Recensione

Prince of Persia: Spirito Guerriero

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a cura di pWi

Cinque volte Prince of Persia Era il 1989 quando un coraggioso programmatore, destinato a rimanere nella storia, chiamato Jordan Mechner decise di pubblicare quello che fu poi ricordato per sempre come il genitore dei platform moderni. Ci riferiamo ovviamente al primo, indimenticabile Prince of Persia. Un gioco che non solo offriva un gameplay totalmente innovativo, il quale miscelava elementi platform ad elementi da combattimento, ma offriva contemporaneamente un dettaglio grafico assolutamente sbalorditivo per i tempi. Insomma, le animazioni di quel grandissimo gioco non le dimenticheremo facilmente: forse per la prima volta in un videogioco l’idea di spostamento e di omogeneità del corpo umano veniva data con il giusto livello di realismo. Ben presto Prince of Persia e Jordan Mechner balzarono, meritatamente, agli onori della cronaca. Nel 1993 Mechner decide di bissare il successo con Prince of Persia 2, altro grande capolavoro che, però, per forza di cose, non poteva essere innovativo come il predecessore. Un restyling grafico e animazioni ancora più spettacolari regalano comunque nuova linfa al principe, ancora una volta impegnato a salvare la principessa di turno. Il terzo episodio della serie vorremo non fosse, invece, mai stato realizzato. Diciamo che è l’unico gioco che si vanta del nome Prince of Persia a non raggiungere livelli qualitativi sostanzialmente elevati. Prince of Persia 3D (1999) infatti delude fortemente, sia gli appassionati della saga sia chi si aspettava un gioco divertente e innovativo. Insomma, se proprio l’elevatissima qualità delle animazioni ha da sempre occupato un posto di rilievo nella realizzazione dei giochi della saga, stavolta anche questo aspetto sembrava pesantemente trascurato. Bisogna quindi aspettare l’anno scorso, quando una software house emergente, ma che ben presto si ritaglierà uno dei posti di riguardo nell’Olimpo delle software house, UbiSoft Montreal, realizza quello che potremmo definire il remake dei vecchi episodi della saga. Stiamo parlando ovviamente di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo. Un gioco che ha riscosso un grandissimo successo sia di critica che di pubblico, stabilendo un nuovo punto di riferimento all’interno del genere platform. Insomma, la vecchia struttura di gioco viene notevolmente ampliata introducendo delle grandi novità e alla sezione meramente platform e a quella dei combattimenti, la quale adesso assume un ruolo primario, almeno quanto quella platform. A questo punto, la realizzazione di Prince of Persia: Spirito Guerriero potrebbe sembrare ai più una mera operazione commerciale, e probabilmente per certi versi lo è. Lo è perché di novità, come vedremo, non ce ne sono moltissime: si è deciso di mantenere il canovaccio già visto nel predecessore. Ad ogni modo, la saga Prince of Persia è sempre così originale e piena di meraviglie che non possiamo che lanciarci con il massimo entusiasmo nella recensione dell’ultimo episodio della serie.

Il principe perseguitato La storia che sta dietro le vicende di Prince of Persia: Spirito Guerriero segue quella del predecessore di qualche anno. Come ricorderete, il nostro principe si era trovato ad usare le sabbie del tempo per salvare sé stesso e la bella principessa di turno. Tuttavia, l’accesso alle sabbie del tempo ha creato una spaccatura nel continuum temporale, liberando un terrificante mostro infernale, il Dakaha. Nelle prime battute di gioco ci viene così spiegato, da un misterioso stregone, che l’unica nostra via di salvezza è annullare la creazione delle sabbie del tempo e, quindi, di quanto è accaduto nel precedente episodio. Ad ogni modo lo stregone ci avverte anche che il destino di un uomo non può essere cambiato, preannunciando la nostra morte. Il principe si mette quindi alla ricerca della misteriosa Isola del Tempo, sulla quale si ambienterà l’intero gioco. Sull’isola vi è un fatiscente castello, il quale sarà la dimora delle nostre avventure. Lo ripercorreremo in due sensi, una volta nel presente e una nel passato. Ma di questo ce ne occuperemo meglio tra un attimo. Per il momento, ci preme sottolineare come, nel corso delle nostre avventure, daremo la caccia ad una misteriosissima e invisibile imperatrice, la quale è afflitta dalle nostre stesse preoccupazioni. Anche lei è schiava delle sabbie, ma non ha la forza di lottare contro il proprio destino per sfuggire a questa schiavitù. Insomma, diversi temi che si intrecciano in un canovaccio che, stavolta, vede il principe nei panni contemporaneamente del salvatore (e questa non è una novità) e della preda. Una trama sì avvincente, ma che probabilmente fa capolino durante i salti e i combattimenti in maniera forse troppo dilatata nel tempo, facendoci quasi dimenticare il perché di un certo combattimento o di un certo salto. Tuttavia, quello che dobbiamo fortemente sottolineare è il cambiamento in termini di ambientazione. Come vedete dalle stesse foto, adesso il nostro principe ha un aspetto prettamente dark, assolutamente inedito negli altri episodi della serie. Il dark di Prince of Persia: Spirito Guerriero non si evince comunque solamente dall’aspetto del nostro alter ego, ma anche da quello dei luoghi in cui si svolgono le vicende, dai mostri avversari, dal gore, dalle musiche, dalla storia stessa e dai suoi personaggi. Soprattutto il sangue adesso ha una connotazione, in termini di atmosfera, veramente inedita rispetto al passato. Il principe sarà in grado, infatti, di ridurre a brandelli i suoi avversari decapitandoli o tagliandoli a metà con le sue affilatissime lame.

