Recensione

Prinny: Can I Really Be the Hero?

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a cura di Mauro.Cat

Spesso gli appassionati si pongono domande sul significato di videogiocare ed in generale su quanto un videogame debba stimolare il nostro senso di sfida. I punti di vista e le opinioni sono come sempre assai discordanti. Da un lato c’è chi accusa i videogiochi moderni di essere fin troppo clementi e “guidati”, dall’altro chi non rimpiange le ore passate su titoli delle vecchie generazioni talvolta fuori portata a causa di un livello di difficoltà eccessivo. Alla base di questo interessante contrasto si pone la struttura del platform Prinny: Can I Really Be the Hero?. Il titolo, pubblicato in esclusiva su PSP e del quale è già in sviluppo un seguito, è stato creato da Nippon Ichi Software ed è da considerarsi a tutti gli effetti come uno spin-off del gioco di ruolo tattico Disgagea.Abbandonata la struttura classica questa divagazione sul tema vi mette nei panni del bizzarro Prinny, un’immaginaria creatura erroneamente identificabile con un pinguino, che si sta adoperando nel tentativo di recuperare un misterioso dessert da far gustare alla vulcanica Etna.Prinny: Can I Really Be the Hero? è un tipico platform game bidimensionale che pare spuntare fuori dai polverosi archivi dell’era sedici bit. La struttura di gioco mostra immediatamente una caratteristica piuttosto originale ai giorni nostri che di fatto rappresenta il punto di partenza, e l’elemento cardine, dell’intera esperienza ludica proposta.

Ti piace perdere facile?Una volta superate le solite scenette introduttive (spassose) e di tutorial (tediose) ci si trova scaraventati in alcune ambientazioni di gioco che richiamano a classici quali Ghosts ’n Goblins e Castlevania. Dopo pochi istanti colpisce però lo sguardo il numero di vite a disposizione del nostro sfortunato protagonista: sono mille ! Non avete letto male, il numero di vite a disposizione, apparentemente assurdo, è proprio quello. Dopo aver superato con difficoltà il primo livello ci si rende conto di come tale bottino non sia poi così spropositato. I livelli rappresentano il paradiso per gli amanti delle missioni impossibili ed offrono un crescendo di diavolerie ed insidie degne del più cattivo titolo degli anni Ottanta. I frequenti checkpoint sparsi per i livelli non offrono che una breve boccata d’ossigeno fino allo scontro con il boss di turno che presiede lo stage. L’esigua energia posseduta da Prinny (una o tre tacche a seconda del livello di difficoltà) stona con la corposa barra energetica dei boss che pare non calare mai. Una lunga fase di apprendistato porta alla vittoria, ma siamo certi che i meno abili in questo genere finiranno presto con l’abbandonare prematuramente l’esperienza di gioco.A questo va aggiunto un sistema di controllo e di combattimento non proprio impeccabile. Le armi e i colpi a disposizione provocano danni poco significativi (specie negli scontri con i boss) e tutto appare un po’ troppo fuori controllo. Il problema maggiore è inoltre legato al doppio salto che oggi come ieri rappresenta croce e delizia del genere. Una struttura così poco permissiva ed una imprecisione generale nell’esecuzione di determinate acrobazie scatenano nel giocatore un poco controllabile mix di rabbia e di frustrazione.

Il mondo degli abiliLa struttura esageratamente punitiva del gioco finisce in breve col far passare in secondo piano alcune idee senza dubbio interessanti. Un impianto grafico semplice e pulito fà da sfondo ad un contesto narrativo di ottimo livello. Prinny: Can I Really Be the Hero? sprizza ironia da ogni parte. I nemici, lo scopo della missione e le tante citazioni garantiscono un sano divertimento e, per poco, ci fanno dimenticare l’odioso senso di sfida. Il colpo verso il basso, preso di peso dagli episodi meno antichi di Super Mario Bros. è solo uno dei tanti omaggi alla vecchia concezione di fare videogame.I più esperti ed i più coriacei riusciranno senza dubbio a trovare in ogni singola occasione la tattica ideale da adottare, l’ora migliore per giocare (vista l’influenza della reale ora del giorno sui livelli) e potranno concludere con grande soddisfazione il gioco, ma per tutti gli altri un acquisto del genere è altamente sconsigliabile e potrebbe corrispondere a denaro sprecato. Il problema è che molti di fronte alla centesima vista sprecata di fronte ad un boss o davanti all’ennesimo nemico apparso dal nulla potrebbero seriamente perdere la pazienza e riporre per sempre l’UMD nella custodia.Talvolta inoltre la frustrazione è scatenata non tanto dal grado esasperante di difficoltà, quanto dall’impossibilità di godere appieno di un titolo assai interessante sotto vari aspetti. Per concludere Prinny: Can I Really Be the Hero? si dimostra un titolo riuscito solo a metà che per una o per l’altra ragione rischia di scontentare tutti e che, grazie ad alcune idee azzeccate, conquista una stiracchiata sufficienza. Consigliato esclusivamente a chi ama le sfide cattive, frustranti e mal calibrate.

– Contesto spassoso

– Ideale per chi cerca vere sfide

– Poco giocabile per chi non è abituato al genere

– Qualche imprecisione nei salti

– Frustrante, ai limiti dell’irritante

6.2

Prinny: Can I Really Be the Hero? era e rimane uno dei titoli più interessanti tra quelli presenti nel catalogo PSP. Una struttura di gioco da platform bidimensionale che fa gola agli amanti del genere ed un’ambientazione azzeccata nascondono uno dei titoli più frustranti dell’intera generazione videoludica. Prinny con abnegazione e sacrificio porta a risultati ed a soddisfazioni indiscutibili, ma la domanda che ci poniamo è d’obbligo. A chi potrebbe interessare un prodotto di questo tipo? Forse ai più nostalgici amanti dei platform bidimensionali o a chi vuole mettersi alla prova. Di certo il gioco rappresenta una buona base di partenza per l’annunciato seguito che, speriamo, eliminerà i difetti di questo altalenante primo capitolo. Prinny: Can I Really Be the Hero? è pertanto riservato ai veri duri e a chi è lodevolmente paziente.

Voto Recensione di Prinny: Can I Really Be the Hero? - Recensione


6.2