Recensione

RAGE

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a cura di andymonza

Proprio come il suo nuovo protagonista, id Software si risveglia oggi in un mondo che non è più il suo, muove goffamente i primi passi dopo anni di letargo, desiderosa di ritrovare la propria identità in una realtà ignota. Cinque lunghi anni di gestazione per RAGE, ossia il trionfale ritorno sulle scene della software house texana con un’IP nuova di zecca. Come da tradizione per gli sviluppatori, si tratta di uno sparatutto ambientato nel futuro, un distopico anno 2135. La mastodontica messinscena osata dai ragazzi di id mescola la grammatica del classico sparatutto lineare a concetti più affini alla corrente generazione, come lo sviluppo del personaggio e la libertà esplorativa, perfettamente incarnata dall’implementazione dei veicoli. Il risultato è un complesso mix, i cui ampi confini richiedono tempo prima di essere pienamente abbracciati.

Who cares?Discutendo della complessità del plot di Doom, John Carmack una volta ha detto: “La storia in un videogioco è come la storia in un porno. Dovrebbe esserci, ma non importa a nessuno”. Se effettivamente RAGE presenta un plot leggermente più elaborato rispetto alla media delle produzioni id, la filosofia del tempo che fu è rimasta intatta. Nonostante l’evocativa sequenza d’apertura possa suggerire il contrario, la trama di RAGE non si perde in fronzoli: corre l’anno 2029 quando il meteorite Apophis impatta con la Terra, scavando un profondissimo cratere e creando il corrispettivo di un inverno nucleare globale. La sopravvivenza della specie umana rimane apparentemente legata al Progetto Arca, consistente nel sotterramento di unità criogeniche contenenti volontari selezionati. Aprendo gli occhi 106 anni dopo nei panni del protagonista, scopriamo che il progetto è miseramente fallito, ma ciononostante la razza umana ha saputo adattarsi alle terribili condizioni: nei panni dell’ultimo sopravvissuto del Progetto Arca starà a noi trovare il nostro destino in superficie, relazionarci con le civiltà formatesi dopo la catastrofe e scoprire che, a prescindere dalle condizioni, l’umanità tende sempre a commettere i medesimi errori.Le basi per una trama appassionante ci sono tutte, ma RAGE si sottrae agli interludi narrativi: per tutto l’arco della storia, ben poco saprete delle motivazioni che vi spingono ad agire, se non il continuo affiliarsi a questa o a quella causa senza ulteriori giustificazioni. L’assoluta linearità degli eventi condurrà il giocatore verso un finale affrettato ed insipido, confermando come la produzione id rappresenti un tentativo di sublimare il gameplay a forte scapito della componente narrativa.