Quando il combattimento è “free-form fighting” Come abbiamo detto poc’anzi, con questo sequel, UbiSoft Montreal non ha certamente cercato di stravolgere il precedente riuscitissimo episodio della serie. Anzi, la maggior parte del gioco, come vedremo, è rimasta pressoché identica al passato. Quello che è stato veramente rivoluzionato è il sistema di combattimento. Diciamo che al primo episodio erano stati criticati essenzialmente due aspetti: i combattimenti poco avvincenti e il fatto di essere terribilmente breve in termini di longevità. Ebbene, i ragazzi di UbiSoft Montreal si sono occupati principalmente proprio di risolvere queste due magagne, vediamo come.Il sistema di combattimento che sta alla base di Prince of Persia: Spirito Guerriero fa riferimento al “free-form fighting” realizzato proprio per questo secondo gioco della serie targata UbiSoft Montreal. Sostanzialmente si è cercato di rendere i combattimenti il più variegati possibile, cercando di dare al giocatore nuovi stimoli anche nel prosieguo del gioco. Con questo voglio dire che, tramite tutta una serie di parametri che adesso vedremo, i duelli con i vari avversari saranno profondamente differenti con il proseguire nel gioco. La prima grande innovazione rispetto al passato consiste, comunque, nelle combo. Adesso è infatti possibile realizzarne diverse tramite la giusta combinazione dei tasti del mouse. Come nel predecessore avremo a disposizione, infatti, tre tipi di azione durante i combattimenti: attacco diretto, parata, salto sugli avversari. Alternando velocemente queste azioni eseguiremo delle combo che diventeranno via via più letali. Esse diventano, infatti, sempre più importanti, fino ad essere fondamentali sul finire del gioco. Tutto questo dipende principalmente dalle armi. Come nel predecessore troveremo nel nostro cammino armi via via sempre più potenti, fino a quando saranno veramente letali se utilizzate in combinazione con una combo. Tutto quanto abbiamo detto fin’ora riguarda l’arma principale, ma una novità di Prince of Persia: Spirito Guerriero riguarda la possibilità di usare due armi contemporaneamente. Tuttavia, mentre per la prima non potremo scegliere, in quanto affronteremo una determinata parte del gioco sempre con una determinata arma, per la seconda avremo massima scelta. Quest’ultima sarà ottenibile tramite le varie rastrelliere delle armi sparse per il gioco o raccogliendola dai cadaveri dei nemici. L’arma secondaria, inoltre, a differenza di quella primaria, si deteriorerà con l’andare avanti nei combattimenti, obbligandoci a sostituirla ogni tanto. Sarà possibile anche lanciarla, cosa che porterà all’annientamento, spesso tramite decapitazione, degli avversari più deboli. In queste circostanze, una spettacolare sequenza seguirà da vicino il cammino dell’arma lanciata, fino al momento in cui si infilzerà nelle carni demoniache dei nostri nemici. Tra le armi secondarie troviamo spade, asce, mazze e pugnali. Ognuna di esse ha caratteristiche precipue, ad esempio le asce danno maggiori danni ai nemici, ma sono meno veloci; mentre i pugnali hanno corta gittata, ma sono molto veloci. Ad ogni modo, queste differenze non sono estremamente evidenziabili nel corso del gioco, a causa da una parte da combattimenti comunque molto frenetici e dall’altra dal fatto che comunque le differenze che abbiamo elencato sono veramente minime. Per il resto, i combattimenti rimangono sostanzialmente invariati rispetto al passato. Il nostro principe potrà saltare sui corpi dei nemici, usare i muri per lanciarsi contro gli avversari, camminare sui muri stessi in perfetto stile Matrix, eseguire affondi, parate, schivare i colpi. Delle novità ci sono, invece, per quello che riguarda i mostri. Adesso la loro varietà è ben superiore rispetto al passato e soprattutto ognuno di essi richiede un approccio di attacco estremamente differente rispetto agli altri. Particolarmente spettacolari sono enormi orchi che sono abbattibili solo una volta che riusciremo a saltare sulle loro spalle. Chiudendo il discorso riguardante questo aspetto del gioco diciamo, quindi, che le combo riescono a dare nuova linfa ai combattimenti, offrendo una grande varietà anche da questo punto di vista. Inoltre, queste fasi adesso acquistano una nuova componente di spettacolarità in quanto il motore grafico riesce a sottolineare i momenti più pregnanti rallentando il tempo e mostrandoci in tutta la loro magnificenza le nuove animazioni del principe. Insomma, quella delle combo, per essere l’unica vera novità di questo sequel, è veramente molto ben realizzata.

