Recensione

Rainbow Six 3: Raven Shield

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a cura di Freemark

“RAINBOW è una task force internazionale dedita a combattere il terrorismo in tutte le sue forme. Sostenuti dalle più avanzate tecnologie disponibili e addestrati al limite delle capacità umane essi sono la nostra più grande speranza nella guerra al terrorismo. Forse sono anche l’ultima.”

Guerra al terrorismo (!)Conoscete molti giocatori in grado di resistere ad un appello così accorato? Io di certo non sono tra quelli, mi sono infatti staccato solo a fatica dall’ultimo titolo Ubi Soft per scrivere questa recensione. Raven Shield è il terzo capitolo della fortunata serie “Rainbow Six” ispirata all’omonimo romanzo di Tom Clancy che ha conosciuto negli ultimi anni una certa fortuna tra gli appassionati di tactical shooter, portando ad un florilegio di clan dedicati soprattutto al multiplayer. Il primo capitolo della serie portava una ventata di novità sui nostri monitor, introducendo un sistema di gioco innovativo ed esaltante per tutti gli appassionati del genere. Tuttavia non era esente da pecche, in primis l’intelligenza artificiale che spesso lasciava basiti (quante volte abbiamo visto i nostri soldatini incastrarsi nello spigolo di una porta?). Raven Shield, traendo forza dagli sviluppi tecnologici degli ultimi anni, dovrebbe rappresentare il punto di svolta definitivo della serie… vediamo se ha i numeri per esserlo!Come accennato nel cappello, tratto dalla bellissima introduzione, il vostro compito sarà di coordinare e guidare durante l’azione una squadra specializzata in missioni di recupero ostaggi ad altissimo rischio; le tecniche usate dalla task force sono molto particolari e la dettagliata sezione di addestramento vi aiuterà a prendere confidenza con tutte le armi e l’equipaggiamento del perfetto Rainbow. Durante la campagna vera e propria un briefing molto esauriente introdurrà ogni missione, con tutte le informazioni del caso ( numero e armamento dei terroristi, numero e posizione degli ostaggi, valutazioni psicologiche della situazione ), dopodichè vi si porrà di fronte la classica schermata di selezione del team e dell’equipaggiamento. Ogni membro della squadra Rainbow è dotato di caratteristiche proprie ( precisione di tiro, tempi di reazione, leadership ) e di una particolare specializzazione, sia essa nell’uso di apparecchiature elettroniche, esplosivi o come tiratore scelto; con il proseguimento della campagna i personaggi aumenteranno le proprie caratteristiche, costringendovi ad evitare per quanto possibile che uno o più dei vostri uomini tornino a casa in un sacco di plastica, obbligandovi nelle fasi finali della campagna ad utilizzare riserve ben poco “professionali”. Nella stessa schermata sarà possibile equipaggiare i vostri uomini con tutte le armi ed i gadget del perfetto Rainbow : la varietà è veramente eccezionale, ogni arma ( troviamo tra le altre mitragliette leggere, pistole, fucili d’assalto, fucili di precisione e in numero inferiore anche fucili a pallettoni e mitragliatrici di supporto ) è caratterizzata da numerosissimi parametri come la gittata, il danno e la precisione di tiro ed è possibile personalizzare ulteriormente ognuna di esse montando modifiche come un’ottica più potente, un silenziatore od un caricatore più capiente; veramente imperdibile per effetto grafico ed utilità il sensore termico da montare sull’ottica dei fucili di precisione. Esiste insomma un’arma ideale per ogni uomo e per ogni situazione, non dimentichiamoci tuttavia del resto dell’equipaggiamento che comprende quattro tipi di granate ( accecanti, fumogene, a frammentazione e lacrimogene ) esplosivi di tutti i tipi, antiuomo o al plastico per fare saltare le porte ed un avveniristico sensore di battito cardiaco per individuare i nostri avversari anche dietro i muri e le porte. Una volta scelta la mimetica più adatta per il nostro gruppo, eventualmente privilegiando la facilità nei movimenti a scapito di una corazzatura più spessa, possiamo calarci nella schermata più importante di tutto il gioco, la fase di pianificazione tattica.

