Anteprima

Red Faction: Guerrilla

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a cura di andymonza

Sin dalla fine dell’Ottocento Marte ha affascinato ed influenzato la narrativa e la produzione cinematografica fantascientifica: da Wells, a Bradbury, a Dick, passando per Verhoeven con il suo indimenticabile “Atto di Forza”. Un tale interesse per il Pianeta Rosso non poteva non estendersi all’universo videoludico, da sempre così sensibile alla controparte cinematografica: ed ecco comparire nel 2001 Red Faction, uno sparatutto ambientato proprio su Marte, che faceva dell’innovativa distruzione degli scenari il fulcro di un gameplay altrimenti piuttosto tradizionale. Il sequel, rilasciato due anni dopo, si limitò a riproporre le medesime meccaniche; da allora il marchio è rimasto fermo, fino all’annuncio che gli sviluppatori Volition vi avrebbero rimesso mano, portando il titolo nella corrente generazione. Dopo aver assistito ad una demo presentata in quel di Lipsia 2008, un recente tour negli studi londinesi ci ha permesso di mettere finalmente le mani su una versione provvisoria del titolo, dandoci l’opportunità di farci un’idea ben precisa delle meccaniche che caratterizzano questo nuovo action.

Un nuovo inizioPer quanto dei titoli originali rimangano l’atmosfera e l’ambientazione marziana, i ragazzi di Volition hanno cancellato la lavagna, e si prefiggono con questo terzo capitolo di portare la serie verso orizzonti completamente nuovi: la visuale in prima persona cede dunque il passo alla terza, e la relativa linearità viene completamente sostituita da una struttura sandbox, che a ridosso di un breve tutorial pone il giocatore alle porte di un mondo di gioco vasto e completamente esplorabile, con un ritmo scandito da un sistema di missioni e sotto-missioni completamente non lineare. Sotto i riflettori c’è sempre e comunque la distruzione, che forte delle ampie possibilità offerte dalla next-gen trova nel motore di gioco proprietario una rappresentazione di eccezionale realismo: qualunque edificio presente nel gioco è infatti passibile di completa demolizione, la quale si attua seguendo rigorosamente le leggi della fisica. Questo elemento si pone non solo come veicolo di una forte componente spettacolare, ma anche come fulcro della tattica di combattimento, che pur abbracciando l’ormai imprescindibile concetto di copertura ne scardina le certezze, rendendo precario ogni ostacolo tra noi ed il nemico.

I wanna be your sledgehammerA ridosso della breve sequenza filmata che introduce l’avventura ci ritroviamo nei panni di Alec Mason, giovane operaio fresco di sbarco sulle colonie marziane controllate dall’Earth Defence Force (EDF), organizzazione che i fan dei primi due capitoli ricorderanno come alleata; ironia della sorte, essa è cambiata profondamente negli ultimi 45 anni, trasformandosi in una dispotica multinazionale che rapisce e schiavizza i coloni costringendoli a lavorare in condizioni disumane. Tale insopportabile condizione non tarda a scatenare violente reazioni tra la popolazione, che ben presto assumono le forme di una vera e propria ribellione, cui Alex si unisce con l’intento di vendicare la morte di un suo caro: “corsi e ricorsi storici” direbbe Vico. E ci ritroviamo così, armati di una mazza da lavoro e di qualche granata, di fronte alla prima missione tutorial, che ci incarica di demolire una struttura tanto per testare la funzionalità del nostro grezzo armamentario, e per familiarizzare con uno dei concetti chiave del gameplay, ovvero la raccolta di materiale proveniente dalle demolizioni, detto salvage; quest’ultimo verrà accumulato e potrà essere speso come valuta in cambio di upgrade per il nostro arsenale. Questo espediente assolve alla duplice funzione di introdurre un sistema di crescita che ricompensi il progredire con un’adeguata potenza di fuoco, e di incoraggiare il giocatore a fare a pezzi quante più strutture possibile. Quest’ultima attività si rivela peraltro decisamente divertente, grazie alla rigorosa messinscena concessa dalla nuova versione del motore grafico GeoMod. Esso gestisce agilmente le relazione fisiche di massa, peso e gravità, riproducendo il crollo delle strutture con un realismo che non scontenterebbe neanche un ingegnere edile: la missione tutorial ne è un piccolo esempio, e dimostra come per evitare di sprecare tonnellate di granate, o martellare per ore, sia necessario mirare alle strutture portanti degli edifici in modo che essi collassino trascinandosi dietro le coperture e le pareti perimetrali. Tradotto in immagini, lo spettacolo della distruzione è notevole, e tende a creare assuefazione: comincerete ben presto ad osservare le strutture tentando di individuarne la struttura portante, e la ricerca del “crollo perfetto” sarà uno sport irrinunciabile.