Ad ogni modo, l’aspetto principale dei Prince of Persia è sempre quello legato alle sezioni platform. Da questo punto di vista, comunque, Prince of Persia: Spirito Guerriero non fa grandi passi in avanti rispetto al predecessore. Tutte le azioni che si potevano eseguire in passato sono qui riproposte in maniera pressoché identica. Come già accaduto nel predecessore, di volta in volta, ci viene presentata una nuova locazione. Una telecamera ci mostra tutti gli elementi che potremo utilizzare per andare avanti e “risolvere” quindi la locazione stessa. Noi dovremo individuare i punti caldi e cercare di sfruttarli per raggiungere una determinata piattaforma, una porta, un nemico. E in questo nasce già una certa sensazione di ripetitività. Quello che voglio dire è che, eseguendo un certo tipo di azioni, il principe può superare sempre certi tipi di ostacoli. Questo porta al fatto che, dinnanzi ad una locazione da “risolvere” l’approccio non potrà essere mai molto diverso rispetto al precedente gioco della serie. I programmatori si sono sforzati di creare enigmi sempre più originali ma, insomma, alla fine bisognerà risolverli sempre con le stesse combinazioni di azioni. Diciamo quindi che se il parco-mosse platform era già esaurito con gli enigmi visti nel precedente gioco, adesso sembra di ripetere un po’ sempre le stesse cose. Questo non toglie grande divertimento a queste sezioni, le quali si riconfermano probabilmente come le meglio realizzate della produzione UbiSoft Montreal. La loro spettacolarità e l’astuzia che richiedono le rendono veramente uniche in tutto il panorama videoludico. Poi, l’alternanza che si crea con le sezioni che richiedono esclusivamente riflessi, quindi quelle relative ai combattimenti, è veramente esplosiva, rendendo il gioco ancora una volta molto vario e godibile in ogni suo momento. Detto questo, esaminiamo le piccole novità introdotte dal punto di vista platform del gioco. Adesso si trovano anche delle corde attaccate ai muri, queste ci permettono di oscillare, sfruttando anche i muri adiacenti, per un breve tratto ma in maniera continuativa. Sono stati introdotti anche dei lunghi drappi, i quali ci permettono di scendere verso il basso in maniera più rapida del passato, offrendoci anche uno spettacolare vertex shader grazie alle ondulazioni delle stoffe. Per il resto tutto è rimasto veramente identico al passato, quindi non mancherà la possibilità di correre sui muri, di raggiungere piattaforme saltando da un muro all’altro in rapida successione, di arrampicarsi su cornicioni o di rimanere in sospeso su di essi e, insomma, tutto quello che avevamo già visto in Le Sabbie del Tempo. Una piccola novità, sempre restando nel campo platform, riguarda alcune sezioni nelle quali, tramite un espediente, saremo costretti a prendere decisioni, stavolta, in pochissimo tempo. Sostanzialmente, di volta in volta il Dakaha ci raggiungerà e tenterà di afferrarci con i suoi lunghi artigli. Stare, anche per un attimo, fermi equivale alla fine del gioco, quindi dovremo trovare la piattaforma successiva in pochissimi istanti. Si tratta, insomma, di un espediente per realizzare delle sezioni in cui conta soprattutto il prendere le decisioni giuste in pochissimo tempo.

