Recensione

Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo

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a cura di Yoshi

Il primo Prince Of Persia (POP), creazione del geniale Jordan Mechner risalente al preistorico (quando si parla di videogiochi) 1990, appartiene a quella ristretta elite di titoli che possono senza tema di smentita essere definiti pionieristici. Si tratta cioè di una delle poche produzioni portatrici di quelle coraggiose intuizioni che riescono a plasmare la storia dei videogiochi, rendendo i titoli medesimi dei veri e propri punti di riferimento per l’industria e gli sviluppatori.Senza dilungarci sulla schiera di seguiti e cloni che POP generò all’inizio degli anni Novanta (basti ricordare il celebrato FlashBack), Prince Of Persia può essere definito come un platform-puzzle-game, in cui le abilità del protagonista (correre, saltare, aggrapparsi alle sporgenze delle pareti, e così via) dovevano essere sfruttate con astuzia e abilità dal giocatore per scovare le enigmatiche vie di uscita dei vari livelli. Oltre alla originale meccanica di gioco, POP colpì l’immaginario collettivo per le superbe animazioni che caratterizzavano la figura principale del gioco: i movimenti e le acrobazie del principe erano infatti ricreati con una tecnica che, sebbene antecedente e più spartana dell’ormai diffuso motion capture, faceva passare in secondo piano le scarne ambientazioni e creavano anche a livello grafico una perfetta simbiosi tra giocatore e protagonista.Dopo un secondo episodio curato dallo stesso Mechner, e lo sfortunato ritorno in 3D di 4 anni fa, POP si ripresenta al mondo videoludico con The Sands Of Time, un sequel fedele all’ antenato e nel contempo originalissimo, che può essere accostato a capolavori Nintendo come Super Mario 64, Legend Of Zelda: Ocarina Of Time e Metroid Prime proprio per la sua capacità di ringiovanire un mito del passato con elementi innovativi che non tradiscono però lo spirito dell’originale e introducono una franchise di chiara ispirazione 2D nella terza dimensione.

La storia delle sabbie del tempoLa trama di Sands Of Time non ha nessun legame con quella dei precedenti episodi: la storia è narrata con gli occhi di un giovane principe di un non meglio precisato regno mediorientale. Durante una campagna di guerra condotta dal padre sovrano (la prima a cui il figlio prende parte come guerriero), il giovane si imbatte in un misterioso pugnale che nasconde magici poteri legati proprio alle sabbie del tempo. In seguito, su consiglio del malvagio Visir, lo stesso principe utilizza il pugnale per liberare le sabbie dalla clessidra magica: le conseguenze di questo errore non tardano a manifestarsi, dal momento che tutti i sudditi del palazzo (re compreso) vengono trasformati all’istante in zombie senza alcuna volontà se non quella di uccidere. Gli unici a scampare a questa terribile sorte sono appunto il principe, il Visir e la bella principessa Farah, poiché protetti da tre oggetti magici legati alle sabbie del tempo (rispettivamente il pugnale, un vecchio bastone e un gioiello incastonato in una collana).Per poter porre rimedio ai guai da lui involontariamente causati, il principe decide quindi di cercare il Visir che nel frattempo si è impossessato della clessidra, percorrendo le intricate e numerose stanze del palazzo reale.Con un interessante espediente narrativo, le avventure del giocatore sono accompagnate dal racconto del principe, che le interpreta come dei flashback di una storia già vissuta. Il risultato da un lato appare intrigante, ma dall’altro porge il fianco a situazioni involontariamente comiche, come nel caso in cui, al momento della morte del principe, si sentano frasi sul genere: “Ti sbagli, non è andata in questo modo”, oppure: “No, no, non sono morto!”.Al di là di questo piccolo dettaglio le atmosfere magiche dell’oriente incantato che riecheggia Le Mille e Una Notte sono ben ricreate, e contribuiscono non poco a immergere il lettore in un universo credibile e al contempo fantastico.

