Recensione

Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate

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a cura di Folken

Dopo aver spaccato in due critica e pubblico, il Principe di Persia è finalmente pronto a ripresentarsi alle masse con un titolo che torna alle origini della trilogia delle Sabbie del Tempo, abbandonando l’ambientazione ed il gameplay dell’ultima iterazione. Sfruttando l’inevitabile richiamo della pellicola in questi giorni nelle sale, Ubisoft propone un gioco che non è propriamente un tie-in, in quanto non legato al film da una licenza, ma neanche un vero e proprio nuovo capitolo della saga; piuttosto, un titolo frutto di un lavoro volto a soddisfare le richieste degli appassionati.

Ridateci Elika…Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate si pone cronologicamente tra il primo ed il secondo episodio della trilogia delle sabbie e vi vedrà ancora una volta indossare i panni del Principe, in viaggio verso il regno governato dal fratello Malik. Al suo arrivo trova tuttavia la fortezza assediata da un esercito nemico. Raggiunto il fratello gli eventi precipitano, in quanto si scoprirà che Malik ha intenzione di liberare l’antica armata di sabbia appartenuta in antichità al Re Salomone in persona, forza magica che presto sfuggirà al controllo del sovrano. Vi imbarcherete così in una nuova avventura nel disperato tentativo di salvare il regno dall’armata di sabbia, comandata da un’entità malvagia di nome Ratash. Mentre Malik si farà sempre più sedurre dal fascino del potere, potremo contare sull’aiuto della bellissima regina Razia, una Djinn che da secoli protegge il regno grazie alla sua potente magia, la quale ci fornirà preziosi consigli oltreché utilissimi poteri magici da sfruttare durante l’avventura. L’intreccio narrativo non è memorabile e purtroppo a deludere in parte è anche la caratterizzazione dei vari personaggi, che non possono contare sulla profondità del Principe e di Elika visti nel precedente episodio. Razia infatti non vi seguirà durante l’avventura, ma apparirà solo in alcuni frangenti, eliminando di fatto uno dei punti forti della scorsa edizione, ovvero l’irresistibile scambio di battute tra i due protagonisti. Poco soddisfacenti anche le cut-scene, che svolgono il proprio dovere senza però stupire, così come il doppiaggio in italiano.

Principe magoL’impostazione di gioco si presenta ancora una volta equamente divisa tra sezioni platform e combattimenti, sebbene sia le une che gli altri siano stati profondamente modificati. L’esplorazione ha abbandonato quasi del tutto gli automatismi visti due anni fa, riportando il giocatore in ambientazioni complesse che richiederanno sia prontezza di riflessi che l’uso della materia grigia. Mentre il principio su cui si basano i vari percorsi per i quali dovrete transitare è molto classico, fatto di salti, camminate sui muri e così via, l’introduzione dei vari poteri magici di cui Razia vi doterà regalano un po’ di freschezza a queste meccaniche già ampiamente collaudate. Oltre a poter riavvolgere il tempo, magia utile per poter ovviare ai propri errori senza dover ricaricare dall’ultimo chekpoint ma utilizzabile solo un numero limitato di volte, ben presto imparerete a controllare l’acqua. Questa particolare abilità vi permetterà di congelare per alcuni secondi il flusso delle molte fontane e cascate che costellano i livelli, così da poterle sfruttare come appigli o pareti sulle quali camminare. Ciò si traduce a livello di gameplay in ambientazioni da affrontare in maniera più dinamica rispetto a quanto visto fin’ora, in quanto, soprattutto nelle sezioni più avanzate, dovrete aggiungere alle vostre normali evoluzioni la pressione del grilletto di sinistra, da effettuare con la giusta tempistica. In questo modo potrete ad esempio trasformare un getto d’acqua in un’asta alla quale appendervi, per poi disattivare “al volo” l’incantesimo ed attraversare così indenni un muro d’acqua. Più avanti nel gioco sbloccherete altre due abilità, una che vi consentirà di compiere un lungo balzo in avanti nella direzione di un nemico, utile per superari burroni altrimenti troppo ampi, ed un’altra che modificherà la conformazione del livello materializzando dal nulla muri, travi o altro. L’insieme di queste tre magie renderà le fasi più avanzate di platforming realmente esaltanti, oltreché piuttosto impegnative. Peccato che a questo punto sarete già molto prossimi ai titoli di coda.