Un elemento importante del gioco è ovviamente anche quello riguardante i poteri del tempo. Questi sono ricordo, occhio della tempesta, respiro del destino, vento del destino, ciclone del destino e devastazioni del tempo. Ricordo è quel potere che ci permette di riavvolgere il tempo, consentendoci magari di ripetere un salto sbagliato o di approcciare un combattimento in maniera differente. Come sottolineato per il predecessore, si tratta di una grande innovazione rispetto al solito canovaccio dei giochi platform. Per di più richiede una tecnologia non da poco, in quanto il gioco è costretto a registrare sempre gli ultimi secondi delle gesta del giocatore. Per non parlare dell’effetto spettacolare che ne consegue in termini di grafica e di atmosfera. Occhio della tempesta, invece, ci permette di rallentare il tempo: mentre quello che ci circonda si muove più lentamente, noi ci muoveremo alla stessa velocità di sempre. E’ utile nei combattimenti più difficili e, soprattutto, nelle parti platform che richiedono grande velocità. Sono queste ultime ad essere aumentate considerevolmente, in modo da costringerci ad usare questo potere con maggiore frequenza. Respiro, vento e ciclone del destino, così come pure devastazioni del tempo, sono poteri che ci aiuteranno nei combattimenti. Sostanzialmente, porteranno all’abbattimento dei nemici, in modo da farci guadagnare secondi preziosi, o alla loro uccisione diretta. Tuttavia, richiedono spesso da due a tre scorte di sabbia, le quali sono sempre più preziose con l’andare avanti nel gioco. In Le Sabbie del Tempo, a dire il vero, si usava quasi esclusivamente quello del ricordo, adesso, purché non si ha comunque una netta alternanza, saremo invece obbligati ad usare sovente anche gli altri poteri.

Insomma, analizzati i principi cardine del gioco, dobbiamo fare riferimento a quello che dobbiamo considerare il peggiore difetto di questa produzione. Bisogna dire che con il primo episodio della serie si erano raggiunti grandi equilibri per un gioco che doveva alternare sequenze con caratteristiche nettamente differenti tra loro. Tutto questo era raggiunto principalmente con un buon sistema di salvataggio, il quale non costringeva il giocatore a salvare in continuazione offrendogli una comunque lineare esperienza di gioco. Ciò era possibile soprattutto grazie ai poteri del tempo, e in particolare a quello del ricordo, il quale ci permetteva di correggere un errore. In Spirito Guerriero questi equilibri sono stati quasi totalmente rovesciati, principalmente per rendere il gioco più difficile. I vari cadaveri non daranno spesso la loro scorta di sabbia come succedeva, invece, nel passato, costringendoci spesso a proseguire con pochissime scorte. Questo vuol dire che basta un errore per dover ripetere la stessa sequenza eseguendo sempre le medesime azioni e ciò spesso accade anche per decine di volte. E’ vero che le scorte spesso si trovano, a differenza del passato, nei vari vasi e contenitori sparsi per le stanze del maniero, ma bisogna considerare che c’è un preciso limite: insomma non potremo portarne più di una certa quantità per volta. Inoltre, i salvataggi, che sono sempre collocati in posizioni ben determinate all’interno del maniero, sono stavolta stati messi in posizioni controverse. Questo porta al fatto che spesso ci tocca ripetere parti che non sono solo da combattimento o da platform, cosa che quindi ci impedisce di concentrarci sull’errore che abbiamo commesso. Se a questo aggiungete il fatto che le locazioni sono estremamente ripetitive, capite che proprio questo diventa il problema principale di Spirito Guerriero. Quest’ultimo accenno fa riferimento al fatto, sottolineato prima, che il gioco ci porta a vagare sempre nello stesso maniero tra presente e passato. Ad esempio, c’è un meccanismo che nel presente non si può attivare perché corroso dalla vegetazione? Semplice, la soluzione è ripercorrere tutto il maniero all’indietro, andare nel passato, ritornare nel punto dove dobbiamo sbloccare il meccanismo e cercare di sbloccarlo. La sensazione è, insomma, quella di dover ripetere sempre le stesse sezioni, perché di livelli differenti ce ne sono pochi e i programmatori avevano la necessità di “allungare” il più possibile il gioco. Tutto questo porta, purtroppo, alla frustrazione, proprio per l’annullamento di quegli equilibri che invece in Le Sabbie del Tempo erano pressoché perfetti.