Le abilità del principe e i poteri delle sabbieCome detto, il pregio principale di The Sands Of Time è quello di rimanere fedele al POP originale rinnovando al contempo la franchise con nuovi elementi di gioco. Al centro di tutto questo vi è ovviamente il principe, con le sue straordinarie capacità acrobatiche, mutuate e in gran parte accresciute rispetto ai primi episodi; il nostro eroe potrà infatti saltare, appendersi e strisciare lungo i cornicioni del palazzo, utilizzare aste di bandiera per prendere lo slancio e balzare di muro in muro come già faceva Mario nella sua avventura a 64 bit. Anche gli sviluppatori Ubisoft non sono poi rimasti insensibili al fascino di Matrix, dotando il principe di tecniche cinematiche degne del miglior Neo: il personaggio è infatti in grado di correre per brevi tratti lungo muri verticali e utilizzare i medesimi, o gli stessi nemici, come rampa per spettacolari salti acrobatici. Oltre alle doti atletiche, il principe dispone poi di una più concreta scimitarra (che nel corso dell’avventura potrà essere potenziata a livelli successivi) con la quale sconfiggere gli avversari. Da questo punto di vista è doveroso sottolineare come i combattimenti non siano stati sviluppati con la stessa cura di altri aspetti del gioco: le tecniche di lotta con la spada si possono contare sulle dita di una mano, e di conseguenza gli scontri divengono presto ripetitivi. Al di là della mancanza di un sistema di targeting, in questo particolare aspetto POP: The Sands Of Time non regge ancora il confronto con gli ultimi episodi della saga Zelda, che conservando una semplicità di fondo donano ai combattimenti un elemento strategico sicuramente maggiore.Lo strumento principale a disposizione del principe è in ogni caso proprio il pugnale del tempo, al quale sono legati gli elementi più originali del gioco: il coltello si rivela innanzitutto indispensabile per sconfiggere gli zombie creati dalla sabbia del tempo: dopo aver atterrato i nemici con la normale spada difatti, è indispensabile trafiggerli con il pugnale, in grado di risucchiare l’elemento maligno e immagazzinarlo al suo interno come fonte di energia. Accumulando in questo modo unità di sabbia (le quali sono reperibili non solo durante gli scontri, ma anche utilizzando il pugnale all’interno di apposite nuvole di sabbia), il principe può servirsi del pugnale per modificare il corso del tempo, rallentando ad esempio i nemici per meglio combatterli o bloccandolo del tutto per risolvere situazioni ancora più critiche. Il potere principale rimane però quello del riavvolgimento: in caso di morte improvvisa, il principe può infatti utilizzare una o più unità di sabbia per ripercorrere a ritroso i suoi ultimi secondi di vita, evitando così la prematura dipartita e permettendo al giocatore di rimediare ai propri errori. Questo espediente rende di fatto immortale il principe, rendendo l’avventura meno frustrante. I controlli di POP: The Sands Of Time riescono nel non facile compito di mettere a disposizione del giocatore le numerose azioni possibili secondo uno schema intuitivo e sempre ergonomico: la leva analogica di sinistra comanda i movimenti del principe, mentre quella di destra è utilizzata per il controllo della telecamera; i due tasti principali (A e B rispettivamente) corrispondono al salto e all’utilizzo della scimitarra, con Y riservato al pugnale del tempo. Servendosi del tasto X è invece possibile lasciarsi cadere da una determinata piattaforma, o per appendervisi con le mani o per scendere a un livello inferiore (badando però ai dislivelli eccessivi). Per quanto riguarda le leve dorsali, quella di destra serve ad attivare le azioni “matrix”, ovvero correre lungo le pareti verticali o servirsi di esse come trampolino, mentre la corrispondente mancina consente di attivare i poteri temporali del pugnale. Il tasto Z e la croce direzionale sono infine dedicati alle visuali alternative, che includono una comoda visione in prima persona e una inquadratura panoramica della stanza in cui ci si trova. Entrambe queste soluzioni si rivelano utili nell’analisi del livello e per la conseguente elaborazione di una strategia vincente. Grafica e sonoroLa componente tecnica del titolo Ubisoft si attesta su livelli prossimi all’eccellenza: la prima cosa a colpire l’occhio è l’atmosfera evocativa ricreata dai grafici: texture, scelte cromatiche, effetti particellari e di luce contribuiscono a presentare il grande palazzo mediorientale con estrema armonia ed eleganza. Il secondo elemento a fare la differenza è senza dubbio costituito dalle animazioni del principe: memori della pesante eredità lasciata dal primo POP, gli sviluppatori hanno dato il meglio di sé nella realizzazione di un personaggio dalle movenze fluide e credibili, anche quando esegue azioni al limite delle possibilità umane. Ottime anche le concatenazioni fra le varie animazioni, che non mostrano mai il minimo segno di incertezza. Il numero dei poligoni non fa gridare al miracolo, ma tale critica ha senso più che altro da un punto di vista prettamente tecnico, dal momento che la qualità delle texture e degli effetti fa passare questo fattore in secondo piano.Grande cura è stata poi riposta nella realizzazione del personaggio principale: in primo luogo si è cercato di caratterizzare il protagonista dal punto di vista puramente estetico, ispirandosi ad alcuni tra i volti più noti al pubblico cinematografico. È nata così una figura a metà strada fra il fascino picaresco di Johnny Deep e la virilità di Antonio Banderas. Potenza di Hollywood.Dal punto di vista della fluidità, il motore di gioco garantisce 25-30 frame al secondo, un risultato che può far storcere il naso solo a chi non si trova concretamente davanti al gioco; vi assicuriamo infatti che l’aggiornamento video non comporta alcun fastidio né dal punto di vista estetico né da quello della giocabilità.La componente audio gode del completo doppiaggio in Italiano che riguarda sia i dialoghi (pochi a dire il vero, e concentrati nelle scene di intermezzo in full motion video) sia i frequenti tratti di narrazione del principe. Nonostante la recitazione non si attesti sicuramente su livelli particolarmente elevati, la localizzazione rappresenta sempre un fatto positivo, rendendo da un lato il gioco più accessibile e confermando da un lato l’attenzione della produzione verso il mercato italiano.Buonissimo anche il commento musicale, costituito da tracce mediorientaleggianti rivisitate con strumenti e arrangiamenti più moderni, mentre gli effetti sonori, benché realizzati con cura, passano leggermente in secondo piano.