Sul campo di battagliaI veterani della serie Rainbow Six si troveranno immediatamente a casa visto che pochissimo è stato modificato dai capitoli precedenti, conservando quindi la grande completezza ma anche un impatto veramente difficile per i giocatori a digiuno di un addestramento paramilitare completo! Attraverso una mappa dell’edificio al cui interno si sono asserragliati i terroristi di turno potremo impostare una serie di “waypoint” per guidare fino a tre gruppi di uomini al proprio obiettivo, aggirando i luoghi aperti che potrebbero nascondere le insidie di un cecchino ben nascosto oppure individuando un percorso privilegiato per l’evacuazione degli ostaggi. Fondamentale in questa fase è la coordinazione delle squadre, nominate in codice rosso, verde ed oro ( che fine ha fatto la vecchia squadra blu? ): come nella realtà, l’unico modo per fare irruzione ed eliminare i “cattivi” prima che gli ostaggi facciano una brutta fine è quello di avvicinarsi in maniera furtiva utilizzando esclusivamente armi silenziate e quindi irrompere da due o più ingressi contemporaneamente disorientando i terroristi e guadagnando quei decisivi attimi che vi permetteranno di piazzare tre proiettili a punta cava nelle teste dei vostri avversari. Spiegato a parole sembra molto difficile, e in effetti non vi mentirò, è proprio difficile come sembra. L’unica novità nella fase di pianificazione è una finestrella ( comunque opzionale ) che vi mostrerà una visuale tridimensionale, ruotabile a piacimento del waypoint correttamente selezionato, dandovi un idea più precisa di quanto non possa fare la semplice piantina dell’edificio: una comoda innovazione, ma niente per cui strapparsi i capelli. E’ stata mantenuta invece la possibilità di caricare un piano predefinito per sollevare i meno esperti dall’obbligo di confezionarne uno proprio, e addirittura è ora possibile lanciarsi rapidamente nella missione senza alcun piano lasciando il tutto all’improvvisazione: inutile precisare che questo atteggiamento difficilmente porterà a risultati memorabili, ma come vedremo Raven Shield aggiunge la grande possibilità di conferire ordini alla nostra squadra “on the fly”, a missione in corso, aumentando di gran lunga la nostra flessibilità in azione e avendo sempre la possibilità di correggere eventuali errori commessi in fase di pianificazione. Il primo impatto con la fase di gioco vera e propria non può lasciare indifferenti, la Red Storm si è infatti appoggiata al pluri-collaudato engine Unreal Warfare, già sfruttato con successo da Unreal Tournament 2003 e Splinter Cell ; l’aspetto tecnico di un gioco tuttavia non può essere giudicato solamente in base al numero di poligoni ed alla bontà dei giochi di luce che un engine può offrire e da questo punto di vista non possiamo che essere soddisfatti dei risultati ottenuti. Sia le mappe di gioco che i modelli dei personaggi sono resi con grande efficacia pur senza pesare eccessivamente sul vostro computer, tanto che basterà una Geforce 4 per godersi il gioco al massimo del dettaglio e con l’antialias attivato. Una volta iniziata la missione avremo il pieno controllo sui movimenti e sulla tempistica dei nostri uomini, potremo controllare qualunque membro in ogni momento ed ordinare alle altre squadre di attendere un nostro segnale oppure lasciare che un’ottima intelligenza artificiale segua per noi il piano già stilato; è persino possibile sedersi davanti al computer come semplici spettatori, lasciando fare tutto all’intelligenza dei nostri uomini e verificare la bontà del nostro piano d’azione. Le animazioni dei nostri compagni di squadra sono di altissimo livello, li vedremo asciugarsi le mani sulla tuta nei momenti di tensione, aggiustare l’impugnatura del loro fucile e sporgersi dietro gli angoli per controllare la presenza dei nemici con movimenti di grande realismo e sarà possibile rendersi conto dell’equipaggiamento di ogni singolo uomo semplicemente osservando l’arma impugnata ed i gadget appesi alle cinture multiuso; direttamente da Unreal Tournament 2003 è stato inoltre introdotto il cosidetto “Karma Engine” ovvero un sistema che calcola in tempo reale gli effetti dei nostri proiettili sul corpo dei nemici. Niente smembramenti poco realistici ma finalmente potremo vedere i nostri avversari ruzzolare per le scale e scivolare dal corrimano di un balcone in maniera assolutamente fluida e credibile. Oltre al prevedibile salto di qualità tecnico è proprio durante lo svolgimento della missione che troviamo le innovazioni più importanti rispetto ai precedenti capitoli: tenendo premuto il pulsante azione ( di default la barra spaziatrice ) mentre indichiamo un oggetto con il nostro mirino si aprirà un piccolo menù multifunzione con il quale sarà possibile ordinare azioni anche complesse ai membri della nostra squadra, come scagliare una granata e poi muoversi in una particolare direzione, ammanettare un terrorista che si è arreso oppure aprire una porta, scagliare una granata accecante ( o di altro tipo ) all’interno e quindi fare irruzione. Questa novità introdotta per primo da Swat 3 : Elite Forces della Sierra ci consente ora un lavoro di squadra più complesso e rende lo svolgimento della missione molto più flessibile, senza essere costretti a “scolpire nel marmo” le nostre azioni nel più piccolo dettaglio durante la fase di pianificazione. Ora è possibile impostare per sommi capi la nostra missione nel piano e poi conferire ordini più precisi sul campo, quando ci si può rendere conto in maniera più precisa della situazione. Non solo, ma cliccando con il tasto destro anzichè col sinistro ( con grande comodità quindi ) sul menù per conferire ordini ai propri uomini questo comando verrà associato ad un segnale radio chiamato in codice “zulu”: passando quindi al controllo di una squadra differente sarà possibile premendo un tasto dare il segnale per portare a termine l’ordine precedentemente concordato, dando vita in tempo reale ad irruzioni perfettamente coordinate e ( si spera ) alla salvezza degli ostaggi. Un’altra novità, gradita ma di importanza inferiore è la gestione “continua” della nostra posizione e dell’apertura delle porte: in altre parole, sarà possibile premendo un tasto sporgersi dagli angoli quel tanto che basta per sbirciare ed usando la rotellina del mouse aprire le porte lentamente, senza essere costretti a spalancarle del tutto ed avendo quindi la possibilità di sbirciare o lanciare una granata attraverso un sottile spiraglio senza farsi vedere.