Una grafica principesca La spettacolarità della grafica dei due Prince of Persia è un miracolo tecnologico che non riesco a spiegarmi. Insomma, i colori, le animazioni, i tantissimi poligoni presenti su schermo contemporaneamente, gli effetti di luce, l’utilizzo di pixel e vertex shader e molto molto altro, sono tutti elementi che sfiorano i vertici di quanto è possibile raggiungere con la tecnologia di oggi. E’ vero che il motore grafico è pressoché identico a quello del precedente episodio della serie, ma Spirito Guerriero offre comunque una magnificenza grafica di primissimo livello. Non solo quindi grande spettacolarità in termini di colori e di effetti di luce, ma anche per quello che riguarda texture e, soprattutto, poligoni. Inoltre sono molto ben utilizzati i pixel e i vertex shader. I primi riescono a ricreare ottime trasparenze e realistiche superfici d’acqua. I secondi le ondulazioni delle stoffe o, per quanto riguarda il principe, la cintura o i suoi spettacolari capelli. Tra le piccole novità segnaliamo un più massiccio uso del bump mapping, dell’effetto di high dinamic range che permette fonti di luce più realistiche e splendenti, di un più presente glowing. Quest’ultimo rende l’immagine abbastanza “sfocata”, ma è pienamente da sostenere grazie alla sensazione di antichità, di corrosione e, perché no, di spettacolarità che riesce a dare. Ovviamente non si possono non ricordare le esaltanti animazioni, le quali si ripropongono nel realismo che già avevamo potuto apprezzare nell’episodio precedente. Insomma, anche da questo punto di vista Prince of Persia si riconferma assolutamente ai vertici del settore. Passando all’aspetto legato all’audio, anche qui siamo su ottimi livelli. Molto buono è l’effetto direzionale, così come gli effetti sonori legati a piattaforme e mostri. Forse c’è un’eccessiva ripetitività di questi suoni, ma sono comunque ben realizzati e d’atmosfera. Ottime anche le musiche che corroborano l’ambientazione dark e più matura di questo sequel. Il doppiaggio in italiano è, invece, come sempre di scarsa levatura e, purtroppo, questo è un problema che si ripete troppo spesso nelle ultime produzioni. Segnaliamo, infine, la presenza di alcuni bug, cosa che ci ha decisamente stupiti. Infatti, Prince of Persia: Spirito Guerriero è il primo gioco di UbiSoft Montreal ad avere dei bug così evidenti. Insomma, anche questo ci riporta alla mente la sensazione di un gioco realizzato un po’ in fretta e soprattutto per adempiere a delle leggi principalmente commerciali.

– Quanto di buono aveva fatto vedere il predecessore

– Straordinaria alternanza tra sezioni platform e sezioni da combattimento

– Ottima afmosfera dark

– Sistema di combattimento notevolmente migliorato

– Sostanzialmente identico al predecessore

– Estremamente ripetitivo in alcune circostanze

8.5

Prince of Persia: Spirito Guerriero è un ottimo gioco, probabilmente uno dei migliori prodotti di azione attualmente disponibili sul catalogo PC, ma per molti aspetti non riesce a superare il predecessore. Il primo tra questi riguarda i nuovi equilibri di gioco, i quali tendono a rendere le varie sezioni più difficili, e questo è un bene visto l’eccessiva facilità e brevità del predecessore, ma anche decisamente più ripetitive. Quest’ultimo termine non va visto solamente in rapporto al fatto di dover ripetere le stesse sequenze diverse volte, ma anche per quello che riguarda le varie locazioni, le quali troppo spesso ci vengono riproposte. Più azzeccata, invece, l’altra novità di questo sequel, quella relativa ai combattimenti. Adesso questi sono molto più variegati, più divertenti e anche più spettacolari grazie all’introduzione delle combo. Per il resto, UbiSoft Montreal ha deciso di non cambiare una struttura di gioco che aveva fatto la fortuna di quel grande capolavoro che risponde al nome di Le Sabbie del Tempo. Questo ci regala un gioco divertente, che richiede contemporaneamente astuzia e precisione, dal quale è difficile staccarsi, anche grazie ad una rinnovata e azzeccata atmosfera e ad una comunque buona trama. La straordinaria alternanza tra sequenze platform, più ragionante, e sequenze da combattimento, più frenetiche, rende il tutto una miscela veramente esplosiva che va assolutamente provata, perlomeno da chi apprezza i giochi di azione.

Voto Recensione di Prince of Persia: Spirito Guerriero - Recensione


8.5