Recensione

Psycho-Pass: Mandatory Happiness

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a cura di erik369

Quando ci si chiede quale sia l’aspetto più importante in un videogioco, nella stragrande maggioranza dei casi si è soliti indicare il gameplay. L’interattività è ciò che realmente lo differenzia dagli altri media, rendendolo assolutamente unico e autonomo, capace di assumere un ruolo di spicco nel panorama mediatico. Alla luce di ciò, non deve dunque sorprendere come il gameplay sia considerato fondamentale, in quanto fondamento del videogioco stesso. Esistono tuttavia delle eccezioni a questa verità: opere che appartengono ufficialmente alla categoria dei videogiochi, ma che sono soliti mancare, parzialmente o quasi del tutto, dello stesso gameplay ritenuto da tantissimi come una delle sue caratteristiche principali. Tra queste eccezioni la più estrema è quella delle visual novel, prodotti limitati sia nell’interattività che nella realizzazione visiva, molto più simili ad un romanzo che ad un videogioco vero e proprio. Le caratteristiche del genere rendono le visual novel dei prodotti estremamente di nicchia, ma che tuttavia non mancano di esaltare ed entusiasmare gli appassionati, grazie a intrecci narrativi degni per l’appunto di un vero romanzo. In questo articolo discuteremo proprio di una visual novel, il cui titolo è Psycho-Pass: Mandatory Happiness. Quello realizzato dai ragazzi dei 5pb è un vero e proprio viaggio nella psicologia umana, un’avventura che solo in pochi riusciranno davvero ad apprezzare.

Un mondo (im)perfettoCome potete facilmente intuire dal titolo, l’intreccio di Mandatory Happiness è stato interamente costruito sull’ambientazione di Psycho-Pass, un anime fantascientifico dalle derive spiccatamente psicologiche. La serie animata ci porta in un futuro non troppo distante, in una società che condivide sia gli aspetti di un’utopia che di una distopia. Il progresso tecnologico ha permesso di misurare la condizione mentale, le attitudini e le tendenze di un individuo, trasformando tutti questi fattori in valori numerici ben precisi. L’intera società si trova così ad essere costantemente monitorata, obbligata a mantenere una salute mentale eccellente, seguendo degli standard di comportamento specifici, la cui trasgressione, che sia voluta o meno, porta all’ostracizzazione dell’individuo, o, ancor peggio, alla sua immediata eliminazione. Tra i valori numerici che compongono lo Psycho-Pass, uno in particolare assume un ruolo predominante nel determinare quale sarà il destino delle persone. Si tratta del “Coefficiente di Criminalità”, un valore che indica quanto un individuo è incline a commettere un’azione illegale, qualunque essa sia. Ciò ha portato ad un abbassamento enorme del numero dei crimini, in quanto essi sono soliti venire scongiurati prima che possano concretamente realizzarsi. Avere un coefficiente superiore a cento porta ad essere indicati come criminali latenti, il cui destino è quello di essere imprigionati fino ad un eventuale recupero. Coloro che invece possiedono un coefficiente superiore a trecento vengono giustiziati sul posto, in quanto ritenuti veri e propri terroristi. La sezione anticrimine della Pubblica Sicurezza si occupa proprio di individuare e stanare questi individui, attraverso l’azione congiunta di Esecutori, criminali latenti in grado di comprendere la psicologia delle prede grazie al loro elevato coefficiente, e gli Ispettori, ufficiali di polizia che hanno il compito di monitorare e dirigere le loro azioni.Anche chi non conosce l’opera originale potrà ben capire da questa breve spiegazione introduttiva quanto particolareggiata sia l’ambientazione di Psycho-Pass, le cui tematiche non sono per nulla scontate e di facile trattazione, ma anzi si imperniano su questioni a dir poco delicate, legate fortemente alla psicologia umana. Si tratta indubbiamente di un’opera complessa, che non tutti potrebbero apprezzare in virtù dei suoi risvolti psicologici e morali, che la rendono più introspettiva che dedita al puro e semplice intrattenimento. Nonostante ciò, consigliamo a chiunque non l’abbia ancora fatto, di dare una chance alla serie animata, in quanto rappresenta un prodotto tanto particolare quanto di qualità.