Doppia animaDurante i primi minuti di gioco, ossia l’”emersione” dall’Arca che non può non ricordare la fuga dal Vault di Fallout 3, RAGE sembra proporre un’esperienza di gioco assolutamente aperta e slegata da binari, con la mappa liberamente esplorabile grazie al veicolo donatoci dal nostro salvatore e benefattore. Quest’impressione ha tuttavia vita breve: sarà sufficiente affrontare poche missioni per scoprire che i ragazzi di id sono riusciti ad incastonare il loro tipico gameplay lineare in una struttura ariosa solo in superficie: un istante prima ci si trova all’aperto, esplorando vasti orizzonti e cercando le decine di easter egg nascoste tra le dune, un attimo dopo, intrapresa una missione, ci si trova a percorrere i corridoi di un Quake tecnologicamente evolutissimo, la minimappa non più visibile in quanto inutile per addentrarsi nei livelli a senso unico. La campagna di RAGE propone infatti un sistema di quest lineare e piuttosto rigido, che vedrà il giocatore ricevere incarichi da una moltitudine di personaggi non giocanti presenti nella città di riferimento: queste ultime sono due, laddove il passaggio da una all’altra segna lo spartiacque tra le due metà della campagna, nettamente spezzata. Gli agglomerati urbani fanno dunque da hub, permettendo al giocatore di acquistare e vendere oggetti, munizioni e componenti di creazione, salire in macchina e partecipare a qualche gara clandestina, darsi ai diversi minigiochi, trovare incarichi secondari oppure dare il via alla prossima missione della campagna. Queste ultime vedranno il giocatore raggiungere la starting area con il suo mezzo e successivamente affrontare un percorso lineare in zone ben delimitate, con alternanza tra edifici e zone all’aperto, sterminando una gran quantità di nemici e boss, per giungere finalmente all’agognato obbiettivo, solitamente un prezioso oggetto da riportare al mandante della missione in cambio di denaro. Questa, ridotta all’osso, è l’offerta ludica di RAGE, nettamente divisa tra i livelli lineari da completare per portare avanti la campagna principale (assimilabili ai dungeon di un comune GDR) e le molte attività secondarie, tra cui la libera esplorazione, incoraggiata dalla possibilità di eliminare le bande di predoni motorizzati in cambio di denaro, e le gare clandestine.E’ un vero peccato in questo senso che, dopo le ottime basi gettate nella prima metà, la seconda parte della campagna di RAGE non faccia che riproporre pedissequamente le medesime meccaniche: la seconda città, per quanto diversa nell’aspetto, offrirà le stesse identiche possibilità della prima, così come le missioni della campagna, le quali continueranno ad offrire i livelli lineari (ed dell’occasionale backtracking) fino alla conclusione. A fronte di una durata di tutto rispetto (10 ore escluse le attività secondarie) e di un combat solido e divertente, il principale difetto della campagna di RAGE è dunque questo suo ripetersi, unito all’incapacità di mettere il giocatore di fronte a momenti davvero memorabili o ad idee di gameplay che escano anche solo leggermente dai binari – con un’unica, relativa eccezione, la Mutant Bash TV: non vogliamo rivelarvi preziosi dettagli, ma rimane uno dei migliori aspetti della campagna. Fiduciosi che le attività secondarie avrebbero riempito i momenti tra una missione e l’altra, gli sviluppatori sembrano essersi dimenticati di “osare”, frammentando eccessivamente l’incedere, non permettendo così all’azione di raggiungere dei veri apici. A testimoniare questa frammentazione ci sono anche alcuni esempi di idee lasciate a metà, come la scelta di una sorta di “classe” per il personaggio, del tutto inutile e mal giustificata, e il sistema di crafting, poco approfondito.Da notare anche un sistema di salvataggio per nulla comodo: i checkpoint sono lontanissimi tra loro e dunque inaffidabili, costringendo il giocatore a salvare spesso manualmente, operazione consentita ma che richiede il continuo accesso al menu e qualche secondo d’attesa, frammentando eccessivamente l’azione.

Made in idIl cuore dell’offerta ludica di RAGE batte nei livelli lineari che vi troverete ad affrontare per completare gli incarichi della campagna principale, vera sublimazione del gameplay “alla id”. Armati di un arsenale di tutto rispetto dovrete farvi strada attraverso ambientazioni lineari, spazzando via qualunque essere vivente si pari sul vostro cammino. L’intelligenza artificiale avversaria mette in scena routine di buon livello: i nemici si dimostreranno infatti poco inclini a subire il vostro fuoco, scartando lateralmente durante la corsa e passando spesso da una copertura all’altra. Questo identifica un incedere tutto sommato abbastanza ragionato: prendere gli avversari di pieno petto, soprattutto quando si presentano in buon numero, si rivela ben presto una pessima idea, costringendo il giocatore a sfruttare abbondantemente le coperture improvvisate ed un utilizzo intelligente delle granate per stanare i nemici. Questi ultimi si dividono per di più tra quelli dotati di armi da fuoco, i quali tenderanno a tenersi nelle retrovie, e quelli dediti al corpo a corpo, che al contrario correranno dritti verso il giocatore, spesso costringendo ad improvvise ritirate. Il tutto con un livello di difficoltà che già a Medio riserverà una sfida di tutto rispetto, soprattutto nella seconda metà dell’avventura. Questo, nonostante un sistema di recupero della salute apparentemente troppo permissivo, con la possibilità di recuperarla in tempo reale grazie alle bende unite alla classica rigenerazione, e nonostante anche la “seconda possibilità” offerta dal defibrillatore: se carico quest’ultimo permetterà di rimettersi in piedi “al volo” completando un minigioco, con un numero di punti salute proporzionali all’abilità nel premere a tempo i tasti che compaiono a schermo.Se gli scontri di routine si sono rivelati di ottima qualità, meno appassionanti invece sono risultate le boss fight, mal distribuite lungo la campagna e regolate da meccaniche molto banali.Un gameplay classico ma solidissimo dunque, aiutato anche dall’ottimo arsenale: per quanto gli sviluppatori non si siano lasciati andare a voli di fantasia, quasi ogni arma ha a disposizione diversi tipi di munizioni, le quali possono essere cambiate in tempo reale, ampliandone la versatilità.Con sé si potrà portare l’intero arsenale, ma il menu di scelta rapida riesce ad ospitare solo quattro bocche da fuoco: una scelta ibrida che onestamente non abbiamo compreso fino in fondo, dato che un più ampio menu radiale avrebbe potuto rendere l’accesso a tutti i ferri molto meno complesso.

