Recensione

Pro Evolution Soccer 2014

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a cura di Hybr1d

Dopo un inizio sottotono, per non dire traumatico, e una graduale ripresa nel corso degli ultimi anni, il calcistico Konami è pronto per un’ultima, agguerritissima sfida contro il suo rivale di sempre, quel FIFA che ha saputo bruciare il gigante nipponico fin dalle prime battute di questa generazione, conquistandosi progressivamente il favore di pubblico e critica. Questo però per i due rivali si preannuncia un duello giocato su molteplici livelli, con un diverso sapore, che prima di tutto guarda al futuro in attesa della quanto mai imminente uscita sul mercato di PlayStation 4 e Xbox One. Da una parte troviamo chi sulla nuova generazione è pronto a debuttare e a fare del proprio titolo un gioco cross gen, mentre dall’altra l’introduzione del nuovo motore di gioco ha fatto intendere che quello di quest’anno è solo un succulento e gustoso antipasto prima di compiere il grande salto. Entrambe le strategie hanno un loro perché, ma non è questa la sede per indagarlo ed esprimerci a riguardo. Indubbiamente rappresentano il primo mattone per costruire il futuro di due serie che ogni anno riescono, puntuali come un orologio, a smuovere milioni di fan in tutto il mondo. E anche noi, con la solita puntualità, dopo appena un paio di giornate di campionato, siamo pronti ad esprimerci sul nuovo Pro Evolution Soccer 2014. Il nuovo Fox Engine, unito al differente punto di vista e agli spunti dati dalla divisione inglese del team di sviluppo, potrebbero dare quel tanto che basta per finire le generazione con uno sprint bruciante e affacciarsi fiduciosi agli hardware di nuova generazione.

Nessun dorma, si giocaAd accoglierci all’avvio di Pro Evolution Soccer 2014 troviamo una curiosa scelta a livello sonoro. Al posto di una randomica traccia audio selezionata tra le tante che compongono la soundtrack, troviamo il Nessun dorma, celeberrima romanza della Turandot di Puccini. Non possiamo negare che la scelta ci abbia strappato un sorriso, ma un omaggio così importante alla cultura e all’arte italiana non può che farci piacere. La decisione di aprire un calcistico con un brano del genere è quantomeno bizzarra, ma è figlia dell’attenzione e dell’ammirazione che da sempre il popolo del Sol Levante rivolge al nostro Bel Paese, che troppo spesso trascura tali ricchezze in favore di altre cose sicuramente più frivole. Certo è che siamo un popolo di pallonari, legati alla maglia della propria squadra del cuore nonché alla Nazionale, ma prima di saggiare il nuovo terreno di gioco è sempre meglio fare un po’ di pratica. Ecco allora che PES 2014 ci viene incontro con un sistema di allenamento rivisitato rispetto all’anno scorso, ma zeppo di prove per imparare a padroneggiare al meglio i giocatori sul campo. Passaggi, uno-due, controllo del giocatore senza palla, rigori e punizioni vengono approfonditi dai vari tutorial, divisi in cinque classi come i livelli di difficoltà di gioco. Il principiante insegna i primi rudimenti, mentre il superstar si compone di filmati esplicativi con cui prendere atto di tutti i trick disponibili, mai utili come quest’anno, visto il generale abbassamento del ritmo di gioco. Ai giocatori più forti, grazie a un Player ID più completo rispetto alla scorsa edizione, quelli più basilari verranno in automatico, ma è richiesta una certa pratica prima di poter sfoggiare con disinvoltura sul terreno di gioco i trucchetti più complessi contro l’agguerritissima IA al livello massimo. Tuttavia il calcio è uno sport di squadra e affidarsi solamente al campione di turno difficilmente porterà a risultati concreti, grazie a squadre compatte e alla buona intelligenza artificiale che domina gli avversari. Se è vero che le linee dei giocatori sono più vicine, ciò va a ripercuotersi negativamente su una difesa mediamente alta che si fa infilare troppo facilmente con i passaggi filtranti, complice anche l’eccessiva distanza tra i due centrali di difesa. Nelle azioni più concitate, in quella zolla di campo si creano spesso delle voragini e non è difficile vedere un singolo giocatore sfruttare il buco per involarsi in area e infilare la palla sotto il sette con un tiro ben calibrato. Questi ultimi sono più soddisfacenti che in passato grazie al sistema full manual che permette di scoccare spettacolari bordate da fuori area, anche se manca qualcosa sul fronte dell’esplosività e della potenza, soprattutto con i giocatori di medie capacità che sembra fatichino a imprimere forza al pallone durante il tiro: solo con campioni del calibro di Cristiano Ronaldo o Rooney si ha l’effettiva sensazione di tirare devastanti staffilate.

