Recensione

Process

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a cura di Francesco Ursino

Spaziogames torna a parlare di piccoli progetti indie grazie a Process, progetto gratuito sviluppato dal team di sviluppo russo TrainYard, che si è rilevato un titolo assai difficile da inquadrare. Vediamo insieme perché.

Un treno misteriosoCominciamo col dare alcune informazioni sull’ambientazione e la storia di Process: appena cominciato il gioco, il giocatore si ritroverà a bordo di un non precisato treno, diretto verso una direzione sconosciuta. Nessuna linea di dialogo, nessuna spiegazione, solo tre vagoni visitabili. In uno di questi si potrà interagire con i comandi del mezzo; sarà qui che il giocatore verrà a conoscenza dell’elemento centrale del gioco: il treno su cui si sta viaggiando, infatti, è fuori controllo, e da lì a venti minuti avverrà un terribile incidente a meno che non si rimedi a questa situazione.Una volta venuti a conoscenza di ciò, comincerà l’esperienza di gioco vera e propria che durerà esattamente venti minuti.Il gioco quindi non fornisce al giocatore alcun elemento: lo piazza sul treno sgangherato e arrugginito e lo lascia là, senza apparente spiegazione, senza sapere cosa fare.Anticipando già da ora alcuni temi che verranno ripresi nelle riflessioni finali, è giusto avvisare i giocatori meno propensi a lanciarsi in esperienze videoludiche alternative che i venti minuti passati a giocare a Process, per loro, saranno probabilmente sprecati. Per molti altri, invece, saranno completamente senza senso, anche portando a termine il gioco diverse volte (e con diversi finali).Altri ancora, infine, troveranno il progetto TrainYard interessante, disturbante, evocativo. Alla fine dei conti, uno degli elementi più affascinanti di Process risiede nel fatto che, qualsiasi sia la categoria di giocatori di cui ci si ritiene parte, in qualche modo si avrà allo stesso tempo torto e ragione.

Ma che si fa su ‘sto trabiccolo?Provando a far rientrare Process nei classici canoni videoludici, è possibile dire che il gameplay del titolo è assimilabile alle dinamiche punta e clicca. In effetti, l’azione è ripresa in prima persona, è possibile spostarsi tra i pochi ambienti grazie a qualche clic del mouse e saranno presenti alcuni enigmi da risolvere. Proprio la natura di questi ultimi elementi fa tornare la nostra analisi al punto esaminato al paragrafo precedente: è possibile affrontare i pochi puzzle proposti senza avere né la minima idea di cosa si stia facendo, né se l’ordine seguito sia corretto. Il gioco infatti non darà alcuna indicazione, se non qualche intermezzo animato che contribuirà ancora di più, se possibile, a confondere le idee del giocatore. La fase di esplorazione, inoltre, si rivela assai fiacca, con pochi elementi da raccogliere e dall’utilizzo assai semplice.Ricapitolando: un numero esiguo di enigmi (apparentemente) slegati tra di loro e di facile risoluzione, pochi ambienti da esplorare, pochissimi oggetti da raccogliere e utilizzare: tutto qui quello che Process ha da offrire? Ancora una volta, la risposta è sia “si” che “no”.Questo infatti ci porta a parlare dell’aspetto forse meglio riuscito del progetto: l’ambientazione. Il treno su cui ci si troverà costretti è tetro, cadente, desolante. Sapere di essere completamente soli (o forse no?), poi, dà all’azione di gioco un tono angosciante. Un merito di Process è quello di saper mantenere una certa attesa per tutta la sua durata, e nel fare ciò i TrainYard sono riusciti, seppur con pochi mezzi, a creare una sensazione di suspense e, per certi versi, paura dell’ignoto. Il tutto è realizzato con espedienti se si vuole banali, immediati: schermate statiche che emergono lentamente dal nero (o viceversa), rumori inquietanti di varia natura, musiche che sottolineano la tensione degli avvenimenti. In questi elementi, di per sé, vi è assai poco di originale. L’insieme di tutti questi espedienti però renderà l’esperienza di gioco, per alcuni, estremamente originale, quasi artistica, e ciò porterà ad allungare la longevità del titolo ad almeno un’ora di gioco, considerando i vari tentativi per cercare di seguire un ordine diverso di risoluzione.Il titolo, anche per questi elementi, merita di essere giocato infatti in un ambiente scuro e solitario, se possibile con le cuffie. Sia chiaro, non si tratta di un survival, né di un gioco dalle tinte horror: Process può essere inteso come meglio si crede; a seconda del giocatore, infatti, il titolo potrà assumere differenti sfumature, più o meno inquietanti: da chi si scappa? Cosa succede veramente una volta finiti i 20 minuti? Da dove si viene, e dove si va? Perché? E soprattutto, la domanda più pressante sembra essere: il giocatore può fare veramente qualcosa per cambiare il proprio destino? E’ proprio rispondendo a queste domande che si valuterà o meno Process come un titolo di un qualche valore, e se il ripetersi di azioni e gesti nel gioco siano da considerare come una metafora di un qualcosa di più profondo; sono gli stessi sviluppatori, infatti, sulla pagina ufficiale del titolo, a scrivere del loro progetto: “Si tratta di un gioco sulla predeterminazione degli eventi e sulla soggettività della percezione del mondo circostante”.

2D cripticoForniamo adesso una piccola analisi sull’aspetto tecnico di Process, soffermandoci per prima cosa sul lato grafico. Questo, come prevedibile, non offre molti spunti di riflessione: il gioco infatti si basa su schermate 2D dalla qualità media su cui vengono aggiunti shader e altri effetti di post-processing di piacevole visione, che “sporcano” l’immagine rendendo il tutto un po’ più decadente, in linea con l’ambientazione.L’aspetto audio invece risulta essere molto positivo, considerata anche la natura del progetto: le musiche di sottofondo evidenziano in modo corretto l’evolversi della vicenda contribuendo in modo decisivo, come già detto, a creare quel carico di suspense che rende interessante l’esperienza di gioco.

HARDWARE

Process
, evidentemente, non è un titolo molto dispendioso: l’unica indicazione sui requisiti hardware è quella relativa alla presenza di una scheda video con almeno 128 mb di memoria dedicata e supporto a OpenGL 2.0

– Ottima atmosfera

– Progetto artistico profondo

– Livello di sfida assente o quasi

6.0

Concludendo, Process costituisce un’esperienza videoludica dal valore artistico notevole ma, al tempo stesso, sprecata. Il bello del progetto TrainYard risiede proprio nella natura sfuggente del titolo, che può essere inteso sia come base per spunti di riflessione personali, sia come un qualcosa che, detto in maniera diretta, appena finito vi farà domandare: “ma a che diavolo ho giocato?”.

Non sembra giusto dire infatti che una delle due opinioni sia del tutto sbagliata, o del tutto giusta: per questo, il voto risulta essere una sorta di bilancia tra le due anime del titolo il quale, in ogni caso, merita se non altro una prova.

Voto Recensione di Process - Recensione


6