Bricolage postapocalittico e altri hobbyLa presenza di un gran numero di munizioni per le diverse armi, granate e gadget assortiti giustifica l’idea degli sviluppatori di inserire nel gameplay un sistema di crafting molto semplificato: accedendo all’apposita voce nel menu sarà possibile creare oggetti partendo dalle materie prime, necessarie in un certo numero, alla semplice pressione di un tasto. Si va da munizioni modificate ad un ragno meccanico in grado di seguire e difendere il giocatore, espedienti utili ma non fondamentali all’incedere. La necessità di rinvenire i materiali direttamente sul campo renderà molto importante lootare i cadaveri nemici e l’ambiente circostante, permettendo così l’accumulo di denaro e materie prime. Così come per altri aspetti di RAGE, è un peccato che la creazione degli oggetti non raggiunga livelli di profondità più elevati, magari con la possibilità di riparare, potenziare ed ampliare i vari gadget.Le attività secondarie non si limitano comunque al fai-da-te: un piccolo gioco da tavolo a turni, un complesso gioco di carte in stile Magic, diverse quest ripetibili (tra cui delle consegne in giro per le lande desolate a mò di pony express) o la semplice libera esplorazione su ruote in cerca di segreti e predoni da eliminare potranno tenervi impegnati per diverse ore.

MotorrageIn ogni caso, l’attività secondaria su cui gli sviluppatori si sono maggiormente concentrati è rappresentata dalle corse clandestine, al punto da rendere necessario affrontare un certo numero di gare per procedere nella missione principale. A bordo di diversi veicoli armati di tutto punto – e “upgradabili” a piacere con motori modificati e armi via via più potenti – vi troverete a competere in appositi circuiti. Le modalità sono diverse, dalla semplice gara di velocità si passa alle prove a tempo, anche se la vera discriminante rimane l’utilizzo o meno delle armi: in caso esse siano disponibili, potrete far saltare in aria gli avversari a suon di mitragliatrici e lanciarazzi. Naturalmente anche voi sarete passibili di distruzione, alla quale seguirà un respawn che vi farà perdere preziosi secondi. Il comparto è divertente, longevo e autosufficiente (al punto che per effettuare gli upgrade gli sviluppatori hanno deciso di non obbligare i giocatori a spendere la valuta di gioco, fornendone una apposita, i Certificati di gara), peccato per un modello di guida riuscito solo a metà. I veicoli accelerano e frenano troppo bruscamente e soffrono di un vistosissimo “effetto pendolo”, svilendo in parte l’esperienza di guida.