Sulla via della simulazioneOltre a un sostanziale rallentamento dell’azione di gioco in favore di un atteggiamento maggiormente ragionato e un coinvolgimento totale di tutti i giocatori nell’azione, anche i cross sono stati pesantemente rivisti. Il semplicistico sistema dei tre tipi di cross eseguiti schiacciando fino a tre volte il tasto cerchio (o B su Xbox 360) ha lasciato spazio alla gestione manuale, in maniera del tutto simile a quanto già avveniva per passaggi e filtranti. L’unica differenziazione è data dai cross tesi rispetto a quelli morbidi, ma entrambi dovranno essere dosati a dovere imprimendo l’adeguata potenza al pallone con il giusto tempismo. Questa è stata una modifica doverosa e un deciso passo in avanti verso l’azione più simulativa, vero obiettivo attorno alla programmazione del Fox Engine.Iniziare a programmare su un nuovo motore di gioco, dà la possibilità agli sviluppatori di titoli annuali come Pro Evolution Soccer di prendersi il tempo necessario per apportare decise modifiche alle radici del gameplay che di anno in anno, con un motore già utilizzato, non è possibile fare. In tal senso l’engine realizzato negli studi di Kojima Productions porta con sé un nuovo sistema di fisica e collisioni che rende più credibili gli impatti tra i giocatori, sulla base di fattori quali la forza fisica, l’altezza e il peso degli stessi. Anche la palla reclama la sua fisicità, e domarla richiede al giocatore una certa dose di abilità: un controllo sbagliato o un tocco involontario possono far schizzare via la sfera, regalandola all’avversario insieme a un contropiede velenoso. Questa gestione più profonda della fase di dribbling presenta sostanzialmente due facce: se da una parte si è ampliato il ventaglio di trick a cui far ricorso per lasciare sul posto il difensore avversario, dall’altra correre palla al piede rallenterà il portatore, rendendolo facile preda dei difensori, Messi compreso.Altra introduzione è il TrueBall Tech che permette di controllare il movimento del giocatore a 360 gradi attenuando ulteriormente i famosi binari che in alcune occasioni, come i passaggi filtranti, seppur lievemente si sentono ancora. Inoltre i giocatori ci sono sembrati maggiormente reattivi rispetto alle prove precedenti e l’input lag dei comandi minimo, permettendoci di esibirci in serie di passaggi di prima senza patire il ritardo di esecuzione. L’elemento che maggiormente ci ha lasciati dubbiosi è il nuovo sistema di tiro di punizioni e calci d’angolo, che da quest’anno può contare su un indicatore della traiettoria che potrebbe facilitare eccessivamente l’esecuzione dei calci piazzati, soprattutto per i giocatori più smaliziati. Sebbene all’inizio sia disorientante, dopo un po’ di pratica viene indubbiamente più facile piazzare con maggior precisione la palla dove si vuole, con il rischio che sulla lunga distanza si riveli troppo semplicistico.