Ultime note Le diverse missioni sono piuttosto varie anche se, ammettiamolo, dopo il terzo titolo della serie Rainbow Six non sanno veramente più dove ambientare l’ennesimo salvataggio di ostaggi, lodevole quindi il tentativo di dare una certa varietà inserendo obiettivi multipli e missioni di ricognizione in cui non potremo uccidere nessuno pena il fallimento della missione ma dovremo portare a termine unicamente azioni di spionaggio. La difficoltà è calibrata molto bene e consiglio a chi non si è mai avvicinato ad un titolo di questo genere di scegliere il più basso che rappresenta da solo una sfida notevole; il livello di difficoltà medio è già molto impegnativo e quello più alto riservato solo ai veterani della serie e a chi ha già terminato il gioco e vuole rigiocarne alcune missioni. La longevità del gioco è veramente eccezionale, i nemici cambieranno posizione ad ogni partita e quindi è possibile pianificare in maniera differente ogni missione e giocare su ogni mappa con diversi obiettivi e modalità di gioco ( ad esempio cercando di eliminare il maggior numero di terroristi o portando a termine l’obiettivo con un solo personaggio ). Infine anche il sonoro è veramente da Oscar, basta ascoltare le comunicazioni radio tra i membri del team Rainbow ( tutte rigorosamente doppiate in italiano, come la presentazione e tutte le schermate di briefing ), i suoni delle armi e degli esplosivi, tutte personalizzati e fedeli alla realtà e gli effetti delle varie granate: provate a farvi cadere troppo vicino una “flash-bang”, una granata destinata a disorientare gli avversari con una forte luce scaturita da una carica al magnesio e un rumore assordante e per diversi secondi sentirete le orecchie fischiarvi in maniera fastidiosa, se invece non distogliete lo sguardo il forte bagliore vi impressionerà l’immagine sulla retina lasciandovi la vista sfocata per alcuni istanti; una menzione d’onore per la colonna sonora, presente solo nelle schermate introduttive e in alcuni punti salienti delle missioni ma che di sicuro vi sorprenderete a fischiettare prima o poi. Avviandoci alla conclusione trattiamo un argomento che richiede più di uno sguardo frettoloso: la sezione multigiocatore. A differenza della ( pessima ) abitudine di molti recenti titoli, che tendono a dedicarsi esclusivamente al gioco solitario o quello online, Raven Shield rappresenta una piacevole eccezione ed eccelle in entrambi i campi. Se il gioco in solitaria ci offre una ricchezza tattica difficilmente riscontrabile in altri titoli ed una ottima longevità il gioco in rete si può tranquillamente proporre come alternativa ad Operation Flashpoint o Counterstrike, a tutti coloro che cercano il realismo completo. Qui non vi sono buffi personaggi saltellanti, lanciamissili o fucili al plasma, ma un cinico realismo che non lascia spazio a nessun errore: uno sbaglio nella posizione o nella tattica di squadra e al primo proiettile salutiamo in maniera indecorosa, sperando in una migliore fortuna nel prossimo round. Le modalità di gioco comprendono il più classico deathmatch ( qui denominato Survival … evidentemente ogni team di programmazione cerca di trovare il nome più originale per le modalità online del proprio gioco ), il deathmatch a squadre, il salvataggio di ostaggi e l’altrettanto classica modalità “disinnesca la bomba” mutuata direttamente da Counterstrike; l’unica modalità un diversa dal solito è quella chiamata Pilota che vedrà un membro di una delle due squadre avversarie armato di una semplice pistola la cui uccisione porterà automaticamente alla sconfitta di tutto il team e che dovrà essere scortato fino ad un punto di estrazione. Sei mappe sono state realizzate in maniera specifica per essere giocate online e vanno a sommarsi alle mappe della campagna single player per un totale di ben ventuno scenari di gioco : tutte sono realizzati ottimamente e si prestano ad un gran numero di tattiche, con punti di contatto molto numerosi, diversi percorsi di assalto e linee di tiro e di copertura piuttosto complesse per favorire un gioco di squadra più completo. Per potere giocare su Internet è obbligatorio registrarsi ( gratuitamente, of course ) sul sito della Ubi Soft ed appoggiarsi ai server ufficiale dislocati un po’ in tutta europa ( indovinate tranne in quale nazione? Bravi, ottimo intuito ) e quindi in attesa dell’apertura di server non ufficiali in Italia è necessaria una buona connessione digitale per godersi il gioco al cento per cento. Curiosando nei vari forum dedicati ho notato un certo entusiasmo da parte della comunità “professionale” dei clan e sono già iniziate diverse iniziative di ladder e clanwar che proiettano questo gioco tra le novità più gradite in queste settimane sulla grande rete; l’unico problema che ho potuto constatare e di cui sono caduto vittima io stesso è un fallimento occasionale da parte della rete Ubi Soft di riconoscere come valida la cd-key dei giochi originali, che può essere risolto attraverso una serie di operazioni indicate nel forum ufficiale da Ubi Soft Italia ( www.ubisoft.it ). Nel frattempo stanno comunque lavorando per risolvere definitivamente questo problema e quindi chi acquisterà il gioco nei prossimi giorni non dovrebbe avere problemi a giocare anche online.[Gli screenshots qui a fianco sono tratti dal sito ufficiale del gioco]