Il prezzo della felicitàUltimato l’excursus sull’anime, è arrivato il momento di concentrarsi sul videogioco in sé, chiaro soggetto di questa recensione. Iniziamo con alcune premesse di importanza fondamentale: l’intreccio di Mandatory Happiness si svolge in un periodo di tempo coincidente con i primi sei episodi della serie animata. Si tratta di una storia originale che ci porta a interagire con una sorta di episodi alternativi all’anime, dove i personaggi canonici vengono accompagnati da due nuove comparse, ovvero i protagonisti del titolo. L’intera vicenda ruota attorno alla lotta contro Alpha, il misterioso antagonista della storia, i cui misfatti vengono perpetrati nella volontà di donare l’assoluta felicità all’umanità. Si tratta di un personaggio estremamente interessante, il cui ruolo di antagonista si scontra con il suo aspetto, la sua personalità e le sue motivazioni, ben diverse da quelle che di solito muovono i personaggi negativi. Evitiamo di scendere ulteriormente nei dettagli per non rovinarvi la sorpresa, ma vi basti sapere che una volta comprese le sue motivazione e la sua identità, vi risulterà chiaro come esso trascenda i canoni classici di antagonista.In quanto giocatore potremo vestire i panni di uno dei due protagonisti, selezionabili all’inizio dell’avventura. La prima è l’Ispettore Nadeshiko Kugatachi, una donna estremamente razionale e logica, incapace di comprendere le emozioni e affetta da un’amnesia dovuta ad un incidente. Il secondo è l’Esecutore Takuma Tsurugi, un uomo irascibile ed emotivo, in cerca del suo amore scomparso. Come potete facilmente intuire i personaggi sono uno l’opposto dell’altro, ed interpretare uno di essi porterà sì ad affrontare lo stesso intreccio narrativo, ma attraverso situazioni e punti di vista spesso e volentieri in completa antitesi. Proprio per questo sarà necessario percorrere le storie di entrambi i personaggi, in modo da avere un quadro completo della vicenda in tutte le sue sottili sfumature. Ad incrementare ulteriormente la variabilità dell’intreccio ci pensano dei veri e propri bivi narrativi, presenti attraverso scelte multiple disseminate lungo l’intero gioco (sebbene tendano a concentrarsi maggiormente nelle fasi finali). Precisiamo di come Mandatory Happiness condivida le caratteristiche tipiche delle visual novel, e in quanto tale passerete la maggior parte del vostro tempo passivamente, limitandovi ad osservare il dipanarsi della storia, raccontata tramite una moltitudine di dialoghi doppiati dallo stesso cast dell’anime. Le scelte rappresentano l’unica finestra attraverso cui il giocatore può interagire con lo sviluppo della trama. Solitamente tali scelte permetteranno di decidere come affrontare una determinata crisi o una situazione di emergenza, e non mancheranno le volte in cui una determinata scelta condurrà a una fine prematura della storia e, di conseguenza, al classico bad ending. In realtà la maggior parte dei bivi narrativi non influirà tanto sullo sviluppo del filone principale, quanto piuttosto nel modo in cui il protagonista scelto si rapporterà con gli eventi, soprattutto nell’aspetto psicologico. Questa realtà viene concretizzata dalla presenza effettiva dello Psycho-Pass, la cui tonalità (uno dei valori determinanti la stabilità mentale) potrà sia scurirsi che chiarirsi in base alle scelte intraprese. Tenere sotto controllo la propria salute mentale sarà particolarmente importante, in quanto permetterà di affrontare correttamente gli eventi dell’intreccio narrativo, senza che il personaggio (e pertanto anche il giocatore) venga limitato per aver superato dei confini ben precisi.