Lo stratega a bordo campoCome negli anni scorsi, anche in PES 2014 i giocatori potranno essere disposti in campo a piacimento, scegliendo diverse posizioni a seconda della zona del campo occupata. Utilizzando lo stick destro (o il dpad su Xbox 360) possiamo utilizzare a rotazione fino a tre schemi di gioco impostati a inizio partita, mentre premendo due volte verso sinistra possiamo attivare la trappola del fuorigioco vanificando le verticalizzazioni avversarie. Occorre però il giusto tempismo, se no si rischia di spalancare la via verso la porta e subire gol facili facili. In aggiunta, grazie alle “combinazioni” si possono impostare tattiche specifiche da utilizzare in differenti aree del campo, personalizzando la manovra d’attacco in ogni sua sfaccettatura. La scelta dei giocatori da schierare in campo quest’anno dovrà tenere conto di un altro fattore oltre alla condizione fisica: il livello di motivazione. Ogni partita ha il suo perché e ogni calciatore la vive a modo suo, affrontandola con più o meno voglia e furore agonistico. Schierare in campo giocatori freschi, motivati e in forma aiuta a creare quell’alchimia di squadra indispensabile per indirizzare la partita sui binari giusti e chiuderla anzitempo. Inoltre, la gestione dei cambi aumenta di rilevanza visto il maggiore impatto della stanchezza sul comportamento dei giocatori in campo. Verso metà secondo tempo i giocatori che non ne hanno più sono pesanti nei movimenti, corrono più piano e sono meno incisivi nella creazione di un’azione da gol.Per quanto riguarda le retrovie, possiamo contare su una solida difesa, governata da un’intelligenza artificiale soddisfacente in grado di leggere i movimenti degli avversari e posizionarsi in campo di conseguenza. I difensori sono attenti alla marcatura, portano il raddoppio e si frappongono tra la palla e il suo bersaglio in caso di tiri o cross particolarmente insidiosi. Rimangono però carenti nel gioco aereo, soprattutto sui calci piazzati, dove risultano troppo fermi e poco reattivi nel colpire la palla di testa o spazzare l’area. Le qualità della fase difensiva coinvolgono anche gli attaccanti, molto spesso utilissimi nel portare un pressing asfissiante ai difensori avversari e conquistare palloni in zone pericolose del campo. La riuscita di questa tattica è proporzionale alla differenza qualitativa delle due squadre, ma durante il campionato può essere utile in più di un’occasione contro le squadre di bassa classifica. Altro argomento spigoloso quando si parla di simulatori calcistici sono i portieri, e PES 2014 non fa eccezione, mostrando luci ed ombre. Gli estremi difensori mantengono bene la posizione tra i pali, uscendo solo quando necessario e hanno la quasi certezza di prendere il pallone. Stazionando attenti sulla linea di porta, non escono quasi mai a vuoto sui cross e rispondono ai comandi con estrema reattività. Unico neo rimangono i tiri dalla lunga distanza che molto spesso vengono deviati in angolo o ancor peggio ribattuti sui piedi dell’attaccante per un facile tap in.

Una coperta troppo cortaSe dal punto di vista del gameplay c’è stato un indubbio passo avanti in favore di meccaniche simulative più profonde e coinvolgenti, è il contorno alle partite ad aver subito un pesante ridimensionamento. Oltre all’ormai atavica penuria di licenze ufficiali (niente Bundesliga e Premier League) quest’anno la scure dei tagli ha inspiegabilmente colpito anche stadi ed editor degli stessi. Sono solo diciotto quelli presenti in PES 2014, diciassette se si conta il doppio Giuseppe Meazza – San Siro, e, tra questi, solo i cinque fittizi possono essere modificati nel nome, ma niente di più. La mancanza degli stadi spagnoli in primis è un duro colpo, soprattutto quando ci dedichiamo a competizioni come la Champions, che perde buona parte del suo fascino giocata solamente in due o tre stadi. Ancor più strana è l’assenza della pioggia, fenomeno atmosferico non soggetto a diritti di utilizzo che non lascia adito a scuse per la sua esclusione. Sul fronte squadre, il campionato italiano è presente in toto, così come quello spagnolo, francese, olandese e portoghese che godono di licenza e loghi ufficiali del torneo. Poi sono presenti la UEFA Champions League, l’Europa League, la Copa Libertadores e per la prima volta la AFC Champions League, il più importante torneo continentale asiatico. Se infatti scarseggiano le licenze europee più prestigiose, non si può dire altrettanto di quelle orientali e sudamericane, letteralmente lievitate in questa edizione con la presenza del campionato argentino, brasiliano e cileno nella loro totalità e una miriade di altre squadre asiatiche e dell’America Latina da noi pressoché sconosciute. Sebbene ci siamo già affezionati al Colo Colo, è innegabile che tutta questa mole di contenuti susciti poco appeal sul calciofilo europeo, che come ogni anno è costretto a concentrarsi sui pochi campionati completi a disposizione. Pagando lo scotto di poter provare a fondo il gioco prima della sua uscita sul mercato, non abbiamo potuto affrontare le modalità online, mentre Master League e Diventa Un Mito offline offrono all’incirca gli stessi contenuti dell’anno precedente. In quest’ultima modalità è stata finalmente introdotta la possibilità di giocare come portiere, mentre entrambe sono state snellite della componente ruolistica della versione 2013. Non ci sono più i negozi per i potenziamenti né i consumabili, e gli scarpini sono tutti sbloccati già da subito e privi di qualsivoglia miglioramento delle statistiche di chi li indossa.