Rabbia condivisaRAGE scende anche online, a modo suo naturalmente. Ben consci che scontrarsi con gli sparatutto competitivi in uscita quest’inverno è semplicemente impossibile, i ragazzi di id hanno optato per una cooperativa a due giocatori, possibile sia in split screen locale che online, e per la trasposizione del comparto corsistico in formato multigiocatore, con l’aggiunta di livelli per il guidatore (fino a 20) e comparto upgrade per i veicoli. Per quanto soffra dello stesso modello di guida lacunoso, l’esperienza si è rivelata comunque fruibile, chiaramente per un tempo limitato.Ben più interessante la cooperativa a due, la quale propone livelli affini alle missioni della campagna singolo giocatore, per di più ad essa legati narrativamente. L’idea funziona e regala altre ore di divertimento da spendere insieme ad un amico, facendo quasi rimpiangere che una cooperativa non sia stata resa disponibile per l’intera campagna.

Il vero cross platformCon un incipit che ricorda molto da vicino quello di Fallout 3, RAGE colpisce dritto agli occhi con un comparto tecnico semplicemente strabiliante, soprattutto per l’impatto ottenuto su console. I primi minuti di gioco sono più che sufficienti per capire cosa Carmack intendesse parlando di “vero cross platform”: la versione Xbox 360 da noi testata ha messo in scena le ambientazioni in esterni di gran lunga più dettagliate mai viste sulla console, il tutto senza il minimo tearing e con un frame rate stabile sui sessanta al secondo. L’id Tech 5 si conferma un piccolo gioiello tecnico, il virtual texturing in grado di caricare le singole texture in streaming in qualunque momento, senza rallentamenti. A guarnire il piatto ci pensano una lunga serie di effetti, tra cui il depth of field e l’high dynamic range, in grado di impreziosire le visuali in esterni come mai prima d’ora su console HD. L’unico piccolo prezzo da pagare è qualche frazione di secondo nel caricamento delle texture, riscontrabile durante i cambi veloci di inquadratura, anche a gioco installato.Meno impattanti, ma comunque di altissima qualità, le ambientazioni indoor.La modellazione poligonale si attesta su ottimi livelli, mentre le animazioni non sono altrettanto sorprendenti: di buona qualità sì, ma non eccezionali come quelle di altre produzioni con questo pedigree tecnologico.Per un parere più approfondito sulla versione PC del gioco vi rimandiamo alla futura recensione dedicata alla piattaforma, presto su queste pagine.

– Massima espressione dei valori della casa

– Tecnicamente eccezionale

– Longevo

– Molte idee a metà

– Sistema di guida poco convincente

– Manca di climax narrativi

8.8

RAGE segna un ritorno diviso tra tradizione ed innovazione per la software house texana: l’apparente struttura libera svela un’impostazione molto più tradizionale del previsto, che divide nettamente le missioni singolo giocatore, linearissime e dedicate al puro shooting, e le attività secondarie, molteplici ma non tutte sviluppate a dovere.

Un ibrido in grado di offrire grande varietà ludica, la cui natura apre tuttavia ad un’eccessiva frammentazione dei contenuti, con il risultato che la campagna singolo giocatore finisce per non “esplodere” mai, né narrativamente né contenutisticamente, ed il comparto di guida risulta poco raffinato, più un extra che una vera peculiarità del gameplay.

Una volta presa coscienza di queste particolarità, RAGE si appresta ad essere goduto per quello che è, ovvero la massima conseguenza dello shooting targato id Software, un titolo ricco di contenuti e destinato a fare la gioia di tutti gli appassionati, dotato per di più di un comparto tecnico davvero eccezionale nella sua capacità di spremere al massimo ogni piattaforma.

Peccato per la diffusa mancanza di rifinitura in una moltitudine di dettagli, che gli permettono di sfiorare solo l’eccellenza, senza abbracciarla del tutto. Una delusione? Assolutamente no, chi conosce bene la software house sapeva già cosa aspettarsi. I fan id corrano ad acquistare, consci però che i tanti anni di “letargo creativo” dei ragazzi texani sembrano aver sortito anche qualche piccolo effetto negativo.

Voto Recensione di RAGE - Recensione


8.8