Prince of WarIl sistema di combattimento ha subito la medesima operazione di restyling, andando a mescolare vari elementi introdotti dai vari capitoli della serie. Questi vi metteranno perlopiù contro gruppi di nemici piuttosto numerosi da affrontare grazie alla vostra fida spada. Avrete la possibilità di concatenare combo di fendenti piuttosto elementari ed inframmezzarle con salti ed evoluzioni varie, aggiungendovi occasionalmente quattro magie legate ad altrettanti elementi. Grazie al potere della terra potrete rendervi invulnerabili agli attacchi coprendovi con uno spesso strato di pietra, mentre il fuoco ed il ghiaccio vi permetteranno di infliggere danni più consistenti ed in fine, coadiuvati dal potere del vento, potrete scatenare devastanti attacchi ad area. Potrete inoltre scaraventare nel vuoto i nemici, saltarci sopra e terminarli con spettacolari mosse finali. L’eliminazione indiscriminata di ogni creatura che vi si parerà davanti vi farà guadagnare dei punti esperienza da spendere nell’apposita schermata, attivando le sfere organizzate su di una scacchiera in una struttura ad albero, così che per poter usufruire di magie più potenti dovrete aver prima potenziato al massimo ogni potere del livello precedente. Con questo sistema potrete anche allungare sia la barra della vita che quella magica, introducendo così nella serie delle elementari dinamiche RPG ben implementate ma che purtroppo non avrete modo di sfruttare in tutte le loro potenzialità a livello di gameplay. Anche in questo caso infatti, quando il combattimento comincerà a rappresentare una reale sfida e a richiedervi una buona conoscenza di tutte le dinamiche implementate, sarete ormai di fronte al boss finale. Inoltre il sistema di combattimento, sebbene metta a disposizione del giocatore un buon numero di opzioni, non lo incentiva mai realmente a sfruttarle, concedendo fin troppo un approccio button mashing.È innegabile che Ubisoft abbia lavorato nella giusta direzione ripensando sin dalle basi tutto l’impianto di gioco, rendendo Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate un titolo divertente da giocare grazie alle complesse fasi di platforming e ad un sistema di combattimento che riesce ad intrattenere permettendo evoluzioni complesse ed appaganti mettendovi in mano un Principe davvero temibile, ma non sfrutta a dovere le proprie potenzialità terminando proprio sul più bello. Se considerate che giocato al livello di difficoltà massimo, ovvero quello normale, abbiamo terminato il titolo in circa sei ore scarse, è chiaro come il titolo risulti quasi troncato a metà. A prolungare leggermente la vita del prodotto ci penserà una modalità sfida nella quale potrete affrontare ondate di nemici, sbloccabile a fine partita, insieme ad una piccola sorpresa dedicata agli amanti di Assassin’s Creed.

Metti un’incudine nel motoreCome i più già sapranno, Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate abbandona il bellissimo cel shading del precedente capitolo, per tornare ad uno stile più vicino alla serie delle Sabbie del Tempo. L’utilizzo del motore grafico Anvil, già visto in azione nei due Assassin’s Creed e nello scorso Prince of Persia, ha permesso agli sviluppatori di creare ambientazioni di grande impatto sia dal punto di vista stilistico che da quello del game design. Giochi di luce ed effetti particellari assortiti rifiniscono scenografie davvero ben realizzate, così come una buona gestione della fisica garantisce la spettacolarità di alcune sequenze. Purtroppo non si può dire lo stesso dei personaggi, in particolar modo del protagonista, modellati discretamente ma piuttosto deboli nelle movenze ed in generale nel character design, in questo capitolo davvero poco ispirato. Buono il comparto audio, sebbene le partiture che vi accompagneranno presentino a loro volta una scarsa carica creativa.

– Ottimo “platforming”

– Sistema di combattimento intrigante

– Graficamente buono

– Non sfrutta le proprie potenzialità

– Qualche baco qua e là

– Finisce troppo presto

7.5

Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate è un platform divertente e capace di presentare qualche idea interessante. Il suo più grande difetto è quello di stuzzicare il giocatore dotandolo di abilità intriganti e ben implementate a livello di gameplay, per poi metterlo prematuramente davanti ad un risicatissimo filmato finale. Inoltre il comparto estetico, sebbene si difenda molto bene, non può che impallidire di fronte alla maestosità della scorsa iterazione. In definitiva, un capitolo che piacerà agli appassionati della serie se sapranno tollerarne i punti deboli, ma troppo limitato per lasciare il segno. La speranza è che le buone idee abbozzate in questa incarnazione vengano sviscerate a fondo nel prossimo episodio della nuova saga iniziata due anni fa.

Voto Recensione di Prince of Persia: Le Sabbie Dimenticate - Recensione


7.5