocatore che ti consenta di portare avanti questo progetto per anni, attraverso nuove espansioni che magari non aggiungono nulla al gameplay ma fanno tornare di moda il gioco, oppure infine la creazione di sequel tutti bene o male sulla stessa frequenza d’onda. Poi c’è il mercato degli indie, da considerarsi un mondo a parte.
Cosa ti guida?
Con lo sviluppo delle piattaforme di distribuzione online e con la sempre più netta diminuzione delle vendite retail, i vari Steam, Xbox Store, e-Shop e PlayStation Store stanno diventando il luogo in cui il giocatore scopre, prova e compra i videogiochi. Vetrine che comunque sottostanno a ferree leggi di mercato e accordi commerciali, che seguendo la moda, non si aprono più di tanto alle reali innovazioni del medium. Per fortuna in alcuni casi si riesce, in ogni caso, a trovare quel qualcosa che esce completamente dagli schemi. In questo caso stiamo parlando di Refunct, sviluppato da Dominique Grieshofer e pochi altri supporter al suo seguito; si tratta di un gioco di piattaforme che si pone in modo incredibilmente preciso a metà tra Mirror’s Edge e Super Mario. L’ambientazione è qualcosa di suggestivo e straniante: ci si ritrova in una distesa d’acqua infinita con qualche torre bianca e austera in estrema lontananza. Non ci sono spiegazioni a schermo, non ci sono tutorial, l’unica cosa che si può fare è seguire l’istinto. Quell’istinto che ci porta a posizionare il pollice sinistro sulla levetta e spingerla in avanti per correre verso un misterioso fascio di luce che si estende verso il cielo. Da lì si scopre che si può saltare e che ai piedi di questa luce c’è un interruttore, che non fa altro che far emergere altre piattaforme, e poi da lì un altro interruttore e, di conseguenza, un altro fascio di luce. Da quel momento non si può fare altro che correre, analizzare i pilastri fuoriusciti dall’acqua e cercare il modo di raggiungere quella destinazione che sta lì, ma non sapete perché ci state andando.
Cosa ti rende quello che sei?
Nonostante la sua semplicità disarmante, dovuta ai soli due tasti a disposizione, oltre che alla sopracitata levetta per i movimenti, Refunct riesce a costruire delle situazioni in cui il game design raggiunge livelli inaspettati: ogni nuovo tasto vi insegnerà qualcosa di nuovo su come potete muovervi, quali sono i vostri limiti e quali sono le vostre capacità. Ritrovarvi improvvisamente in fondo a un buco senza la possibilità di raggiungere appigli vi insegnerà la possibilità di saltare sui muri come l’idraulico Nintendo, oppure trovare un pulsante su di una cima inspiegabilmente irraggiungibile vi insegnerà come sfruttare al meglio i trampolini e la spinta che generano. Il tutto è costruito basandosi sulle solidissime basi dell’unreal engine, che in questo ambiente privo di guizzi fa tranquillamente girare il gioco a 60 FPS anche su Xbox One. L’acqua non ha effetti particolari, i grandi piloni hanno sostanzialmente due texture possibili e l’avatar del giocatore non si vede mai: non c’è proprio nulla che possa impensierire il motore dal punto di vista tecnico. Eppure questa sintesi, questa ricerca della pulizia estetica paga, perché il gioco scorre fluido al ritmo della musica elettronica dell’hawaiano Singto “Kristofferson” Conley, che parte piano e poi accompagna il giocatore nelle scalate, nel cambio di passo, nelle accelerazioni, arrivando alla meta conclusiva. Il gioco è dichiaratamente completabile in circa trenta minuti e anche noi siamo arrivati al 100% sorpassando di poco quella cifra. Oltre all’attivazione di tutti gli interruttori in serie, il gioco nasconde alcuni cubi qua e là per la mappa di gioco: non sono mai posizionati in modo frustrante o ingiusto, semplicemente in punti che saltano subito all’occhio del giocatore in posizioni un po’ meno banali degli altri. L’ultima attività che vi permetterà di raggiungere la tripla cifra percentuale è toccare tutte le piattaforme presenti in gioco, ma non preoccupatevi, non vi sarà difficile distinguere quelle già calpestate da quelle inesplorate, in quanto le prime si coloreranno di bianco nelle parti laterali e si ricopriranno d’erba nella parte in cui il giocatore appoggia i piedi.

– Semplice, pulito e minimale

– Ottimo game design

– Appagante

– Costa solo €3

– Estremamente breve

– Non c’è alcun tipo di rigiocabilità né time trial

8.5

Refunct è quasi un’esperienza che inizi con un minimo di curiosità e porti a termine una mezz’oretta dopo con l’adrenalina che scorre nelle vene, buttando costantemente l’occhio verso il prossimo punto d’appiglio e riflettendo in millisecondi su come raggiungerlo. Non diventa mai un gioco difficile né tantomeno frustrante, ma al contrario cerca di essere rilassante, specie se si arriva da una giornata impegnativa. Il costo è di € 3, per cui in linea con quanto offerto.

Voto Recensione di Refunct - Recensione


8.5