Longevità ed extraÈ bene chiarirlo da subito: POP The Sands Of Time è un gioco con un livello di difficoltà relativamente basso: la presenza di numerosi punti di salvataggio, unita ai poteri di riavvolgimento del tempo insiti nel pugnale rendono la morte del principe un evento raro e comunque non particolarmente problematico per il giocatore. Detto questo, POP rimane un titolo in grado di regalare ore di ottimo videogaming, grazie alla sua struttura che miscela al meglio elementi platform di vecchia scuola a enigmi logici di buona fattura. La tecnica di combattimento rappresenta forse la nota dolente del gioco, e con un pizzico di attenzioni in più avrebbe potuto elevare ulteriormente il valore del titolo. La durata dell’avventura principale può essere stimata in 10-15 ore circa, un valore non elevatissimo ma nemmeno scandaloso.Inoltre Ubisoft ha incluso una modalità di collegamento con GBA, utile a sbloccare cheat di varia natura e una versione completa del Prince Of Persia originale, oltre un livello del medesimo ricreato totalmente in 3D. Si tratta di extra di indubbio valore che, uniti al prezzo ridotto a cui il gioco è proposto (39 euro), non fanno che aumentare il valore complessivo dell’offerta.

-Innovativo ma al contempo fedele all’originale

-Realizzazione tecnica di prim’ordine

-Include il gioco originale

-Combattimenti ripetitivi

-Longevità non eccelsa

9

Prince Of Persia: The Sands Of Time rappresenta per il primo POP quello che Mario 64, Ocarina Of Time e Metroid Prime sono per le rispettive avventure originali: un’eccellente trasposizione di un concept vincente (ma indubbiamente legato alle due dimensioni) su piattaforme e stili di gioco contemporanei.

Il titolo Ubisoft non solo cattura con successo lo spirito dell’originale, ma si erge a metro di paragone per i platform di esplorazione moderni (se solo Tomb Raider prendesse spunto dall’eccellente sistema di controllo di POP…), anche per merito di una realizzazione tecnica convincente e di un’ambientazione ispirata sia nella trame che nei personaggi.

Nonostante qualche piccolo difetto nel sistema di combattimento e una longevità non immensa, bisogna poi tenere in conto il prezzo ridotto a cui il gioco è proposto. Considerando tutti questi elementi, POP: The Sands Of Time non può quindi che essere consigliato a tutti, amanti o meno del genere che rappresenta, dal momento che in circolazione vi sono pochi titoli a evidenziare una qualità globale così elevata.

Voto Recensione di Prince of Persia: Le Sabbie del Tempo - Recensione


9