Un’utopia per pochiUn altro punto a favore di Mandatory Happiness è quello di incarnare perfettamente lo spirito che caratterizza la serie animata, portando il giocatore a prendere parte ad eventi spesso e volentieri molto crudi e di forte impatto. Non troverete buonismo o mezze misure: quella ritratta in Psycho-Pass non è altro che una distorsione della nostra stessa realtà, che per quanto possa essere idealizzata rimane comunque una finestra su di esso. Si affronteranno situazioni molto complesse dal punto di vista morale e psicologico, dove non vengono risparmiati neanche i più giovani e i più deboli. Gli eventi non prenderanno sempre una piega positiva, anzi tutt’altro, e anche negli scenari migliori rimarrà comunque la forte sensazione di come non sia possibile giungere a una conclusione che possa ritenersi veramente felice per tutti. Ciò renderà inevitabilmente entusiasti gli amanti della serie animata, ma potrebbe intimidire il giocatore che cerca esperienze immediate e spensierate. Fortunatamente (o forse sfortunatamente) le visual novel fanno parte di un genere che già di per sé tende a selezionare in modo netto e preciso il proprio pubblico di riferimento.Visivamente il titolo condivide le limitazioni tipiche del genere, portandoci davanti a lunghe sequenze spesso statiche, attraverso le quali sprite non animati dialogano tra loro. Sebbene non siamo ai livelli dello splendido Steins;Gate, abbiamo comunque apprezzato la realizzazione dei fondali e dei personaggi, oltre che delle numerose scene illustrate visibili durante determinati eventi. Il comparto sonoro invece si attesta su ottimi livelli, presentandoci un doppiaggio giapponese ben fatto sulla stragrande maggioranza dei dialoghi presenti (fanno eccezione i pensieri del protagonista che rimangono muti), proponendo come già detto, lo stesso cast dell’anime. I contenuti si presentano anch’essi in buon numero. La presenza di due protagonisti, di numerosi bivi narrativi e di finali multipli, porteranno i completisti ad affrontare più e più volte l’avventura, cercando quella variabile in grado di condurre ad un nuovo esito o ad una situazione inedita. Tra gli extra è anche presente un piccolo minigioco in cui dovrete accoppiare delle tessere per ottenerne di nuove. Si tratta di un puzzle molto semplice ed intuitivo, che vi ricompenserà con dei punti attraverso cui potrete acquistare immagini e dialoghi nella galleria.Concludiamo con la vera nota dolente, con il fattore che porterà molti a dover rinunciare all’acquisto del videogioco. Come è solito accadere per questi titoli, anche Psycho-Pass: Mandatory Happiness è privo della lingua italiana. Una buona conoscenza dell’inglese sarà indispensabile per poter affrontare il titolo con serenità e coglierne tutte le sue sfumature, visto il numero dirompente dei dialoghi e la complessità con cui alle volte si presentano.

– Fedele allo spirito dell’anime

– Tematiche delicate, dai forti risvolti psicologici

– Intreccio narrativo ricco di bivi e variabili

– Doppiaggio giapponese originale

– Non per tutti

– Solo in inglese

8.0

Psycho-Pass: Mandatory Happiness è da considerarsi a tutti gli effetti come un episodio alternativo della serie animata, in quanto incarna perfettamente il suo spirito, attraverso una narrativa pregna delle tematiche che lo hanno reso celebre. Si tratta di un’avventura dai toni spesso cupi e dai risvolti fortemente psicologici, certamente non adatta a chi cerca un’esperienza immediata e spensierata. Se al contrario siete interessati ad una narrativa complessa, non disdegnate le visual novel e possedete una buona conoscenza dell’inglese, allora vi consigliamo caldamente di dare una chance a Mandatory Happiness. Un titolo per pochi insomma, ma che saprà soddisfarli ampiamente.

Voto Recensione di Psycho-Pass: Mandatory Happiness - Recensione


8