Appetite for destructionPortato a termine il “battesimo del fuoco”, il gameplay comincia a mostrare la sua vera forma; vi verrà mostrato il campo base della Ribellione, da cui potrete accedere alle stazioni di upgrade dell’inventario, ad un contenitore dove riporre le armi, e a diversi veicoli, e vi verrà mostrata la mappa, strumento fondamentale per tenere ordine nel gameplay aperto.Quest’ultima mostra le eventuali missioni primarie e secondarie attive e gli edifici dell’EDF in ordine di importanza; distruggere uno di questi porterà ad un aumento del morale della popolazione, e ad una diminuzione della presa psicologica che i militari esercitano sulla relativa zona, consentendo ai coloni di imbracciare le armi e ribellarsi. Completata infatti la prima missione starà al giocatore decidere come muoversi: lo scopo sarà quello di indebolire a sufficienza l’EDF tramite la distruzione di strutture chiave, in modo da permettere al popolo di scuotersi dal giogo psicologico, il che attiverà nuove missioni. Per quanto ci è stato possibile provare, queste ultime si presentano in una discreta varietà, presentando situazioni tra loro differenti come la liberazione di ostaggi o l’agguato a convogli, il tutto orchestrato in modo da incoraggiare l’utilizzo della distruzione.L’esplorazione della vastissima mappa è permessa grazie alla presenza di un gran numero di differenti veicoli, che spaziano da una simil-Apecar futuristica a mastodontici Bulldozer, passando per un esoscheletro direttamente ispirato a “Aliens – Scontro Finale”.La natura totalmente free roaming del titolo porta a chiedersi quanta effettiva varietà di gameplay sarà in grado di offrire il prodotto finale: il fatto che manchi una componente narrativa “a tutto tondo”, e che sia il giocatore a dover decidere di volta in volta in quali zone sbloccare le missioni, rischia di rendere l’azione ripetitiva e poco varia. Tale dubbio potrà essere risolto solo con una prova estesa del comparto missioni; certo è che gli sviluppatori si sono preoccupati di aggiungere elementi di contorno che possano tenere il giocatore sempre impegnato. In primis vi è il comparto upgrade, che permetterà di aumentare le capacità di trasporto delle armi e caratteristiche delle stesse in cambio di salvage. Vi sono inoltre una certa quantità di missioni secondarie dislocate sulla mappa: alcune sono legate alla trama, come ad esempio le “Guerrilla Action”, ovvero chiamate di aiuto da parte di coloni in difficoltà con l’EDF. Altre invece esulano completamente dal contesto narrativo, come le missioni “Demolition Master”, che chiederanno al giocatore di distruggere strutture complesse nel minor tempo possibile con una data quantità di esplosivi.Le fasi di combattimento si sono rivelate di buona qualità grazie all’arsenale sufficientemente vario, e ricco di armi ricavate da strumenti da lavoro, come un simpatico lancia-lame-rotanti; il sistema di coperture funziona a dovere, anche se gli manca la possibilità di muoversi velocemente da un punto all’altro, mentre la distruzione, se usata efficacemente, può dar origine a sequenze davvero divertenti.

MultiplayerIl comparto multigiocatore di Red Faction: Guerrilla si presenta in maniera decisamente curata; nonostante la natura free roaming della componente singolo giocatore e le oltre cento missioni garantiscano di certo una buona longevità, gli sviluppatori hanno cercato di mettere insieme qualcosa di più del “solito Deathmatch” per popolare i server. Le modalità sono in tutto sei, laddove quella che meglio coglie lo spirito “distruttivo” che caratterizza il titolo è Damage Control, una sorta di “King of the hill” dove al posto di conquistare gli hot spots bisognerà distruggerli o difenderli a seconda che siano avversari o appartenenti alla nostra squadra.Una particolarità comune a tutte le modalità disponibili è la presenza di speciali zaini disposti su rastrelliere sparse nelle mappe: essi sono divisi per tipologie, ed una volta raccolti danno accesso ad un’abilità speciale, che può spaziare dalla possibilità di librarsi in aria per qualche secondo, oppure correre velocemente, o ancora temporanea invisibilità; questo espediente rende i match particolarmente movimentati e vari, in una continua caccia all’upgrade più utile e devastante. Le mappe sono una decina, alcune tradizionali, altre dotate invece di design ispirato; la distruzione è naturalmente attiva, il che contribuisce a rendere l’esperienza multigiocatore un po’ diversa dal prodotto medio.

Comparto TecnicoLa vasta ambientazione free roaming e la complessità del motore che gestisce la fisica potevano fa pensare ad un comparto tecnico pesantemente compromesso dal punto di vista poligonale e di qualità delle texture. Se è vero che in questi due ultimi comparti Red Faction: Guerrilla non fa gridare al miracolo, allo stesso tempo svolge comunque il suo compito in maniera più che onesta.La modellazione è ottima per quanto riguarda gli edifici ed il personaggio principale, mentre si è deciso di risparmiare un po’ sugli elementi di contorno del territorio e sui nemici, questi ultimi un po’ “spigolosi” ed identici tra loro. Nel complesso le visuali restituiscono un discreto impatto, che gode tra l’altro di una linea dell’orizzonte piuttosto ampia. Il frame rate regge bene nella maggior parte delle occasioni, anche se i crolli più impegnativi fanno perdere qualche colpo.

Le ore spese pad alla mano con Red Faction: Guerrilla hanno rivelato un’eccezionale implementazione dell’elemento distruzione, che riesce ad imporsi a tutti i livelli, da quello grafico, a quello tattico e di gameplay, come cardine di questo terzo capitolo. Rimane qualche dubbio relativo alla capacità di una struttura di gioco così aperta di mantenere una forte presa sul giocatore sufficientemente a lungo, e questo dipenderà tutto dalla varietà delle missioni e dalla qualità della narrazione. Il comparto tecnico punta tutto sulla fisica, ma riesce comunque a non sfigurare più di tanto quanto a modelli e texture, mentre il comparto multigiocatore riesce a interessare grazie a un’ottima modalità originale e ai power up.

Nel complesso, un titolo con una sua solidità e ottime chance di piacere agli appassionati di action in leggera salsa fantascientifica; quanto, e quanto a lungo, dipende dall’effettiva qualità di alcuni elelementi chiave, che scopriremo presto nell’ormai prossima recensione.