Anteprima

Quantum Break

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a cura di Gianluca Arena

Senior Editor

Solo una manciata di giorni ci separa dall’uscita di uno dei titoli più attesi dell’anno per tutti i possessori di Xbox One, quel Quantum Break fiore all’occhiello della line up primaverile dell’ammiraglia Microsoft, mostratosi finora in una serie di trailer invero molto promettenti ma avari di informazioni. Da qualche giorno ci stiamo gingillando con la versione finale in vostra vece, e, in attesa della recensione, che arriverà puntualissima, abbiamo pensato di condividere con voi le impressioni che le prime ore di gioco ci hanno lasciato, tenendoci rigorosamente alla larga dagli spoiler. Una cosa possiamo anticiparla, però: con un misto tra coraggio ed incoscienza, l’ultima fatica dei Remedy Entertainment prova a proporre un connubio davvero peculiare tra due medium differenti, che la rende unica nel suo genere. 
Reset 
Per valutare senza preconcetti Quantum Break in sede di recensione si dovrà portare a termine un processo di reset delle aspettative, necessario già pochi minuti dopo l’incipit, sul quale è opportuno mantenersi quanto più sul vago possibile per non incappare in spoiler odiosi, che qui sarebbero ancora più gravi perché il titolo Remedy è, prima di tutto, un esperimento narrativo. Nel calderone ci sono forti elementi da shooter in terza persona, ma l’impressione, all’alba delle circa cinque ore fin qui dedicate al prodotto, è che l’azione su schermo sia sempre schiava della narrazione: un pretesto interattivo per raccontare una storia ben scritta, ricca di momenti memorabili e, soprattutto, punteggiata da un cast di attori che farebbe invidia a molte delle serie che molte compagnie stanno portando sugli schermi nostrani. Dominic Monaghan (la trilogia del Signore degli Anelli, Wolverine – Le origini), Aidan Gillen (Il trono di Spade, Il cavaliere Oscuro – Il ritorno) e Shawn Ashmore (X-Men 2, X-Men Giorni di un futuro passato) sono solo i tre volti più noti di un manipolo di attori di livello che varia dal buono all’ottimo, che portano in scena una vicenda appassionante, donando ai personaggi uno spessore sconosciuto alla media dei videogiochi odierni e sfumando sempre di più il confine tra il medium cinematografico e quello videoludico. Giocata una fase in prima persona nei panni di Jack Joyce, appena rientrato a Riverport (la cittadina immaginaria teatro della vicenda) in seguito alla richiesta di aiuto di Paul Serene (amico d’infanzia), ci si imbatterà in un nodo temporale detto Junction Point, in cui il giocatore è chiamato a fare una scelta dinanzi a due possibili varianti: a seconda della strada intrapresa, durante i successivi minuti potrà visionare una puntata del cosiddetto live action show, che prosegue la narrazione e si interseca con le sequenze vissute in prima persona dal giocatore. L’ibridazione funziona a meraviglia, ma di certo dividerà il pubblico: chi vede il videogioco come una forma d’arte, profondamente contaminata da altre che l’hanno preceduta, prima tra tutte il cinema, rimarrà estasiato di fronte alla scelta di Remedy, che per molti versi si spinge oltre il lavoro svolto da David Cage e dalle avventure di Telltale. Nel contempo, però, coloro che ritengono che un gioco debba prima di tutto essere interazione continua, potrebbero storcere il naso dinanzi alla prospettiva di rimanere inerti anche per  mezz’ora, guardando una serie TV inglobata nel prodotto che hanno appena acquistato. Anche in ottica recensione, meglio chiarirlo subito: il sottoscritto rientra nella prima categoria. 
Proiettili e buchi neri
Le fasi più squisitamente ludiche, in cui il controllo del personaggio è diretto, richiamano subito alla mente gli sparatutto in terza persona più in voga degli ultimi anni, con la variante impazzita dei poteri temporali, garantiti al protagonista dall’incidente che ha luogo pochi minuti dopo l’inizio della storia. Per adesso, accanto a dinamiche solide e ad un’ottima intelligenza artificiale degli avversari, aggressivi e capaci di tattiche di aggiramento discretamente complesse, ci sono anche un paio di dubbi, legati soprattutto a un sistema di coperture impreciso e all’eccessiva potenza del nostro alter ego a schermo: praticamente un supereroe in mezzo a tanti comuni mortali. Ognuno dei poteri temporali è un piacere da utilizzare e crea effetti spettacolari sul campo di battaglia, ma l’impressione è che, pur mandandoci contro frotte di nemici armati fino ai denti, l’IA del gioco non riesca a controbilanciare la potenza dirompente. Potenza che deriva dalla possibilità di fermare il tempo e riempire un nemico di piombo o di creare un piccolo buco nero e farlo esplodere a mezz’aria. Il giudizio, però, non può che essere sospeso: fin qui abbiamo giocato solo una piccola porzione della campagna principale, e va detto che non ci siamo ancora cimentati con la possibilità di rigiocare i capitoli completati innalzando la difficoltà, né con l’intera gamma di nemici che potrebbe ancora riservare delle sorprese, rispetto ai soldati semplici e corazzati fin qui incontrati. Anche per le varietà delle armi a disposizione il verdetto non può che essere rinviato: il giocatore ne rinviene di diverse tipologie sul campo di battaglia, e finora il ventaglio comprende mitra, pistole, fucili d’assalto e fucili a pompa semiautomatici, ma come già sottolineato, il focus del gioco non sembrano essere le sparatorie, nonostante occupino gran parte del tempo in cui il giocatore ha il diretto controllo del personaggio. Chiosa finale per il comparto tecnico: alla luce di quanto visto anche solo fin qui, le polemiche sulla effettiva risoluzione del gioco e sui presunti 720p sono ridicole. Nessun altro aggettivo le descrive meglio, visto che Quantum Break è una continua carezza agli occhi.

– Ibridazione straordinaria tra media

– Sparatorie solide e nemici aggressivi

– Valori produttivi notevoli

Le prime ore in compagnia di Quantum Break hanno confermato l’ambizione della produzione Remedy, la sua natura ibrida e sperimentale e l’eccellenza dei valori produttivi, lasciando però ancora qualche dubbio riguardo all’effettivo livello di sfida e all’efficacia del cover system. Non manca molto alla recensione, e noi stessi siamo curiosi di arrivare in fondo e raccontarvi della nostra esperienza, con tutte le risposte del caso: per scoprire davvero se in pentola bolle un titolo discreto, buono o eccellente, non vi resta che rimanere sintonizzati sulle pagine di Spaziogames!