HARDWARE

Windows 98/ME/2000/XP, PIII 800Mhz, scheda grafica da 32MB di RAM, scheda audio compatibile con directX 9.0, collegamento ad internet per il gioco online

MULTIPLAYER

Si può giocare attraverso i server di gamespy, LAN o attraverso il sistema di ricerca interna del gioco. Attenzione che senza una connessione e un computer più che adeguati il gioco avrà seri problemi… l’eccellenza tecnica ha un suo prezzo :(

-Grafica eccezionale

-Sonoro eccezionale

-Insomma una realizzazione tecnica ineccepibile

-Molto complesso

-Frustrante per i novellini

8.5

In definitiva, Raven Shield è un titolo di grande spessore consigliato sia agli appassionati di tactical shooter estremamente realistici sia agli amanti dei giochi multiplayer di squadra; le mie uniche riserve vanno probabilmente riscontrate in un approccio veramente ostico per chi si avvicina per la prima volta a questo genere e finora magari cosiderava “realistico” Soldier of Fortune e l’intelligenza artificiale che, di tanto in tanto, ci propone vere e proprie perle di stupidità al silicio: sono comunque eventi occasionali, che non compromettono il divertimento né il livello della programmazione che si attesta su ottimi livelli.

*Nota personale: desidero ringraziare VAZKOR per il contributo fondamentale nella realizzazione di questo articolo. ArS Will Conquer!

Voto Recensione di Rainbow Six 3: Raven Shield - Recensione


8.5