La grazia della VolpeDal punto di vista tecnico, il Fox Engine porta una graditissima ondata d’aria fresca e apre interessanti spiragli per il futuro. Nonostante sia un motore concepito per la next gen, si dimostra perfettamente scalabile e sulle attuali console riesce a offrire animazioni fluide e realistiche, nonché volti molto fedeli alle controparti originali. Il lavoro di modellazione certosina dei giocatori coinvolge solamente quelli più blasonati, ma col tempo il campionario diventerà sempre più ricco. A livello visivo PES 2014 appare pulito e definito, con un ottimo sistema di illuminazione e, di conseguenza, ombre e riflessi più realistici. Anche i colori sono bilanciati al punto giusto e il frame rate granitico permette di apprezzare la fluidità delle animazioni perfettamente legate tra di loro. Il granito si è però incrinato parecchio su console, durante i replay e le esultanze con inquadratura ravvicinata. Non è chiaro perché accada, né se dipenda o meno dalla versione review, ma se si traslerà nel disco retail speriamo venga corretto al più presto con una patch. Il pubblico sugli spalti fa un deciso passo avanti rispetto all’anno scorso e i fotografi a bordo campo che si muovono seguendo la palla rendono tutto il contorno ancora più coinvolgente. Oltre alle animazioni e alle coreografie in occasione dell’ingresso in campo, i tifosi rispondono attivamente alle azioni della partita, fischiando quando il loro beniamino viene atterrato e non gli è concesso il fallo, e intonando cori per spingere la squadra verso la vittoria. Il commento tecnico è affidato ancora una volta alla coppia Pierluigi Pardo – Luca Marchegiani, veterani del titolo Konami e più che soddisfacenti anche a questo giro. La colonna sonora non brilla particolarmente, riprendendo la spiccata direzione latino americana di quella dell’anno scorso.

– Gameplay simulativo, profondo e ragionato

– Animazioni, fisica e contrasti migliorati grazie al Fox Engine

– Tecnicamente molto valido

– Grande atmosfera…

-… che risente dei pochi stadi disponibili

– Niente editor degli stadi, niente pioggia e niente contenuti extra significativi

– Difesa altalenante

– Cali di framerate nelle esultanze e nei replay su console

8.5

Pro Evolution Soccer 2014 ha superato a pieni voti l’esame del nuovo motore grafico, dimostrando di sapersi rinnovare nelle meccaniche senza perdere la sua identità. Oltre a un gameplay fresco, più simulativo e ragionato, il nuovo Fox Engine ha fatto segnare un importante passo in avanti in termini fisici e tecnici, regalando animazioni fluide e precise accompagnate da contrasti credibili. Il tutto viene esaltato da un comparto tecnico mai così in spolvero e dalle calde atmosfere delle notti di Champions League, che vengono però smorzate dai pochi stadi a disposizione e dall’inspiegabile mancanza della pioggia. Un vero peccato, perché sebbene questa edizione sia un’ottima base di partenza in vista della next gen, la perdita di licenze e contenuti importanti, tra cui l’editor degli stadi, hanno il sapore di un’occasione mancata.

Voto Recensione di Pro Evolution Soccer 2014 - Recensione


8.5